Cantare ciò che mi passa per la testa sarà quello che farò, ammazzando così
la noia di pomeriggi vuoti.
Ora prima di coricarmi nuovamente su di un letto che non è il mio in
compagnia di una bella ragazza magari, conosciuta poco fa e trascinata, con
qualche scusa fino dentro casa.
E via, via, via ….parole vane… che scivolano piene dalle chitarre….e se
ne vanno e vivono non resta niente , un suono che si sente e poi scompare.
Ma scherzi a parte , la vita è fatta per essere vissuta e niente e
nessuno potrà mai negarcelo.
Detto un paio di “cazzate” torniamo alla ragione…
Può sembrare strano ma, il pensiero ritorna alla pazzesca giornata
trascorsa ieri…. dal mio risveglio, il cielo sembrava velato ma sapevo che con
il passare delle ore si sarebbe schiarito, mio padre è passato dopo la solita
telefonata.
Dopo i saluti a casa mi sono incamminato verso la piazza del paese dove
sono nato, per prendere un caffè.
Si erano fatte le dieci, e ho chiamato Sergio, mio carissimo amico da un
decennio a questa parte; prima perso di vista, poi rincontrato sul cantiere di
lavoro.
Dopo averlo incontrato dietro il bancone del “Pik Bar” siamo arrivati fino allo stadio, per
acquistare il biglietto della partita, fatto questo, ci siamo incamminati verso
la sala corse per scommettere su qualche risultato della sera.
Lo stomaco gorgogliava, così ho di nuovo timbrato il biglietto per il
ritorno, salendo nuovamente sul mezzo pubblico, per il ritorno.
Per pranzo mamma aveva preparato un buonissimo cacciucco.
Pensando al mezzo di trasporto che ancora non ho, mi sono rimesso in
cammino verso la spiaggia.
Arrivato al mitico “bagno” degli amici un pezzetto di costa preso in
affitto con non pochi sacrifici, dove ogni giorno,” si fanno il mazzo”
affittando sdraie e ombrelloni.
Lì ho trascorso quattro o cinque ore con la compagnia degli amici più
cari che si ritrovano dopo una settimana lavorativa.
Daniela aveva vinto, la sera prima al Bingo, la bellezza di 500.000 mila
lire, ho anche incontrato Giulia viziata borsista di un corso di informatica
tenuto nell’ ufficio dove lavoro. La giovane mi ha anche dato uno strappo a
casa, dove dopo la doccia avere ascoltato quei vecchi dischi in cui mi
immedesimavo, e riconoscevo, mi sono recato all’ atteso incontro di calcio.
Il Livorno c’era, in mezzo al campo e sugli spalti la facevamo da
padrona, la partita l’abbiamo fatto noi dopo essere stati superati nel primo
tempo dall’unico tiro in porta del Cagliari.
Abbiamo agguantato il pareggio trasformando un rigore e dopo alcuni
minuti ci siamo ripetuti “Gonfiando” la rete, su azione personale del
“capitano” Protti .
“Il capo degli ultrà” si è messo in evidenza colpendo anche un legno
della porta difesa dal portiere Sardo.
La partita non era ancora finita, ma mi sentivo appagato, distrutto
dalla fatica, ma soddisfatto dalla magnifica giornata appena trascorsa, ho
chiamato casa per farmi accompagnare fino alla comunità e dopo aver preso
l’ultimo caffè mi sono diretto all’appuntamento che avevo per il rientro.
Ed eccoci di nuovo a lavora, finalmente è Venerdì ma i miei, che non
vedo da una settimana non verranno al ricevimento.
Chiuso in camera, dopo aver mangiato, giro lentamente lo sguardo
scorgendo la finestra, le tapparelle sono socchiuse, mi alzo dalla scomoda
sedia e le spalanco scorgendo i parenti dei ragazzi entrare da quel odioso
portino che negli altri giorni resta sempre chiuso.
Eppure un giorno, quando, tuta questa brutta vicenda avrà un lieto
epilogo me ne andrò a curiosare per le strade d’Europa con la voglia di vedere
e vivere tante vite.
Parole sono solo parole e quante mai ne ho raccontate e quante ancora
lette e poi sentite, a raffica trasmesse a mano tesa sussurrate, sputate a
tanti giri riverite, adatte alla mattina messe in abito da sera, all’osteria
citabili, a Cortina e o a Marghera.
Con gioia di parole ci riempiamo le
mascelle in aria le facciamo rimbalzare e se le cento usate sono in fondo
sempre quelle, no è importante poi comunicare.