lunedì 28 luglio 2014

A te dedico queste parole da poco (frammento 2)

di Stefano Scotti


Cantare ciò che mi passa per la testa sarà quello che farò, ammazzando così la noia di pomeriggi vuoti.

Ora prima di coricarmi nuovamente su di un letto che non è il mio in compagnia di una bella ragazza magari, conosciuta poco fa e trascinata, con qualche scusa fino dentro casa.

E via, via, via ….parole vane… che scivolano piene dalle chitarre….e se ne vanno e vivono non resta niente , un suono che si sente e poi scompare.

Ma scherzi a parte , la vita è fatta per essere vissuta e niente e nessuno potrà mai negarcelo.

Detto un paio di “cazzate” torniamo alla ragione…
Può sembrare strano ma, il pensiero ritorna alla pazzesca giornata trascorsa ieri…. dal mio risveglio, il cielo sembrava velato ma sapevo che con il passare delle ore si sarebbe schiarito, mio padre è passato dopo la solita telefonata.
Dopo i saluti a casa mi sono incamminato verso la piazza del paese dove sono nato, per prendere un caffè.
Si erano fatte le dieci, e ho chiamato Sergio, mio carissimo amico da un decennio a questa parte; prima perso di vista, poi rincontrato sul cantiere di lavoro.
Dopo averlo incontrato dietro il bancone del “Pik Bar”  siamo arrivati fino allo stadio, per acquistare il biglietto della partita, fatto questo, ci siamo incamminati verso la sala corse per scommettere su qualche risultato della sera.
Lo stomaco gorgogliava, così ho di nuovo timbrato il biglietto per il ritorno, salendo nuovamente sul mezzo pubblico, per il ritorno.
Per pranzo mamma aveva preparato un buonissimo cacciucco.
Pensando al mezzo di trasporto che ancora non ho, mi sono rimesso in cammino verso la spiaggia.
Arrivato al mitico “bagno” degli amici un pezzetto di costa preso in affitto con non pochi sacrifici, dove ogni giorno,” si fanno il mazzo” affittando sdraie e ombrelloni.
Lì ho trascorso quattro o cinque ore con la compagnia degli amici più cari che si ritrovano dopo una settimana lavorativa.
Daniela aveva vinto, la sera prima al Bingo, la bellezza di 500.000 mila lire, ho anche incontrato Giulia viziata borsista di un corso di informatica tenuto nell’ ufficio dove lavoro. La giovane mi ha anche dato uno strappo a casa, dove dopo la doccia avere ascoltato quei vecchi dischi in cui mi immedesimavo, e riconoscevo, mi sono recato all’ atteso incontro di calcio.
Il Livorno c’era, in mezzo al campo e sugli spalti la facevamo da padrona, la partita l’abbiamo fatto noi dopo essere stati superati nel primo tempo dall’unico tiro in porta del Cagliari.
Abbiamo agguantato il pareggio trasformando un rigore e dopo alcuni minuti ci siamo ripetuti “Gonfiando” la rete, su azione personale del “capitano” Protti .
“Il capo degli ultrà” si è messo in evidenza colpendo anche un legno della porta difesa dal portiere Sardo.
La partita non era ancora finita, ma mi sentivo appagato, distrutto dalla fatica, ma soddisfatto dalla magnifica giornata appena trascorsa, ho chiamato casa per farmi accompagnare fino alla comunità e dopo aver preso l’ultimo caffè mi sono diretto all’appuntamento che avevo per il rientro.

Ed eccoci di nuovo a lavora, finalmente è Venerdì ma i miei, che non vedo da una settimana non verranno al ricevimento.
Chiuso in camera, dopo aver mangiato, giro lentamente lo sguardo scorgendo la finestra, le tapparelle sono socchiuse, mi alzo dalla scomoda sedia e le spalanco scorgendo i parenti dei ragazzi entrare da quel odioso portino che negli altri giorni resta sempre chiuso.
Eppure un giorno, quando, tuta questa brutta vicenda avrà un lieto epilogo me ne andrò a curiosare per le strade d’Europa con la voglia di vedere e vivere tante vite.
Parole sono solo parole e quante mai ne ho raccontate e quante ancora lette e poi sentite, a raffica trasmesse a mano tesa sussurrate, sputate a tanti giri riverite, adatte alla mattina messe in abito da sera, all’osteria citabili, a Cortina e o a Marghera.

Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle in aria le facciamo rimbalzare e se le cento usate sono in fondo sempre quelle, no è importante poi comunicare.

lunedì 14 luglio 2014

A te dedico queste parole da poco (frammento 1)

di Stefano Scotti


Dedico questo mio racconto a chi ha creduto in me


“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore ai sentimenti .
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta la musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore al semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”
                                                                PABLO NERUDA 


Che pazzo che sono, mi sono messo in testa di scrivere, raccontare quello che accade riscrivendolo, osservando le vicende, “ la vita che scivola via” e potendone cogliere l’attimo che sfugge e potendolo esprimere con i miei occhi.
Intanto metto la puntina sul disco, è un vecchio 33 giri e sentendo la dolce melodia mi viene da buttare giù "questo non so cosa" con quello che mi passa per la mente pensando alla vita incasinata che uno ha! Parlando in prima persona posso parlare di storie, dei casini, e dei piccoli  e grandi orizzonti che si aprono “portando in porto" qualcosa. Le piccole gioie che incontro ogni giorno ricevendo anche critiche, si sa così va il mondo,  sentendo dentro la gravità della malattia di nonna e i mille problemi via via che passa il tempo. Soltanto ieri stavo per essere ricoverato. Oggi ho trascorso un'eccellente giornata. Brutte notizie da nonna che mi ha telefonato all’ora di pranzo dicendomi che qualcosa è sfuggito all’operazione che ha subito non meno di quindici giorni fa e che dovrà fare delle applicazioni.
Questo è grave visto che le sono molto legato e mi spiace che non abbia superato il male anche all’ennesimo acciacco. Lunedì arriverà a Livorno.
Ma vivendo ogni giorno una vita diretta e cercandola di riempire con le varie “Stronzate” che formano i giorni, le settimane, i mesi, gli anni che lentamente ti scivolano addosso, mi torna strano pensare ad una vita come vorrei che fosse.
Chissà come fanno i marinai, quelli che una vita ce l’anno ma non possono vivere.
Io fortunatamente la posso “spremere fino all’ultima goccia”, nei limiti e nelle regole certo, ma ho imparato a vivere di poche cose, in un cammino intrapreso tre anni fa perché stava ormai giungendo al termine con non pochi sforzi. Soltanto ieri ho aggredito la cara Paola, la Psicologa che dopo l’ultima sfuriata mi voleva ricoverare, giustamente o no,  facendo fede all’accordo stipulato durante il mio ultimo ricovero, dicendo che con il mio atteggiamento turbavo i ragazzi, ma non pensavo di avere torto.
Non esistono solo magagne! Ho assistito nella prima giornata di coppa Italia  all'incontro di calcio Livorno- Cagliari e devo dire che l’entusiasmo e la carica erano a mille! sia per il bel gioco del Livorno, squadra della nostra Città che seguo da quando ci ha regalato Domeniche importanti come la stagione che l'ha vista capolista dalla prima all’ultima giornata, trascinandomi di settimana in settimana allo stadio .
Novità ce ne sono state, la campagna acquisti ha visto il rinnovo del contratto del “capo degli ultras", il capitano Igor Protti, che ieri sera ha segnato prima su rigore poi,  dopo pochi minuti su azione personale.
Purtroppo il nostro allenatore non c’è più, il posto di Osvaldo Iaconi che dopo un litigio con un dirigente della società, ha fatto le valigie, è stato occupato dal non meno blasonato Donadoni .
Il Livorno di Protti ci ha regalato la prima vera gioia di un campionato che non si presenta per niente facile e nel quale ci sarà da  SOFFRIRE.
Questa è stata la cornice di una Domenica passata con il "Sole in faccia" lontano da quelle cartelle che, tre volte al dì, vengono scritte in base al mio comportamento.
Una Domenica come tante, trascorsa“ inseguendo ciò che ero”.
Stamani mi sono svegliato ancora euforico per la giornata festiva conclusa, erano le nove, sono stato chiamato prima da Paola e poi da Emilia per preparare la colazione.
I biscotti erano finiti e il latte scarseggiava, dopo aver apparecchiato con gli avanzi del giorno prima mi sono recato a lavoro.
Raggiunto l’ufficio per l’educazione alla salute dove da aprile sono stato assunto come tirocinante, ho pensato bene, visto che non avevo niente altro da fare, di buttare giù una bozza con quel poco che so fare al computer, delle cartelline per le fotografie che scatterò, tempo permettendo, al mitico “Bagno schiuma” spiaggetta balneare, frequentata dai vecchi amici, dove non manca mai di fare qualche incontro interessante.
Così sognando dietro uno schermo ho trascorso le ore di lavoro….. se di lavoro si può parlare, visto che sbrigati i pochi impegni che questo mi procura posso fare ciò che voglio.
Consegnate le foto per la stampa e dopo aver acquistato un po’ di materiale, ho pranzato.
Del malumore e dei pensieri che solo ieri assillavano la mia mente non resta che un vago ricordo.

