giovedì 30 giugno 2016

I mille volti della violenza

Di Alba

Quando mi alzo al mattino guardo il tg, raramente lo guardo al pomeriggio, ma lo guardo poi la sera. Qualcuno tempo fa mi disse: smetti di guardare i tg e di leggere i quotidiani, tanto sono solo notizie in massima parte mal riportate e scritte solo da “chi più conta”, da chi più è interessato a fare notizia, anche se non vera! Ma quando non mi sento “aggiornata” su quanto è accaduto nel mondo mi pare di non farne parte. Purtroppo molto spesso ole notizie sono quelle più brutte, più tristi, più squallide; solo una minima parte sono notizie di positività, di meravigliose scoperte, di curiosità. Sempre più spesso i  tg e i giornali riportano “bollettini di guerra”: enormi masse di umani che affollano le strade, le piazze, con striscioni e bandiere, fischiando e facendo un enorme frastuono e ahimè anche armati di manganelli, coltelli e pistole. Troppo speso guerriglia urbana fra manifestanti e forze dell’ordine che, rischiando la vita, cercano con ogni mezzo di arginare, frenare e sedare le maree umane e le risse… ma feriti, morti, ovunque, botte scazzottate, fucilate, pallottole vaganti che uccidono innocenti! Siamo in guerra! Anche quello che dovrebbe essere il movimento permanente e onnipresente , inno alla pace, all’amore, all’armonia: la famiglia è costellata sempre più spesso da orrori: genitori che uccidono figli, mariti che picchiano e uccidono mogli, amanti, suicidi, violenze di massa e quant’altro! Sta dilagando ovunque la “crudeltà mentale”, carnefici che ridono e godono nel vedere soffrire e agonizzare le loro vittime! E dove è capace di arrivare la “fantasia perversa” dell’essere umano?
Gatti dati alle fiamme che correndo all’impazzata provocano incendi a catena, a centinaia, devastando un’intera bellissima isola! Ma dove stiamo andando a finire pur di far prevalere sempre il solito “Dio che pare contare”?: il denaro, l’interesse! Non si soffermano i criminali a vedere (o solo pensare) alla distruzione di patrimoni di natura, vegetazioni, animali, uccelli, insetti, tutto distrutto in poco tempo… la colpa di un folle che quasi per certo rimarrà impunito lasciando dietro di sé sofferenze enormi e magari “insanabili”. La giustizia, i governanti, i politici, che cosa fanno per questi crimini? Parole, solo parole che si dissolvono veloci tra i fumi dei fuochi e le lacrime delle vittime! Perché non cercano di porre rimedio alle vuote parole e alle vane promesse col silenzio? Non parole ma fatti? Servono condanne esemplari, pene severe, non carceri dove hanno e fanno di tutto e più e meglio che fuori! Ci vorrebbero i lavori forzati come un tempo! Sono anni che continuo a chiedermi che senso abbia vivere onestamente, nel rispetto delle leggi, delle regole del quieto vivere civile anche fra sconosciuti? Insegnamenti ricevuti dai genitori, dai nonni, dagli insegnanti fin dai primi anni di vita e messi in atto da sempre, ovunque mentre tutti intorno vanno contro corrente e ti scansano o ti additano come la persona critica alla quale non va bene niente? È la pace con la mia coscienza (inesistente per molti, troppi!), la sicurezza di essere dalla parte della ragione e di aver detto o fatto qualcosa per il bene comune, nella speranza che vada a buon fine! Osservare e vedere le sofferenze, i disagi, condividerli amorevolmente, prevenire