giovedì 29 dicembre 2016

Nevica

Di Marco Tamburini

Le casette stupefatte
sono bianche come il latte,
tutto è bianco, monte e valle
e un diluvio di farfalle,
sopra i tetti e lungo i rami
che merletti e che ricami,
che stupore per gli uccelli
che cappucci sugli ombrelli

Immagine di Martin Driver, fonte: http://www.wallpapersafari.com/snow-in-the-city-wallpaper/

Il mio prato

Di Luana Baldacci

Sono io: Luana, ora socia dell’Associazione Mediterraneo. Ho passato tutta la notte nel bivio che si trova nel bosco fitto e nero di vegetazione! Brividi nella schiena e in tutto il corpo, avevo freddo internamente, ero sbigottita e annientata da quei tre viottoli e non riuscivo a coordinare le idee, i pensieri che mi sbatacchiavano nella mente si accavallavano l’uno sull’altro, cattivi e maligni. Poi uno squarcio di luce abbagliante mi ha scossa dalla testa ai piedi ben piantati nell’erba umida e ho deciso! Prendo il sentiero di sinistra perché è quello del cuore e così ho fatto. Dopo aver camminato per un paio d’ore stavo prendendo la decisione di tornare indietro quando, all’improvviso, mi sono ritrovata davanti ad un grande prato pieno di fiori di ogni specie! Ecco, mi sono detta, ho raggiunto il mio prato sfidando il grande bosco tetro e buio. Forse avrò sbagliato a dare retta al mio cuore che nel frattempo batteva forte fino a sentirmelo in gola. Stai sbagliando a gettarti a braccia aperte in quel campo di fiori, ti pentirai di averli calpestati! Non importa, per ora voglio rimanere nel bel mezzo di questo prato perché sino ad oggi la mia vita è stata solamente di scansare a braccia tese tutti quei rami pieni di grosse spine. Ora sono tra i fiori e finché vivranno loro sarò viva io.


giovedì 22 dicembre 2016

L'infinito

Di Liliana Fabbri


Foto di Ilenio Celoria

Mercoledì 14 dicembre 2016, ore 15:20.
Io vorrei poter vivere all'infinito forse nel futuro lontano. So che esiste. Poter chissà camminare sospesa nel cielo senza cadere, scaldarmi al sole senza bruciarmi, guardare in basso ammirando le cose senza toccarle, senza sciuparle, senza romperle, senza bagnarle con le mie lacrime, gioire per chi le possiede senza provare invidia o gelosia anche se non posso condividerle con nessuno.
Ma sperare che tutte quelle cose per chi lo possiederà possa rendergli sereni, felici nelle piccole cose che io non ho avuto; in particolare che sto perdendo piano piano. Primo, la voglia, secondo la forza di vivere, terzo andare avanti e superare le difficoltà che ora non riesco a superare.

Il libro della vita

Di Luana Baldacci

Ognuno di noi nasce con il proprio libro sotto il braccio e cresce portandoselo seco sempre. Nel libro ci sono descritti tutti i nostri passi e passaggi, belli o brutti che siano, buoni o cattivi. Alcuni di noi prendono uno di quei tanti vialetti nel fitto bosco che è la nostra, a volte sbagliando viottolo, altre volte deve tornare indietro e cercare il sentiero giusto, ma quasi nessuno ci riesce. Io ora sono in mezzo al bosco ed ho tre sentieri da scegliere ma sono basita, non sono in grado di andare né a destra né a sinistra e tanto meno quello un po’ curvo che ho davanti. Non è facile per niente prendere la giusta direzione che rappresenta uno scritto di questo nostro libro. Si rimane perplessi e il nostro cuore comandato dal nostro cervello batte con un ritmo impressionante, perché, come dice Dante, la retta via hai smarrita ed io alla mia tenera età sono nel mezzo a questi sentieri e momentaneamente non so quale prendere o forse lo so, ma la mia onestà si rifiuta e mi mette in croce con la mente e con il cuore, non ho mai tradito le amicizie di affetto sincero e certo spero di non cominciare proprio adesso, prego il mio Gesù di aiutarmi ad andare oltre i sentieri storti e di proseguire nella mia, per ora, retta via perché il corpo me lo deve impedire.


lunedì 5 dicembre 2016

Io

Di Liliana Fabbri

Sono io... oggi per la prima volta sono io. Mi sento viva, sono tranquilla e così serena che non me lo sarei mai immaginato di essere. È bello vivere, sì è bello vivere e sentirmi viva. È bello svegliarmi al mattino e vedere intorno a me la natura che ti circonda, gioire nel vedere il sole e le varie creature: gli scoiattoli, gli uccellini, una lucertola che si scalda ai raggi del sole, una farfalla che si posa sul fiore, un cerbiatto, una lenta tartaruga: ed io sono qui a contemplare tutte queste belle cose e poter assistere a queste meraviglie. Sì, io ringrazio Dio di esserne partecipe in prima persona.

Vita

Di Liliana Fabbri

La mia vita è finita o forse no!? Mi sento come un ramo spezzato, una foglia ormai ingiallita; che sospinta dal vento insieme alle altre cadono sulla terra; non fanno rumore diventando con la pioggia concime. Come per magia al centro cade un seme... Mi domando veramente: allora non sono inutile! Ma grazie al concime generato dalle foglie ingiallite e dal seme caduto spunterà un ramoscello diventando poi un albero, affinchè possa risollevarsi verso il cielo e verso il sole.


Nel mio silenzio

Di Luana Baldacci

Foto di Simone Colferai
Non importa se c’è gente che mi disturba, io cerco di non udire le voci intorno a me qui nella stanza Enrico dot., Simone e Letizia che se ne sta buona e tranquilla! Mi è piaciuto molto il suo piccolo scritto che per me è verità sincera. A me questo mondo in cui viviamo da molta angoscia, inquietudine e paura per tutti i giovani che devono per forza affrontare questa vita fatta di furti, omicidi e tanta cattiveria! Io, il periodo che trascorro all’Associazione Mediterraneo, lo vivo con gioia perché penso sempre di meno al mio male ed è anche perché mio figlio ha bisogno della sua mamma che sono io e gli ho giurato di non fare sciocchezze. Il sig. Paolo Pini è un grande uomo e un personaggio all’interno dell’Associazione e non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi riaccettata in questo magnifico posto. Poi dopo di lui c’è il sig. dot. Enrico Longarini al quale voglio un grande bene e una profonda stima altro non ho da dire perché mi sembra abbastanza quello che ho espresso in queste righe contorte dal tremore della mia mano. Con tutto il cuore spero di aver trasmesso le mie sensazioni

Con affetto Baldacci Luana

Il pensiero della vita

Di Letizia Lettori

La vita è un dono importante per le persone di tutto il mondo.
La nostra vita è anche dare la speranza alle famiglie che soffrono
in questo mondo orrendo di oggi specialmente per i bambini.


giovedì 1 dicembre 2016

Le mie riflessioni

Di Liliana Fabbri 

Il mare

Come è bello e profondo il mare. Immenso e trasparente, ti ci puoi rispecchiare, da odiare e da osservare. Con il suo ondeggiare può anche farti trasportare, può permetterti di ricordare, di sognare qualche cosa che con esso puoi realizzare, concretizzare, desiderare: di ripoter amare! Oh sì, come è bello e profondo il mare





L’Amicizia

Cosa penso della parola “amicizia”

Sì... l’amicizia: per me è una parola che mi piacerebbe poter mettere in pratica, poterla condividere, ammesso che possa trovare la persona giusta disposta ad ascoltarmi. Confortarmi, avere la sua opinione, avere consigli, uno scambio reciproco di idee, senza obbligarla, senza opporre su di lei, o su di lui, la mia volontà che risulterebbe non idonea, complicata, inutile ed addirittura dannosa per entrambi.


