giovedì 15 dicembre 2022

Quali sono gli elementi di rilievo che comporta l'utilizzo della ricerca empirica per l'Utente Ricercatore?

Di Seguito riporto il mio intervento, la mia esperienza, al corso formativo ECM tenuto il 13 - 14 Dicembre 2022 in via telematica sulla piattaforma ZOOM. Il corso era centrato sulla ricerca e valutazione in Salute Mentale; hanno partecipato varie professioni legate a questo mondo, da tutta Italia, con interventi davvero rilevanti. Il corso è stato diretto da Ilario Volpi (Roma) e Psichiatria Democratica. 

Il mio punto di vista, espresso nello scritto, è lo sguardo di una persona, utente del Servizio di Salute Mentale, che ha intrapreso il precorso di ricerca e dei benefici che essa comporta nella persona sofferente che decide di intraprendere questo cammino:


Buongiorno, sono Mariani Noemi, lavoro presso l’Associazione Mediterraneo APS con il ruolo di facilitatore sociale in percorsi di Recovery in Salute Mentale. 

Il ruolo di Utente Esperto come ricercatore di esperienza è un ruolo che è parte attiva all’interno dell’equipe di ricerca; una funzione importantissima che ha composto parte del mio percorso di Recovery e della mia attuale formazione, attraverso un processo di maturazione e crescita volta ad acquisire competenze sull’uso della propria esperienza come principale strumento conoscitivo e d’azione, un’esperienza sottoposta ad una attenta rielaborazione in forma critica e distaccata come insegna e impone la stessa metodologia di ricerca. 

Utile, all’interno delle fasi di formulazione e svolgimento della ricerca, è l’ascolto delle storie di vita legate alla sofferenza che l’utente ricercatore possiede come bagaglio formativo, storie ascoltate per i fatti di cui è composta senza interpretazione personale o clinica delle parole, un ascolto intenso con modalità multidirezionale con l’equipe di ricerca, ascolto che facilità la riflessione all’interno del gruppo e all’interno del soggetto stesso, una riflessione sostenuta da un’analisi attenta e critica del tema e dei punti di cui è composta la ricerca, incrementando o precisando, a volte, i possibili punti di inchiesta. L’esperienza di vita di disagio vissuto dalla persona sofferente è spesso legata ai servizi di Salute Mentale del territorio perciò, oltre ad essere fonte diretta di informazioni che possono aiutare a comprendere le varie fasi del “vivere” il servizio e il disagio stesso, è un valido punto di vista che può cogliere aspetti diversi del materiale informativo di cui in seguito andrà a comporsi la ricerca, soprattuto se verte su tematiche legate alla Salute Mentale, e, inoltre, è uno sguardo aggiuntivo e differente rispetto all’operatore o al familiare che valorizza, oltre alla ricerca, l’esperienza della persona stessa sia nei suoi fatti sia nella sua formazione identitaria. L’identità, con il supporto della ricerca, si struttura sotto affinità e desideri propri: la ricerca pone senso all’identità dell’utente ricercatore attraverso l’elaborazione della propria vita, un processo sostenuto in maniera distaccata ed aperta dove l’esperienza viene messa in discussione con se stessi e con l’esterno; identità che si conforma in ciò che si è stati, un passato di cui ci siamo appropriati e da cui non dipendiamo più anzi, il passato legato alla sofferenza, diviene mezzo di crescita e di valorizzazione dell’indagine; identità che si conforma in ciò che siamo: il presente dove la ricerca indaga, il presente vissuto obbligatoriamente al Hic et Nunc, qui ed ora, all’essere presenti a ciò che si è e ciò che si fa; e, in fine, formazione di identità futura: analizzare la propria esperienza di disagio per apprendere da essa e non subirla o lasciarla senza scopo, come far finta che non ci appartenga, quasi nascosta, ma bensì conoscerla e su di essa progettare verso i nostri bisogni, i nostri desideri, conoscendo i nostri limiti verso la progettazione in vista di un fine. 