prima che “esplodano”; ma quando la prevenzione non è stata efficace, non è arrivata, è necessario curare con ogni mezzo, seriamente per un effetto domino, non di caduta ma solo di rialzo! Dove l’esempio della sopportazione, della tolleranza non fa breccia nell’animo dei “crudeli mentali”, degli insensibili senza cuore, dei menefreghisti del prossimo e della vita,,, ci vogliono avvocati, giudici e procuratori empatici, amorevoli, autorevoli che sappiano dare e far rispettare le giuste condanne, che sappiano poi accertarsi di trasformazioni e veri pentimenti dei condannati. Violenze, violenze, violenze  fisiche, ma qualcuno si è mai chiesto se anche la sola violenza psicologica e privata debba essere condannata duramente? Non mi pare proprio! Non mi risulta mai essere presa in considerazione “seriamente” (forse molto raramente). Uno schiaffo ricevuto potrebbe essere ricambiato e potrebbe essere più facile ritrovare l’armonia fra due persone (forse di più e meglio) ma è un passare dalla “ragione” al “torto”! Una richiesta di scusa, di perdono, una stretta, un abbraccio, potrebbe in parte “riparare il danno subito”?
 Una violenza psicologica, senza violenza fisica (tipo stalking, violenza privata, bullismo, mobbing…) “espressa” da parte di una “vittima”: distrugge, demolisce, annienta, porta a non reagire materialmente, a non vendicare, a non fare auto-giustizia, così finché “regge” la ragione lucida e razionale, ma se la ragione lucida e razionale vacilla per il tempo che scorre inesorabile per le giustizia lenta e ingiusta? Se paga sempre il giusto, la vittima, tramite un buono o fortunato avvocato alla procura, una querela, magari arriva a processo, vede condannare gli “artefici” del misfatto, come continuerà a vivere quella vittima? Vive ma trasformata, morta dentro! Sì certo, forse appagata perché ha ottenuto la tanto sofferta, attesa giustizia e magari un risarcimento che devolverà in beneficienza, ma sempre con un “nuovo” incubo della vendetta dei condannati! ( e quante ne sono avvenute). Accorata esortazione a forze dell’ordine, tutte, autorità, avvocati, procure e quanti altri a prendere in seria considerazione ogni primo esposto, denuncia, narrazione, anche senza un avvocato e verificare prontamente i contenuti, onde evitare spiacevoli e dolorosi epiloghi come tanti ne sono avvenuti, magari poi archiviare per decorrenza dei termini, perché appunto non “presi in considerazione prontamente”! Dopo tutto questo malloppo di sfogo, denuncia, suggerimenti, e quant’altro voglio chiudere con un altro suggerimento breve e positivo. Domenica 19/06 passando da un canale all’altro della tv, cercando di rilassarmi un po’ (non la solita tv domenicale sportiva, non la solita tv demenziale) mi sono soffermata su alcune immagini di mare turchese, limpido, acqua cristallina, cielo limpido, palme, fiori, scene “tropicali” e due bellissimi fanciulli… ok, “Laguna Blu”, un film già visto molti anni fa. Sono rimasta incantata, incollata davanti allo schermo della tv col sorriso e la serenità. La fotografia stupenda, i paesaggi incantevoli, la fantasia stimolata, pace e serenità! Facciamo in modo che tv e computer trasmettano film, fiction e romanzi ricchi di buoni sentimenti e insegnamenti, di meravigliose scene di natura incontaminata e non più scene di violenze in parole e festi. Per un mondo migliore!   