lunedì 28 novembre 2016

Pensieri Notturni

Di Luana Baldacci    
       
Ore 02:45 di giovedì 24/11/2016
Oggi non so più chi sono, non so più chi ero, sono sempre io quando mi guardo allo specchio, però vedo una persona che mi guarda e ha il volto inondato di lacrime che mi stanno bagnando anche gli abiti che ho addosso, mi stanno colando anche sui piedi nudi. Devo prendere una decisione con coraggio e farla finita una volta per sempre. Voglio andarmene da qui, voglio andarmene da Livorno, sparire e non farmi trovare più da nessuno, voglio vivere o morire da sola. Non ho più niente, solamente grattacapi che devo risolvere da sola. Sono vecchia e sono stanca di tutto ciò che ho intorno e cioè, il mio corpo che dentro è già morto da sempre! Speravo che con la casa nuova la mia vita sarebbe migliorata e invece no, è peggiorata. Non so quale autobus possa prendere per andare e poi tornare in questa casa che non sento mia. Ho perso tutti gli amici che avevo quando andavo a ballare, ora a malapena cammino trascinandomi dietro le gambe dure e pesanti. Non ho mai avuto voglia di vivere e ora ne ho ancora meno, cerco di non farlo vedere ma il mio dentro muore ogni secondo di questo tempo che per me scorre troppo piano e non mi fa vedere nemmeno un barlume di continuità e in quello che chiamano futuro e il futuro per me è inesistente. Sono stanca ma tanto tanto stanca di questo mondo, di questa vita che mi opprime!

Ore 04:30 di giovedì 24/11/2016

Oggi è giornata no su tutti i fronti, specialmente nello stato panico e memoria che mi manca sempre di più su quello che devo fare nel corso del presente. Io sempre più vivido il passato remoto e questo so che non è un bene per la mia psiche. Il mio ego si rifiuta inesorabilmente di vivere nel presente senza pensare neppure al futuro che penso non esista perché devo vivere giorno per giorno. Ora vorrei avere accanto a me mia sorella Silvana alla quale voglio un gran bene. Spero tanto che lei mi chiami perché io non posso, perché devo aver cancellato inavvertitamente il numero del suo cellulare e poi non riesco a trovare l’agenda dei vari numeri.


Storia di natale

Di Letizia Lettori
Il Natale è speranza e felicità: è la nascita di Gesù bambino, 
è l’arrivo di Babbo Natale per tutto il mondo 
ed è un giorno speciale per i bambini che ricevono i doni.

Anche gli adulti sono felici perché vedono i figli sorridenti Sono contenti per loro. 


lunedì 21 novembre 2016

Letizia: la mia fede

Di Letizia Lettori
La morte è oscurità e male, una forza che toglie la vita e che fa soffrire le persone, anche coloro, che non meritandoselo, hanno perso tutto e non hanno altro nient’altro da perdere.  Il dolore della perdita di una persona a noi cara è la cosa peggiore che si possa provare, ma per quanto angosciante non dobbiamo dimenticare come questa sofferenza non dipenda da un essere maligno come il Diavolo. Satana infatti, al contrario di Dio, non esiste e la causa di tutte le sofferenze dell’uomo sta nell’imprevedibilità della natura. Il male è solo una parte oscura e sconosciuta di ognuno di noi, mentre Dio è luce e bontà che ci riscalda il cuore. Io, il 22 maggio 2013, ho perso mio padre, la mia forza vitale che mi ha sempre sostenuto, e per quanto dolorosa sia stata la sua perdita, con Dio al mio fianco non mi sono mai sentita sola. 


lunedì 14 novembre 2016

La mia storia di sincretismo religioso

Di Francois Macaione
A cura di Enrico Longarini


Sebbene sia nato ad Empoli nel 1970, sono cresciuto in un piccolo paese della campagna fiorentina, Fontanella. L’asilo gestito dalle suore e i sacramenti della comunione e della cresima, mi hanno fornito gli insegnamenti cattolici che mi hanno accompagnato durante la mia fase di crescita. L’influenza della religione è stata molto forte durante quegli anni, al punto che da mancino divenni destrorso; le suore infatti credevano che la sinistra fosse la mano del diavolo, perciò legandomi il braccio mi obbligavano ad usare la mano destra. La religione ormai faceva parte della mia vita in ogni suo aspetto ed avevo fatto miei i principi che mi erano stati insegnati. Così tutte le domeniche andavo a messa e leggevo le Sacre Scritture dando loro però un’interpretazione personale, seppur sempre cristiana. Nonostante ciò, grazie a mio padre e a mio zio materno, maturai un interesse verso materie “più scientifiche” come l’elettromeccanica e la radio-elettronica, e così durante gli anni delle superiori iniziai a frequentare l’ITIS di Firenze, dove mi diplomai in elettronica industriale.
A sedici anni mi successe una cosa che all’epoca reputai strana: un pomeriggio d’estate, mentre me ne stavo sdraiato sul letto, improvvisamente avvertii il battito del mio cuore rallentare e sentii il mio corpo sollevarsi verso l’alto. Mi vidi entrare in una specie di tunnel luminoso e attorno, insieme a sconosciute figure angeliche luminose, percepii la figura di una donna misteriosa che si trovava alla fine del tunnel, che con la sua voce, passò in rassegna tutta la mia vita, passata, presente e futura. In quel momento credetti di trovarmi in paradiso, ma improvvisamente mi sentii tornare all’interno del mio corpo. Questo episodio arrivò a condizionare e a determinare la persona che oggi mi trovo ad essere e nonostante gli studi di elettronica industriale, ritrovai dei concetti della religione cristiana e della filosofia buddhista (sulla quale avevo iniziato ad informarmi) proprio in quelle materie scientifiche che avevo studiato a scuola. Da quel giorno iniziai a creare una mia personale visione del mondo fondata sì sulle leggi universali della scienza, ma anche sui principi e sui concetti espressi dalla religione cattolica e dalle filosofie orientali. Differenti discipline e credenze non erano più elementi inconciliabili, ma trovavano spazio nella mia mente che in questa maniera scopriva di non avere più orizzonti. L’essere umano ed il suo spirito, così, potevano essere riprodotti attraverso la rappresentazione di un sistema informatico, ossia di un modello basato sull’elettronica, sulla logica digitale e di conseguenza sulla matematica. Mi rendo conto che tutto poteva essere nient’altro che un’illusione, ma riuscii ad avvertire quasi fisicamente lo svilupparsi di questo cambiamento sia all’interno del mio corpo che all’esterno. Tutto ciò che avevo imparato da piccolo con la religione cristiana, dunque, altro non era che un modo limitato di osservare la realtà; i sette doni dello Spirito Santo presenti nella dottrina cattolica, ad esempio, potevano essere osservati, analizzati e compresi attraverso la logica dei Chakra delle filosofie orientali, ossia quei centri di energia presenti nel corpo umano che regolano le funzioni corporee, psichiche ed emotive di ognuno di noi. Il mondo e le relazioni con gli altri sono realtà complesse, la cui vastità può spaventare e disorientare se osservata da un unico punto, ma se impariamo a cercare dentro e al di fuori di noi possiamo riuscire a capire ciò che fino ad allora ci era sembrato imperscrutabile. 