L’esperienza dell’utente ricercatore valorizza la ricerca stessa, implementandola; valorizza il soggetto che intraprende questo camminino, dove si riappropria di sé in un percorso costruttivo, formativo a carattere identitario; è importante precisare come la valorizzazione della storia della persona che ha vissuto dolore e sofferenza offre un punto di vista coerente, presente, utile e sensato, un punto di vista espresso da chi spesso le proprie parole oltre ad essere interpretate non sono credute, sono messe in discussione proprio perché parole espresse da persona “utente della salute mentale”, quindi per definizione da non prendere come vero o totalmente vero. Credere e valorizzare le parole che esprimono la sofferenza mentale e che compongono il lato della vita più buia e tetra di una persona porta la persona stessa a capire con fermezza che il dolore può essere ascoltato, condiviso e avere un utilizzo in vista di un fine, concreto ed utile, tanto da offrire più che a dimostrare: il dolore non è fine a se stesso ma mezzo di crescita e di confronto in un percorso sempre più strettamente identitario. 

Ricordo che dopo l’esperienza di ricerca con i ragazzi di Mediterraneo tutti questi piccoli ma fondamentali elementi del percorso personale dell’utente ricercatore hanno portato, all’interno di un cammino che implica crescita e conseguente modificazione di alcune parti di sé, alla nascita, alla formazione e allo sviluppo di gruppi di Auto Mutuo Aiuto, nati e gestiti autonomamente, con lo scopo di una continua ricerca e ascolto di se stessi attraverso gli altri, principale campo di formazione del “ricercatore d’esperienza”. 

Sono in cura presso i Servizi di Salute Mentale dall’età di quindici anni e tuttora sono in cura. 

Attualmente lavoro presso l’Associazione Mediterraneo e studio alla facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione dell’Università di Firenze, sono al secondo anno; il mio percorso verso la comprensione delle mie passioni, dei miei desideri, delle mie aspirazioni, dei miei limiti sono stati un attenta elaborazione dei miei 

bisogni, comprensione e accettazione dei mille volti di cui la sofferenza è composta. La ricerca, a cui ho partecipato in maniera attiva, sia nella sua composizione sia nella successiva somministrazione e analisi, è stata fonte di messa alla prova di un passato di cui avevo paura, un presente che non coglievo, quasi sfuggente e di un futuro di cui ignoravo l’esistenza… attraverso la ricerca, con le sue fasi, ho avuto l’occasione di conoscermi e di apprendere da me stessa e da ciò che tutta l’equipe andava a indagare, distaccandomi dall’odio delle mie emozioni per accogliere l’ascolto costruttivo offerto in quei momenti che hanno posto la riflessione critica della propria esperienza, tipica della ricerca, e le informazioni, prive di interpretazioni, che l’indagine rileva al suo fine, costrutto di un percorso di arricchimento e, conseguentemente, di un cammino verso una stabilità nella vita quotidiana che permette di poter cogliere il presente e di progettare il proprio domani.


Mariani Noemi 

mercoledì 23 novembre 2022

Dedicato a Laura

Ciao Laura

scrivo queste righe perché con le parole non riesco a dire tutto il dolore che ho avuto quando me lo hanno detto. 

Questa notte mi sono ritrovata a pensare a te, al tuo sorriso, cosi radioso e contagioso che ci piaceva a tutti.

Mi manchi tanto ma so che sarai sempre con noi, per sempre.

Meri Taccini

lunedì 21 novembre 2022

Laura, amica mia

Laura amica mia, simbolo di libertà, di gioia e umiltà ti sei rifugiata in cielo, di novembre, nel primo pomeriggio. Ci mancherai tanto. Sarai nel mio cuore per sempre, nei miei ricordi porterò con me il tuo bellissimo, contagioso, sorriso, con la certezza di saperti uno splendido angelo, in paradiso con Dio.

Amiche per sempre

Letizia Lettori 

Parole tra le onde: Crociera in Ottobre, intervista ai partecipanti

Al termine della crociera tra Capraia e Corsica con la barca a vela dell’Associazione, il Sambac, Riccardo intervista tutti i partecipanti per chiedere dei feedback su questa intensa esperienza in gruppo.

 

Gerard

 

Riccardo: come è stato questo giro in Corsica?

 

Gerard: andare in barca a vela non è una cosa per tutti, direi che è andata molto bene.

Mi è piaciuto soprattutto percorrere il sentiero dei doganieri: abbiamo trovato un tempo eccezionale; non sono riuscito a completare tutti i 23 Km, ne ho fatti soltanto 17-18 ma va bene così. Il sentiero è stato faticoso ma mi ha dato grande soddisfazione, e anche il paesaggio era meraviglioso.

