Questo articolo è il risultato dell'intervista che l'Associazione Mediterraneo ha condotto sul territorio livornese al fine di far conoscere alla cittadinanza alcune di quelle associazioni che si occupano di inclusione sociale.
Di Enrico Longarini, Virginia Gasperini, Alessio Polini, Alessio Torbidoni, Francesco Benvenuti, Paolo Di Giuseppe e Sabrina Caluri
L’associazione Don Nesi si occupa prevalentemente di
attività socio-culturali e socio-educative e anche se la maggior parte di
queste attività è stata concepita e strutturata per il quartiere Corea di
Livorno e i suoi abitanti, esse possono coinvolgere l’intera cittadinanza.
Molti dei nostri progetti sono rivolti a ragazze/i
delle scuole medie e superiori e di conseguenza sono state calibrate per
adempiere alle loro esigenze. Il doposcuola ad esempio, servizio che impegna
gran parte del nostro tempo e che portiamo avanti dal 2005, segue il calendario
scolastico e viene svolto da ottobre a maggio/giugno. L’attività del doposcuola
è una delle più seguite ed ogni settimana vede la partecipazione di circa quaranta
tra ragazzi e ragazze; il servizio che offriamo è stato pensato soprattutto per
il quartiere di Corea poiché i dati mostrano come questa zona e in genere
l’intera area nord della città possieda un alto tasso di dispersione scolastica.
Come per molte altre attività, il doposcuola è un’attività completamente
gratuita realizzata prevalentemente grazie al contributo dei volontari:
insegnanti, ex insegnanti in pensione, ragazzi del Servizio Civile Volontario e
tutti coloro che ci sostengono.
Il doposcuola non è l’unica attività che
organizziamo e un’altra delle storiche iniziative della nostra associazione è
rappresentata dal centro educativo estivo che ha avuto origine nel 2005/2006 e viene
condotto durante i mesi di luglio e agosto. Nata poi con l’intento di favorire
il rapporto tra i ragazzi e i libri fin dalla prima età, abbiamo dato vita ad
un servizio che si è concretizzato in quella che oggi è divenuta una ludoteca (realizzata
all’interno del progetto “Nati per leggere”) dove comunque non ci limitiamo a
far giocare e divertire i più giovani, ma cerchiamo di inserirli in attività
che siano strutturate.
Sebbene gran parte delle nostre iniziative sia
rivolta principalmente ai ragazzi, l’Associazione Don Nesi crede fermamente nel
principio di educazione permanente, principio secondo il quale la formazione
non si esaurisce nel periodo scolastico ma accompagna la persona per tutta la
sua vita e che nei nostri progetti si concretizza nella realizzazione di
attività indirizzate anche ad un pubblico adulto che possano inoltre promuovere
e valorizzare il rapporto della persona con i libri e con il cinema. Il
cineforum e la BCE (la Biblioteca Clandestina Errabonda) nascono proprio con
l’intento di contribuire ad una crescita individuale e collettiva. Il primo non
consiste soltanto nella proiezione di un film ma, pensando al cinema come un
linguaggio di crescita sociale, politica e civile, attraverso rassegne
tematiche o autoriali cerchiamo di favorire scambi e confronti, mentre la
seconda, la biblioteca, è un’attività durante la quale vengono presentati e
condivisi libri di autori sostanzialmente poco conosciuti o abbastanza
trascurati dal mercato dell’editoria e di conseguenza dal lettore medio. Oltre
alle attività di cui abbiamo appena parlato, consolidate ormai da un’esperienza
pluridecennale, ogni anno organizziamo incontri con la cittadinanza su temi
significativi di carattere non solo locale. Il 21 aprile ad esempio avevamo
programmato un’iniziativa dedicata all’approfondimento del modello di
accoglienza che caratterizza i richiedenti asilo a Livorno e in Italia e come
ospiti abbiamo avuto personalità importanti come l’Assessore della Regione
Toscana Vittorio Bugli, il Sindaco del Comune di Livorno Filippo Nogarin, il
rappresentante di Emergency Riccardo Tagliati e il Presidente dell’Associazione
Arci di Livorno, Marco Solimano.