La forza di farsi aiutare

Di Liliana Fabbri
A cura di Enrico Longarini

Si sa, l’Associazione Mediterraneo non manca mai di organizzare eventi e gite per far divertire tutti i suoi soci e così, come ogni week-end, domenica 2 ottobre siamo partiti carichi e pieni di aspettative (nonché di pranzo al sacco) per una bella gita a Firenze, alla visita del Giardino di Boboli. Sebbene il tempo non lasciasse sperare in un miglioramento e la minaccia di alcuni grossi nuvoloni in lontananza fosse sempre più concreta, non ci siamo fatti intimorire e così siamo giunti nel magnifico capoluogo toscano sui due furgoni guidati da Enrico e da Nicola, compagni inseparabili di ogni nostra avventura. Fortunatamente il sole ha avuto la meglio sul tempaccio e ciò ci ha permesso di fare una piacevole passeggiata fra le strade e le vie della città, colme e stracolme di turisti arrivati da chissà dove. Dato il mio problema alla gamba sono stata costretta a muovermi con la sedia a rotelle e, guidata da Enrico, Simona e Fabrizio ho superato ostacoli insormontabili come marciapiedi, sanpietrini, scalini e salite: mi sembrava di essere su una macchina da corsa! Arrivati a Palazzo Pitti ho preferito vedere il museo anziché entrare nel parco, la cui visita mi sarebbe risultata troppo difficoltosa a causa della mia carrozzina; questo però non mi ha certo abbattuto d’animo e lasciati gli altri compagni di viaggio, insieme ad Enrico, sono entrata nella celebre Galleria Palatina alla scoperta dei quadri, delle statue e di tutte le opere che vi sono conservate all’interno. Appena entrati quale meraviglia! Enormi lampadari a goccia, pareti dorate, busti di marmo, specchi e soffitti affrescati e come se non bastasse un numero incalcolabile di quadri che ricopriva le superfici di ogni stanza. Con stupore ho notato come la maggior parte dei soggetti rappresentati nelle varie opere fosse di natura religiosa e così ho potuto apprezzare i mille volti dolci e delicati delle Madonne col Bambino raffigurate dai pittori dell’epoca. È stata una visita davvero emozionante che ci ha fatto battere il cuore (anche perché Enrico, avvicinatosi troppo ad un quadro, ha inavvertitamente fatto scattare l’allarme: che ridere). Finito il percorso ci siamo riuniti con gli altri e, un passo dopo l’altro, siamo andati alla scoperta delle ricche vie di Firenze passando per il Ponte Vecchio e osservando il pericoloso livello dell’acqua dell’Arno, poi per la Galleria degli Uffizi ed infine giungendo al Palazzo della Signoria. È stata una bella esperienza, soprattutto perché non avevo mai avuto occasione di ammirare le bellezze di Palazzo Pitti e se in futuro potrò camminare con le mie gambe con maggiore autonomia mi piacerebbe poter visitare, anche solo per un attimo, il famoso Giardino di Boboli.


Poesie

Di Letizia Lettori


Stelle candenti (15/08/2016)

Stelle stelline cadano giù quando c’è
la luna piena nella notte splendente
Che fa sognare la vita.












Il gatto  sognatore (7/11/2016)

Il gatto che dà i sogni belli 
ai bambini che hanno sofferto
nella loro  vita
per renderli felici.












La nonna (08/11/2016)

Mi manca tanto la mia nonna io le volevo molto bene; con la mia nonna  ero molto felice di stare con lei.

lunedì 7 novembre 2016

La mia gita a Loreto

Di Letizia Lettori

Il 28 ottobre, io e le mie amiche Rita e Pamela, con una gita organizzata dall’Ordine di Malta, siamo partite da Pisa verso Loreto, un sacro luogo di pellegrinaggio dove si dice sia conservata la casa di Gesù a Nazareth. Il motivo principale del mio viaggio era la speranza di un miracolo nei confronti della mia amica Rita che sfortunatamente è costretta a muoversi con le stampelle. Così, arrivate a destinazione, dopo cena, io e Rita abbiamo partecipato ad una fiaccolata in piazza mentre Pamela è rimasta nella stanza. Il giorno seguente, dopo aver ascoltato la santa messa, siamo andate in pellegrinaggio verso il santuario della Madonna Nera e lì abbiamo visitato la santa casa della Madonna che si ergeva sulla cima di una collina da cui potevamo osservare persino il mare. La mattina del giorno in cui siamo partiti da Loreto verso casa, il 30 ottobre, mentre io e Pamela stavamo facendo colazione, abbiamo sentito il terremoto che ha disgraziatamente colpito il centro dell’Italia; tutti quanti abbiamo ovviamente avuto molta paure, soprattutto la mia amica Rita che in quel momento si trovava nell’ascensore con un’altra signora, una donna proveniente dal Perù. Per fortuna è stata salvata da Lucrezia, una sorella del Ordine di Malta e così siamo tornate a casa sane e salve. Purtroppo non abbiamo potuto assistere a nessun miracolo ma in futuro spero che la mia amica Rita possa tornare a camminare senza l’ausilio delle stampelle.                                                            


giovedì 3 novembre 2016

10 ottobre! È la “Giornata mondiale per la salute mentale”

Di Franca Izzo 

Incontriamoci, stiamo insieme questo pomeriggio per raccontarci e giocare, per provare ad essere più positivi. Almeno oggi!
< Sì ma dove? >
Nella stanza polivalente del Centro di Salute Mentale Frediani, dove alcuni utenti del servizio si sono accordati per ricordare questa giornata.
< Come avete fatto? >
Semplicissimo! Tamara, Franca e Giorgio, dividendo le spese, hanno comprato dolcetti, patatine, caramelle e noccioline, qualche bibita ed ecco fatto; apparecchiato a festa, dopo aver spostato i mobili per fare più spazio abbiamo dato il via ai festeggiamenti.
< Cosa avete fatto? >
Per prima cosa abbiamo spento lo stereo, sempre acceso nella stanza polivalente da che è stata occupata e autogestita dai pazienti del servizio a luglio, Stefano ci ha fatto sentire musica dal vivo, anche Barbarina ci ha cantato qualcosa e non è mancato un duetto tra Barbara e Franca con un brano di Mina. In seguito Stefano e Franca si sono esibiti con il loro repertorio, fatto di musica classica e
brani scritti dallo stesso Stefano. Dopo la merenda è stato riacceso lo stereo con musiche da ballo e ci siamo scatenati con le danze. Ogni tanto Rodolfo faceva qualche battutaccia in vernacolo, stimolando risate a tutti. Verso la fine dei nostri bagordi Michele è venuto a salutare, contribuendo con la lettura di un brano della nuova commedia che sta allestendo con il suo gruppo. Quindi ha letto le due righe che Franca aveva scritto per l’occasione, ma non leggeva per il timore che ciò abbattesse l’allegra atmosfera creata; ma non è stato così e dopo tanti applausi sono state riprese le danze fino all’ora dell’arrivo della cena.
< Raggiunto lo scopo? >
Sì! Tutti hanno partecipato gioiosamente dimentichi dei malesseri del mattino. Sì, credo proprio che ci siamo regalati un po’ di salute mentale l’un l’altro.
< Possiamo leggere anche noi ciò che Franca aveva scritto? >
Certo, guardate, il foglio è proprio qui:

