di Laura Libardo
Partenza:
Cosa succederà a Montioni? Mi piacerà la vacanza e riuscirò a camminare tutto il giorno per tre giorni consecutivi? Cosa dovrò fare per salvaguardare le persone più fragili di me?Come si instaurerà il rapporto con gli studenti?
Queste le domande che mi sono posta prima di partire per la vacanza a Montioni, che pensavo mi creasse ansia, invece è stata bella e divertente.
Ci siamo ritrovati in sette alla stazione di Livorno alle 13 e 30. Abbiamo trovato posto a sedere in modo da stare tutti insieme, tutti i ragazzi erano contentissimi di fare questa esperienza, o di ripeterla se l’avevano già fatta.C’era Paolo, Matteo, Antony, Fabrizio, Riccardo, Andrea e io. Un po’ di ansia per il viaggio perché non avevo mai accompagnato il gruppo. E’ andato tutto bene.
Arrivati a Campiglia i responsabili sono venuti a prenderci e subito abbiamo conosciuto i ragazzi del Colombo e del Vespucci, Noemi in particolare, con cui abbiamo fatto la traversata da S. Vincenzo a Baratti con la barca. La giornata era splendida e Baratti si apriva a noi con tutta la sua bellezza. La gita in barca è stata rilassante e divertente ed è stato bello parlare con Noemi e conoscerla. Nel pomeriggio ci siamo goduti Baratti sulla spiaggia e abbiamo passeggiato lungo la costa mentre Carlo ci spiegava le tecniche per fare il ferro usate anticamente.
Il secondo giorno Carlo ha portato il gruppo a visitare il parco dell’Uccellina, bellissimo parco fra sentieri e lunghi chilometri di spiaggia.
Infine il terzo giorno siamo andati tutti a camminare nel percorso da Baratti, zona Canessa a buca delle
Fate e poi Populonia. Il percorso è stato bellissimo perchè oltre al bosco durante il sentiero si aprivano scorci mozzafiato e emozionanti. Per quanto mi riguarda dopo i primi passi in salita non avrei mai pensato di continuare a camminare per tutto il percorso e arrivare fino in fondo, invece è stato proprio così. Da segnalare assolutamente che due studentesse,Giada e Alessia sono state stupende perché mi hanno aspettato e aiutato quando sono rimasta indietro. E’ stata una grande soddisfazione salire sul pulmino che ci aspettava alla fine della salita…ho pensato ce l’ho fatta e ho creduto di poter fare qualsiasi cosa!
Il pomeriggio alle terme del Calidarium ha divertito tutti!
La sera abbiamo fatto una riunione con gli studenti da cui è emerso che il progetto è piaciuto tanto; è stato bello sentire le impressioni e le emozioni di tutti i partecipanti che hanno avuto dalla vacanza un arricchimento positivo, penso che è stata un’esperienza che ha modificato e arricchito gli alunni di nuove sfumature e pensieri sulla salute mentale.
Ho avuto dei momenti critici, in cui ho dubitato della mia capacità di gestione e padronanza della situazione e ho avuto paura di sbagliare, ma è andato tutto bene. Al ritorno in treno, arrivati alla stazione, al momento della discesa non vedevo più Valerio e non sapevo dove fosse e mi sono spaventata. Invece scendendo, improvvisamente ho sentito Valerio urlare CIAOOO LAURAAA!!!Era già sceso e guadagnava l’uscita tranquillamente, e mi sono sentita sollevata.
Posso dire che secondo me il rapporto fra i ragazzi dell’associazione e delle scuole è stato ottimo, infatti i ragazzi sono stati molto gentili e hanno mostrato di capire lo spirito del progetto.
E ‘ stata veramente una bella esperienza . Grazie a tutti.!!!!!!!!!!!!!
lunedì 14 aprile 2014
martedì 1 aprile 2014
Certi bambini, di Antonio e Andrea Frazzi (2004) Giovedì 3 aprile 2014
Il film dei fratelli Frazzi, del 2004, appartiene a buon
diritto al nuovo post-neorealismo italiano. Essi, fin dal 1972 operavano nel
campo della regia teatrale, collaborando poi con la Rai dal 1975 per una serie
di fictions televisive.