Ottima crociera e bella compagnia, anche le persone che costituiscono questo gruppo sono tutte molto simpatiche.

 

Riccardo: il Sambac ha è andato bene?

 

Gerard: è una barca mitica, ha navigato molto bene… anche ora procedevamo a 7 nodi con un po’ di vento. All’andata invece il mare è stato più piatto e, grazie anche al tempo eccellente, abbiamo pure visto i delfini.

 

Riccardo: raccontaci un po’ la storia della tua collaborazione con l’Associazione

 

Gerard: con l’Associazione ci siamo conosciuti più di 20 anni fa, durante l’epoca in cui nacque l’associazionismo e si creavano collaborazioni con le polisportive; io facevo parte del Centro Terra e avevamo la “Rugiada”, una barca più sportiva.

Durante questi 20 anni ormai mi sono molto affezionato a voi.

Mi piace questa Associazione che lavora con persone che sperimentano delle difficoltà e si riabilitano anche tramite le barche e la vita sul mare.

E questo non è affatto facile, perché il mare non è un luogo protetto: può fare caldo, possono esserci dei momenti molto movimentati, hai poco spazio che devi condividere anche con altre persone; si cucina insieme, si mangia insieme, si cucina insieme, si dorme insieme. Non penso esistano tante associazioni come la vostra. Ed io per questo sono molto orgoglioso di collaborare con voi da due decenni.

 

Qui ognuno va avanti con le proprie capacità: c’è chi è più bravo a lavorare sulla barca, chi è più bravo a organizzare, chi a filmare come te, chi a cucinare…ognuno fa sì che le persone che hanno bisogno possano essere accolte con le loro fragilità e supportate. Ognuno qua prova a crescere.

 

Un’Associazione come la vostra vi permette di accogliere persone con fragilità e farle provare esperienze diverse dal ricovero (che a volte può anche essere necessario, ci mancherebbe); qui si fa l’esperienza di vivere tutti i giorni il lavoro, la salute, lo sport, la casa, l’amicizia con gli altri. Quest’Associazione accoglie sempre le persone che hanno bisogno di una mano. In questa Associazione la persona è posta al centro del proprio progetto di vita.

 

Alfredo

 

Riccardo: come è stata questa crociera?

 

Alfredo: la crociera è stata interessante perché, seppur siamo stati in posti che avevo già visto, ho provato a fare delle cose nuove: ad esempio ho fatto delle foto notturne… quindi per me è stata una notevole soddisfazione.

Per quanto riguarda il viaggio tutto bene perché non soffro di mal di mare quindi mi adatto a tutte le situazioni. Sono anche contento perché il mio compleanno cadeva proprio durante questa crociera e ho potuto festeggiare con persone che conosco e con cui mi piace stare insieme.

 

Riccardo: a proposito del sentiero dei doganieri?

 

Alfredo: del sentiero abbiamo fatto una parte diversa rispetto a quella che facemmo un paio d’anni fa; è stato non faticosissimo, e c’erano dei passaggi impervi che potevano creare delle difficoltà a chi magari aveva un po’ di difficoltà a stare in equilibrio.

La seconda parte del percorso è quella che abbiamo fatto 2 anni fa, ma io non l’ho fatta perché è la parte più difficile e non me la sono sentita.

 

Riccardo: e a proposito del paesaggio?

 

Alfredo: per quanto riguarda il paesaggio, sia la Corsica che la Capraia sono molto belle, spettacolari di giorno ma anche di notte; e questo è ottimo per me, che ho sviluppato la passione di fare le foto astronomiche.

 

Paolo Pini

 

Riccardo: come è stata la crociera?

 

Paolo: crociera bellissima, condizioni meteo favolose, equipaggio eccezionale.

Tutti noi abbiamo avuto la possibilità di mettere alla prova i nostri limiti dopo tanto tempo. Personalmente sono soddisfatto perché sono riuscito a fare il percorso andata e ritorno da Torre dell’Agnello ed erano tantissimi anni che non camminavo così tanto.

 

Poi anche la barca stessa contribuisce a mettere alla prova i nostri limiti; difatti la barca è un luogo dove ci si conosce velocemente: alcuni di noi hanno scoperto nuove competenze, altri invece magari  dei limiti che non pensavano di avere. In generale quindi esperienza molto positiva, da provare a ripetere il prima possibile.