Livorno, lunedì 10 ottobre 2016
Giornata mondiale per la Salute Mentale

Questa giornata nel mondo viene ricordata più per far promozione di salute che di cura.
Prima si diceva “Igiene Mentale”, bruttissimo, è come se il nostro cervello fosse sporco e bastasse lavarlo, magari con qualche elettroshock.
Con Franco Basaglia è molto cambiata: la legge 180, Psichiatria Democratica, paziente al centro della propria cura nei progetti personalizzati e quant’altro, con la chiusura dei manicomi si dice “Salute Mentale” da mantenere alla persona attraverso cure ed attività all’interno dei centri per la salute mentale territoriali.
Ed eccoci qua, tutti amici, ma...? Ognuno di noi ha una sua diversa storia e vive il proprio problema dall’interno, che quasi sempre ha un’impostazione di conflittualità che vive all’interno del proprio nucleo sociale, che può essere: familiare, lavorativo, amicale o addirittura con se stesso.
Penso che la semplice terapia farmacologica serva solo a contenere i sintomi del disagio, ad offuscarli e che non curi.
Pur riconoscendo l’importanza dei farmaci e del sonno, il riposo nel momento dell’acuzia, ritengo si debba andare oltre; infatti nel C.S.M. vengono organizzate varie attività atte a non far ristagnare la persona nei propri pensieri negativi, ossessivi.
Ma non tutti accettano questa sfida con se stessi, non vogliono combattere il sintomo, anzi, lo coccolano dandogli troppa importanza, lo ascoltano attentamente e questo prende sempre più spazio. L’unico spazio che a volte concedono per questa lotta è dato dalla terapia; che io giudico cronicizzante.
Forse mi giudicherete piuttosto arrogante, giudicante e stigmatizzante e direte: “Dici bene te! ma se uno non ce la fa, non ce la fa!”

Ma io mi chiedo se queste persone ci abbiano provato, abbiano mai sofferto di altro e per altro intendo la sofferenza di chi lotta contro lo schifo di vita che gli è toccata.


lunedì 31 ottobre 2016

La libertà è in gruppo: gli amici ritrovati


Di Noemi Mariani

Lo scritto che segue sono i pensieri dei partecipanti alla gita svolta all'Isola d'Elba che l'Associazione Mediterraneo ha organizzato per gli utenti del servizio di salute mentale di Livorno, la maggior parte delle persone non conosceva né l'associazione né le persone che vi hanno partecipato:

“...Sentirsi fuori dal mondo, dal mondo ordinario, dal mondo fatto di maschere da portare e comportamenti da tenere, secondo un ipotetico protocollo sociale, dove la nostra vita quotidiana inesorabilmente ci si culla, liberandosi in occasioni di paritaria condivisione dove la parola giunge all'orecchio di chi abbiamo difronte senza paura che le emozioni incontrino mura di discriminazione, in quei momenti la libertà di espressione giungeva al culmina...” (Franco Razzauti)
Siamo intorno ad un tavolo e chiacchierando con un sorriso sulle labbra rimembriamo tra aneddoti ed emozioni il soggiorno all'Elba dove allora come adesso le persone si pongono ad un confronto, un confronto, ci spiega Meri, che ha portato nuove storie e nuove emozioni, avventure intese come nuove amicizie, amicizie che se incontravano la discussione o il litigio non mancavano mai che finisse tutto tra un sorriso ed un abbraccio, amicizie che scoppiavano in risate e premura nel fermare  l'abbuffata di Michael la mattina a colazione verso le vaschette di Nutella od a incoraggiarlo in coro nella cattura di un Pokemon durante il cammino tra boschi e musei, insomma, conclude Meri, la sorpresa di poter partecipare al viaggio e la fatica protagonista dell'emozione della mia vittoria personale nel avere concluso il mio cammino, a fatto si che io sia orgogliosa di me stessa
A questo proposito Francois specifica che l'impegno fisico va coltivato come quello mentale poiché lo sforzo fisico condiviso con un gruppo aiuta a conservare la realtà e quindi la propria sopravvivenza; a tale risposta il tavolo degli “amici ritrovati” esplode tra concetti di realtà e di libertà: “...la libertà è anche esigenza fisica un esigenza di trovare la propria libertà nel movimento. ”Oppure “...possiamo assaporare la libertà anche da un bel piatto di pasta abbondante....” (Sauro Meini / Roberto Masotti), “... la libertà è un tuffo nel possedere, alla fine, nuovi orizzonti per assorbire la linfa dello “stare bene” e per potere sorridere a se stessi attraverso gli altri...” (Massimo Mannucci).

Tra concetti profondi e personali rivolti ad una gita dove il senso ed il bisogno comune sono stati i protagonisti del nostro viaggio, l'animo di ognuno di noi si è arricchito al di fuori del tempo, dove esso in questi sette giorni è stato dimenticato come l'esigenza di tornare a casa ed abbiamo di giorno in giorno coltivato noi stessi, le nostre emozioni, le nostre esigenze per essere parte attiva del gruppo in un clima paritario avvolti dalla brezza del viaggio abbiamo condiviso la gioia dello stare insieme, la parola pronunciata verso un sicuro ascolto reciproco ed il mal tempo, inesorabile su di noi, ma vinto con una chiacchera o una partita a carte... Questa esperienza è stato un respiro a polmoni aperti di aria nuova, aria che mancava, a volte dimenticata, ma adesso con nuove avventure si sono creati nuovi inizi e nuove speranze.      


Cuore Solitario

Di Letizia Lettori

Primo capitolo
Tanti anni fa nacque un bambino di nome Fausto che viveva in un castello di cristallo dai genitori Rosa e Fabiano che veniva protetto da Dio, dalle fate e dagli angeli per non farlo cadere nelle mani del diavolo. Fausto amava tanto gli animali, aveva un cane di nome Neve e lo portava sempre con sé anche quando era a scuola. I suoi compagni di scuola lo prendevano in giro perché aiutava i bambini che il più delle volte venivano presi di mira dai bulli che volevano da loro i soldi e la merenda. I maestri rimasero meravigliati dal suo gesto. Un giorno a Fausto riapparve Gesù sulla scogliera e gli disse: “continua così perché sei un bravo ragazzo e non credere ai tuoi compagni di scuola perché loro non capiscono che tu sei un bravo ragazzo e si devono pentire di come hanno trattato”. I maestri, rimasti meravigliati dal gesto di Fausto, chiamarono i suoi genitori e organizzarono una festa in suo onore e invitarono i bambini che lui aveva aiutato. I suoi genitori rimasero stupiti di sapere dai maestri che il loro figlio Fausto era un bravo ragazzo. I compagni di scuola, quelli cattivi, allora chiesero scusa a Fausto. Lui li aveva già perdonati e accettò il loro invito di andare in vacanza in America.

Secondo Capitolo
Fausto, in gita con i suoi compagni di scuola, andò nella città americana e li conobbe una ragazza giapponese di nome Rita e si innamorò di lei, che viveva in un castello di smeraldo. I genitori della ragazza, però, erano contrari al loro rapporto perché pensavano che lui fosse interessato ai suoi soldi perché il padre di lei era un commissario della polizia che si era infiltrato nelle società in nero. Purtroppo però venne scoperto e, vittima di una trappola, fu ucciso. Prima di essere fatto fuori conobbe il ragazzo che piaceva a sua figlia che gli raccontò la sua storia e gli disse di essere il figlio di una duchessa che viveva in un castello di cristallo che si trovava su di un’isola e che quindi non era interessato ai suoi soldi. Così il padre della ragazza scoprì che era un bravo ragazzo e gli dette il permesso di frequentare sua figlia prima di essere ucciso.