Il loro primo lungometraggio è del 2000: Il cielo cade che
riscosse notevole successo di pubblico e riconoscimenti ufficiali.
Il nostro film Certi bambini, tratto dal romanzo
omonimo di Diego De Silva, si presenta con delle immagini di una periferia
metropolitana, oscura, dolente, degradata, infame, in mille ignobili case
sempre senza sole e cupe e con tanta, ….tanta sporcizia.
In fondo è solo la periferia di Napoli, ma potrebbe essere
quella di una caotica città sudamericana. Il film, meraviglioso e tagliente
come una lama, procede su di un doppio binario narrativo, quello materiale
scandito dalle fermate metropolitane nell'incedere lento del treno e quello
onirico che, nei ricordi di Rosario, bombo undicenne, compone e decompone le
trame di una memoria violata di sogni dolci e incantati o ruvidamente aridi,
nel bloccare ogni percorso, sogni stagnati e profanati nel loro candore,
violentati mentre scende l'ascensore verso l'inferno, quasi mai provvisto di vie
di fuga. E' vero, il bimbo accudisce amorevolmente una caramente bislacca nonna
anziana che ha fatto indigestione di Roipnol, frequenta Santino con situazioni
di coinvolgimento in azioni di libero volontariato.
Ma in questo inferno di disperazione e di orrore, la porta
si spalanca anche all'angelo vischioso del male, Damiano, giovane viscidamente
corrotto che lo introduce, in qualità di psicopompo, come novello iniziato ad
antichi misteri, all'addestramento per diventare da figlio delle puttane e della
strada, figlio della camorra e della 'ndrangheta organizzata e del crimine, un
vero uomo.
Rosario già conosce le bravate sull'autostrada insieme agli
amichetti, in prove di competizione, gesti estremi di bullismo e stalking, i
ruoli paradisiaci ed artificiali in cui il bimbo rende culto all'uomo che
ancora non è conducendo una vita disagiata tra adulti malfamati, in bande
organizzate da marci e violenti pedofili ai fini di una rete operativa pronta a
qualunque atto di sadismo, con perversioni che intrecciano il piccolo al grande
crimine.
Ogni passo sulla strada di una infame dietrologia, ha un
prezzo e Rosario cede poco a poco alla iniqua civiltà di chi si sente grande ed
importante, i senza legge, veri demoni di un mondo capovolto, figlio e padre
del male.
Non servirà anche l'innamoramento di una giovane
baby-prostituta la cui maitresse è la madre stessa che prepara il caffè ai
clienti giovani e non giovani in attesa, incinta, che morrà per un aborto mal
concepito, e “curato” da non medici senza scrupoli. Dopo quest'ultimo schiaffo
che il destino gli riserva, Rosario si allontana, spinto e per scelta obbligata
nel deserto di coloro cui l'anima viene uccisa, misero deserto, povero deserto
di morti, verso il suo primo omicidio condotto con efferatezza e senza sensi di
colpa, con mano e mente ferma e spedita. La sua iniziazione alla meravigliosa
civiltà degli adulti è ora completa e già in parte consumata.
Assistiamo così ad una ansimante corsa, senza redenzione, in
cui il dolore è padre e figlio e nonno e nipote e madre di se stesso e in cui
ci si vergogna di essere uomini civili.
Cosa possiamo dire ancora?
Il film illumina crudamente l'infanzia rubata, il furto
immondo dell'innocenza, la profanazione di un piccolo tempo, dolce e fuggente,
di una fantasia pulita e fatata, empiamente ribaltata nell'ebbrezza fredda e
calcolata dell'omicidio consapevole e della criminalità organizzata e di stato.
La società, noi tutti, abbiamo miseramente fallito e vanno
in culo le programmazioni sociali e gli impegni di Renzi, la lotta alla mafia
ed il prossimo governo.
…Rosario può andare a giocare pallone con i coetanei, lui figlio, come i
nostri figli, senza illusioni, senza speranze, senza domani..., ma il
pallone...
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