lunedì 23 maggio 2016

Ricominciare da capo

Parole di Rodolfo Lami sulle note di “Ricominciare da capo” di Mina

Ricominciare da capo
Sembra facile da fare
Ma non so da quale parte
Bisognerebbe cominciare
E la luce mi fa male
Nei miei occhi c’è la sabbia
Nella bocca c’è del sale
Il cuore fa un casino di rumore  
Batte forte contro il petto
Senza farmi più dormire
Non si rende neanche conto
Che non c’è più niente da fare
Che tu non vuoi più ritornare
Lo so dovrei reagire
E dovrei convincermi
Che io avrò una nuova vita
Che perdio non è finita!
Sarò l’uomo più completo
Che tu possa immaginare
Io saprò ricominciare
Non dovrò più rimanere
In questa notte senza fine
In questa casa che mi opprime
In questo stato di torpore
Ma per chi, ma perché

giovedì 19 maggio 2016

Io e Me

Di Alba

Cerco un se
cerco un ma
cerco un qua
cerco un là

Se volevo non facevo,
ma potevo e non dicevo,
qua vorrei ma non posso,
là potrei ma non voglio

Un enigma che mi assale,
mi attanaglia e fa un po’ male;
ma resisto e non lamento
il mio cruccio che è tormento

Sono forte, son caparbia
Vincerò la mia battaglia!

I nemici sono tanti,
più agguerriti gli uni degli altri
ma proseguo per la via
senza perder quella dritta

Quel che è saggio a volte è giusto,
una giustizia e temperanza
non fa rima con costanza

E se perdi poi una staffa
con quell’altra stai più salda
e se poi rompi in galoppo
è sicuro un gran sgroppo

Puoi atterrare dolcemente
su un bel prato di violette,
ma puoi anche mal planare
fra le onde di un bel mare

Si rincorrono i pensieri
che giocano a nascondino
fra le foglie del giardino
ti riportan sulla terra
fredda, arida, assolata,
ma pur sempre disastrata

Ma una luce sfolgorante
mi si accende
ora d’innanzi…
È la luce del pensiero,
è la luce del silenzio,
è la luce del profondo
che mi porta fino in fondo
in un mondo vecchio e nuovo
che mi parla di perdono.



lunedì 16 maggio 2016

Pensieri

Di Francois Macaione

Non siamo in questa vita per vincere o per perdere... Ma per rialzarsi in ogni caduta... Vivendola quanto più possibile... A volte poco possiamo decidere sulle nostre vite o quelle degli altri... A volte molto... Ma siamo in questa vita per testimoniare fino in fondo che noi abbiamo degli ideali di cui siamo convinti... La realtà ci pone delle prove da superare... Che sembrano più grandi di noi... L'importante e non prendere la realtà troppo sul serio... Perché questa procede senza il nostro consenso... Però questo non escluda il fatto di credere in un'utopia che possa migliorare se stessi e gli altri comunque vada... Il protagonismo se vissuto in modo giusto migliora se stessi e gli altri... Tanto è il senso della realtà che ci frena... Chiedere dalla vita è un principio in se buono... Ci fa vivere in relazione con gli altri e genera accoglienza... Liberandoci dal mal di vivere e dai nostri limiti..



Di Riccardo Favilla 

A mia nonna

A mia nonna che è morta nel lontano 1987, era una donna rude, ma mi amava tanto. Mi ricordo quando andavo a trovarla e il suo cuore batteva forte dall’amore che aveva per noi. Ne sento la mancanza, ricordo quei giorni felici trascorsi con lei. Asmara lo so mi guardi dal cielo e mi guidi verso una nuova vita fatta di nuovi momenti. 

Una nuova dimensione

In questa vita vorrei trovare una nuova dimensione. Vorrei cambiare questa vita buia e vuota in una positiva. In questa nuova dimensione dove gli uomini si capiscano e si amino. Una nuova dimensione fatta di nuovi valori verso cui poter volare. 

