martedì 20 settembre 2022

Pietro: tra chiusure e nuove speranze

Pietro è un socio storico dell’Associazione Mediterraneo: ha trascorso molti anni insieme a noi ed ha partecipato a molteplici attività, viaggi ed esperienze. Fino a pochi anni fa era quotidianamente presente in Associazione e spesso dava il suo contributo attivo in alcuni compiti utili. 

Da circa un anno e mezzo è stato inserito nell’RSA Pascoli di Livorno, dove tutt’ora risiede. Ha trascorso all’interno di questa struttura una buona parte del periodo covid e, a causa di questa emergenza, più volte è dovuto rimanere chiuso in stanza per svariati giorni consecutivi in isolamento.

 

A causa di questo cambiamento abitativo purtroppo Pietro non ha la possibilità di potersi recare in Associazione con la stessa frequenza e assiduità di prima.

 

In questa intervista ci racconta come è cambiata la sua condizione abitativa, la sua esperienza in questo periodo, la sua nuova quotidianità, gli aspetti positivi e quelli negativi della sua nuova vita, le delusioni vissute, i suoi sogni e i suoi desideri.

 

Pietro inizia il racconto parlandoci di un’attività, da lui molto gradita, a cui partecipa all’interno della nuova struttura.

 

Pietro: durante l’attività musicale ognuno di noi propone delle canzoni da ascoltare legate a determinati ricordi della nostra gioventù.

Qualche giorno fa ho proposto di ascoltare una canzone dal titolo “Serena” del 1973 con lo scopo di ridestare dei ricordi piacevoli di quel periodo; però mi sono arrabbiato perché gli altri ospiti dell’RSA mi hanno detto che era brutta.

Ascoltiamo le canzoni con il cellulare di un’animatrice abbinato ad una piccola cassa. Questa attività dovrebbe tenersi ogni mattina, anche se in realtà purtroppo spesso salta per la mancanza dell’animatrice, che può essere assente per vari motivi.

 

Una volta ho proposto anche una canzone di Mino Reitano, il titolo era “Aveva un cuore che ti amava tanto”

 

Solitamente partecipiamo in 5 o 6 a questa attività.

Proponiamo tantissime canzoni anni ’60 e anni ’70; solo canzoni italiane, perché le straniere non le capisce nessuno.

 

Paolo: mentre venivamo all’Associazione, mi stavi raccontando che a te questo breve tratto sembrava enorme perché non ti capita mai di passeggiare, spesso sei chiuso…

 

Pietro: sì non sono più abituato a camminare e quindi anche facendo un piccolo tratto a piedi mi stanco parecchio.

 

Paolo: inoltre mi raccontavi che hai anche scritto una poesia che si intitola “Delusione – Il Boia”

 

Pietro: ne ho scritta soltanto un pezzettino, la devo ancora completare. L’inizio fa:

“Delusione, delusione,

sei il boia della illusione…”

pressappoco è così

 

Federico: quando parli di delusione e di illusione ti riferisci a qualcosa di specifico? Qualcosa che hai vissuto in prima persona?

 

Pietro: io ad esempio ho un hard disk in cui ho radunato i dischi di ben 70 festival di Sanremo; li ho quasi tutti, me ne mancano soltanto 2. Io ci sono nato con il festival: sono del ’50 e il Festival è iniziato l’anno successivo.

Questo hard disk si trova nel mio vecchio appartamento e non riesco più ad averlo; ci terrei tanto a poterlo ascoltare durante le mie giornate al Pascoli.

 

Paolo: sai dove si trova questo hard disk?

 

Pietro: Prima del Pascoli abitavo in Via Giordano Bruno, poi sono stato a Villa Tirrena dopo di che mi hanno ricoverato al Pascoli.

Questo hard disk è rimasto nel mio appartamento in via Giordano Bruno; però adesso devono abbattere quelle case e dovranno spostare tutto da qualche altra parte.

 

Paolo: ma perché non te lo hanno portato al Pascoli il tuo computer e il tuo hard disk? Hai capito il motivo?

 

Pietro: io ho chiesto più volte, ormai da due anni, ma non sono riuscito ad ottenere niente.

