lunedì 14 luglio 2014

C'è qualcosa che non va

di Michele

Mi chiamo Michele e sono utente da molti anni dei servizi di salute mentale di Livorno. Ho partecipato alla redazione di questo documento complesso per evidenziare quanto male possa fare l'assenza di una rete sociale, quanti danni si potrebbero evitare se questa rete ci fosse o funzionasse meglio.
Io cercherò di dare la mia testimonianza da utente e da persona che ha riflettuto sul sistema delle cose in psichiatria. Cercherò quindi di non criticare o sentenziare complimenti, bensì tento di dare testimonianza, per offrire spunti di riflessione.
Partirei ringraziando Franco Basaglia e tutte quelle persone che con lui hanno contribuito a far approvare una legge nel 1978, che stabilì la chiusura dei manicomi, perché vedete io ho sofferto e subito tanto a causa della mia malattia psichica, ma penso che i malati prima di me che soffrivano prima della riforma e finivano nei manicomi, avrebbero sofferto molto di più. Io ho potuto lottare contro medici ed infermieri nell'acuzie del disturbo, ma passato il momento critico ho potuto pure vivere momenti felici, fuori in libertà.
Questa premessa era necessaria, per mettere in evidenza una caratteristica fondamentale del nostro sistema italiano di salute mentale a dispetto del resto del mondo, dove esistono ancora gli ospedali psichiatrici,
Lungi dal dire che vada già tutto bene, però posso testimoniare che la volontà di fare sempre meglio c'è, è palpabile, l'idea del cambiamento, nel seno di una psichiatria democratica, si respira in questo tempo post basagliano. I punti critici del sistema sono a mio avviso i trattamenti o gli accertamenti sanitari obbligatori: cioè obbligare con la forza ad entrare in reparto di psichiatria, accompagnato dalle forze dell'ordine. Io ho vissuto personalmente 6 trattamenti sanitari obbligatori e vi assicuro che sono situazioni tremende: cicatrici, infarti dell'anima. So bene, ripeto per esperienza personale, che a volte alcune persone si trovano in stadi della mente che non hanno più lucidità e questa situazione spaventa le altre persone, capisco la preoccupazione e la necessità di aiutare, ma so per certo che i trattamenti sanitari obbligatori non sono la soluzione! Ma non so neanche offrire soluzioni alternative, forse Franco Basaglia se non fosse scomparso così prematuramente, avrebbe trovato soluzioni sempre migliori, intanto restiamo noi a sperare in lidi sempre migliori dove atterrare quando la mente vola senza accorgersene.

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