Ritrovare se stessi

Di Laura Libardo

Sono alcuni mesi che seguo le attività che l’Associazione  Mediterraneo di Livorno organizza per i suoi soci come la redazione, momento durante il quale tutti insieme leggiamo gli articoli scritti da ognuno di noi all’interno dei quali  racchiudiamo i nostri pensieri e le nostre emozioni più profonde e che verranno poi pubblicate sul giornale online dell’Associazione, c’è poi il cineforum di cui si occupa Noemi con i suoi film ricchi di significato, il club di lettura tenuto da Enrico e le uscite del fine settimana.
Nella redazione, attraverso gli articoli, si conoscono meglio le persone, il loro carattere e le loro sofferenze di tristezza o di gioia, la loro voglia di vita e di star bene, i loro desideri, le loro aspettative e i loro progetti per il futuro. Le persone si aprono scrivendo e condividendo pensieri, gli altri danno suggerimenti e consigli permettendo uno scambio di emozioni e aiuto reciproco. Le persone così si incontrano in un’umanità profonda, evidente e si crea un’idea di futuro di speranza e grande ottimismo e fiducia nella vita. Anche con il cinema ci troviamo spesso a vedere film che smuovono le nostre emozioni e ci permettono di vedere la vita nella sua bellezza e nel suo significato più profondo e quindi ci parlano della nostra volontà e del nostro attaccamento alla vita con la nostra voglia di fare e costruire. 

Il club di lettura lo conduce Enrico, bravissimo:
in questi mesi abbiamo letto insieme miti antichi e moderni, fiabe, riflessioni e racconti di vario genere, persino fantascientifico e grazie a lui abbiamo scoperto Sherlock Holmes, personaggio bizzarro e divertente.
Abbiamo riscoperto letture che credevamo comuni e le abbiamo osservate da una prospettiva diversa e nuova grazie alle spiegazioni di Enrico; abbiamo imparato a trarre un senso positivo e umano da ciò che leggiamo ed abbiamo imparato ad ascoltare il punto di vista degli altri, a calarsi nelle loro problematiche ed emozioni e a riconoscere le nostre. Queste attività mi hanno aiutato a vedere la vita in maniera diversa, prima provavo un senso di estraneità verso di essa, mi sentivo esclusa perché non mi vedevo come gli altri e credevo di non fare niente di utile e positivo; vedevo tutto esterno ed estraneo. Adesso grazie all’associazione non sento più questo senso di estraneità. Ho un’idea positiva verso la vita, verso gli altri e persino verso me stessa e ho cosi la speranza di agire in positivo e soprattutto di riuscire a compiere gesti, che per quanto piccoli ed  apparentemente insignificanti, risultano essere positivi. E’ bello venire a incontrare amici e amiche con cui solidarizzare e ritrovarsi nella propria umanità e autenticità e sentire la propria forza e la propria vita. 