Prendo una modella, e gli faccio una serie di scatti…., una ragazza incontrata per caso, oggi l’oroscopo sul Tirreno dice di non smettere di lottare! Non smetterò! 

Così si fa sera e poi notte, e poi di nuovo mattina… chi ci impedisce di sognare?

C'è qualcosa che non va

di Michele

Mi chiamo Michele e sono utente da molti anni dei servizi di salute mentale di Livorno. Ho partecipato alla redazione di questo documento complesso per evidenziare quanto male possa fare l'assenza di una rete sociale, quanti danni si potrebbero evitare se questa rete ci fosse o funzionasse meglio.
Io cercherò di dare la mia testimonianza da utente e da persona che ha riflettuto sul sistema delle cose in psichiatria. Cercherò quindi di non criticare o sentenziare complimenti, bensì tento di dare testimonianza, per offrire spunti di riflessione.
Partirei ringraziando Franco Basaglia e tutte quelle persone che con lui hanno contribuito a far approvare una legge nel 1978, che stabilì la chiusura dei manicomi, perché vedete io ho sofferto e subito tanto a causa della mia malattia psichica, ma penso che i malati prima di me che soffrivano prima della riforma e finivano nei manicomi, avrebbero sofferto molto di più. Io ho potuto lottare contro medici ed infermieri nell'acuzie del disturbo, ma passato il momento critico ho potuto pure vivere momenti felici, fuori in libertà.
Questa premessa era necessaria, per mettere in evidenza una caratteristica fondamentale del nostro sistema italiano di salute mentale a dispetto del resto del mondo, dove esistono ancora gli ospedali psichiatrici,
Lungi dal dire che vada già tutto bene, però posso testimoniare che la volontà di fare sempre meglio c'è, è palpabile, l'idea del cambiamento, nel seno di una psichiatria democratica, si respira in questo tempo post basagliano. I punti critici del sistema sono a mio avviso i trattamenti o gli accertamenti sanitari obbligatori: cioè obbligare con la forza ad entrare in reparto di psichiatria, accompagnato dalle forze dell'ordine. Io ho vissuto personalmente 6 trattamenti sanitari obbligatori e vi assicuro che sono situazioni tremende: cicatrici, infarti dell'anima. So bene, ripeto per esperienza personale, che a volte alcune persone si trovano in stadi della mente che non hanno più lucidità e questa situazione spaventa le altre persone, capisco la preoccupazione e la necessità di aiutare, ma so per certo che i trattamenti sanitari obbligatori non sono la soluzione! Ma non so neanche offrire soluzioni alternative, forse Franco Basaglia se non fosse scomparso così prematuramente, avrebbe trovato soluzioni sempre migliori, intanto restiamo noi a sperare in lidi sempre migliori dove atterrare quando la mente vola senza accorgersene.