lunedì 27 giugno 2016

Perchè ho i chakra aperti? La risposta di un cristiano

Di Francois Macaione

La configurazione Chakra ha la sua origine nella filosofia yoga. Nel sistema Chakra il corpo umano contiene 7 punti cardinali, o Chakra, che sono ordinati lungo la spina dorsale è contengono le nostre motivate energie e interne influenze. Bilanciando l’energia creiamo un equilibrio psichico, spirituale, e fisico nella nostra vita.

7° CHAKRA:
E’ situato SOPRA IL CRANIO questo è detto il Chakra della CAPACITA’ DIRETTIVA. Il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è la PIETA’ che si oppone alla SUPERBIA, che è dettata dall’EGO. In questo punto è racchiusa l’ANIMA. Questo punto racchiude l’energia nel livello superiore. Lo stato di energia associato a esso è il PENSIERO. Questo Chakra è disgiunto dal TEMPO e dallo SPAZIO e TRASCENDE la CONOSCENZA UNIVERSALE.

6° CHAKRA:
E’ situato SOPRA LE SOPRACCIGLIA questo è detto il Chakra dell’UNITA’ SPIRITUALE chiamato anche TERZO OCCHIO. Il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è il CONSIGLIO che si oppone all’INVIDIA. La prima è una capacità ASSOCIATIVA mentre la seconda è DISSOCIATIVA. In questo punto si scontrano le FORZE BENEVOLE e MALIGNE sotto forma di LUCE e di TENEBRE. E' detto anche 6° SENSO. Questo Chakra trascende il TEMPO. In esso è presente un OROLOGIO BIOLOGICO che è in sintonia normalmente con ritmi dell’alternarsi del giorno, della notte, delle stagioni, e delle abitudini della persona. Questo Chakra è molto importante perché converte le informazioni che provengono dal 7° Chakra, quello della VOLONTA’ GENERALE in una VOLONTA’ PERSONALE. Quello associato al 5° Chakra. Un'altra caratteristica molto importante di questo Chakra è che essa riesce a cogliere gli ECHI, ovvero normalmente il pensiero della persona si protrae verso una dimensione futura perché vuole conseguire i propri obbiettivi personali o collettivi, ed essendo esso in sintonia con il mondo circostante riesce a verificare se questi si sono realizzati. In Questo Chakra s’incontrano le 3 energie: psichica, intellettuale e fisica.

5° CHAKRA:
E’ situato nella GOLA. Questo è detto il Chakra della VOLONTA’ PERSONALE, ed interessa la comunicazione VERBALE.
Il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è il TIMOR DI DIO che si oppone alla MALDICENZA o a un USO SCORRETTO delle capacità verbali, cioè quando una persona parla in maniera INOPPORTUNA. L’uso corretto delle parole solitamente ci permette di conquistare delle opportunità in campo sociale.

4° CHAKRA:
E’ situato nel CUORE questo è detto il Chakra della UNITA’ SPIRITO/MATERIALE, il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è la SAPIENZA che si oppone all’INGNORANZA, uno è un bene ASSOCIATIVO mentre l’altro è DISSOCIATIVO. L’equilibro SPIRITO/MATERIALE si raggiunge in particolari condizioni questa condizione è detta STATO DI GRAZIA ovvero l’annullamento dell’IO e dell’ES. In questa particolare condizione possiamo avere un potere più marcato sulla realtà circostante. E’ legato all’elemento ARIA.

3° CHAKRA:
E’ situato nel PLESSO SOLARE, cioè nella pancia, è detto il Chakra dell’IO. Qui ha sede l’EGO, il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è la FORTEZZA che si oppone allo stato contrario dell’AGGRESSIVITA’ in senso buono. Questo Chakra dipende molto dall’UMORE. Nello stato in cui noi guardiamo il mondo in maniera POSITIVA giudichiamo il mondo come se l’ordine, cioè il COSMO vince sul CAOS. Questo Chakra è molto delicato perché ci spinge ad avere parsimonia delle nostre RISORSE SPIRITUALI. Visto che nella vita corrente si possono verificare degli imprevisti. E’ legato all’elemento FUOCO.

2° CHAKRA:
E’ situato nella sfera SESSUALE, è detto il Chakra dell’EMOZIONE. Qui ha sede l’UNITA’ MATERIALE, il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è l’INTELLETTO che si oppone alla PIGRIZIA EMOTIVA e anche alla LUSSURIA. Questo Chakra può essere compromesso se l’energia spirituale è racchiusa nella maggior parte del 6° Chakra; ed è una valvola di sicurezza quando i Chakra superiori abbondano di energia. E’ legato all’elemento ACQUA.

1° CHAKRA:
E’ situato nei PIEDI nell’ANO, ed è il Chakra della REALTA’. Il DONO DELLO SPIRITO associato a questo Chakra è la SCIENZA. Qui le terminazioni nervose ritornano al cervello. E’ legato all’elemento TERRA. Si oppone all' INCOERENZA.



venerdì 24 giugno 2016

Auto-aiuto: una realtà da sviluppare

Di Alba

Ho iniziato a partecipare al gruppo di auto-aiuto come volontaria e all’inizio ero piena di entusiasmo soprattutto per le passate esperienze che avevo fatto nello stage del Circolo “L’Alba di Pisa”. Tuttavia molto presto qualcosa ha fatto sì che io arrivassi a chiedermi: “ma chi me lo fa fare?”. Ho continuato comunque la frequentazione perché speravo in un qualche cambiamento. Il clima che si respira è sempre “elettrico” e movimentato, utenti che entrano ed escono, telefoni che squillano, tutti desiderosi di parlare (me in primis), di raccontarsi, di intervenire sui discorsi altrui, ma anche ricchezza di ascolto ottenuto durante i silenzi di riflessione, in pochi per la verità. I sentimenti che mi si presentano ogni volta sono di “empatico dolore rabbioso” nel sentire e percepire storie di pesante autolesionismo, forse perché, ormai da molto tempo, ho acquisito consapevolezza di aver vissuto la mia vita più da spettatrice che da protagonista principale. Mi provoca quindi sofferenza il vedere e sentire così tanta determinazione nell’autodistruggersi da parte dei giovani che nonostante tutto cercano giustificazioni fasulle per i loro gesti. Provo spesso impotenza e frustrazione, ma anche qualche nota piacevole di positività. Non percepisco (come fin dall’inizio) accoglienza amicale, un gruppo compatto, solidale, “quell’uno per tutti, tutti per uno”. Ma quali possono essere i motivi? Le differenze di età? Le differenti di patologie? Ritardi mentali? Forse il fatto che una volta sono presenti quelli e la volta successiva altri, spezzando la continuità del gruppo? Forse siamo numericamente in troppi? Forse vi è la mancanza di regole o di un moderatore che permetta il parlare alternativamente senza sovrapporsi gli uni con gli altri? Non so capire ancora quali difetti e come poter risanare il gruppo e così continuo a chiedermi “Ma chi me lo fa fare?” la voglia di poter prendere a schiaffi qualcuno, la voglia di usare parolacce potrebbe essere una salvezza per me per non trovarmi col parkinsonismo! La risposta la so: me lo fa fare il mio essere genuina ed il mio “egoismo” che continua a dirmi: “posso riuscire a fare molto per portare un contributo di aiuto di miglioramento agli altri “cuccioli”, ma anche a me stessa per un enorme arricchimento! Insomma, chi vivrà vedrà.

giovedì 16 giugno 2016

Sognando dietro le quinte

Di Simona e Meri

La sera del 7 Maggio si è dipinta dei colori della musica e del teatro poiché l’Associazione Mediterraneo ci ha portati a vedere il musical “Sognando dietro le quinte” in cui recitava e cantava la madre di Enrico, il ragazzo carino e simpatico il quale tutti i fine settimana riesce con tanta volontà a creare  eventi sempre emozionanti e soprattutto culturali per i ragazzi dell'Associazione Mediterraneo.  Oltre a me e Meri, con la quale ho scritto questo articolo, c’erano moltissime altre persone ad assistere allo spettacolo e naturalmente anche Enrico. Gli attori facevano parte della compagnia teatrale “ARTE VIVA” ed  erano tutti bravissimi a muoversi con agilità sul palco, inoltre recitavano in maniera cosi naturale ché i loro ruoli diventavano parte di loro stessi.
Gli uomini e le donne che cantavano avevano poi delle voci intonate e limpide e anche la mamma di Enrico cantava da Dio; non solo, recitava altrettanto bene  anzi benissimo. Gli altri attori soprattutto i ballerini danzano fluidi e leggeri come libellule e attraverso i loro movimenti di coreografia e le immagini che venivano proiettate sullo schermo davano l'impressione di rivivere chissà quali storie. Mi sono così emozionata che mi veniva da piangere, era come ritornare indietro nel tempo o come guardare i vecchi film del passato. Lo spettacolo ha suscitato in tutti noi un’emozione che non avevamo mai provato in vita nostra perché sia la danza, che la parte cantata che quella recitata erano davvero molto coinvolgenti e così ci è sembrato di essere sopra al palco insieme a loro.
Credo che sognare sia bello per tutti perché il sogno è quello che alla fine ci fa stare bene e i sogni sono parte di noi stessi. A tutti noi capita spesso di sognare quello che vorremmo e quando siamo tristi, sognare quello che ci piacerebbe avere ci rende più sereni. Molto belli erano anche i costumi di scena, le musiche, le espressioni degli artisti e le loro  canzoni adatte ogni volta a quello che recitavano. Siamo state soddisfatte di poter essere state presenti a questo spettacolo che è durato più di due ore, intense ma così cariche di emozioni che sono passate in fretta. Al termine dello spettacolo; Enrico ha presentato a tutti noi la sua mamma e sinceramente non pensavamo che la madre di Enrico, oltre ad essere molto simpatica e ad avere un senso dell'humour non indifferente fosse anche un' attrice bravissima  ed una formidabile cantate.
Ha veramente una voce meravigliosa. Un Grazie sincero a tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione di questo spettacolo, un grazie sincero a tutti gli attori, ai cantanti, ai musicisti, ai coreografi e a tutte le persone che ci hanno lavorato. Un grazie ancora Enrico che ha avuto l'iniziativa di di portarci a vedere lo spettacolo e di averci fatto vivere queste emozioni