Il ribelle Giorgione e la risata incongruente

Di Noemi Mariani e Giorgio Silvestri

C’è Qui Giorgione, un mio amico, il quale con tono frustrato ma atteggiamento ribelle mi racconta:
“…Sono caduto, mi sono fatto male, ed hanno riso di me….
Ho le stampelle…. Non credevano che io fossi reale e che reale sia il  dolore che provavo, cosi con sgarbo un’infermiera ha riso di me, di una maldestra caduta, e da solo, tra le risa di accreditarmi di essere una falsità, mi sono alzato tentando di confidare fra gli occhi della gente  un accenno di sostegno, ma essi erano  ammutoliti, occhi di chi chiede solo di mangiare, gli altri non volevano esserci, ed io umiliato, mi sono alzato, e a testa china mi sono seduto, dolorante, davanti ad un piatto misero e freddo senza la speranza di un bis…”
A tal punto, mi assalgono dubbi e voglia di capire, ascoltando un frammento di vita mi avvolge un’empatia che le parole non valgono la sensazione….. 
“… aspetta!!! Non è finito qui….
Quando,  finita il mia affranta cena, sono andato a prendere la mia terapia al piano di sopra, lì, le risa non c’erano più, c’era l’accusa…sono stato insultato di uno sbaglio e accusato  di un falso dolore… i miei pensieri vagavano nel rammarico di non essere in grado con il piede di sostenere la mia squadra di calcio, le accuse erano contro di me, di uno sbaglio che non  mi apparteneva, saliva rapidamente un senso di rabbia…e cosi… in silenzio sono andato a casa…”
La mia reazione ad un tale fatto scaturisce, a mio rammarico, tutto altro che sorpresa solo un freddo sospiro ed un brivido sul collo dovuto ad un nervo teso.
Vedo tra le mie  mani il responso del Pronto Soccorso di Livorno dove la diagnosi è stata: distorsione alla caviglia con prognosi di dieci giorni… un dolore ormai assente per Giorgione…
“…non è giusto…”
Ed una lacrima gli scende sul viso…
Rifletto: non sono lacrime versate per quelle orrende risa sono dovute a questi dieci minuti di ascolto! Mi giro, e sorride… questa esperienza non andrà via dal ricordo di Giorgione ma oggi non sarà l’unico a viverla, essa è stata condivisa è stata donata per non essere mai persa, mai lasciata e soprattutto non sarà mai solo ad averla vissuta.

