giovedì 6 ottobre 2016

Rigovernare e pensare

Di Simona Vannozzi

Sono a casa a pensare prima di andare a lavorare. Alle 11:30 andrò alla ristorazione dell’ospedale di Livorno, la Serenissima, la mensa a cui lavoro da circa un anno. Oggi sono di turno di pomeriggio alla rigovernatura, mi toccherà lavare pentolami, teglie, coperchi, utensili da cucina ed infine ripulire i carrelli, i piani di lavoro e la lavastoviglie che spesso, fermandosi, non funziona molto bene. Si accende con fatica e ci vogliono almeno venti minuti per caricarla. Che noia! poi io ho sempre odiato rigovernare. Di tutte le mansioni domestiche la rigovernatura mi manda proprio su tutte le furie, non la sopporto proprio, non mi piace. che ci posso fare? Quando sono a casa mi piace molto cucinare ma il pensiero che dopo devo riassettare e rigovernare la cucina, specialmente lavare ed asciugare le stoviglie, uffa uffa, non lo sopporto proprio. Spesso preferisco non mangiare nemmeno e quando mi ritrovo ai pasti principali, per non sporcare i piatti, i bicchieri, le posate ed altro apparecchio con piatti e posate di plastica. Fra l’altro condivido l’appartamento con tre inquilini, tutti uomini; vi potete immaginare. Sono peggio dei bambini, almeno credo. devo sempre pulire quasi tutti i giorni soprattutto lo sporco che lasciano loro. Sono proprio uomini, non hanno certi accorgimenti, spesso mi arrabbio e li brontolo, forse anche in malo modo, ma poi mi rendo conto che non ci posso fare niente. Sono senza via di scampo. Sono tre anni e mezzo che vivo con loro, ma non è cambiato niente. Sono senza speranza. Per fortuna non sono solo inquilini, ma sono soprattutto miei amici con i quali condivido anche cose belle. Il problema è un altro, che nonostante tutto non posso avere un’indipendenza economica che mi consenta di vivere da sola. