lunedì 25 novembre 2013

Attraverso l'Europa

di Stefano Scotti

Eccoci siamo finalmente in viaggio attraverso l'Europa fino alla Norvegia che sarà la nostra meta.
Dopo due giorni di viaggio in autostrada.... in Danimarca il primo intoppo: ci ferma la polizia di notte per controllare i documenti.
Giorno 1. Ci siamo fermati che era già notte in Germania... A Qualcuno puzzavano i piedi allora dopo aver preso un takidol per la costola rotta ho deciso di uscire nel bel paesino che ci vedeva ospiti, c'è il luogo dove bere una buona birra tedesca così io e pochi altri, dopo esserci sistemati in albergo, ci siamo attrezzati per bercela.
Giorno 2.  Sveglia presto e colazione. Dopo aver visitato una chiesa nel paese tedesco, siamo ripartiti, destinazione Danimarca … la raggiungiamo in notte fonda.... per cena quella sera un po’ di biscotti con il latte.
Giorno 3. Partiamo dopo colazione … caffè  rigorosamente italiano e fette biscottate con la marmellata,  destinazione Norvegia... Kristiansand.
Preso il traghetto, dopo qualche  intoppo si parte.
La nave è veloce, a bordo siamo in 25 compreso Paolo che ci offre il pranzo e caffè. Ora manca poco all’arrivo.
lo Sgombro e lo Scotti
 Arrivati a destinazione ci accolgono i nostri amici Norvegesi che dal porto ci scortano fino alla struttura che ci ospiterà per qualche giorno: c'erano le stanze da 6 persone e fuori un prato immenso, un campo da calcetto, addirittura un laghetto con lo scivolo per tuffarsi. La grande casa era costituita da una sala dove mangiavamo con accanto una grande cucina e un bel ripostiglio e un sotterraneo arredato con divanetti adibito a discoteca dove ci divertivamo la sera.
Ci sistemiamo per dormire, la mia camera era composta da 6 persone c'era Angelone  Pasquale, Maurizio, Nicola, Gabriele e il Niccolai. Il posto era splendido e il secondo giorno arrivano delle studentesse che ci hanno tenuto compagnia per tutto il nostro  soggiorno. Dopo una colazione abbondante, come piace a me, ci sistemiamo in cerchio e ci presentiamo alle belle ragazze che ci sfidano a giocare una partita di pallone con loro che erano toniche, sportive e giovani… e hanno naturalmente vinto.
Io soffrivo, il lungo viaggio in furgone aveva accentuato il dolore alla costola.
Per cena la prima sera ci preparano riso e una specie di zuppa di funghi verdure e fagioli.
Nel primo pomeriggio facciamo un po’ di trekking. In cima al sentiero accendiamo il fuoco e ci cuociamo i marshmallow arrotolati a dei bastoncini di legno, non so che sapore avessero perché non li ho assaggiati. Rientriamo per le 6.
Mangiavamo tutti assieme e una sera abbiamo preparato un buonissimo ragù che è stato gradito da tutti.
Poi abbiamo risalito un laghetto che era poco distante con delle canoe diverse dalle nostre: più lunghe e più larghe. Alcuni di noi vanno in bici e nel pomeriggio ci scambiamo.
Insomma il gemellaggio si sente e ci dispiace perché finisce dopo esserci arrampicati sugli alberi e lanciati con delle carrucole per attraversare il lago al parco avventura.
Risaliamo sul furgone e partiamo per trascorrere il resto della vacanza nei bungalow di un campeggio.
Posti incredibilmente belli abbiamo potuto visitare, la natura cosi rigorosamente curata, il benessere e la pace di quei posti. Visitiamo una seconda  loro associazione c'è sempre Trine che fa da traduttrice fra Italiano e Norvegese ed è il nostro punto di riferimento con loro. Ci trasferiamo in campeggio: dormivamo in dei bungalow molto comodi e riscaldati... visitiamo un'altra struttura anche questa molto grande e completa di tutti confort.... per pranzo veniamo invitati a mangiare dell'ottimo pollo e agnello con una salsa  che sembrava panna.

