giovedì 17 marzo 2016

Ritorno al C.S.M.

Di Franca Izzo

Sono tornata a vivere la realtà dei Centri di Salute Mentale (C.S.M.) e non mi piace perché mi fa sentire malata; ma non una malata che può recuperare la sua salute e stare meglio, ma una persona che starà sempre peggio, che si sta cronicizzando senza alcuna via d'uscita, se non quella della morte.
Qual è la differenza tra il Frediani di oggi e il Poggiali di venti anni fa?
1) C'era più personale vicino alle persone e gli infermieri, gli educatori, inventavano sempre nuove attività per noi, per farci sentire meglio durante il lungo soggiorno giornaliero.
2) L'utenza non era tutta così catastrofica, potevamo interagire tra noi (anche se non c'erano ancora i gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto) e c'erano sempre scambi verbali reciproci tra noi e stimoli per fare piccole cose assieme e se qualcuno per una timidezza o un po’ d'insicurezza si vergognava partecipava comunque a distanza come osservatore curioso alle attività altrui.
3) Ci facevano sentire in un luogo nostro non da gestire ma da tenere in ordine per noi e per il rispettare le regole del buon vivere. Se qualcuno sbagliava chiunque di noi lo faceva notare e ,se la cosa degenerava, intervenivano gli operatori.
4) I medici e gli infermieri parlavano più spesso con tutti noi, inoltre si facevano più visite e colloqui col proprio medico di riferimento.
5) nella nostra vita c’era più comunicazione e c’erano meno persone isolate e pazienti silenziosi.
Oggi, invece mi sembra di stare nell'anticamera della morte stando anche attenta a non disturbare la professionalità di chi lavora sia medici che infermieri, che in teoria dovrebbero lavorare per noi.
Quest'anno poi non si è vista nemmeno una pallina di natale, un filo lucente o una candelina; eppure mi sembra di aver visto nella stanza degli infermieri un minuscolo alberello finto, tutto completo di fili luci e palline. Forse sarà perché a breve il C.S.M. si sposterà all'interno dell'ospedale, nei pressi dello Spedale Psichiatrico Diagnosi e Cura (S.P.D.C.) di fronte alle camere ardenti. Trasferimento o no comunque sarebbe stata la stessa cosa: inservienti che sbuffano passiamo perché loro lavorano: non sono perditempo come noi e hanno da lavorare, operatori riuniti nelle loro stanze a fare quello che devono fare mentre noi soli al piano terra ci troviamo a lottare con i nostri mostri da soli, perché se chiedi aiuto non ti parlano ma ti offrono un bicchierino di venti gocce per addormentarti un po’ di più. Tutti devono sempre fare qualcosa, tanto le persone inutili siamo noi, eppure se non ci fossero persone come noi loro sarebbero tutti senza lavoro e forse si capovolgerebbe la faccenda.
E mi chiedo dubbiosa, se è veramente tutta colpa dell'inadeguatezza della storica struttura o dei tagli fatti al sociale! Io resterò in attesa silenziosa, osservandomi ancora intorno per cercare di capire quello che forse ho già capito da tanto tempo.

Nessun commento:

Posta un commento