Grazie ad una convenzione del Comune di Livorno
abbiamo attivato un servizio denominato “Incontri protetti”, un servizio che
vede coinvolti bambini e genitori a cui è stato tolto l’affidamento. Naturalmente
si tratta di un servizio sui generis che
affronta un tema particolarmente fragile e per questo non possiamo utilizzare dei
volontari ma ci avvaliamo del contributo di figure professionali quali,
un’educatrice e un operatore di custodia e sono coinvolti tribunali e/o
assistenti sociali. La maggior parte di questi utenti sono proprio gli abitanti
di Corea e dei quartieri limitrofi e quest’aspetto non può far altro che
sottolineare la marginalità e le varie forme di disagio che caratterizzano questa
zona della città.
Data l’immane quantità di lavoro che spesso ci
troviamo a gestire non siamo soliti soffermarci troppo sulla programmazione di
un nostro futuro, perché le nostre attività meritano un impegno ed
un’attenzione tale per la quale non sono ammesse distrazioni, ma naturalmente
non restiamo ancorati al passato, anzi, il nostro interesse principale è quello
di rafforzare e migliorare proprio ciò che abbiamo ottenuto in questi anni. Un
altro compito che ci sentiamo in dovere di adempiere consiste nel fotografare
la realtà, la società e il quartiere che ci ha visti nascere in maniera da osservarne
e studiarne tutti i cambiamenti. Nel 2003, quando siamo nati, ci trovavamo in
un quartiere che era all’inizio di un’opera di riqualificazione che poi negli
anni ha radicalmente modificato l’intera area arrivando ad alterare persino
l’intera identità del quartiere.
Non possiamo certamente trascurare il fatto che esso
si inserisca all’interno di un processo complessivo e globalizzato; infatti, rispetto
ad una dimensione più comunitaria tipica degli anni settanta, ottanta e novanta
adesso ci troviamo a vivere all’interno di una logica più individualista, caratterizzata
da una carenza di momenti e di spazi d’aggregazione e di socializzazione. Personalmente
crediamo che una realtà come la nostra debba cercare di adeguarsi alla
quotidianità ma cerchi altresì di dare risposte nuove a bisogni ed esigenze che
nel tempo si sono evoluti.
Uno degli obiettivi su cui si basa il nostro intero
operato consiste proprio nel riavvicinare i cittadini ad una concezione di bene
comune e pubblico. Ci sono alcuni spazi del quartiere che potrebbero essere perfezionati
e che potrebbero essere vissuti in maniera diretta da parte degli stessi
cittadini. Si tratta di un argomento di non poca importanza e di uno dei
possibili campi, sia di studio che di lavoro, di cui come associazione dovremmo
tener conto.
La società non è più quella di quindici anni fa ed
anche il modo di aiutare il prossimo si è trasformato. Il volontariato ha perso
gran parte del valore e del significato originario poiché ormai viene dato per
scontato che qualsiasi associazione, soprattutto le medie e le grandi,
abbraccino una sorta di processo di aziendalizzazione che si rivela causa ed
effetto della perdita di rilevanza della figura del volontario. Per noi tuttavia
si tratta di un aspetto che non deve sbiadire col tempo, anzi! Riconoscerci
come associazione di volontariato significa essere persone che, stando insieme,
decidono di compiere un percorso e che, condividendo finalità e obiettivi, mettono
a disposizione il loro tempo donando loro stessi a qualcosa che sta al di là
della singola persona.
L’Associazione Don Nesi è un’associazione apartitica
e aconfessionale e questo significa che la maggior parte dei nostri
finanziamenti provengono dalle nostre tasche, dal 5x1000 e talvolta dai
progetti su temi specifici che presentiamo ai bandi.
Alfredo Nesi, parroco di cui portiamo il nome, dal
1962 al 1982 promosse l’esperienza del villaggio scolastico di Corea,
un’esperienza che non solo ebbe un’eco su tutta la città di Livorno, ma anche a
livello nazionale e che fece sì che alla sua morte, verificatasi nel 2003, i
suoi amici, spinti dal ricordo e dai suoi ideali, decidessero di fondare un’associazione
che perpetrasse tutto ciò in cui aveva creduto.