lunedì 13 giugno 2016

Esse est percipi o percipi esse est?

Di Noemi Mariani

Sei mai stato nel parco di via Ricci?
Quel piccolo parco pieno di margherite che sembra, da quante ce ne sono, rendano l’estate inverno, fresco e bianco; forse è per questo che lo hanno chiamato “Parco Primavera” e lì al tempo non è consentito entrare, come ia cani  alle biciclette. Se fai caso, appena entri dall’entrata principale, alla tua destra c’è l’albero più bello, un melo, sempre in fiore come le margherite ai suoi piedi. Sai, un tempo, quel parco non era così fresco, non c’era quella distesa di bianco vivo, ed il melo sembrava perso nella desolazione senza fine. Avevo la tua età, o poco più di sei anni. Il tempo era diverso, così la città e la vita. Ricordando quel triste melo, pensavo che solo io riuscivo a capirlo, forse perché i più grandi fissavano gli occhi alle nuvole, nell’attesa di vedere la fine dei lampi, il cielo sereno. Crescendo, non smisi di andare a trovare il dimenticato albero, poiché, dopo i primi incontri, divenni il suo unico amico di giochi, in quanto ero il solo a scorgere le lacrime nelle crepe. Adesso nella mia vita di oltre settantenne, mi sorprendo vedendo il melo in fiore e sorrido pensando alla semplicità di quel che era quel bambino, unico e solo verso il melo, più che unico era il solo non indifferente alla dura realtà.
Questa breve storia è nata per caso, come per caso si prende un libro fra mille, per ammazzare la noia di un viaggio, dove la scelta dipende dal titolo, tralasciando il suo reale contenuto.
L’essere consiste nel venir percepito o il venir percepito comporta un essere? Il bambino è triste perché vede la degradazione del melo o la realtà del melo si specchia nella semplicità dell’io? Esse est percipi racchiude l’dea con cui Kant, ed in seguito Schopenauer, posero in dubbio l’esistenza del reale mondo esterno, attribuendone la rappresentazione al soggetto, per cui la realtà diviene priva di esistenza autonoma. Una morte creata dal limite del risveglio della sua concezione vive e risplende in un parco letterale e in un melo, che ha, alle radici, margherite bianche dai petali in ascolto.
E l’uomo?
Siamo individui pensanti, persone dotate di una propria volontà, sentimento e autocoscienza; siamo la rappresentazione dell’essenza del genere umano.
Siamo esseri caratterizzati dallo sviluppo straordinario del cervello, dalle facoltà psichiche e dall’intelligenza, dall’uso esclusivo del linguaggio simbolico articolato e dalla conseguente capacità di fondare, tramsettere e modificare.
Siamo volti posticci di materiale vario, intenti ad esprimere determinati sentimenti.
Siamo ciò che appare, mai in contrasto con ciò che è apparenza.
Siamo il tutto. Ma non siamo niente, anzi, siamo lo specchio tracendentale del mondo.
Siamo persone distorte:
accumuliamo, ammucchiando e mescolando nell’essere ogni attributo a noi rivolto, modificandolo e rendendolo proprio ed unico.
È possibile che la parola”Persona” abbia molteplici sensi diversificati tra loro, tuttavia un senso biunivoco racchiude la molteplicità di un’unica identità. Kant, nell’”Antologia pragmatica” definisce la “Persona” come unità di coscienza persistente, l’uomo è l’unico essere partecipe di se stesso durante l’intera continuità del suo tempo. Un concetto di persona inteso come “sbocco” verso il proprio mondo, una relazione con sé, ossia come conoscenza di sé: l’io, il sentimento che ogni individuo ha della continuità della propria esistenza; il Principio d’Identità, che annuncia: cio che è, è, ciò che non è, non è, ovvero ogni essere è identico a se stesso; la perfetta uguaglianza.