 

Riccardo: per quanto riguarda l’esperienza del sentiero dei doganieri?

 

Paolo: fantastica come sempre: una bellezza dei paesaggi quasi religiosa. Ogni volta che torno qua è una nuova emozione.

 

 

Meri

 

Riccardo: come è andato questo tour tra Corsica e Capraia?

 

Meri: è stato bello, è andato tutto bene; ci siamo divertiti, questo era un gruppo molto affiatato, siamo stati bene insieme. Abbiamo fatto un viaggio che mi ha ridato energia, mi sento come se avessi nuovamente ricaricato le pile.

 

Riccardo: la Corsica come ti è sembrata?

 

Meri: la Corsica è molto bella, siamo stati in porto ma potevamo scendere e andare in giro a piacimento.

 

Giorgio

 

Riccardo: come è stato questo giro in Corsica e Capraia?

 

Giorgio: perfetto perché abbiamo trovato sempre bel tempo e un po’ divento. All’andata abbiamo navigato quasi tutta la tratta a vela, ed è stata una bellissima veleggiata; poi siamo arrivati a macinaggio in serata.

 

Il giorno dopo abbiamo fatto una bella camminata sul sentiero dei doganieri: è stato molto faticoso, in particolare la seconda parte da Santa Maria fino a Barcaggio, ma ne è valsa sicuramente la pena.

In generale è stata una bella esperienza.

 

Ora stiamo tornando a vela perché c’è un po’ di vento quindi direi davvero eccellente.

 

Riccardo: il Sambac si è comportato bene?

 

Giorgio: sì, direi egregiamente: ha funzionato tutto bene, a vela abbiamo anche toccato ottime velocità di punta.

 

Riccardo: c’è stata anche una bella sintonia di gruppo, non credi?

 

Giorgio: certo, ieri abbiamo fatto anche una grande festa con dolci e musica organizzata da Micheal:  è stato tutto perfetto. Abbiamo così festeggiato Halloween e il compleanno di Alfredo.

 

Micheal

 

Riccardo: come è stata questa esperienza in mare con il Sambac?

 

Micheal: molto bene, è stata una bella esperienza. Mi è piaciuto girare in paese e tra i boschi. Mi sono spaventato quando mi son trovato in quella parte del sentiero molto scivolosa e che affiancava un burrone… lì me la son vista brutta, per il resto tutto bene.

 

Anche quando siamo andati in paese prima abbiamo preso dei sentieri bruttissimi, che non erano sicuri; siamo dovuti rientrare e cambiare strada.

Ho fatto qualche piccola discussione qua e là ma in generale sono stato bene.

 

Siamo stati comunque bene tutti insieme.

 

Paola

 

Riccardo: raccontaci della tua esperienza sul sentiero dei doganieri.

 

Paola: sono stata molto contenta di fare quella grande salita nella parte finale dei doganieri, sono arrivata fino a Torre dell’Angelo.

 

Riccardo: invece per quanto riguarda la navigazione?

 

Paola: mi sono completamente rilassata, sono stata molto contenta. Non me la dimenticherò mai questa crociera. Abbiamo mangiato benissimo e sono stata contenta anche di festeggiare il compleanno di Alfredo.

 

Antonio

 

Riccardo: come è stata questa gita in barca tra Corsica e Capraia?

 

Antonio: bellissima; ho avuto solo problemi a dormire bene per via di tutti quelli che russavano.

 

La Corsica mi è piaciuta molto; ho durato molta fatica nel fare il sentiero dei doganieri. Però mi sono davvero divertito.

 

Paolo Di Giuseppe

 

Riccardo: Paolo, ci racconti qualcosa di questa esperienza?

 

Paolo: è andato tutto bene, sono stato bene in compagnia degli altri: abbiamo mangiato bene e ci siamo divertiti.

 

La Corsica mi è piaciuta molto, ho anche fatto il bagno.