 

Paolo: ma hai capito perché non te li hanno dati?

 

Pietro: No, non lo so. Dovrei chiedere all’assistente sociale, ma purtroppo non la sento da mesi. L’ultima volta che l’ho vista, insieme alla dottoressa Bemi, è stato quando sono venuti a comunicarmi che il mio appartamento sarebbe stato abbattuto e che quindi sarebbe stata scelta la roba da portare via.

 

Paolo: Ma la scelta dei tuoi effetti personali da portare via la faranno loro oppure te?

 

Pietro: Vorrei farla io.

 

Paolo: Glielo hai comunicato che vorresti farla te?

 

Pietro: Sì, ma ora vorrei stare al Pascoli.

 

Paolo: preferiresti stare al Pascoli piuttosto che in un appartamento?

 

Pietro: forse in questo momento sì, perché lì c’è chi mi aiuta.

 

Paolo: vorresti essere aiutato per fare cosa?

 

Pietro: niente di particolare; al Pascoli mi aiutano nella quotidianità, nell’igiene… e poi adesso mi sono fatto degli amici.

 

Paolo: riprendendo il discorso principale, ci interessava capire qual è la tua speranza e qual è la tua delusione…

 

Pietro: io a casa mia ho radunati 50 anni di cultura: dal ’71 ho radunato libri, video, fotografie e moltissime canzoni (cd, cassette, dischi). Adesso che non ho più tutte queste cose, è come se mi togliessero la mia storia, i miei ricordi. È un po’ come perdere il mio mondo.

 

Paolo: dal momento che sei in salute, è probabile che tu abbia ancora tanti anni davanti; come vorresti passare il tempo che ti rimane? Cosa ti piacerebbe fare nei prossimi anni?

 

Pietro: ho fatto tante esperienze, adesso non so più cosa fare. A volte mi va soltanto di riposarmi tutto il giorno. Spesso la notte faccio tanti sogni talmente belli che non mi va di svegliarmi, vorrei stare a letto senza alzarmi.

 

A volte quando provo a comunicare con gli altri mi dicono che non parlo tanto; questo mi fa rimanere male, perché le parole lì dentro “rimbombano e rimbalzano”… c’è poco da raccontarsi lì, solo le piccole cose quotidiane: se hai fatto una giratina, se hai partecipato ad un’attività...

si parla soltanto di vecchi ricordi.

 

Federico: hai detto che spesso vorresti restare a letto perché fai dei bei sogni… sogni cose che vorresti fare o bei ricordi passati?

 

Pietro: sogno sempre mia madre, le mie sorelle… ne avevo 3 di sorelle, ma adesso me ne rimane soltanto una con cui parliamo sporadicamente per telefono. Questo rapporto non mi soddisfa, perché ci sentiamo veramente pochi minuti ogni tanto; anche i miei nipoti sono troppo impegnati con il lavoro e non sono mai venuti a trovarmi.

Invece ho un amico che si chiama Alberto che mi telefona spesso.

 

Federico: al Pascoli ti sei fatto degli amici?

 

Pietro: ho fatto amicizia soprattutto con due persone, Manrico e Marisa; quest’ultima mi dice sempre che vorrebbe andarsene dal Pascoli con me, ma io le dico sempre: “dove vuoi andare? Stiamo qui!”. Stiamo sempre assieme, mangiamo insieme allo stesso tavolo; lei è una gran chiacchierona, io cerco di interagire con lei, ma dopo un po’ non so più cosa dire.

 

Paolo: ti piacerebbe vivere in una struttura come il Pascoli, ma dove puoi uscire e rientrare quando vuoi? In una struttura dove c’è un livello di assistenza alto, ma dove puoi uscire a piacimento…perché la cosa che colpisce è che tu non puoi uscire e rientrare liberamente al Pascoli…

 

Pietro: certo, mi piacerebbe vivere in una struttura del genere.

 

Paolo: ne hai provato a discutere con l’assistente sociale o con la dottoressa?

 

Pietro: no, bisognerebbe che lo facessi, ma sono oltre 3 mesi che non sento l’assistente sociale. Ho provato a chiamarla più volte in questo periodo, ma non mi ha mai risposto.

