Di Luana Baldacci Lopez Callejon
Scrivo, scrivo...
Scrivo, così tanto per
scrivere, per cercare disperatamente di far uscire l’amaro che è in me. Scrivo
per poter l’anima mia placare. Per cercare di smaltire la sofferenza che è in
me e che solo io sento. E scrivo. Scrivo tutto ciò che mi passa per la mente e
vorrei che fossero bugie, ma è solo verità. Scrivo per non piangere, scrivo per
non impazzire e scrivo perché leggere non mi riesce più. Quando gli altri
parlano io li sto ad ascoltare e ci metto tutta me stessa, ci metto il cuore e
cerco sempre di poter consolare o consigliare la persona che sto ad ascoltare.
Ma quando parlo io perché dentro di me sto per scoppiare, perché il dolore che
ho dentro mi sta straziando, mi fa soffrire, quando cerco qualcuno che mi possa
ascoltare, che mi possa capire e consigliare, non lo trovo, non trovo mai
nessuno con cui parlare. Allora, mi metto davanti allo specchio e parlo,
parlo... Dico tutto di me, di ciò che mi è successo e chi ascolta lì c’è e
sapete chi è? Ve lo dico in un soffio di voce pacata: è il mio cuore che
ascolta senza darmi risposta e la mia invocazione rimane chiara, sospesa
nell’aria fluttuando leggera. Poi ricade su di me, mi afferra la gola, mi
stringe con la sua grande mano nera, io allontano la stretta quando dico in sordina:
«stringi più forte che di morire non ho paura»
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