La Redazione

martedì 15 novembre 2022

Ad un amore anonimo

Io mi rispecchio nei tuoi occhi mia nobile regina
che col tuo fare elegante e la dolce tua presenza riempisti il mio cuore
la pelle color dell'ambra parlava di te, fiera, coraggiosa, la sottile figura
ancora impressa nei miei occhi cancellarsi non vuole e così un giorno di un freddo Novembre ricordati di me mio grande Amore
Canto ad un amore anonimo di chi ha amato davvero
FILIPPO PURROMUTO
LIVORNO 13/11/2022

mercoledì 9 novembre 2022

Personale necessitudinem: "Phenomena" di Dario Argento

Scritto da Viale Stefano negli anni 90' per passione, studio e diletto verso la piccola e grande pellicola ed il tema che racchiude, a me caro: la follia. Qui raccolte sono le mie impressioni del film "Phenomena" di Dario Argento:









































lunedì 17 ottobre 2022

15-10-2022 Pensiero sulla settimana

Con il ruolo di consigliera di questo centro "Associazione Mediterraneo APS” (Ardenza - Livorno) mi sento più responsabile nel fare le cose e nel dare informazioni alle persone. Da qualche giorno sono sola nel lavoro in segreteria, mi sono sentita importante nel condurre la riunione del sabato-amici, ovviamente aiutata, a mio parere è essenziale che ci si aiuta a vicenda: siamo una squadra. In questa settimana di responsabilità ho firmato per il "rattaiolo", essendo quest’anno consigliera lo potevo fare, potevo firmare: è una firma digitale che non avevo mai fatto. 

Sento di avere attraversato un po' di ostacoli grazie all’Associazione che prima mi sembravano grandi come il parlare con i ragazzi che prima, quando sono entrata a Mediterraneo, non mi riusciva affatto.

In casa sto malvolentieri per vari motivi, come esempio di ciò che vivo calza a pennello l’occasione di andare a Londra con Mediterraneo, il mio sogno dalla fine delle superiori, coltivato nel tempo e ora svanito... non chiedetemi il motivo... non riesco a parlarne apertamente... me lo spiego cosi, con le forti distanze da percorrere: un conto è andare a Montioni e un conto all’estero come Londra. Lo scorso anno io e un'altra ragazza abbiamo iniziato ad affacciarci al mondo inglese con la sua lingua, la lingua piu parlata al mondo, partendo dalle basi abbiamo coinvolto molte persone... mi piaceva andarci... è ganzo vedere posti nuovi e fuori dall’Italia e, sopratutto, con dei nuovi amici. 

Spero di fare una gita di due o tre giorni nel futuro e soprattutto di non aggravarmi ancora di più fisicamente.

Virginia Gasperini



lunedì 3 ottobre 2022

Sabatoamici: visita alla mostra "I pittori della luce" a Lucca

Mi permetto di esprimere un giudizio, il secondo su tre, della mostra appena visitata a Lucca, dal tema " i pittori della luce".

Non sono ovviamente un critico d'arte ma un'infarinatura permessa dall'abilitazione all' insegnamento della materia Arte e Immagine e vent'anni di insegnamento sia alle superiori che alle medie inferiori, mi consente di fare.

Premetto ancora che l'impressione positiva o negativa è un fatto puramente personale e che ognuno giustamente la interpretata e la vive alla propria maniera.

Su fondali completamente neri spiccano queste opere originali quasi tutte di dimensioni medie, partendo dall' inizio del '600 con un'opera di Michelangelo Merisi detto " il Caravaggio", un'opera di medie dimensioni non particolarmente conosciuta,
seguita da altre di diversi pittori influenzati dal suo stile pittorico.

Le cose positive sono la possibilità di vedere finalmente le opere nella loro grandezza naturale, cosa che il miglior libro non ti permetterà mai di fare.

Apprezzare il colore e i dettagli dei particolari unici nel suo genere e di poter quasi toccare i quadri messi giustamente ad altezza dell'occhio.

Le tele hanno un percorso fruibile e si leggono bene seguendo sala dopo sala il percorso dell'arte fino ad arrivare all'inizio dell'800 nell'ultima sala.

Il giudizio sarebbe stato positivo se non ci fossero state diverse cose negative, purtroppo.

La prima è che la disposizione dei faretti di luce gialla era terribile, alterava un po' la cromaticità delle tele e soprattutto erano stati posizionati in maniera assurda che dovunque tu ti posizionati davanti o a lato, la luce rifletteva impietosa sulla tela rendendo impossibile la visione completa dell'opera.

