mercoledì 10 luglio 2019

La solitudine dei numeri primi

Nel nostro gruppo redazione abbiamo affrontato un tema che è risultato essere molto difficile da descrivere e mettere nero su bianco, ma molto sentito.Abbiamo sviscerato il tema ponendoci delle domande e creando così un intenso  dibattito.


Federica: A quale immagine associamo il sentimento di solitudine?Propongo che ognuno di noi elabori una immagine che esprima il senso della solitudine così come viene vissuta...Claudio: Scelgo lo specchio che non riflette alcuna immagine. Per me questa è solitudine!Stefano: Stare chiuso in casa,Franz: un uomo e la sua ombra,Federica: chiusura fisica su te stesso,Mauro: un bar nel suo giorno di chiusura,Alfredo: una non immagine, un muro con una voragine.Claudio: Nel mio caso ho scelto questa immagine perché credo che la solitudine profonda nasca quando non abbiamo altre persone che possano rimandarci la nostra immagine, come se fossero degli specchi. Quindi il paradosso dello specchio che non rimanda la propria immagine è l’emblema della solitudine.Franz: Nell’inferno di Dante, nel canto dove i morti non proiettano la propria ombra...il senso è questo...l’immagine della solitudine di un corpo che non proietta l’ombra che si sente privo di identità.Stefano: stare chiuso in casa come isolarsi dal mondo...una stanza vuota con “te” nel mezzoMauro: Il bar come luogo di socializzazione dove nascono esperienze di confronto, mi viene in mente “l’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, dove il bar di un paesino viene chiuso per impedire appunto la socializzazione, che ovviamente è un modo per vincere la solitudine.La mia ex ragazza mi ha detto di aver letto che ora i treni vengono costruiti senza scomparti per evitare che le persone comunichino fra loro.La solitudine è la disillusione quindi, di aver trovato il bar chiuso proprio quel giorno. Ho letto un bellissimo libro “Chimica per l’anima” che dice che i gestori dei bar sono dei terapeuti naturali. Come in Borgo Cappuccini, una volta, le donne andavano nei negozi per parlare, parlare…per stare insieme!

È un modo per vincere la solitudine: il bar chiuso la domenica o come a Milano dove i bar, come quelli di una volta, sono tutti chiusi… questo genera solitudine.Federica: Avevo parlato di un abbraccio perché nella solitudine inizialmente non si può stare così tanto male. Il punto è che la solitudine può diventare malessere quando diventa una costrizione e l’abbraccio può diventare come una “colla”.Alfredo: Secondo me questo muro invisibile viene costruito da una persona in seguito ad un dramma accaduto (che può essere qualsiasi cosa) che fa si che la persona si costruisca intorno a sé questo scudo per non apparire vulnerabile rispetto agli altri. Questo muro però diventa un vortice che come una catena che ti tira giù nelle sabbie mobili, a meno che tu non abbia un amico che ti aiuti e che ti tiri fuori da questa brutta sensazione. Il muro serve a non fare apparire agli altri come sei davvero, non sei vero ...non sei reale, come una maschera.Federica: Abbiamo parlato di uno Specchio che non rimanda immagini, un bar chiuso, un muro e di un vortice, di un uomo senza ombra, un abbraccio che costringe, una stanza vuota…Secondo voi quel è l’elemento comune che tutte queste immagini hanno?Mauro: Isolamento in un mondo senza regole, molecole in uno spazio infinito...ecco Uno spazio senza eco!Franz: Non c’è un ritorno, non esiste feedback!Claudio: Non c’è il ritorno delle relazioni nel caso di Mauro Fede: Mi viene in mente l’immagine del mito di Narciso e Eco, due persone sole Franz: possiamo cercare la canzone “parole di burro”Alfredo: a me viene in mente dell’astronave di 2001 Odissea nello spazio” che viaggia nello spazio infinito-Claudio: si, è vero! anche all'astronauta a cui viene tagliato il cavo da Hall 9000, il computer di bordo, e va alla deriva nello spazio infinito. Alfredo: a proposito del “muro” e dei suoi effetti, vi racconto questa storia che mi è capitata: a scuola mi piaceva una ragazza, stravedevo per lei, ma non riuscivo a comunicarle i miei sentimenti. Dopo qualche anno, ho saputo da un’amica di classe che mi a quella ragazza piacevo, ma che pensavano che non avessi interesse per le donne......eravamo come due numeri primi!