Di Alba
Perché? Perché? Perché?
È la domanda
che sempre esterno ogni qualvolta resto incollata davanti alla tv dopo una
catastrofe, come il terremoto recente fra Lazio ed Umbria. Resto attonita con
le lacrime che mi solcano il viso e continuo a chiedermi: perché? E mi
immedesimo nel dramma di chi è rimasto intrappolato e ferito sotto i cumuli di
massi, detriti, arredi… magari vicino a parenti morti. Perché? Pochi attimi e
tutti i sacrifici di una vita per costruirsi una casa crollano ridotti in
polvere. Perché? Anziani, giovani, bimbi, animali… mi ricompongo continuando a
chiedermi “perché”, provo a trovare una risposta da credente: Signore, perché?
Sia fatta la tua volontà. Forse la sofferenza su questa terra (anche quando
frana provocando morte e distruzione) è necessaria per “meritarci” una vita
migliore dopo?
Molte volte
ho sentito il terremoto , ho vissuto il dramma dei miei parenti colpiti dal
terremoto in Irpinia nell’80, i traumi psicologici che hanno riportato i miei
cugini più giovani. Qualche anno fa a Pisa, quando frequentavo il corso per
facilitatore sociale, ho dialogato molto con una ragazza abruzzese che era in
veste di tirocinante perché si stava per laureare in psicologia; aveva vissuto
il terremoto dell’Aquila del 2009, mi parlava spesso, prima e dopo le lezioni,
della sua terribile esperienza, della casa che aveva perduto insieme con amici
e parenti. L’ascoltavo e ci scambiavamo sensazioni e impressioni e ogni tanto l’abbracciavo
perché non mi uscivano le parole per la commozione; mi faceva spesso il
paragone con l’alluvione che io avevo vissuto a Firenze dal 4 novembre del 1966.
Le prestai i volumi che avevo con foto e cronache di quel lungo e terribile
periodo. Lei cercava la differenza fra il terremoto e l’alluvione ed io le
raccontavo il mio vissuto, lei il suo. Nel suo dramma c’era stato un lieto
epilogo: aveva conosciuto un vigile del fuoco di Pisa che era andato in
soccorso alla popolazione abruzzese, fra i due era sbocciato l’amore e a
distanza di qualche anno si erano sposati e avevano avuto due bambini. Purtroppo
con lei persi i contatti poiché tornò a vivere nella sua terra, anche se sempre
distrutta e a tornare anche a Pisa.
“Dai diamanti
non nasce niente, dal letame nascono i fiori” Così recitava una bella vecchia
canzone di Fabrizio De André , proprio così! La natura si ribella, catastrofi
provocano distruzione, morte, sofferenza e quando tutto sembra perso per sempre
una piccola luce si accende… poca forse ma sufficiente per dare una nuova
boccata di ossigeno, una spinta per rimettersi in moto, per ricominciare a
vivere nel sentire la solidarietà di tanti estranei ma calorosi; e seppur con
ricorsi dolorosi, con l’aiuto il tempo consentirà di osservare da fuori, con
distacco, quanto introiettato dolorosamente e bruscamente “sul campo”.
Penso alla
difficile operazione di messa in moto
degli aiuti, faccio enorme fatica a capire come il meccanismo della solidarietà
fatta di uomini e mezzi possa essere attivata e soprattutto coordinata per
aiutare e non intralciare. E mi vengono alla mente esempi di aiuti che abbiamo
ricevuto io e la mia famiglia per l’alluvione del 66, pur non avendo avuto
danni alla casa. E continuo a pensare che se è vero che eventi naturali come i
terremoti e alluvioni si verificheranno sempre (e forse più spesso) è pur vero
che tanti danni a cose e persone potrebbero essere evitati o comunque ridotti. Mi
viene poi in mente il terremoto di non molti anni fa a San Giuliano di Puglia
dove crollò una scuola e dove morirono venti bambini e la maestra. Un mio
cugino ingegnere andò come volontario e dopo un accurato sopralluogo stilò una
perizia nella quale evidenziò gravi carenze strutturali oltre all’inadeguata
collocazione dell’immobile. Tale perizia, insieme a quelle di altri
professionisti, fu inoltrata agli uffici preposti per il caso ma… I bimbi e la
maestra erano morti e anche dopo anni, come troppo spesso accade, i
responsabili rimasero impuniti.
Per me da
sempre e per ogni evento è la coscienza di ognuno di noi che deve muovere a
fermare il tutto! Purtroppo molto spesso, troppo spesso, la coscienza e l’onestà
restano parole vuote, invisibili, perché soffocate, nascoste, azzerate dagli
interessi materialistici; è il dio denaro che governa tutto l’universo e
continuo a pregare il solo Dio che può fare qualcosa se solo lo “ascoltiamo” e
preghiamo sempre. E forse anche le guerre, la cattiveria fra gli uomini di
qualsiasi razza, estrazione sociale, istruzione, cesserebbero e potrebbero
regnare solo l’armonia, la pace e l’amore. Che bello! Questo è sempre e solo l’augurio
che mi rivolgo e vorrei che se lo rivolgessero in tutti i continenti. Mentre sto
scrivendo tutto ciò ho ricevuto la telefonata del mio cugino ingegnere che mi
ha informato su alcuni nostri parenti; mi ha detto che presto diventerà nonno
per la terza volta e che è in procinto di partire per fare sopralluoghi e
perizie. Il suo “amaro” sfogo è quello che già conosco e che anche io, da
profana, ho espresso: mancanza di coscienza e professionalità in chi
costruisce, in chi deve autorizzare e sorvegliare e chi poi, nel caso, deve
punire. Verrà a trovarmi e si renderà conto di quanto anche qui ci siano pecche
che ho denunciato e che ancora non hanno danno esiti… e magari non ne daranno
se non negativi, almeno per me. Spero vivamente di sbagliarmi!
Ho poi visto
in tv l’esibizione delle Frecce Tricolori, al solito toccante e ancora di più
per la dedica ai terremotati con un cuore disegnato nel cielo con le scie
tricolori. Auguriamoci tutti che la solidarietà di tanti continui e che le
promesse di tanti si trasformino presto in realtà di rinascita in miglioramenti
tangibili!