lunedì 31 ottobre 2016

La libertà è in gruppo: gli amici ritrovati


Di Noemi Mariani

Lo scritto che segue sono i pensieri dei partecipanti alla gita svolta all'Isola d'Elba che l'Associazione Mediterraneo ha organizzato per gli utenti del servizio di salute mentale di Livorno, la maggior parte delle persone non conosceva né l'associazione né le persone che vi hanno partecipato:

“...Sentirsi fuori dal mondo, dal mondo ordinario, dal mondo fatto di maschere da portare e comportamenti da tenere, secondo un ipotetico protocollo sociale, dove la nostra vita quotidiana inesorabilmente ci si culla, liberandosi in occasioni di paritaria condivisione dove la parola giunge all'orecchio di chi abbiamo difronte senza paura che le emozioni incontrino mura di discriminazione, in quei momenti la libertà di espressione giungeva al culmina...” (Franco Razzauti)
Siamo intorno ad un tavolo e chiacchierando con un sorriso sulle labbra rimembriamo tra aneddoti ed emozioni il soggiorno all'Elba dove allora come adesso le persone si pongono ad un confronto, un confronto, ci spiega Meri, che ha portato nuove storie e nuove emozioni, avventure intese come nuove amicizie, amicizie che se incontravano la discussione o il litigio non mancavano mai che finisse tutto tra un sorriso ed un abbraccio, amicizie che scoppiavano in risate e premura nel fermare  l'abbuffata di Michael la mattina a colazione verso le vaschette di Nutella od a incoraggiarlo in coro nella cattura di un Pokemon durante il cammino tra boschi e musei, insomma, conclude Meri, la sorpresa di poter partecipare al viaggio e la fatica protagonista dell'emozione della mia vittoria personale nel avere concluso il mio cammino, a fatto si che io sia orgogliosa di me stessa
A questo proposito Francois specifica che l'impegno fisico va coltivato come quello mentale poiché lo sforzo fisico condiviso con un gruppo aiuta a conservare la realtà e quindi la propria sopravvivenza; a tale risposta il tavolo degli “amici ritrovati” esplode tra concetti di realtà e di libertà: “...la libertà è anche esigenza fisica un esigenza di trovare la propria libertà nel movimento. ”Oppure “...possiamo assaporare la libertà anche da un bel piatto di pasta abbondante....” (Sauro Meini / Roberto Masotti), “... la libertà è un tuffo nel possedere, alla fine, nuovi orizzonti per assorbire la linfa dello “stare bene” e per potere sorridere a se stessi attraverso gli altri...” (Massimo Mannucci).

Tra concetti profondi e personali rivolti ad una gita dove il senso ed il bisogno comune sono stati i protagonisti del nostro viaggio, l'animo di ognuno di noi si è arricchito al di fuori del tempo, dove esso in questi sette giorni è stato dimenticato come l'esigenza di tornare a casa ed abbiamo di giorno in giorno coltivato noi stessi, le nostre emozioni, le nostre esigenze per essere parte attiva del gruppo in un clima paritario avvolti dalla brezza del viaggio abbiamo condiviso la gioia dello stare insieme, la parola pronunciata verso un sicuro ascolto reciproco ed il mal tempo, inesorabile su di noi, ma vinto con una chiacchera o una partita a carte... Questa esperienza è stato un respiro a polmoni aperti di aria nuova, aria che mancava, a volte dimenticata, ma adesso con nuove avventure si sono creati nuovi inizi e nuove speranze.      


Cuore Solitario

Di Letizia Lettori

Primo capitolo
Tanti anni fa nacque un bambino di nome Fausto che viveva in un castello di cristallo dai genitori Rosa e Fabiano che veniva protetto da Dio, dalle fate e dagli angeli per non farlo cadere nelle mani del diavolo. Fausto amava tanto gli animali, aveva un cane di nome Neve e lo portava sempre con sé anche quando era a scuola. I suoi compagni di scuola lo prendevano in giro perché aiutava i bambini che il più delle volte venivano presi di mira dai bulli che volevano da loro i soldi e la merenda. I maestri rimasero meravigliati dal suo gesto. Un giorno a Fausto riapparve Gesù sulla scogliera e gli disse: “continua così perché sei un bravo ragazzo e non credere ai tuoi compagni di scuola perché loro non capiscono che tu sei un bravo ragazzo e si devono pentire di come hanno trattato”. I maestri, rimasti meravigliati dal gesto di Fausto, chiamarono i suoi genitori e organizzarono una festa in suo onore e invitarono i bambini che lui aveva aiutato. I suoi genitori rimasero stupiti di sapere dai maestri che il loro figlio Fausto era un bravo ragazzo. I compagni di scuola, quelli cattivi, allora chiesero scusa a Fausto. Lui li aveva già perdonati e accettò il loro invito di andare in vacanza in America.