Il giorno dopo ci accompagnano a pescare in mezzo  al Mare del Nord e Angelone Pasquale ne tira su parecchi: erano  sgombri. Io mi calo  la correntina ma mi si attriga e riprovo, finalmente la mia gioia esplode quando tiro su il pesce.
La vacanza sta per terminare e ci salutiamo mangiando pizza tutti assieme. Il giorno dopo partiamo: il nostro viaggio ha poche altre soste se non per dormire in un lussuoso albergo sulla via del ritorno dopo aver cenato con risotto alle lenticchie fatto di strasforo.... e dopo Italia! La raggiungiamo dopo aver attraversato i monti svizzeri, dove un caffè costa 3.50! Arriviamo a Livorno per le 9.30 di sera stanchi morti, ci salutiamo e al mio rientro a casa trovo il gattino che avevo preso da poco cresciuto notevolmente.... e mio padre che mi abbraccia dicendomi che gli ero mancato…

Il problema che mi ha portato in Norvegia. Diario di viaggio.

di François Macaione

Io sono stato all’estero, una settimana, solo una volta con la scuola superiore, al 5°anno a Monaco in Baviera a visitare il Deutsche Museum e l’HP… dove realizzavano computer di tutti i tipi dal workstation ad i mini e grandi personal… Il mio problema principale per cui sono andato in Norvegia era quello di cimentarmi in qualche attività nuova e fare esperienza di gruppo. In accordo con la mia psichiatra abbiamo deciso che io andassi in Norvegia affinché mi distraessi dal pensiero di un possibile conflitto, che coinvolgendo la Siria, si propagasse in tutto il mondo. Il fatto è che nel nata

VIVA Maria Laura

Maria Laura, psichiatra, oltre che come terapeuta ed  ex responsabile del servizio di salute mentale della Bassa Val di Cecina, è conosciuta nel mondo delle associazioni di utenti e familiari della salute mentale per il suo impegno rivolto alla promozione di occasioni di lavoro per gli utenti della psichiatria.
 E’ convinta che un gruppo di utenti organizzato possa svolgere mansioni lavorative anche complesse e crede che il lavoro sia un ambito di realizzazione personale indispensabile per il completamento di un percorso di guarigione.
 Ha da sempre utilizzato la passione come motore delle sue scelte professionali e anche dopo il suo pensionamento continua ad appassionarsi all’idea di costruire un mondo più vivibile anche per i più deboli.
Predilige le forme di  partecipazione diretta sia quando si tratta di prendere decisioni con i gruppi di utenti sia quando si tratta di stimolare le istituzioni pubbliche a promuovere salute.
Sempre piena di energia e solarità, è pronta ad ascoltare le sofferenze degli altri senza mai mostrare noia.
Tutto questo fino alla fine. Non ci ha voluto coinvolgere nella sua malattia che la ha accompagnata alla fine della sua vita lo scorso ottobre.
Maria Laura  ci lascia molto di quello che oggi siamo.
Maria Laura continua ad essere esempio di impegno e passione.

VIVA  Maria Laura Piazzi, morta VIVA.



In occasione della giornata nazionale sulla salute mentale si ricorda  la dott.ssa Piazzi  recentemente scomparsa


Noi dopo Maria Laura

5 dicembre
Cinema di Caletta
 15.00-17.00


Si presenteranno i progetti in cui si è impegnata fino all’ultimo e che Noi portiamo avanti

I progetti anti stigma rivolti agli operatori

La sfida della cooperativa Spazio Libero

Percorsi di vita indipendente: l’esperienza di Casa Mimosa e di Vallentina

La Fondazione di Partecipazione

lunedì 18 novembre 2013

Incontrarsi a Mare e Costa

di Noemi Mariani

L'occhio dell'esperienza si avvolge sempre in nuovi sguardi, rivisitando il mondo, noi stessi e le persone di un magico aspetto illusorio. Una molteplicità di cambiamenti in concomitanza coi vissuti di ogni partecipante ala vita, allo scambio reciproco di emozioni con la fine di una gioia comune: la Solidarietà, cioè essere in grado di porre il proprio io in relazione all'altrui esistenza.
Ed è questa medesima complicità che porta all'unificazione del gruppo il quale in principio sarà unicamente di conoscenza del medesimo che poi diverrà una comune esperienza per cui si svolge una qualsivoglia di attività.
L'intero scritto che ho ideato è la testimonianza diretta alla partecipazione Mare e Costa 2013, dove la comunicazione si aggira tra gli occhi di persone meravigliate e soddisfatte di se stessi ed di una complicità scattante dove le parole regalano forti e gradevoli emozioni per chi ne fa tesoro....


Cosa vuoi da me? Io, tu... noi...insieme... ma cosa vuoi?

Non saremo mai mai una cosa sola.

martedì 12 novembre 2013

Gita a Barcellona

Di Giuseppe D'Agostino

E’ stato un connubio tra calcio e salute mentale il risultato finale del nostro viaggio a Barcellona. Chi vi scrive assicura che non ha preso parte all’attività agonistica svolta dalla nostra rappresentativa “La Triglia” ma ha ricavato delle ottime impressioni a livello umano e ha migliorato qualitativamente il proprio grado di conoscenza con alcuni suoi compagni d’avventura, quasi tutti utenti dei servizi psichiatrici di Livorno.