venerdì 13 maggio 2016

Storia di un amore

Di Riccardo Favilla

La nostra storia si svolge negli anni sessanta a Livorno, ridente città della Toscana abitata da gente di mare sincera e aperta che vivono la loro vita di tutti i giorni. Alla radio un notiziario diffondeva la notizia dell’arrivo di un premier inglese per motivi politici, forse un gemellaggio tra Londra e Livorno. Un uomo stava seduto su una sedia fuori dal portone di un antico palazzo del rione Venezia. Avrà avuto una cinquantina d’anni, aveva in testa un cappello floscio che celava lunghi capelli, una camicia di jeans blu, un paio di pantaloni jeans e scarpe di tela. Guardava i fossi come se stesse pensando alla vicina gioventù, quando era bambino e correva in piazza del Logo Pio giocando a calcio con i suoi amici, o quando da giovane ascoltava nel bar i dischi da un jukebox; gli sembravano tempi lontani. Via via affiorava dalla sua mente un nome: Teresa, la sua moglie che lo aveva lasciato dopo dieci anni di matrimonio. Pensava a quando era felice con lei sulla collina di Montenero seduti su di una panchina o a quando andavano in un bar a prendere una birra e un gelato. Erano piccoli momenti che gli riempivano la vita. Non ha figli anche se avrebbe voluto averne, quando vede i bambini con i genitori il suo cuore si rattrista. All'improvvisono sentì una voce, erano una giovane donna: <scusi, per la parrocchia dei domenicani, dove devo andare?> parlava con un accento straniero. L’uomo la fissò e sorrise: < l’accompagno io, è qui a due passi>. Dopo pochi minuti arrivarono e l’uomo fece cenno di andarsene e salutarla ma la ragazza esclamò: < rimanga qui, mi fa piacere e quando avremmo visitato la chiesa potremmo passeggiare per Livorno>. L’uomo: <va bene, lei da dove viene? Non è italiana>. L’uomo fece cenno di andarsene di nuovo. La giovane donna: <si fermi, mi chiamo Katherine ed ho vent’anni>. Lui rispose: < io quarantasei, potrei essere vostro padre>. La giovane donna: <entriamo in chiesa>. La ragazza rimase meravigliata dalla bellezza del luogo e dei quadri e disse: <beautiful, very beautiful! Non ci sono altre chiese da visitare?> L’uomo: <ci sarebbe la chiesa di San Ferdinando qua vicino, ma purtroppo non so se è aperta>. Lei. <andiamo a vedere>. La chiesa era aperta e la donna rimase stupita dalla bellezza dei marmi e delle statue e ripetè le parole: <beautiful, very beautiful!> ma aggiunse <c’è un bar qui vicino? Mi andrebbe un tè>. Andarono quindi al bar, entrarono ed ordinarono un tè ed una birra. La ragazza, sorseggiando dalla sua tazza, fissava l’uomo con aria incuriosita facendosi dentro di sé alcune domande. L’uomo beveva la birra e anche lui la fissava. La ragazza sorrise e i suoi occhi brillarono. Appena usciti dal bar la ragazza abbracciò l’uomo e lo baciò sulla bocca. L’uomo la scansò in fretta: < no, no, potresti essere mia figlia!> la giovane donna: < ma non lo sono, dal primo momento che ti ho visto sento un’attrazione per te>. L’uomo: < non posso, non posso. Dimentichiamo tutto, andiamo a prendere il “Due” e andiamo a Montenero, vi è un antico santuario ed è un bellissimo posto>. La ragazza. <non posso dimenticare, ma andiamo; è vero che la Madonna di Montenero è la patrona protettrice di Livorno?> Lui rispose: <a Livorno abbiamo come patrona santa Giulia che festeggiamo il 22 maggio, fra due mesi, potresti tornare>
Foto di Sophie Sophrosyne
. Lei: <sei disposto ad aspettarmi? Allora sono qualcosa per te>. L’uomo cambiò discorso: <andiamo, l’autobus passa tra cinque minuti>. Mentre viaggiavano la ragazza mise il braccio attorno alle spalle dell’uomo e dopo una mezzora arrivarono a destinazione. La ragazza rimase stupita dalla funicolare che li condusse a Montenero Alto. Entrarono nel santuario e lei rimase meravigliata dalle tante grazie realizzate dalla Madonna e osservò i bellissimi marmi. La ragazza: <posso lasciare una piccola offerta per i monaci? Ci devono volere tanti soldi per mantenere questo santuario.> La ragazza aprì il portafoglio e inserì una banconota nella cassetta delle offerte e aggiunse: <in piazza ho visto diverse bancarelle, voglio comprare qualche souvenir da portare a casa.> L’uomo: <andiamo da Giovanni, è un mio amico ed ha diversi oggetti>. La ragazza si fermò di fronte alla bancarella indicata dall’uomo. L’uomo all'improvviso le disse: <vuoi conoscere la mia storia? Sono nato quarantasei anni fa a Livorno, in piazza Cavallotti nel palazzo dove nacque il musicista livornese Mascagni, ho trascorso la mia vita fino ad otto anni là, poi mi trasferii in Venezia, lo storico rione. Poi mi sposai e sono stato dieci anni sposato, ma venni lasciato per un altro uomo. L’uomo si mise a piangere dicendo: <perché? Perché amore mio mi hai lasciato?> La ragazza tolse un fazzoletto dalla borsa e glielo porse poi lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. Fu un bacio lungo e intenso. L’uomo: <perché mi hai baciato? Non sono di buona compagnia, mi sono messo a piangere come un bambino>. La ragazza lo abbracciò di nuovo: <se vuoi sfogarti fallo pure, sono qui per ascoltarti>. L’uomo: <cosa posso darti? Sono disoccupato e vivo la mia vita alla giornata>. La ragazza: < dal primo momento che ti ho visto qualcosa dentro di me è cambiato ed ora penso di amarti> e lo strinse a sé e lo baciò di nuovo. L’uomo: <ho un’età che potrei essere tuo padre, ventisei anni di differenza sono tanti>. La ragazza disse: <andiamo a casa tua, voglio vederla>. L’uomo: <va bene, prendiamo di nuovo l’autobus e andiamo>.