Secondo Capitolo
Fausto, in gita con i suoi compagni di scuola, andò nella città americana e li conobbe una ragazza giapponese di nome Rita e si innamorò di lei, che viveva in un castello di smeraldo. I genitori della ragazza, però, erano contrari al loro rapporto perché pensavano che lui fosse interessato ai suoi soldi perché il padre di lei era un commissario della polizia che si era infiltrato nelle società in nero. Purtroppo però venne scoperto e, vittima di una trappola, fu ucciso. Prima di essere fatto fuori conobbe il ragazzo che piaceva a sua figlia che gli raccontò la sua storia e gli disse di essere il figlio di una duchessa che viveva in un castello di cristallo che si trovava su di un’isola e che quindi non era interessato ai suoi soldi. Così il padre della ragazza scoprì che era un bravo ragazzo e gli dette il permesso di frequentare sua figlia prima di essere ucciso.

Terzo Capitolo
Fausto disse alla sua ragazza che suo padre era stato assassinato dalla società in nero. Gli amici del padre della ragazza fecero un’indagine da cui scoprirono che lui aveva ragione. Organizzarono il loro fidanzamento perché lui era stato sincero con loro. Così arrestarono i criminali che avevano ucciso il padre di Rita, ormai fidanzata di Fausto e tutti, felici, organizzano una bella festa di matrimonio tra i ragazzi con un gruppo di ballerini scozzesi. Partirono così per il viaggio di nozze il giorno stesso del loro matrimonio per andare a Parigi. E a Parigi nacque il loro erede maschio e lo chiamarono Andrea. Tutti i loro amici e i genitori furono felici e contenti della loro notizia e quando Rita e Fausto tornarono a casa dal viaggio di nozze organizzarono una grande festa per l’arrivo di Andrea, il loro figlio.

giovedì 27 ottobre 2016

Le mie emozioni

Di Simona Vannozzi

Infinito Amore

Amore, amore solo amore.
Amicizia, affetto, sorrisi
Sguardi di coloro che ti vogliono bene, i loro volti li senti ma non li vedi.
Così lontani, così vicini, astratti e fuggitivi.
Sogno immensamente,
Il vuoto è dentro di me.
Un dolore intenso mi avvolge tutto il corpo,
che forte mal di testa.
Cupo è il mio umore.
Cupo è il mio sguardo.
Cupo è il mio cuore.
Ma l’amore è dentro il mio cuore e di questo amore voglio vivere.


Sentire

Tutto è quiete e tutto tace,
la mia mente si riposa in pace,
chiudo gli occhi e mi rifletto in un mondo bello tra gli specchi,
vedo fiori, il cielo ed i colori, tanto verde, tanto rosa, tanto giallo e celestino
e triste mi sento un pochino.
La mia testa è in confusione, così nostalgico è il mio dolore.
Ma se penso per un momento, ogni attimo, ogni istante, ogni brivido io sento.
Del mio calore voglio vivere e il mio amore voglio sentire.


venerdì 14 ottobre 2016

Una crociera indimenticabile

Di Meri Taccini


Il giorno 28 settembre, dopo aver fatto gasolio al Sambac, la nostra amata barca a vela, siamo partiti per una bella crociera organizzata dall'Associazione Mediterraneo. La gita sarebbe dovuta durare cinque giorni, ma a causa di problemi legati al maltempo abbiamo deciso di rientrare due giorni prima. La ciurma era composta da cinque utenti e da due accompagnatori. La prima giornata è stata decisamente piacevole, siamo arrivati nell’isola di Capraia e nel pomeriggio tutti hanno fatto il bagno mentre io mi divertivo a guardarli sguazzare. Una volta tornati a bordo hanno preso il sole e non molto tempo dopo tutti quanti siamo riusciti a vedere un branco di delfini al quale nessuno dei partecipanti è riuscito a scattare una foto. Quando Fabrizio ed Alessandro hanno iniziato a mangiare io e Noemi abbiamo cominciato a prenderli in giro e tutti insieme ci siamo sbellicati dalle risate. La mattina dopo siamo partiti alla volta della Corsica e per me si è rivelata un’esperienza del tutto nuova perché non ci ero mai stata; certo, non avrò conosciuto l’isola in ogni suo particolare, ma senz’altro posso dire di aver vissuto dei momenti stupendi insieme ai ragazzi e a Noemi e per questo ringrazio Paolo che me ne ha dato l’opportunità.

