Quello che seguirà è un concentrato di pensieri,
emozioni e scambi avvenuti durante gli incontri organizzati dal dottor Serrano
prima di andare in pensione. Citerò una
frase del dottor Serrano per descrivere al meglio i concetti chiave del corso:
«il pessimismo vede come va a finire, l’ottimismo vede come si vuole che vada a
finire».
Il corso sul fronteggiamento della malattia mentale,
per meglio dire “coping”, è stato
tenuto dal dottor Serrano, primario dell’Asl di Livorno e dal dottor Pini
sociologo dell’Asl di Livorno presso l’associazione Mediterraneo di Livorno. È
durato dieci lezioni di quattro ore ciascuna per un totale di una ventina di
giorni. Il corso è piaciuto a tutti i partecipanti, tutti si sono interessati e
sono rimasti soddisfatti perché è stato bello anche se, in effetti, è stato
faticoso mantenere l’attenzione vigile per così tanto tempo. È stata
un‘occasione, un’esperienza umana più che un corso nozionistico, infatti, è
stato emozionante non solo conoscere gli argomenti trattati, che personalmente
ritengo abbiano fornito a tutti gli strumenti per agire sul proprio disturbo,
ma abbiamo anche condiviso esperienze e conosciuto meglio la storia
professionale del dottor Serrano e del dottor Pini e tutte le cose positive
messe in atto in anni di lavoro. Il corso è propedeutico a quello della
recovery che terrà a breve il dottor Pini.
Il corso è stato focalizzato su come migliorare la
capacità di fronteggiamento della malattia mentale e del proprio disturbo,
concetti che possono servire a riconoscere i segni precoci della propria crisi
e attuare strategie e tecniche (come l‘evitamento, il coping emotivo e il
coping sul compito) per correre ai ripari e prevenire situazioni più gravi e
faticose.
Inoltre abbiamo trattato il concetto di recovery (in
italiano ripresa), cioè quando una persona che ha subito un periodo di disturbo,
sebbene non sia ancora guarita, riprende a costruire la vita secondo una sua
volontà, non succube del suo disturbo. Partecipa, come avviene nei gruppi di
autoaiuto. È importante per stare bene che la persona abbia una vita sociale,
realizzi le sue potenzialità, ricoprendo un ruolo sociale, capendo le
aspettative degli altri e rispondendo a tali aspettative prendendosi
responsabilità. Questo può avvenire attraverso occasioni come un corso. Inoltre
scopo del corso era di poter immaginare un futuro, concependo degli obiettivi
di vita personali, partendo dal fatto che salute è bene comune, cioè la salute esiste
non solo in relazione a sè ma anche in relazione agli altri.
È importante dire che abbiamo seguito gli argomenti
secondo studi ed esperienze internazionali ma il dottor Serrano ha sottolineato
più volte che gli argomenti devono subire una personalizzazione, cioè ognuno
viene a patti in maniera diversa con la malattia e trova il suo modo di
gestirla. Altro tema di cui abbiamo parlato è stato lo stigma cioè un
etichettamento negativo che subisce chi ha un disagio legato alla salute
mentale. Si tratta di un ulteriore fattore di stress per il malato perché ha
paura di fare e di non farcela e essere così etichettato. Abbiamo quindi
conosciuto i progetti che l’Associazione Mediterraneo da anni organizza con le
scuole per l’integrazione fra persone con disturbi e studenti delle scuole
superiori allo scopo di combattere lo stigma, chiamati Naturalmente Uguali. Una
delle cose più belle è stata condividere le nostre esperienze, le nostre
vulnerabilità e le nostre personali strategie, in un‘atmosfera empatica che il
dottor Serrano e il dottor Pini hanno creato capendo le nostre esperienze,
chiarendole e dandoci non solo suggerimenti ma anche feedback positivi su noi
stessi e le nostre possibilità. Si è creata una situazione di condivisione con
gli altri e fiducia in cui le persone hanno potuto parlare delle proprie ferite,
un po’ come avviene nell’auto-aiuto.
Altra cosa positiva è stata lo sviluppo della
capacità di essere in sintonia con il gruppo e il dottor Serrano; si è
realizzata una cooperazione reciproca fra noi e il dottore.
L’altra esperienza
positiva secondo me che il corso ha lasciato al gruppo è stata l’idea di
trattare le proprie vulnerabilità e il proprio disturbo con positività; infatti
quando una persona ha problemi è molto demoralizzata e passiva, invece il corso
ha evidenziato le strategie in positivo per gestire il disturbo, ma anche per
migliorare la propria vita e scommettere sul futuro, quindi avere obiettivi
personali, non necessariamente legate a ciò che la società vuole, ma legata
comunque alla relazione con gli altri.