Siamo partiti il giorno due di ottobre in aereo da Pisa, alle ore 8.45, e siamo atterrati in terra di Spagna dopo poco più di un’ora a Girona. Qui siamo saliti su un pullman e in tarda mattinata abbiamo raggiunto la capitale catalana. Una volta sistemati i nostri bagagli presso l’ostello “Karma” e mangiato qualche boccone, con l’aiuto di un utente del posto, Aitor, ci siamo inoltrati tra i meandri della metropolitana di Barcellona e dopo molto peregrinare abbiamo visto materializzarsi finalmente sotto i nostri occhi l’agognato campo di calcetto. Ai piedi della torre telefonica del Montjuich si è svolto l’atteso confronto calcistico tra la nostra squadra e la rappresentativa locale, quest’ultima legata all’associazione ADEMM (che ha caratteristiche simili a “Mediterraneo” e al cui interno opera una fondazione chiamata “JOYA”). Il risultato finale ha premiato gli sforzi dei livornesi, bravi nel piegare la tenace resistenza degli avversari. La vittoria ha inorgoglito la truppa guidata dal nostro Daniele Bavone ottenuta oltretutto al termine di un match sofferto e avvincente. Le passeggiate tra le Ramblas in mezzo alla movida notturna hanno scandito la nostra gioia, a coronamento di una giornata all’insegna della festa.
Il mattino seguente ci siamo fatti condurre da Albert, un signore anziano e padre di un utente, presso una specie di clinica psichiatrica della città dove i pazienti trascorrono alcuni mesi di riabilitazione prima di ritornare a casa; a differenza dei nostri servizi ospedalieri, in Spagna la degenza prevede una durata temporale più lunga e gli utenti ricoverati, oltre a ricevere l’obbligatorio trattamento farmacologico, seguono un percorso terapeutico che si palesa nello svolgimento di diverse attività, che possono essere di tipo manuale (come il corso di cucina) o mentale (ad esempio la fase di rilassamento simile allo yoga).
Le loro strutture sono apparse a noi visitatori italiani di gran lunga più efficienti di quelle nostrane, a cominciare dalla pulizia degli ambienti (sembrava di camminare tra gli specchi!) e dall’efficienza del personale con tanto di impiego a piano terra di un’accigliata guardia giurata che, al nostro passare, ci ha immediatamente bloccati, per poi contattare la responsabile del reparto la quale, subito dopo, ci ha concesso l’autorizzazione ad entrare. Abbiamo incontrato alcuni gruppi di utenti riuniti intorno a un tavolo a discutere tra di loro, e posso dirvi che la mia attenzione è stata catturata da tre parole scritte sulla lavagna,”Arbol de logros”- che tradotto significa più o meno scala dei valori- e questo lascia intuire come l’intento degli operatori sia quello di incentivare nei loro pazienti l’aspetto motivazionale.
Prima di pranzare la comitiva ha proseguito il proprio itinerario alla volta dello Stadio Olimpico nel bel mezzo del parco del Montjuich; tramite le indicazioni forniteci dal nostro amico Albert, ci è stato possibile ammirare la metropoli dall’alto, all’interno di uno scenario variegato che dai monti della Catalogna giungeva fino al mare. Nel tardo pomeriggio del giorno tre di ottobre siamo stati ospiti di un circolo formato da genitori di utenti della salute mentale nella cui sede abbiamo ricevuto un’accoglienza cordiale ma accompagnata da un eccesso di discrezione – all’interno non ci è stato consentito di riprendere con la nostra telecamera, dovuto probabilmente al fatto che tale associazione è chiusa al contatto con l’esterno dato che le loro attività si svolgono prevalentemente all’interno delle proprie mura.
Alla sera cena e di nuovo a zonzo tra le Ramblas sotto la pioggia di notte mentre l’ultimo giorno è stato vissuto ad ammirare le gesta pedatorie di Messi e compagni al museo del Barcellona, al Camp Nou, alla faccia di Gaudi, di Picasso e dei tesori d’arte che abbiamo trascurato nel nostro percorso.
Il rientro all’aeroporto di Girona è avvenuto tra qualche intoppo. Uno di noi ha rischiato di rimanere a terra perché sprovvisto del documento di riconoscimento, ma grazie al buon senso dimostrato dal personale di servizio dello scalo, il malcapitato ha potuto prendere la via per l’Italia, mentre Umberto ha dovuto rimandare di un giorno la partenza a causa di un errore di data contenuto sul suo biglietto costringendo il Bavone a rimanere con lui. Poi in volo verso San Giusto e, toccato il suolo patrio, abbiamo trovato Nicola e Pasquale che con i loro furgoni ci hanno ricondotti sani e salvi a casa.