Foto di Fabio Guidi

Amore

Di Meri Taccini

Camminando sola soletta,
come sempre.
A volte mi capita di guardare

fermarmi a guardare
ragazze e ragazzi
che si sbaciucchiano,
si accarezzano
e si dicono
tante piccole cose
sussurrate all'orecchio;
e dentro di me penso
che potevo
essere anch'io una di loro,
con l'amore
grande e immenso che
ho dentro di me
e porterò dentro di me
per tutta la vita,
anche se sento
che morirò molto presto.
Non so dove
ma sono certissima
che lo farò

Alla scoperta di un nuovo mondo sotterraneo

Di Meri Taccini


Per il giorno 18 settembre l'Associazione Mediterraneo aveva programmato un'uscita del tutto particolare così di buona mattina siamo partiti per andare a visitare le grotte conosciute come Antro del Corchia. Con i pulmini siamo arrivati fino in cima all’ingresso della grotta ed essendo arrivati abbondantemente in anticipo per la visita, non sapendo che fare, io, Enrico, Nicola e Marina ci siamo messi a giocare a frisbee. Ad un certo punto però è arrivata la navetta dalla quale è scesa una delle guide che non solo ci ha comunicato che non potevamo lasciare i furgoni all’ingresso della grotta, ma anche che dovevamo tornare a valle a fare i biglietti. Così, tornati in paese, fatti i biglietti ed una sosta al bagno, siamo risaliti fino all’ingresso della grotta (stavolta con la navetta). Prima di entrare la guida ci ha spiegato tutto quello che avremmo visto con i nostri occhi, ma soprattutto ci ha annunciato che l’intero percorso della visita contava ben 1800 scalini! In quel momento ho avuto una piccola crisi di panico, ma poi mi sono detta: “dai Meri, vedrai che mettendocela tutta ce la farai come tutti gli altri” e così ho fatto. Appena siamo entrati all’interno delle grotte davanti a noi si è aperto un mondo meraviglioso composto da stupende stalattiti modellate da piccole gocce di pioggia penetrate nel terreno per centinaia e centinaia di anni. Vi erano poi dei laghetti sotterranei, anche loro prodotti dalla pioggia penetrata nel terreno. Dimenticavo di dirvi che le stalattiti mi hanno emozionato tantissimo e il loro ricordo mi ha accompagnato per tutta la via del ritorno fino a casa dove, con una grande gioia nel cuore, mi sono addormentata stanca ma felice.