E non è cosa da poco visto che in quasi tutti i musei o mostre del mondo la luce viene diffusa uniformemente.

Un'altra pecca è stata la mancanza di pittori più noti e tele più famose che forse non sono state concesse per motivi a noi non noti.

In pratica, una mostra modesta, mancante di quelle opere che avrebbero attirato più spettatori,  che avrebbero potuto ammirare dal vivo e nella loro reale grandezza le opere esposte.

Curiosità; nessuna sala aveva un cordolo di protezione alle tele che impedisse a chiunque di avvicinarsi troppo, c'erano sì telecamere e una persona che controllava ogni sala, ma questa cosa mi ha stupito perché sì da una parte potevi quasi avvicinarti per riprendere i dettagli delle tele a pochi centimetri, ma dall'altra sicuramente qualcuno non visto ne avrà approfittato per dare una toccatina alle tele, imitando  l'apostolo Tommaso che se non toccava con le proprie dita non credeva.

Voto 6 e mezzo.

Alfredo

lunedì 26 settembre 2022

Riflessioni sul supporto: le reti sociali

Lo studio delle reti sociali è importante perché queste definiscono abbastanza oggettivamente quanto uno è solo o quanto uno è supportato dagli altri. Gli utenti dell’Associazione Mediterraneo affrontano una riflessione sulla salute mentale e sulle reti sociali e di supporto su cui possono fare affidamento in caso di bisogno di un aiuto concreto.

 

Alessio: quando ho bisogno di un aiuto concreto, in particolare economico, mi rivolgo alla mia famiglia; se invece ho bisogno di parlare dei miei vissuti emotivi so di poter contare su alcuni amici di vecchia data, e anche 4 o 5 amici conosciuti all’Associazione Mediterraneo e all’Associazione Arlecchino.

 

Davide: per quanto riguarda i problemi di salute adesso affronto tutto da solo; prima, quando avevo la fidanzata, era tutto più facile perché facevamo le cose in due: lei ad esempio mi aiutava a misurare la pressione, mi accompagnava alle visite o al pronto soccorso in caso di bisogno.

Adesso se mi sento male chiamo il Frediani oppure il medico di base.

Nel tempo libero invece chiamo sempre una persona, Antonio, con cui esco ogni tanto.

Infine, se ho necessità di un aiuto economico mi rivolgo a mio padre.

 

Antonio: io non ho nessuno su cui far conto, solo su me stesso. Se ho bisogno di aiuto concreto, in particolare per questioni amministrative e burocratiche, mi rivolgo a Cristina, un’operatrice del Frediani; mi rivolgo a lei anche se ho qualcosa di cui parlare.

Per il resto mi sento molto solo. Il mio unico bisogno è trovare lavoro, ma non trovo niente, neanche con l’aiuto del servizio.

 

Francois: se ho bisogno di qualcosa di concreto mi rivolgo principalmente alla mia famiglia.

Quando invece sento la necessità di parlare con qualcuno mi rivolgo prevalentemente a Paolo Pini e agli altri operatori dell’Associazione; parlo molto delle mie cose anche con le persone qui che reputo miei amici: son sicuro che anche loro sarebbero in prima fila in caso di bisogno.

Con la parrocchia che frequento invece ho avuto delle delusioni e quindi non mi rivolgerei a loro in caso di bisogno, non ho neanche dei veri amici in quell’ambito.

 

Stefano: prima avevo una rete sociale molto ampia, ma adesso la famiglia non c’è più; purtroppo con il passare del tempo anche le mie vecchie amicizie si sono un po’ affievolite, ne son rimaste pochissime di persone che reputo veri amici: il mio tempo libero lo passo con loro.

In caso di bisogno per questioni mediche posso chiamare il Frediani.

Per le questioni materiali invece devo passare sempre dall’amministratore di sostegno.

Nonostante tutto ciò, in generale non mi sento solo; solo quando ci sono state le ferie e Marco (il mio coinquilino) non c’era mi son sentito un po’ solo, perché spesso vado fuori con lui all’aperto a leggere un libro o a fare un giro e non averlo intorno mi ha fatto provare questa spiacevole sensazione.

 

Mariangela: tempo fa tentai il suicidio sdraiandomi sui binari del treno; per fortuna un signore mi fece un fischio ed io, per paura di essere arrestata, scappai.