Dopo una mezzora arrivarono a casa dell’uomo. Era una casa modesta: camera, cucina, sala e bagno. La ragazza: <adesso stiamo un po’ in intimità>. Si sedettero sul divano e la ragazza si slacciò la camicetta dalla quale uscirono due piccoli seni, desiderosi di amore e così facendo abbracciò e baciò l’uomo. Lui, preso dal desiderio, accarezzò quei due piccoli seni e la baciò. La ragazza: <andiamo in camera, ho voglia di fare l’amore>. Furono due ore di intenso amore sotto le coperte; i due corpi l’uno sull’altro. La mattina dopo si svegliarono felici. L’uomo: <cosa ho fatto? Cosa ho fatto? Potrei essere tuo padre!>. La ragazza. <io ti amo e tu hai bisogno di una donna accanto perché sei troppo solo. Domani parlo con mio zio perché dovrei andare a Roma con lui, sento se puoi venire anche tu>. Lo zio altro non era che il famoso politico inglese di cui si sentiva tanto parlare alla radio. Il giorno dopo la ragazza parlò con lo zio: <mi sono innamorata di un uomo di ventisei anni più vecchio di me; non arrabbiarti zio. Vuoi conoscerlo?>. Lo zio: <voglio vedere che uomo è, voglio conoscerlo>. Il giorno dopo vi fu l’incontro. L’uomo: <piacere di conoscerla, mi rendo conto che effettivamente potrei essere il padre della ragazza, ma mi sono innamorato di lei, ho pochi soldi e non mi sono messo con sua nipote per denaro. Lo zio: <venga a Roma con noi così potrò conoscerla meglio>. La ragazza: <grazie zio, lo amo!>. il mese dopo partirono per Roma, albergo prenotato, camera di lusso. Lo zio: < intanto camere separate poi si vedrà. Lei andò incontro a lui e lo baciò sussurrandogli un orecchio: <a stasera>. L’uomo quella notte non andò da lei perché voleva ingraziarsi lo zio; dopotutto ogni promessa è debito. Ritornarono da Roma a Livorno. La ragazza in cuor suo non riusciva a capire perché l’uomo la sera prima non fosse andato da lei. La ragazza: <forse non mi ami più? Non sono desiderabile?>. L’uomo: <sì ti amo ma avevo promesso a tuo zio camere separate, aspetta e vedrai>. La ragazza ripartì per l’Inghilterra e per un anno continuarono a scriversi e a telefonarsi. Un anno dopo tornò da sola a Livorno e andò a cercare quell’uomo. Andò in Venezia e lo ritrovò seduto su di una sedia fuori di casa. L’uomo le corse incontro: <amore mio mi sei mancata tanto!>. La ragazza corse verso di lui, lo abbracciò e lo baciò. Fu un bacio lungo e intenso. La ragazza: <mi sei mancato tanto, contavo i giorni perché non vedevo l’ora di rivederti, mi rendo conto di amarti sempre di più>. L’uomo rispose al bacio e in cuor suo voleva che non andasse più via: <saliamo in casa, ho voglia di fare l’amore con te, se tu vuoi>. Salirono così verso il loro nido d’amore. La ragazza si spogliò mostrando il suo giovane corpo e l’uomo fece lo stesso. Il lenzuolo aspettava, entrarono in quel letto morbido e iniziarono la loro lotta d’amore, avvinghiati in un abbraccio pieno di sospiri, baci e carezze. La ragazza si addormentò accanto a lui. L’uomo la guardava e le accarezzava i capelli. Fecero mattina, si vestirono e andarono al bar a fare colazione. La ragazza: <sono contenta di averti incontrato, sei meglio di tanti ragazzi>. L’uomo quasi d'impulso: <mi vuoi sposare? Prima però voglio chiedere il consenso a tuo zio>. Lo zio tornò dall’Inghilterra, aveva ricevuto una telefonata dalla nipote che lo informava della proposta di matrimonio fatta dall’uomo. Lo zio: <ho capito il sentimento che prova per mia nipote, ho tentato varie volte di allontanarla, ma capivo che era inutile perché il sentimento per lei era vero e sincero come il suo, siate felici, a quando l’evento?>. L’uomo: <la mia casa è modesta ma è quello che posso permettermi, non voglio soldi da lei, cercherò di trovarmi un lavoro>. Lo zio: <domani ripartirò perché dovrò essere a Londra per motivi politici, ma tornerò per il matrimonio, siate felici>. La ragazza e l’uomo si abbracciarono e si baciarono e lei. <sì, sì ti amo e ti voglio sposare anche se non sei giovane e ricco>. Dopo sei mesi arrivarono i documenti dall’Inghilterra: era tutto pronto per il matrimonio. La ragazza: <vorrei sposarmi a Montenero se tu vuoi>. L’uomo: <va bene, domani andremo a parlare col priore>. Si sposarono, lei aveva un vestito bianco, lui invece sembrava un signore. Lo zio e gli amici dall’Inghilterra erano tutti presenti e fu una grande cerimonia. Per il viaggio di nozze andarono in Inghilterra nella villa dello zio. Passarono diverse notti senza uscire dalla camera; i loro corpi erano nudi distesi sul letto stanchi e felici. Tornarono a Livorno e l’uomo aveva fatto fare dei lavori in casa per renderla abitabile. Vissero felici e contenti e furono ancora più felici quando nacque loro un bambino che chiamarono Christian. Il cuore dello zio si sciolse nel vedere quel pargolo di suo nipote. L’uomo era felice di essere diventato padre, il suo cuore era felice. Questa è una storia d’amore come tante storie perché l’amore non ha età.