Terzo Capitolo
Fausto disse alla sua ragazza che suo padre era stato assassinato dalla società in nero. Gli amici del padre della ragazza fecero un’indagine da cui scoprirono che lui aveva ragione. Organizzarono il loro fidanzamento perché lui era stato sincero con loro. Così arrestarono i criminali che avevano ucciso il padre di Rita, ormai fidanzata di Fausto e tutti, felici, organizzano una bella festa di matrimonio tra i ragazzi con un gruppo di ballerini scozzesi. Partirono così per il viaggio di nozze il giorno stesso del loro matrimonio per andare a Parigi. E a Parigi nacque il loro erede maschio e lo chiamarono Andrea. Tutti i loro amici e i genitori furono felici e contenti della loro notizia e quando Rita e Fausto tornarono a casa dal viaggio di nozze organizzarono una grande festa per l’arrivo di Andrea, il loro figlio.

giovedì 27 ottobre 2016

Le mie emozioni

Di Simona Vannozzi

Infinito Amore

Amore, amore solo amore.
Amicizia, affetto, sorrisi
Sguardi di coloro che ti vogliono bene, i loro volti li senti ma non li vedi.
Così lontani, così vicini, astratti e fuggitivi.
Sogno immensamente,
Il vuoto è dentro di me.
Un dolore intenso mi avvolge tutto il corpo,
che forte mal di testa.
Cupo è il mio umore.
Cupo è il mio sguardo.
Cupo è il mio cuore.
Ma l’amore è dentro il mio cuore e di questo amore voglio vivere.


Sentire

Tutto è quiete e tutto tace,
la mia mente si riposa in pace,
chiudo gli occhi e mi rifletto in un mondo bello tra gli specchi,
vedo fiori, il cielo ed i colori, tanto verde, tanto rosa, tanto giallo e celestino
e triste mi sento un pochino.
La mia testa è in confusione, così nostalgico è il mio dolore.
Ma se penso per un momento, ogni attimo, ogni istante, ogni brivido io sento.
Del mio calore voglio vivere e il mio amore voglio sentire.


venerdì 14 ottobre 2016

Una crociera indimenticabile

Di Meri Taccini


Il giorno 28 settembre, dopo aver fatto gasolio al Sambac, la nostra amata barca a vela, siamo partiti per una bella crociera organizzata dall'Associazione Mediterraneo. La gita sarebbe dovuta durare cinque giorni, ma a causa di problemi legati al maltempo abbiamo deciso di rientrare due giorni prima. La ciurma era composta da cinque utenti e da due accompagnatori. La prima giornata è stata decisamente piacevole, siamo arrivati nell’isola di Capraia e nel pomeriggio tutti hanno fatto il bagno mentre io mi divertivo a guardarli sguazzare. Una volta tornati a bordo hanno preso il sole e non molto tempo dopo tutti quanti siamo riusciti a vedere un branco di delfini al quale nessuno dei partecipanti è riuscito a scattare una foto. Quando Fabrizio ed Alessandro hanno iniziato a mangiare io e Noemi abbiamo cominciato a prenderli in giro e tutti insieme ci siamo sbellicati dalle risate. La mattina dopo siamo partiti alla volta della Corsica e per me si è rivelata un’esperienza del tutto nuova perché non ci ero mai stata; certo, non avrò conosciuto l’isola in ogni suo particolare, ma senz’altro posso dire di aver vissuto dei momenti stupendi insieme ai ragazzi e a Noemi e per questo ringrazio Paolo che me ne ha dato l’opportunità.

Foto di Fabio Guidi

Amore

Di Meri Taccini

Camminando sola soletta,
come sempre.
A volte mi capita di guardare

fermarmi a guardare
ragazze e ragazzi
che si sbaciucchiano,
si accarezzano
e si dicono
tante piccole cose
sussurrate all'orecchio;
e dentro di me penso
che potevo
essere anch'io una di loro,
con l'amore
grande e immenso che
ho dentro di me
e porterò dentro di me
per tutta la vita,
anche se sento
che morirò molto presto.
Non so dove
ma sono certissima
che lo farò

Alla scoperta di un nuovo mondo sotterraneo

Di Meri Taccini


Per il giorno 18 settembre l'Associazione Mediterraneo aveva programmato un'uscita del tutto particolare così di buona mattina siamo partiti per andare a visitare le grotte conosciute come Antro del Corchia. Con i pulmini siamo arrivati fino in cima all’ingresso della grotta ed essendo arrivati abbondantemente in anticipo per la visita, non sapendo che fare, io, Enrico, Nicola e Marina ci siamo messi a giocare a frisbee. Ad un certo punto però è arrivata la navetta dalla quale è scesa una delle guide che non solo ci ha comunicato che non potevamo lasciare i furgoni all’ingresso della grotta, ma anche che dovevamo tornare a valle a fare i biglietti. Così, tornati in paese, fatti i biglietti ed una sosta al bagno, siamo risaliti fino all’ingresso della grotta (stavolta con la navetta). Prima di entrare la guida ci ha spiegato tutto quello che avremmo visto con i nostri occhi, ma soprattutto ci ha annunciato che l’intero percorso della visita contava ben 1800 scalini! In quel momento ho avuto una piccola crisi di panico, ma poi mi sono detta: “dai Meri, vedrai che mettendocela tutta ce la farai come tutti gli altri” e così ho fatto. Appena siamo entrati all’interno delle grotte davanti a noi si è aperto un mondo meraviglioso composto da stupende stalattiti modellate da piccole gocce di pioggia penetrate nel terreno per centinaia e centinaia di anni. Vi erano poi dei laghetti sotterranei, anche loro prodotti dalla pioggia penetrata nel terreno. Dimenticavo di dirvi che le stalattiti mi hanno emozionato tantissimo e il loro ricordo mi ha accompagnato per tutta la via del ritorno fino a casa dove, con una grande gioia nel cuore, mi sono addormentata stanca ma felice.

fonte: http://www.antrocorchia.it/media_corchia.htm 

giovedì 6 ottobre 2016

Rigovernare e pensare

Di Simona Vannozzi

Sono a casa a pensare prima di andare a lavorare. Alle 11:30 andrò alla ristorazione dell’ospedale di Livorno, la Serenissima, la mensa a cui lavoro da circa un anno. Oggi sono di turno di pomeriggio alla rigovernatura, mi toccherà lavare pentolami, teglie, coperchi, utensili da cucina ed infine ripulire i carrelli, i piani di lavoro e la lavastoviglie che spesso, fermandosi, non funziona molto bene. Si accende con fatica e ci vogliono almeno venti minuti per caricarla. Che noia! poi io ho sempre odiato rigovernare. Di tutte le mansioni domestiche la rigovernatura mi manda proprio su tutte le furie, non la sopporto proprio, non mi piace. che ci posso fare? Quando sono a casa mi piace molto cucinare ma il pensiero che dopo devo riassettare e rigovernare la cucina, specialmente lavare ed asciugare le stoviglie, uffa uffa, non lo sopporto proprio. Spesso preferisco non mangiare nemmeno e quando mi ritrovo ai pasti principali, per non sporcare i piatti, i bicchieri, le posate ed altro apparecchio con piatti e posate di plastica. Fra l’altro condivido l’appartamento con tre inquilini, tutti uomini; vi potete immaginare. Sono peggio dei bambini, almeno credo. devo sempre pulire quasi tutti i giorni soprattutto lo sporco che lasciano loro. Sono proprio uomini, non hanno certi accorgimenti, spesso mi arrabbio e li brontolo, forse anche in malo modo, ma poi mi rendo conto che non ci posso fare niente. Sono senza via di scampo. Sono tre anni e mezzo che vivo con loro, ma non è cambiato niente. Sono senza speranza. Per fortuna non sono solo inquilini, ma sono soprattutto miei amici con i quali condivido anche cose belle. Il problema è un altro, che nonostante tutto non posso avere un’indipendenza economica che mi consenta di vivere da sola. Purtroppo il pensiero che mi assale da anni è di avere un appartamento mio e di viverci da sola, ma sfortunatamente questo pensiero è ancora lontano. Non è giusto perché quando ti rendi conti che quando giungi alla soglia dei quarantaquattro anni vorresti forse qualcosa di più. Ti poni solo una domanda: perché gli altri hanno delle case proprie, possiedono dei lavori che gli forniscono indipendenza ed autonomia, hanno le proprie autovetture o motorini e spesso viaggiano e oltretutto vanno a cena fuori o a divertirsi in altri modi? Spesso io la sera sono a casa da sola perché non mi è rimasta nemmeno un’amica e la maggior parte di loro sono fidanzate o sposate. Io per il momento ho solo la mia bicicletta e spesso devo usare i mezzi di trasporto pubblici che non sempre arrivano puntuali, ma che il più delle volte ritardano. Devo camminare molto a piedi se voglio arrivare a destinazione e tutto questo mi stanca molto. Ma dov’è che ho sbagliato? È solo fortuna o qualcosa che probabilmente non ha funzionato. Sinceramente non lo so. Mi sono fatta diverse domande ma non ho mai trovato le risposte. Forse non sono riuscita ad arrivare dove quasi tutti gli altri sono arrivati ma magari è solo una mia sensazione e ci sono magari persone che ancora aspettano di arrivare ai propri obiettivi. Chi lo sa, chi può dirlo? Mi sembra di spaccare il mondo, ma credo che in fondo sarà il mondo che spaccherà me.
O forse no?