Ero depressa, ero passata dall’essere una ragazza eccellente a scuola e nello sport a vedere tutto questo distrutto a seguito dell’insorgenza della malattia.

 

Ho tentato il suicidio anche da Calignaia; scrissi alla mia sorella un messaggio di addio, e mi gettai da una sporgenza atterrando su delle piante; mia sorella mi localizzò e quindi mi sono salvata e mi ricoverarono. Da quell’evento i miei genitori mi hanno chiuso in casa per anni, per non farmi uscire da sola. Questa mia forte depressione mi portò a sviluppare un’anoressia.

 

Nel 2006 poi ho conosciuto il mio salvatore: ero in Baracchina rossa e chiesi ad un ragazzo l’accendino; facemmo amicizia e da quel giorno venne sempre a trovarmi a casa mia. Con il tempo instaurammo una relazione, diventò il mio fidanzato, e mi invitò a convivere a casa sua insieme ai suoi genitori. Questo ragazzo mi aiutò davvero concretamente in quel periodo veramente brutto. Quando iniziai a stare meglio mi fece anche lavorare insieme a sua sorella al bar; lì per la prima volta mi sentii utile e iniziai a stare meglio anche fisicamente, uscii anche dall’anoressia.

Tuttavia da quel momento iniziai ad attraversare anche una fase maniacale e ho subito diversi ricoveri, alcuni anche di 50 giorni. Per fortuna il dott. Lucarelli piano piano è riuscito a contenermi grazie ai farmaci e mi ha inserito al Blu Cammello, che è stata un’altra svolta positiva della mia vita.

 

Adesso mia madre è morta e la mia rete sociale di supporto è costituita soprattutto da mia sorella; purtroppo ultimamente lei ha sofferto molto questa situazione da un punto di vista psicologico, perché comunque riconosco che è veramente impegnativo sostituire mia madre nello star dietro a tutte le mie esigenze. Si è rivolta anche lei al dott. Lucarelli, che le ha fatto iniziare un percorso psicologico.

Per un lungo periodo si è presa cura di me a 360 gradi, anche dal punto di vista economico, perché io non avevo alcun tipo di reddito.

In quel periodo mi sono rivolta anche alla Caritas, che mi aiutava fornendomi pacchi alimentari e vestiti.

 

Le amiche non ce l’ho più dal 2012, perché si sono trasferite fuori Livorno e adesso hanno tutte una loro famiglia. Successivamente ho provato a fare altre amicizie ma non ci sono riuscita, ho difficoltà a socializzare. Anche qui all’Associazione mi trovo bene con tutti, ma non riesco ad avere un rapporto particolarmente stretto con nessuno, non riesco a confidarmi. Solo con Sara siamo uscite un paio di volte un po’ di tempo fa.

 

Solo con il mio ragazzo riesco a sfogarmi un po’ per quanto riguarda tutte le mie vicende private.

 

Mio padre mi aiuta ancora un po’ economicamente, ma si lamenta e me lo rinfaccia sempre, quindi per me non è facile parlare a lui delle mie necessità e chiedergli un aiuto concreto. Vorrei poter contribuire anche io economicamente per raggiungere a livello psicologico una sorta di riscatto personale, perché attualmente per quanto riguarda questo aspetto mi sento una fallita.

 

Come rete di supporto quindi adesso io sento di avere mia sorella, la Caritas, il mio psichiatra (anche se ultimamente è un po’ assente) e l’Associazione; qui mi sento utile perché ho piccoli compiti da svolgere che mi fanno sentire gratificata.

 

Francesco: io mi sento abbastanza autonomo, ma se ho bisogno di qualcosa di pratico ho uno zio su cui so di poter contare.

Quando invece ho la necessità di parlare con qualcuno mi rivolgo ad un mio amico di vecchia data oppure Simone…quindi un paio di amici ce li ho.

 

Meri: la mia rete di supporto è costituita dai miei fratelli e mio cognato, la famiglia che mi è rimasta.

Al Servizio cerco proprio di non rivolgermici, mi sento di averne meno bisogno.

Se sento di dover di parlare con qualcuno ho alcune persone a cui rivolgermi, in primis Noemi.

In passato è successo di essermi sentita sola e non avevo nessuno a cui poter chiedere aiuto. Tuttavia posso affermare di non sentirmi assolutamente sola in questo periodo.