 

Paolo: e invece tornare in una casa nuova che sia tua? Magari insieme ad un’altra persona… te la sentiresti di fare un’esperienza di vita in autonomia o ti spaventa?

 

Pietro: mi interesserebbe anche questa soluzione.

 

Paolo: se tu potessi decidere sul tuo futuro cosa preferiresti? Una struttura come il Pascoli ma dove poter avere più libertà, un nuovo appartamento in condivisione con qualcuno…?

 

Pietro: rispondere è difficile; forse preferirei vivere in una struttura perché mi sentirei più supportato.

 

Paolo: non possiamo dimenticarci che tu sei stato isolato più volte durante questo ricovero al Pascoli, perché è avvenuto proprio in pieno periodo covid…

 

Pietro: sì a causa di alcuni contagi a agosto scorso e a febbraio di quest’anno siamo rimasti chiusi isolati dentro le nostre stanze per 12 giorni.

 

Paolo: te sei in camera da solo o con altre persone?

 

Pietro: ci sono altri 2 anziani con me; uno spesso delira e grida bestemmie, trasforma quella camera in un inferno.

 

Paolo: nella tua camera, hai uno spazio tuo privato in cui puoi tenere chiusa la tua roba?

 

Pietro: no, non esistono posti chiusi a chiave, ho solo una borsa di colore rosa dove tengo le mie cose.

 

Paolo: e il bagno lo potete chiudere a chiave oppure non c’è?

 

Pietro: no, non c’è la chiave in bagno.

 

Paolo: ce la fai ad andare in bagno con la porta aperta?

 

Pietro: sì, riesco; e quando invece non riesco ci fanno il clistere. Ogni giorno ci chiedono se siamo stati in bagno e se rispondiamo di no, ci fanno il clistere. A me questa domanda mette sempre in imbarazzo, però non dico mai le bugie perché ho paura poi di stare male se non vado in bagno.

 

Paolo: ci sono altre cose che vuoi raccontarci?

 

Pietro: una cosa che mi ha fatto rimanere male è che prima mangiavo sempre insieme al mio amico Manrico ma le infermiere mi hanno fatto cambiare tavolo perché eravamo in 5 e non volevano che fossimo più di 4 per ogni tavolo; ci sono rimasto male perché si parlava tanto e mi trovavo bene.

Ora mangio assieme alla mia amica Marisa, e anche con lei parlo tanto; ma Marisa è sempre arrabbiata con un’altra signora, Patrizia, che vuole sempre andare a guardare l’orologio e spesso la sgrida e le urla contro. Io la supplico di smettere con questi atteggiamenti verso Patrizia perché temo che per questo motivo spostino di posto pure lei.

 

Paolo: Pietro, ci sono cose che puoi decidere solo te al Pascoli? Anche piccole cose: comprarti un libro, andare al bar, comprarti una merendina alla macchinetta automatica…

 

Pietro: posso guardarmi il tablet quando voglio, solitamente la sera. Ad esempio qualche sera fa mi sono visto tutta la partita di pallavolo dell’Italia quando abbiamo vinto il titolo di campioni del mondo.

 

Riccardo: avete la televisione in stanza?

 

Pietro: sì, ma c’è sempre quel mio compagno di stanza di cui vi parlavo prima che la monopolizza.

 

Paolo: invece sui vestiti hai libertà di scelta oppure li sceglie qualcuno per te?

 

Pietro: avrei la libertà di sceglierli, ma lascio che me li forniscano sempre loro. Ci danno molti vestiti: alcuni sono miei, gli indumenti che mi sono rimasti dal Poggiali, altri sono vestiti che hanno al Pascoli e che distribuiscono a noi che stiamo in struttura. Però ad esempio qualche giorno fa mi hanno dato dei pantaloni che mi stavano grandi e io ho deciso di cambiarmi. Una volta mi hanno anche accompagnato a comprare alcune magliette.

 

Paolo: e se tu volessi farti una doccia, sei libero di farla quando vuoi?

 

Pietro: la doccia me la fanno loro ogni mercoledì, per il resto mi lavo per conto mio.