Rapportare l’io alla formazione della propria identità, correlando il tutto in un fluido dialogo con se stessi, diviene il pilastro concettuale che ha assillato le menti e che la letteratura, l’arte e la musica hanno messo a nudo, sviscerando l’assenza profonda dell’uomo.
Nel suo uso classico greco e latino, “Persona”  indicava la maschera, atteggiata ad un particolare stato d’animo, come ad esempio collera, paura, felicità, che gli attori portavano in scena per rappresentare visivamente il Ruolo che interpretavano. Quindi in principio, il termine esprimeva ciò che si vuole apparire, ma non si è.
Lo studio dell’interiorità psichica dell’individuo, nel teatro, in particolare il teatro del 900, assume il ruolo di esplicazione critica della relazione tra uomo e società, l’io e la struttura con le sue infrastrutture (come Kant schematizza la società). La vita è una commedia, quindi la vita può essere portata sulla scena: è il momento del “teatro nel teatro”, della trilogia pirandelliana: in “Sei personaggi in cerca di autore” l’autore sparisce ed i personaggi si muovono senza la sua mediazione, il dramma familiare è censurato dalle convenzioni sociali, proprio perché è vero dunque irripresentabile; da qui si passa alla persona che si da “personaggio” in “Enrico IV”, lì la denuncia è rivolta all’assurda pretesa, da parte della società, di guarire quelle malattie che essa stessa ha provocato; infine in “Uno, Nessuno e Centomila” il radicale rifiuto dell’assetto sociale trova la soluzione in una irrazionalistica fuga dalla natura, un’evasione dell’irrazionalità, rifiutando l’inserimento nella realtà storica fondata sulla famiglia, il lavoro e il denaro.
Il dilagare nell’irrealtà è la soluzione novecentesca ai mali sociali che comportano negativamente la dissolvenza dell’identità e dell’unità dell’io; nascono le malattie dello spirito e la psicopatologia.
“La malattia non è un oggetto naturale ma un processo” (K. Jaspers), è un decorso la cui induzione e risoluzione è infinita se rivolta al singolo, poiché infinite sono le interpretazioni agli infiniti input a noi tramessi, i quali ci si prospettano fin dalla nascita, fin dalla prima immutabile formazione dell’essere, dell’io, della propria identità. Dico immutabile ma perennemenete in mutazione a causa del nostro “vizio” moderno di gettare il fisso sguardo all’esterno, perdendo e non acquisendo l’uso della coscienza persistente, della perfetta uguaglianza, tralasciando che, a livello inconscio, noi non siamo mai gli stessi; noi siamo la maschera del mondo, della società, della cultura, della famiglia, noi siamo l’ignoranza della nostra esistenza, il conformismo della vita.
Forse è troppo affermare che non siamo “niente”, ed è grande il rischio di cadere in un profondo pessimismo, in un desiderio inconscio di toglierci una vita che non è mai stata nostra, ma dell’epoca.
Adesso è consono, nello scrivere, gettare la propria soluzione; la soluzione universale ad un problema esistenziale. Mi limiterò, per mancanza di inventiva, a citare la chiarezza della “Continuità” di Whitman, aggiungendo che l’ascolto e la lettura sono un buon inizio per vedere e vedersi vivere del mondo:

Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
nessuna nascita, forma, identità – nessun oggetto del mondo,
né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
l’apparenza non deve ingannare, né l’ambito mutato confonderti il cervello
Vasti sono il tempo e lo spazio – vasti i campi della Natura.
Il corpo lento, invecchiato, freddo – le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
il sole ora basso a occidente sorge, costante per mattini e meriggi;
alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,

con l’erba e i fiori e i frutti estivi e il grano. 

Walt Whitman