SS Angeli Custodi

Di Alba


Passa il tempo inesorabile! Me ne sto accorgendo molto bene negli ultimi mesi; si sono affacciati tutti insieme gli acciacchi della terza giovinezza; dolori diffusi, agilità quasi inesistente, difetto visivo peggiorato, denti da “riparare” e tutto con sfogo e malinconia anche se mitigata in consapevolezza e accettazione. Questa premessa perché, incredibile ma vero, sono trascorsi quasi due mesi dalla crociera organizzata dall’Associazione Mediterraneo di cinque giorni con la barca a vela: dal 10 al 14 agosto. Anche se con ritardo, mi fa comunque piacere ricordare e commentare la bella, unica ed esaltante esperienza. Dunque, era mercoledì 10 agosto, sono arrivata al porto per l’imbarco prima delle ore 9 insieme alla mia amica Cinzia. Al bar (ex) Cellini c’è stato l’incontro con gli altri alla gita: tre ragazze diciottenni Lisa, Lisa, Genni poi Duccio, Giada (che non conoscevo) poi Marco, Noemi, Flavio e il capitano Paolo Pini. Sono stata issata a bordo con l’aiuto di Paolo e Flavio e quando siamo saliti tutti a bordo è iniziata la preparazione per il viaggio! Ero emozionata e contenta, l’unico pensiero che mi “tormentava” un po’ era la condivisione di spazi ristretti in promiscuità con persone che vedevo per la prima volta e con differenze notevoli di età. Paolo mi ha assegnata la prima “cabina” a destra, con accesso dopo il servizio, scendendo dalla scaletta di poppa. Ho avuto il privilegio di avere la suite tutta per me, forse perché avevo detto a Paolo che dormivo nuda (non è vero!), che dormendo russavo, urlavo, parlavo, che mi giravo molte volte e che mi alzavo per andare in bagno a bere (vero, anche se in quei cinque giorni non è mai successo). Ho comunque molto apprezzato!
La camera era grande, con un ampio giaciglio, i piedi rivolti alla porta, a destra una catasta di salvagenti arancioni maleodoranti di muffa (ma sono ahimè abituata a tale odore che mi perseguita a casa da ben sette anni), alla mia sinistra una “parete” a scomparti di legno, tipo libreria, ai piedi la porta, per accesso al servizio, che dovevo ancorare ogni volta che aprivo e chiudevo onde evitare che sbattesse, anche perché oltre il servizio (w.c. e mini lavandino angolare) altra porta (idem da ancorare) dove un maxi-letto ospitava le tre fanciulle, Lisa 1, Lisa 2 e Genni con i rispettivi sacchi a pelo (sempre in disordine fra le altre varie cose). Dalla parte opposta  al “lettone” il lato c’era il lato cottura con frigo a pozzo, poi fornelli basculanti e un piano d’appoggio. Vicino si apriva la porta di un’altra cabina confinante con la mia, divisa dalla scaletta. Quella era lo studio e camera di Capitan Paolo, condivisa con Flavio e in fondo il loro servizio. Tornando in cucina-dormitorio per fanciulle e proseguendo verso prua, disimpegno con camere e servizi (che non ho visitato) dove dormivano Noemi, Duccio, Marco e Giada. Sistemati i bagagli e preso ognuno possesso del proprio alloggio siamo “riemersi” tutti dislocati sul ponte, Paolo al timone ha avviato il motore ed è iniziata l’avventura! Direzione Portoferraio, Isola d’Elba. Ero emozionata, non avevo alcun timore, solo un po’ il pensiero che potesse suonare l’allarme di casa, ma è bastato poco per non pensarci più, osservare il porto che si allontanava sempre più, conversare con nuove persone e presto eravamo già in mare aperto lontani dalla riva. Il mare era lungo poi increspato e mosso e dopo non molto Lisa 2 ha iniziato ad accusare un malessere che si è prolungato per una buona parte della traversata: è stato un connubio fra Lisa 2 e un grande secchio legato ad una corda! Pur dispiaciuta per la fanciulla ho spaziato con lo sguardo in lungo e in largo, compiaciuta e ho condiviso pensieri con gli altri, in particolare con Giada; purtroppo poi ha avuto anche lei un malore dopo aver fumato, ma per fortuna di breve durata. L’unica nota dolente per me, che trovandomi spesso sotto vento respiravo tutto il fumo dei viziosi. Ma il venticello fresco e il sole appagavano. Quando è stato possibile Paolo, con l’aiuto di Flavio, Noemi e Duccio ha issato le vele ed è stato messo a tacere il motore. Che bello! Finalmente! Ed è così che mi piace navigare: veleggiare, cioè scivolare sul mare solo con l’ausilio delle vele, spinta dal vento, ascoltare il “respiro del mare”, lo “sciacquio” delle onde che si infrangono sulle fiancate della barca e gli spruzzi che arrivano a tratti a rinfrescare. Il sole bruciava, ma il vento fresco della navigazione mitigava la calura. Mi ero ben spalmata crema solare sul poco che avevo scoperto: viso braccia, poi avevo un cappello di paglia calato fino sugli occhi, occhiali fotocromatici, una maglietta polo a mezza manica, dei pantaloni lunghi stretti alle caviglie, calzini e scarpe da ginnastica... eh sì, mi hanno presa in giro, specie al ritorno quando ho sfoggiato una discreta abbronzatura da “fiorentina”! Purtroppo però la mia salute non mi ha permesso di espormi oltre e forse è stato un bene anche per evitare “malori agli altri”.
R.Ridi/Visitelba.info