fonte: http://www.antrocorchia.it/media_corchia.htm 

giovedì 6 ottobre 2016

Rigovernare e pensare

Di Simona Vannozzi

Sono a casa a pensare prima di andare a lavorare. Alle 11:30 andrò alla ristorazione dell’ospedale di Livorno, la Serenissima, la mensa a cui lavoro da circa un anno. Oggi sono di turno di pomeriggio alla rigovernatura, mi toccherà lavare pentolami, teglie, coperchi, utensili da cucina ed infine ripulire i carrelli, i piani di lavoro e la lavastoviglie che spesso, fermandosi, non funziona molto bene. Si accende con fatica e ci vogliono almeno venti minuti per caricarla. Che noia! poi io ho sempre odiato rigovernare. Di tutte le mansioni domestiche la rigovernatura mi manda proprio su tutte le furie, non la sopporto proprio, non mi piace. che ci posso fare? Quando sono a casa mi piace molto cucinare ma il pensiero che dopo devo riassettare e rigovernare la cucina, specialmente lavare ed asciugare le stoviglie, uffa uffa, non lo sopporto proprio. Spesso preferisco non mangiare nemmeno e quando mi ritrovo ai pasti principali, per non sporcare i piatti, i bicchieri, le posate ed altro apparecchio con piatti e posate di plastica. Fra l’altro condivido l’appartamento con tre inquilini, tutti uomini; vi potete immaginare. Sono peggio dei bambini, almeno credo. devo sempre pulire quasi tutti i giorni soprattutto lo sporco che lasciano loro. Sono proprio uomini, non hanno certi accorgimenti, spesso mi arrabbio e li brontolo, forse anche in malo modo, ma poi mi rendo conto che non ci posso fare niente. Sono senza via di scampo. Sono tre anni e mezzo che vivo con loro, ma non è cambiato niente. Sono senza speranza. Per fortuna non sono solo inquilini, ma sono soprattutto miei amici con i quali condivido anche cose belle. Il problema è un altro, che nonostante tutto non posso avere un’indipendenza economica che mi consenta di vivere da sola. Purtroppo il pensiero che mi assale da anni è di avere un appartamento mio e di viverci da sola, ma sfortunatamente questo pensiero è ancora lontano. Non è giusto perché quando ti rendi conti che quando giungi alla soglia dei quarantaquattro anni vorresti forse qualcosa di più. Ti poni solo una domanda: perché gli altri hanno delle case proprie, possiedono dei lavori che gli forniscono indipendenza ed autonomia, hanno le proprie autovetture o motorini e spesso viaggiano e oltretutto vanno a cena fuori o a divertirsi in altri modi? Spesso io la sera sono a casa da sola perché non mi è rimasta nemmeno un’amica e la maggior parte di loro sono fidanzate o sposate. Io per il momento ho solo la mia bicicletta e spesso devo usare i mezzi di trasporto pubblici che non sempre arrivano puntuali, ma che il più delle volte ritardano. Devo camminare molto a piedi se voglio arrivare a destinazione e tutto questo mi stanca molto. Ma dov’è che ho sbagliato? È solo fortuna o qualcosa che probabilmente non ha funzionato. Sinceramente non lo so. Mi sono fatta diverse domande ma non ho mai trovato le risposte. Forse non sono riuscita ad arrivare dove quasi tutti gli altri sono arrivati ma magari è solo una mia sensazione e ci sono magari persone che ancora aspettano di arrivare ai propri obiettivi. Chi lo sa, chi può dirlo? Mi sembra di spaccare il mondo, ma credo che in fondo sarà il mondo che spaccherà me.
O forse no?


SS Angeli Custodi

Di Alba


Passa il tempo inesorabile! Me ne sto accorgendo molto bene negli ultimi mesi; si sono affacciati tutti insieme gli acciacchi della terza giovinezza; dolori diffusi, agilità quasi inesistente, difetto visivo peggiorato, denti da “riparare” e tutto con sfogo e malinconia anche se mitigata in consapevolezza e accettazione. Questa premessa perché, incredibile ma vero, sono trascorsi quasi due mesi dalla crociera organizzata dall’Associazione Mediterraneo di cinque giorni con la barca a vela: dal 10 al 14 agosto. Anche se con ritardo, mi fa comunque piacere ricordare e commentare la bella, unica ed esaltante esperienza. Dunque, era mercoledì 10 agosto, sono arrivata al porto per l’imbarco prima delle ore 9 insieme alla mia amica Cinzia. Al bar (ex) Cellini c’è stato l’incontro con gli altri alla gita: tre ragazze diciottenni Lisa, Lisa, Genni poi Duccio, Giada (che non conoscevo) poi Marco, Noemi, Flavio e il capitano Paolo Pini. Sono stata issata a bordo con l’aiuto di Paolo e Flavio e quando siamo saliti tutti a bordo è iniziata la preparazione per il viaggio! Ero emozionata e contenta, l’unico pensiero che mi “tormentava” un po’ era la condivisione di spazi ristretti in promiscuità con persone che vedevo per la prima volta e con differenze notevoli di età. Paolo mi ha assegnata la prima “cabina” a destra, con accesso dopo il servizio, scendendo dalla scaletta di poppa. Ho avuto il privilegio di avere la suite tutta per me, forse perché avevo detto a Paolo che dormivo nuda (non è vero!), che dormendo russavo, urlavo, parlavo, che mi giravo molte volte e che mi alzavo per andare in bagno a bere (vero, anche se in quei cinque giorni non è mai successo). Ho comunque molto apprezzato!
La camera era grande, con un ampio giaciglio, i piedi rivolti alla porta, a destra una catasta di salvagenti arancioni maleodoranti di muffa (ma sono ahimè abituata a tale odore che mi perseguita a casa da ben sette anni), alla mia sinistra una “parete” a scomparti di legno, tipo libreria, ai piedi la porta, per accesso al servizio, che dovevo ancorare ogni volta che aprivo e chiudevo onde evitare che sbattesse, anche perché oltre il servizio (w.c. e mini lavandino angolare) altra porta (idem da ancorare) dove un maxi-letto ospitava le tre fanciulle, Lisa 1, Lisa 2 e Genni con i rispettivi sacchi a pelo (sempre in disordine fra le altre varie cose). Dalla parte opposta  al “lettone” il lato c’era il lato cottura con frigo a pozzo, poi fornelli basculanti e un piano d’appoggio. Vicino si apriva la porta di un’altra cabina confinante con la mia, divisa dalla scaletta. Quella era lo studio e camera di Capitan Paolo, condivisa con Flavio e in fondo il loro servizio. Tornando in cucina-dormitorio per fanciulle e proseguendo verso prua, disimpegno con camere e servizi (che non ho visitato) dove dormivano Noemi, Duccio, Marco e Giada. Sistemati i bagagli e preso ognuno possesso del proprio alloggio siamo “riemersi” tutti dislocati sul ponte, Paolo al timone ha avviato il motore ed è iniziata l’avventura! Direzione Portoferraio, Isola d’Elba. Ero emozionata, non avevo alcun timore, solo un po’ il pensiero che potesse suonare l’allarme di casa, ma è bastato poco per non pensarci più, osservare il porto che si allontanava sempre più, conversare con nuove persone e presto eravamo già in mare aperto lontani dalla riva. Il mare era lungo poi increspato e mosso e dopo non molto Lisa 2 ha iniziato ad accusare un malessere che si è prolungato per una buona parte della traversata: è stato un connubio fra Lisa 2 e un grande secchio legato ad una corda! Pur dispiaciuta per la fanciulla ho spaziato con lo sguardo in lungo e in largo, compiaciuta e ho condiviso pensieri con gli altri, in particolare con Giada; purtroppo poi ha avuto anche lei un malore dopo aver fumato, ma per fortuna di breve durata. L’unica nota dolente per me, che trovandomi spesso sotto vento respiravo tutto il fumo dei viziosi. Ma il venticello fresco e il sole appagavano. Quando è stato possibile Paolo, con l’aiuto di Flavio, Noemi e Duccio ha issato le vele ed è stato messo a tacere il motore. Che bello! Finalmente! Ed è così che mi piace navigare: veleggiare, cioè scivolare sul mare solo con l’ausilio delle vele, spinta dal vento, ascoltare il “respiro del mare”, lo “sciacquio” delle onde che si infrangono sulle fiancate della barca e gli spruzzi che arrivano a tratti a rinfrescare. Il sole bruciava, ma il vento fresco della navigazione mitigava la calura. Mi ero ben spalmata crema solare sul poco che avevo scoperto: viso braccia, poi avevo un cappello di paglia calato fino sugli occhi, occhiali fotocromatici, una maglietta polo a mezza manica, dei pantaloni lunghi stretti alle caviglie, calzini e scarpe da ginnastica... eh sì, mi hanno presa in giro, specie al ritorno quando ho sfoggiato una discreta abbronzatura da “fiorentina”! Purtroppo però la mia salute non mi ha permesso di espormi oltre e forse è stato un bene anche per evitare “malori agli altri”.
R.Ridi/Visitelba.info
All’ora di pranzo, era già stato deciso il menù: pasta condita con tonno e insalata mista. Paolo con l’aiuto di Flavio ai fornelli hanno messo al fuoco il pentolone. Io sono vegetariana e lo sapevano, ma distrattamente Flavio a cottura ultimata aveva già condito tutta la pasta col sugo di tonno... NOO! No problem, rapido e attento Flavio ha rimesso la porzione di pasta destinata a me nel colapasta e l’ha sciacquata con l’acqua calda, poi è bastata una spolverata di formaggio e un po’ d’olio e il mio primo piatto era bello che servito... e buono per giunta, “da sposare” ho commentato. Ognuno col proprio piatto, seduti sul ponte al fresco, al sole, o all’ombra anche sotto la tenda che era stata distesa, abbiamo pranzato conversando e poi riordinato. Onestamente (e un po’ me ne vergogno) io ho dato sempre ben poco aiuto anche perché essendo gli spazi ristretti, non conoscendo o non ricordando dove riporre o prendere le cose, ero solo di intralcio e inoltre, data la poca agilità e la vista compromessa, rischiavo di farmi del male e non era proprio il caso. Nel pomeriggio siamo giunti in prossimità di Portoferraio. Non ricordo esattamente la sequenza degli ancoraggi, ero troppo intenta ad osservare e godere dei panorami.  Certo che dal mare tutto ha una prospettiva diversa. La costa frastagliata, dirupi che si tuffano nel mare cristallino o azzurro cupo, o turchese a seconda delle variazioni di luce o dei fondali. Qualcuno ha fatto il bagno, il gommone calato in mare per recuperare chi, magari, si stancava. Io sempre a bordo, porgevo gli asciugamani ai nuotatori. Arrivato per me il momento di andare a dormire mi sono ritirata nella mia suite perché avevo necessità di distendermi; gli altri sono rimasti sul ponte a parlare, oppure col gommone andavano in giro per i paesetti vicini. Io ho aspettato che rientrassero magari tardi, e poi continuavano a scherzare, a ridere, parlare, specialmente i più giovani. un po’ ascoltavo, ma poi mi addormentavo perché ero stanca. poche volte, per attimi, magari mentre mi rigiravo nel letto, ho sentito russare dei miei vicini, Paolo e Flavio. Ho sempre dormito a sufficienza, forse perché stare tutto il giorno all’aria aperta, l’aria pulita, il relazionarmi con gli altri mi stancava. Poche volte ho messo il collirio forse per l’aria pulita, a casa invece lo metto spesso. Sul ponte mi muovevo poco perché se stavo in piedi non riuscivo a mantenere l’equilibrio, evitavo di sostenermi a corde per non combinare guai, così pure temevo di scivolare se mettevo i piedi in terra nonostante le scarpe con suole di gomma. In pratica quando ero all’esterno mi muovevo “strisciando” da una parte all’altra, aiutandomi con le braccia per sollevare le gambe e spesso urtavo nei pezzi di metallo, quelle specie di “funghi” dove Paolo o gli altri avvolgevano o srotolavano le corde delle vele. Dopo l’Elba siamo giunti in Corsica e lì sono scesa a terra, ho fatto una lunga camminata con gli altri che andavano a fare il bagno, mentre io dalla spiaggia osservavo e facevo da guardia alle loro cose. Poi ci siamo fermati per bere e altri sono andati a farsi la doccia. Il viaggio è proseguito verso l’isola di Capraia, il tempo è stato sempre buono e tutti sempre bene. i pasti erano buoni e anche adatti a me, senza carne o pesce; per merenda ho gradito un fresco yogurt (che non mangiavo da tempo e non così buono). A colazione non ho perso la mia abitudine, spremuta d’arancia con fiocchi di cereali, avevo portato lo spremiagrumi a mano e Paolo aveva fatto scorta, dalla partenza, di 6 kg di arance (ovvio, non solo per me!). il mio pensiero alla partenza era anche quello legato alle necessità fisiologiche, ma ho superato anche quello che è per me un problema. Mi ero portato una scorta di salviette disinfettanti che usavo prima di usare il servizio e gettavo ogni volta in un sacchetto (per evitare di intasare il w.c.). Oltre alle salviette per l’igiene, per riservare acqua dolce per lavare i denti avevo portato tanti ricambi di biancheria perché non avevo certo voglia di fare bucato ma era simpatico vedere altri come Flavio che regolarmente lavava costume e maglietta e stendeva al cavo della barca con le pinze. una casa galleggiante ben attrezzata e organizzata anche perché ho constatato di avere ancora spirito di adattamento. Siamo giunti al termine della crociera. Che peccato! Alla partenza pensavo che cinque giorni sarebbero stati interminabili, invece sono volati in un attimo, mi hanno lasciato dei bei ricordi, tante meduse grandi e piccole a filo d’acqua, i colori, i profumi, le sensazioni: tutto mi ha ringiovanita, stimolata a vivere in barca come fanno alcune persone che conosco... chissà? Estate ok! Ma d’inverno? E con gli anni e gli acciacchi che incalzano? Sogno. Quando sono arrivata a casa ho avuto solo un grande bisogno di fare una lunga doccia di mezz’ora. E per qualche giorno, stando seduta o distesa, mi sembrava di ondeggiare come quando ero in barca. E sentire il tintinnio dei metalli che sorreggevano le vele e sbattevano fra di loro. Approfitti di questo ricordo di crociera per rinnovare il grazie a tutti i partecipanti. Grazie per avermi sopportata, supportata, aiutata, per avermi fatto ridere, divertire, per avermi fatto superare qualche fisima, per avermi fatto provare, dopo tantissimi anni, lo spirito dell’avventura, della condizione, della sopportazione e dell’aiuto reciproco: lo spiriti marinaresco. Grazie grazie grazie, grazie a tutti, in particolar modo al Capitan Paolo che mi ha invitata a vivere questa lunga esperienza indimenticabile.