venerdì 6 maggio 2016

Poesie e pensieri

Di Simona Vannozzi


Il cinguettio degli uccellini
l'aria fresca di primavera, i suoi profumi e i suoi odori.
Immensamente puro.
I colori, i suoni, i loro rumori deliziosi.
La purezza di qualcosa che vorresti, ma non sai cosa è.
Qualcosa che vorresti prendere,
qualcosa che vorresti avere,
ma non sai cosa è che vuoi.
Ma che strano, che bello!

Qualsiasi cosa è bella se sei tu che la rendi tale. 


In giro per la città

Di Simona Vannozzi

Spesso guardando un punto fisso verso l'orizzonte mi capita di pensare. I caldi colori del cielo al tramonto cullano la nostra mente e ci trasportano lontano da tutti e da tutto, ma quando si fa brutto tempo  e il cielo con le sue minacciose nuvole si fa grigio e spento, sento dentro di me qualcosa che si agita e improvvisamente, chissà da dove, spunta fuori un sentimento di rabbia. Ecco ci risiamo piove di nuovo. Non mi piace quando piove e soprattutto non mi piace quando il vento tira forte. Divento noiosa e non mi sopporto più. In quei giorni il vento ti arriva dritto nel viso, ti spettina i capelli e penetra dentro di te fino a farti irritare. Odio davvero quando il cattivo tempo mi coglie impreparata mentre sono in giro per la città; il vento che soffia rumoroso e forte mi spinge così forte fin quasi a farmi cadere, ma ciò che davvero detesto è essere costretta ad utilizzare l'ombrello per non bagnarmi. Per quanto apprezzati da molti, gli ombrelli pieghevoli sono un vero e proprio strumento di tortura! Certo, sono piccoli e puoi facilmente riporli in borsa (è incredibile quante cose le donne riescano a far entrare in una sola borsetta), ma quando il vento e la pioggia ti incalzano a nulla servirà aprire quel piccolo ombrello che inevitabilmente inizierà freneticamente ad alzarsi e a piegarsi ed infine, quasi esamine per tutta quella fatica, finirà per rompersi. Aver lottato a lungo con questo diabolico strumento non sarà servito a nulla e ancora peggio sarà quando ti scoprirai completamente bagnata ed infreddolita. Uffa, che noia! Mi fa davvero saltare i nervi. Odio davvero la pioggia specialmente quando viene giù fittissima e con il vento altrettanto forte. Come sono belle invece le limpide giornate primaverili! La primavera con i suoi colori spazza via i pensieri cattivi e il placido calore del sole riempie i nostri cuori. Fortunatamente ci stiamo avvicinando alla bella stagione e, almeno fino al prossimo anno, non dovremmo più preoccuparci del cattivo tempo. Il sole è bello e luminoso è quando splende nel cielo diventa tutto meraviglioso. Il sole è come le persone e quando splende siamo tutti di buon umore.