All’ora di pranzo, era già stato deciso il menù: pasta condita con tonno e insalata mista. Paolo con l’aiuto di Flavio ai fornelli hanno messo al fuoco il pentolone. Io sono vegetariana e lo sapevano, ma distrattamente Flavio a cottura ultimata aveva già condito tutta la pasta col sugo di tonno... NOO! No problem, rapido e attento Flavio ha rimesso la porzione di pasta destinata a me nel colapasta e l’ha sciacquata con l’acqua calda, poi è bastata una spolverata di formaggio e un po’ d’olio e il mio primo piatto era bello che servito... e buono per giunta, “da sposare” ho commentato. Ognuno col proprio piatto, seduti sul ponte al fresco, al sole, o all’ombra anche sotto la tenda che era stata distesa, abbiamo pranzato conversando e poi riordinato. Onestamente (e un po’ me ne vergogno) io ho dato sempre ben poco aiuto anche perché essendo gli spazi ristretti, non conoscendo o non ricordando dove riporre o prendere le cose, ero solo di intralcio e inoltre, data la poca agilità e la vista compromessa, rischiavo di farmi del male e non era proprio il caso. Nel pomeriggio siamo giunti in prossimità di Portoferraio. Non ricordo esattamente la sequenza degli ancoraggi, ero troppo intenta ad osservare e godere dei panorami.  Certo che dal mare tutto ha una prospettiva diversa. La costa frastagliata, dirupi che si tuffano nel mare cristallino o azzurro cupo, o turchese a seconda delle variazioni di luce o dei fondali. Qualcuno ha fatto il bagno, il gommone calato in mare per recuperare chi, magari, si stancava. Io sempre a bordo, porgevo gli asciugamani ai nuotatori. Arrivato per me il momento di andare a dormire mi sono ritirata nella mia suite perché avevo necessità di distendermi; gli altri sono rimasti sul ponte a parlare, oppure col gommone andavano in giro per i paesetti vicini. Io ho aspettato che rientrassero magari tardi, e poi continuavano a scherzare, a ridere, parlare, specialmente i più giovani. un po’ ascoltavo, ma poi mi addormentavo perché ero stanca. poche volte, per attimi, magari mentre mi rigiravo nel letto, ho sentito russare dei miei vicini, Paolo e Flavio. Ho sempre dormito a sufficienza, forse perché stare tutto il giorno all’aria aperta, l’aria pulita, il relazionarmi con gli altri mi stancava. Poche volte ho messo il collirio forse per l’aria pulita, a casa invece lo metto spesso. Sul ponte mi muovevo poco perché se stavo in piedi non riuscivo a mantenere l’equilibrio, evitavo di sostenermi a corde per non combinare guai, così pure temevo di scivolare se mettevo i piedi in terra nonostante le scarpe con suole di gomma. In pratica quando ero all’esterno mi muovevo “strisciando” da una parte all’altra, aiutandomi con le braccia per sollevare le gambe e spesso urtavo nei pezzi di metallo, quelle specie di “funghi” dove Paolo o gli altri avvolgevano o srotolavano le corde delle vele. Dopo l’Elba siamo giunti in Corsica e lì sono scesa a terra, ho fatto una lunga camminata con gli altri che andavano a fare il bagno, mentre io dalla spiaggia osservavo e facevo da guardia alle loro cose. Poi ci siamo fermati per bere e altri sono andati a farsi la doccia. Il viaggio è proseguito verso l’isola di Capraia, il tempo è stato sempre buono e tutti sempre bene. i pasti erano buoni e anche adatti a me, senza carne o pesce; per merenda ho gradito un fresco yogurt (che non mangiavo da tempo e non così buono). A colazione non ho perso la mia abitudine, spremuta d’arancia con fiocchi di cereali, avevo portato lo spremiagrumi a mano e Paolo aveva fatto scorta, dalla partenza, di 6 kg di arance (ovvio, non solo per me!). il mio pensiero alla partenza era anche quello legato alle necessità fisiologiche, ma ho superato anche quello che è per me un problema. Mi ero portato una scorta di salviette disinfettanti che usavo prima di usare il servizio e gettavo ogni volta in un sacchetto (per evitare di intasare il w.c.). Oltre alle salviette per l’igiene, per riservare acqua dolce per lavare i denti avevo portato tanti ricambi di biancheria perché non avevo certo voglia di fare bucato ma era simpatico vedere altri come Flavio che regolarmente lavava costume e maglietta e stendeva al cavo della barca con le pinze. una casa galleggiante ben attrezzata e organizzata anche perché ho constatato di avere ancora spirito di adattamento. Siamo giunti al termine della crociera. Che peccato! Alla partenza pensavo che cinque giorni sarebbero stati interminabili, invece sono volati in un attimo, mi hanno lasciato dei bei ricordi, tante meduse grandi e piccole a filo d’acqua, i colori, i profumi, le sensazioni: tutto mi ha ringiovanita, stimolata a vivere in barca come fanno alcune persone che conosco... chissà? Estate ok! Ma d’inverno? E con gli anni e gli acciacchi che incalzano? Sogno. Quando sono arrivata a casa ho avuto solo un grande bisogno di fare una lunga doccia di mezz’ora. E per qualche giorno, stando seduta o distesa, mi sembrava di ondeggiare come quando ero in barca. E sentire il tintinnio dei metalli che sorreggevano le vele e sbattevano fra di loro. Approfitti di questo ricordo di crociera per rinnovare il grazie a tutti i partecipanti. Grazie per avermi sopportata, supportata, aiutata, per avermi fatto ridere, divertire, per avermi fatto superare qualche fisima, per avermi fatto provare, dopo tantissimi anni, lo spirito dell’avventura, della condizione, della sopportazione e dell’aiuto reciproco: lo spiriti marinaresco. Grazie grazie grazie, grazie a tutti, in particolar modo al Capitan Paolo che mi ha invitata a vivere questa lunga esperienza indimenticabile. 