 

Virginia: io posso contare sulla mia mamma; si bisticcia spesso, ma poi per me c’è sempre: mi accompagna alle visite mediche, qui in Associazione, a ginnastica, alla fisioterapia o mi fa compagnia nel tempo libero. Anche mia nonna, quando era ancora viva, mi voleva insegnare a fare un po’ di cose, ma purtroppo non ha fatto in tempo.

Quando voglio condividere qualcosa di personale ho una mia amica che vedo pochissimo, ma che si interessa molto a me. Ho anche un’altra amica che conosco dai tempi delle elementari, abita vicino a me e pure con lei mi trovo molto bene.

Il gruppo di auto aiuto non lo sento molto adatto a me; è utile a volte per sfogarmi quando non riesco a farlo con mia madre.

 

Alfredo: attualmente non c’è nessuno, a parte qualche eccezione, che possa darmi una mano. Qui in Associazione ci sono altre persone che come me hanno già determinati problemi e non mi va di condividere con loro anche i miei.

Dal Servizio mi sento trascurato: dal dott. Signori non mi sento realmente ascoltato, tutto quello che gli dico gli scivola addosso; mi trovavo molto meglio con il dott. Cherubini.

 

Prima avevo un unico vero amico, che però adesso purtroppo è morto diversi anni fa. Mi resta difficile quindi aprirmi con gli altri, un po’ per come sono io, un po’ per vari altri problemi; mi risulta molto difficile condividere certe cose, quindi preferisco non farlo.

 

Non vedo davanti a me soluzioni per il mio futuro perché mi manca la mia vecchia identità che ho perso; quando lavoravo avevo lo scopo di insegnare ai ragazzi ciò che sapevo, ed era una gratificazione. Adesso non sento più di avere la luce dentro gli occhi quando faccio il mio corso di disegno qui in Associazione, e non riesco più ad averla.

 

Per quanto riguarda la famiglia stendiamo un velo pietoso.

Ho solo una sorella: mi ha detto che il prossimo anno va in pensione, vorrebbe sistemare la casa e invitarmi ad abitare con lei; deciderò, ma ad ora non ne sono così convinto.

 

Con il coinquilino non posso parlarci di niente, non lo reputo assolutamente affidabile.

Anche con il parroco della chiesa che frequento mi capita di condividere alcune questioni personali, ma anche da lui non mi sento assolutamente gratificato.

 

In conclusione so di dover fare affidamento solo su me stesso. Non ho più sogni, non ho più speranza e ho perso anche la mia identità; non vedo spiragli di miglioramento.

 

 

Conclusione:


Le reti sociali sono uno strumento di supporto che l’individuo può ricercare nei momenti di bisogno; se una persona sente di non avere speranza potrebbe avere difficoltà nel sentirsi libero, perché è come se mancasse del motore principale della sua esistenza.

Spesso il disturbo mentale è associato ad un impoverimento della persona; se una persona, sicuramente a causa della propria fragilità dovuta alla malattia, inizia ad avere una serie di esperienze negative, entra in un circolo vizioso dal quale poi è difficile uscire.

 

L’impoverimento delle reti sociali non è un aspetto che viene sufficientemente ed efficacemente monitorato e su cui ci si focalizza nell’approccio al disagio psichico, al contrario dell’attenzione data agli indicatori specifici della malattia stessa.

La fragilità è data dalla malattia, ma spesso anche chi riesce a gestirla con un intervento o un trattamento, resta circondato da alcune difficoltà aggiuntive; l’attenzione dei Servizi e degli enti dovrebbe essere rivolta quindi ad azzerare, o almeno limitare, anche questi elementi di fragilità, perché spesso l’individuo da solo non riesce a fronteggiarli. Il disagio psichico è invece notevolmente associato anche all’impoverimento della rete sociale soggettiva e va quindi preso in considerazione quando si lavora all’interno dei servizi di salute mentale per garantire un approccio completo ed integrato all’utenza.

Sarebbe auspicabile quindi che lo Stato intervenisse formalmente con alcune misure concrete per riuscire a rendere libere le persone; infatti, se le reti sociali per un individuo sono assenti a causa del suo impoverimento generale, sarebbe necessario che venissero sostituite da reti formali che diano dei supporti concreti come ad esempio le pensioni e il lavoro.


La Redazione