 

Paolo: ma se tu volessi, la potresti fare sempre da solo oppure la devi fare forzatamente con l’operatore?

 

Pietro: no, sono obbligato a farla con loro.

 

Paolo: e non ti vergogni? Mi ricordo che tu sei sempre stato un tipo pudico e riservato.

 

Pietro: cerco di chiudere gli occhi perché mi vergogno, anche perché spesso mi lavano le donne.

 

Federico: a parte il periodo covid in cui sei stato forzatamente chiuso, ti capita adesso di fare uscite in giardino, passeggiate…?

 

Pietro: in giardino andiamo quando facciamo il gruppo per ascoltare la musica; in più a volte si esce un pochino per prendere fresco. Siamo un gruppetto: io, Manrico, Bruno e altri che a volte decidiamo di andare a parlare un po’ in giardino.

 

Paolo: ti faccio altre due domande; l’amministratore di sostegno lo sai che ce l’hai, vero? Lo cerchi ogni tanto?

 

Pietro: sì, ma è tanto che non lo vedo e che non lo sento; vorrei cercarlo ma non ho un numero.

 

Paolo: ma hai chiesto a qualcuno un numero o un indirizzo mail per parlarci?

 

Pietro: vorrei chiedere a qualcuno, ma poi tanto ho paura che non mi risponda. Vorrei parlargli del medico, che non lo vediamo mai, e della situazione psichica che mi si è creata: mi sento sempre malinconico, tutto quello che vedo intorno a me mi sembra antico.

 

Paolo: quando ti interessa veramente parlarci, chiedi a me o a Marco Stilo il numero o l’indirizzo mail dell’amministratore di sostegno e ti verrà subito dato. È una richiesta che deve partire da te, perché se non hai questo desiderio significa che vuoi stare dove sei adesso, al Pascoli. Devi poter scegliere il tuo futuro e vedrai che una volta scelto tutti ti aiuteranno a realizzarlo.

 

Alfredo: come si mangia al Pascoli? La qualità è buona? I pasti sono abbondanti?

 

Pietro: fa onco; io sono vegetariano e loro propongono quasi sempre piatti di carne e io non posso scegliere sempre formaggio o frittata. Mi è passata la voglia di mangiare: mi sforzo per mangiare quello che propongono, ma potessi non mangerei. Spesso servono il semolino e tutte le sere poi danno la mela cotta che a me non piace per niente.

 

Paolo: per finire, ti faccio una domanda molto difficile: te, Pietro, riflettendoci, dove o quando ti senti veramente libero e veramente te stesso?

 

Pietro: qui all’associazione mi sento più libero, mi sento libero di comunicare. Al Pascoli mi riesce difficile comunicare con gli altri; là è come se la mente fosse vuota, non riesco a esprimere le mie opinioni, i punti di vista… le parole rimbalzano qua e là, non c’è niente di cui parlare realmente in quel posto.

 

Federico: questo concetto delle parole che rimbalzano lo hai riportato più volte… la mancanza di comunicazione è la cosa che più ti manca là dentro? O ci sono altre cose che prima avevi o potevi fare e adesso non più?

 

Pietro: mi manca Giovanni, ogni volta che ci penso mi manca. È un mio amico morto improvvisamente, mi manca davvero tanto.

 

 

Pietro Di Vita nasce a Correto Monforte il 7/6/1950.

Da giovane inizia ad effettuare studi classici, poi entra in seminario senza concludere il percorso.

Dopo il seminario entra per la prima volta in contatto con la psichiatria e a 19 anni subisce il suo primo ciclo di elettroshock (vedi qui sotto il video sulla storia di Pietro)




 

Più tardi ha avuto una lunga esperienza lavorativa come badante ad una signora cieca dal 1982 al 1989 e poi con vari intervalli fino al 1997.

 

Nei primi anni del 2000 ha iniziato a frequentare l’Associazione Mediterraneo; ne è diventato presidente dal 2004 al 2008. Ha continuato a frequentare attivamente l’Associazione come volontario fino al 2019.


(Pietro Di Vita)
La Redazione

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