giovedì 1 settembre 2016

Riflessioni sul terremoto

Di Alba

Perché? Perché? Perché?
È la domanda che sempre esterno ogni qualvolta resto incollata davanti alla tv dopo una catastrofe, come il terremoto recente fra Lazio ed Umbria. Resto attonita con le lacrime che mi solcano il viso e continuo a chiedermi: perché? E mi immedesimo nel dramma di chi è rimasto intrappolato e ferito sotto i cumuli di massi, detriti, arredi… magari vicino a parenti morti. Perché? Pochi attimi e tutti i sacrifici di una vita per costruirsi una casa crollano ridotti in polvere. Perché? Anziani, giovani, bimbi, animali… mi ricompongo continuando a chiedermi “perché”, provo a trovare una risposta da credente: Signore, perché? Sia fatta la tua volontà. Forse la sofferenza su questa terra (anche quando frana provocando morte e distruzione) è necessaria per “meritarci” una vita migliore dopo?
Molte volte ho sentito il terremoto , ho vissuto il dramma dei miei parenti colpiti dal terremoto in Irpinia nell’80, i traumi psicologici che hanno riportato i miei cugini più giovani. Qualche anno fa a Pisa, quando frequentavo il corso per facilitatore sociale, ho dialogato molto con una ragazza abruzzese che era in veste di tirocinante perché si stava per laureare in psicologia; aveva vissuto il terremoto dell’Aquila del 2009, mi parlava spesso, prima e dopo le lezioni, della sua terribile esperienza, della casa che aveva perduto insieme con amici e parenti. L’ascoltavo e ci scambiavamo sensazioni e impressioni e ogni tanto l’abbracciavo perché non mi uscivano le parole per la commozione; mi faceva spesso il paragone con l’alluvione che io avevo vissuto a Firenze dal 4 novembre del 1966. Le prestai i volumi che avevo con foto e cronache di quel lungo e terribile periodo. Lei cercava la differenza fra il terremoto e l’alluvione ed io le raccontavo il mio vissuto, lei il suo. Nel suo dramma c’era stato un lieto epilogo: aveva conosciuto un vigile del fuoco di Pisa che era andato in soccorso alla popolazione abruzzese, fra i due era sbocciato l’amore e a distanza di qualche anno si erano sposati e avevano avuto due bambini. Purtroppo con lei persi i contatti poiché tornò a vivere nella sua terra, anche se sempre distrutta e a tornare anche a Pisa.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” Così recitava una bella vecchia canzone di Fabrizio De André , proprio così! La natura si ribella, catastrofi provocano distruzione, morte, sofferenza e quando tutto sembra perso per sempre una piccola luce si accende… poca forse ma sufficiente per dare una nuova boccata di ossigeno, una spinta per rimettersi in moto, per ricominciare a vivere nel sentire la solidarietà di tanti estranei ma calorosi; e seppur con ricorsi dolorosi, con l’aiuto il tempo consentirà di osservare da fuori, con distacco, quanto introiettato dolorosamente e bruscamente “sul campo”.
Penso alla difficile operazione  di messa in moto degli aiuti, faccio enorme fatica a capire come il meccanismo della solidarietà fatta di uomini e mezzi possa essere attivata e soprattutto coordinata per aiutare e non intralciare. E mi vengono alla mente esempi di aiuti che abbiamo ricevuto io e la mia famiglia per l’alluvione del 66, pur non avendo avuto danni alla casa. E continuo a pensare che se è vero che eventi naturali come i terremoti e alluvioni si verificheranno sempre (e forse più spesso) è pur vero che tanti danni a cose e persone potrebbero essere evitati o comunque ridotti. Mi viene poi in mente il terremoto di non molti anni fa a San Giuliano di Puglia dove crollò una scuola e dove morirono venti bambini e la maestra. Un mio cugino ingegnere andò come volontario e dopo un accurato sopralluogo stilò una perizia nella quale evidenziò gravi carenze strutturali oltre all’inadeguata collocazione dell’immobile. Tale perizia, insieme a quelle di altri professionisti, fu inoltrata agli uffici preposti per il caso ma… I bimbi e la maestra erano morti e anche dopo anni, come troppo spesso accade, i responsabili rimasero impuniti.
Per me da sempre e per ogni evento è la coscienza di ognuno di noi che deve muovere a fermare il tutto! Purtroppo molto spesso, troppo spesso, la coscienza e l’onestà restano parole vuote, invisibili, perché soffocate, nascoste, azzerate dagli interessi materialistici; è il dio denaro che governa tutto l’universo e continuo a pregare il solo Dio che può fare qualcosa se solo lo “ascoltiamo” e preghiamo sempre. E forse anche le guerre, la cattiveria fra gli uomini di qualsiasi razza, estrazione sociale, istruzione, cesserebbero e potrebbero regnare solo l’armonia, la pace e l’amore. Che bello! Questo è sempre e solo l’augurio che mi rivolgo e vorrei che se lo rivolgessero in tutti i continenti. Mentre sto scrivendo tutto ciò ho ricevuto la telefonata del mio cugino ingegnere che mi ha informato su alcuni nostri parenti; mi ha detto che presto diventerà nonno per la terza volta e che è in procinto di partire per fare sopralluoghi e perizie. Il suo “amaro” sfogo è quello che già conosco e che anche io, da profana, ho espresso: mancanza di coscienza e professionalità in chi costruisce, in chi deve autorizzare e sorvegliare e chi poi, nel caso, deve punire. Verrà a trovarmi e si renderà conto di quanto anche qui ci siano pecche che ho denunciato e che ancora non hanno danno esiti… e magari non ne daranno se non negativi, almeno per me. Spero vivamente di sbagliarmi!

Ho poi visto in tv l’esibizione delle Frecce Tricolori, al solito toccante e ancora di più per la dedica ai terremotati con un cuore disegnato nel cielo con le scie tricolori. Auguriamoci tutti che la solidarietà di tanti continui e che le promesse di tanti si trasformino presto in realtà di rinascita in miglioramenti tangibili! 


giovedì 25 agosto 2016

Ragazzinsieme: imparare divertendosi

Intervista a Simonetta Garosi
Di Enrico Longarini

Amicizia ed una (ri)scoperta della natura, sono questi i principi su cui si fonda Ragazzinsieme, il progetto organizzato dalla Regione Toscana che da diversi anni ormai offre a ragazzi adolescenti l’opportunità di trascorrere insieme una settimana all’insegna della vita sana, della corretta alimentazione e dell’apprendimento presso la foresteria “Palazzo della Vigna” di Montioni. L’obiettivo principale del progetto è infatti quello di infondere nei ragazzi i concetti del rispetto per se stessi, per gli altri e persino nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Nei primi giorni di agosto quindi i ragazzi si sono riuniti presso la stazione di Venturina e, partendo alla volta di Montioni, hanno dato inizio alla loro avventura.

Molti di loro già si conoscevano, altri invece sembravano davvero dei pesci fuor d’acqua, ma nonostante ciò tutti quanti si aspettavano di divertirsi e di stringere nuove amicizie. Le attività previste, come ogni anno, non hanno disatteso le aspettative dei ragazzi che, oltre a svagarsi, hanno colto l’occasione per osservare e conoscere cose nuove, come ad esempio le innumerevoli costellazioni che illuminano il cielo notturno che per loro, ragazzi di città, non era mai stato così “pieno di stelle”. Nei giorni seguenti poi tutti quanti hanno avuto modo vivere molte altre nuove esperienze e così si sono trovati alla guida di una barca a vela, hanno utilizzato un kayak, incontrato i numerosi animali che frequentano i dintorni della foresteria di Montioni e persino passeggiato in un bosco di notte. Le mete delle loro uscite sono stati i luoghi più suggestivi che il territorio poteva offrire loro, il lago dell’Accesa, i borghi di Suvereto e Populonia Alta, dove i ragazzi si sono divertiti a scoprire le piccole strade ed i vicoli bui e, dato che una sera era prevista una visita al paese di Massa Marittima, i ragazzi hanno dato il loro contributo nello sparecchiare per fare in modo che anche i cuochi della foresteria potessero godersi una piacevole serata d’estate al di fuori della cucina. Come ogni gita naturalmente non sono mancati gli imprevisti ed una mattina i ragazzi sono stati costretti a rimandare i loro piani per via del cattivo tempo, tuttavia questo non ha impedito loro di divertirsi, di organizzare una gara in cucina, (di dimenticarsi, a causa delle risate, svariati ingredienti) e di organizzare un torneo di biliardino, che nella sua semplicità si è rivelato un mezzo efficace attraverso il quale i ragazzi sono riusciti ad interagire con chi ancora faticava ad entrare a far parte del gruppo. Il giorno seguente tutti quanti sono partiti alla volta del golfo di Baratti, meta imperdibile per ogni turista fiorentino che si rispetti, e sono rimasti estasiati dalle sue spiagge pulite, dalle sue acque limpide e dalla tranquilla e serena quotidianità dei paesini del territorio. Alla fine del soggiorno i ragazzi hanno tirato le somme della loro esperienza ed hanno condiviso le loro opinioni: tutti quanti si erano molto divertiti, erano stati bene ed erano addirittura rimasti soddisfatti della gentilezza dei cuochi, sempre disponibili nei loro confronti.
A Montioni, sostenevano, avevano potuto dare sfogo alla loro fantasia e avevano potuto fare qualunque cosa desiderassero senza che nessuno li limitasse in alcuna maniera, cosa che secondo alcuni di loro, capitava un po’ troppo spesso in altri campi estivi. Non solo avevano avuto modo di visitare posti nuovi grazie a Carlo e Paolo, gli autisti che li avevano affiancati per tutta la durata di questa esperienza, ma avevano potuto conoscere una natura nuova e diversa. Ogni momento ed ogni occasione si è rivelato un pretesto per divertirsi e scoprirsi sempre più uniti e vicini e nonostante alcuni ragazzi avessero alcune difficoltà a relazionarsi, gli altri non hanno mai smesso di farli sentire parte del gruppo.