Dato che portiamo il nome di un uomo di chiesa, il
carattere aconfessionale della nostra associazione potrebbe apparire una
contraddizione per chi ignora l’opera e il pensiero di Alfredo Nesi, ma in
realtà fu proprio lui in persona a sostenere che i ragazzi del quartiere Corea dovessero
partecipare alle attività al di là del proprio credo religioso. La nostra
indipendenza ha dunque origini storiche e indica come le responsabilità e il
sostentamento per portare avanti questa associazione dipendano sostanzialmente
dalle nostre azioni.
Essere indipendenti però non significa essere
autoreferenziali e anche se talvolta rischiamo di limitarci a coltivare il
nostro orticello, negli anni possiamo dire di aver avuto rapporti con altri
enti e associazioni che ci hanno decisamente fatto crescere. I progetti che in
passato abbiamo presentato ai bandi spesso sono stati realizzati proprio col
contributo di altri partner e questo naturalmente ha rappresentato un valore
aggiunto all’esperienza poiché la cooperazione nata da un progetto ha reso
possibile la collaborazione per le attività e progetti che sono seguiti. L’Associazione
Ecomondo, Aeroc, il Centro Studi-Movimento nonviolento di Livorno, Libera
Università Popolare "Alfredo Bicchierini", Arci, Emergency, il Centro
Mondialità Sviluppo Reciproco sono stati per noi compagni storici, ma le
interazioni e gli scambi non sono mancati neanche con le istituzioni e gli enti
locali come il Comune di Livorno. La purezza di tali collaborazioni e di tutti
i rapporti tra associazioni, a nostro avviso, rischia tuttavia di essere intaccata dall’aspetto economico e dato che viviamo in
un modello di società capitalista in cui il denaro più che unire divide, è più
facile e più giusto creare dei rapporti equilibrati quando non vi sono soldi di
mezzo.
La Banca del Tempo, progetto che ormai si è diffuso
in tutto il mondo da circa quindici anni, a Livorno ha visto la luce a maggio
scorso e rappresenta alla perfezione il concetto che abbiamo appena illustrato:
nella Banca del Tempo infatti non vi è denaro e le persone mettono a
disposizione servizi e competenze. L’Associazione Don Nesi è una delle associazioni
che ne costituisce il direttivo e che si sta dando maggiormente da fare e la
nostra sfida consiste nel non far rimanere tale progetto solo nelle nostre
mani, ma che vi siano altre associazioni che possano sostenerlo e portarlo
avanti.
In conclusione possiamo ammettere di essere
impegnati su molti fronti; i giovani sono il nostro punto di partenza e spesso
metà dei casi con cui ci troviamo ad aver a che fare ci viene segnalato dai
servizi sociali. Si tratta di bambini e bambine che hanno diverse forme di
marginalità e perlopiù problemi a livello familiare, difficoltà nell’apprendimento
e di natura socio-economica. Ma anche se i bambini rappresentano il nostro
principale interesse favoriamo allo stesso tempo attività “intergenerazionali”
come la banda musicale di Corea e il cinema, attività aperta a giovani e
adulti, proprio in nome dell’ideale di coinvolgimento assoluto che
contraddistingue la nostra associazione.
Coinvolgimento significa far sì che le persone si
sentano parte di un qualcosa, far sì che abbiano opportunità e possibilità. Il
servizio del doposcuola, ad esempio, nacque proprio con l’intento di
contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico che pervadeva il quartiere
dando ai bambini che manifestavano difficoltà scolastiche e/o economiche la
possibilità di essere seguiti e sostenuti.
Inclusione sociale per noi vuol dire favorire la partecipazione
dei soggetti deboli, fragili e appartenenti a categorie che nella nostra
società di mercato normalmente si trovano svantaggiate ed escluse e facendo
nostro il motto di Alfredo Nesi “agli ultimi e ai poveri le cose migliori” da
quando ci siamo costituiti abbiamo sempre perseguito tale progetto.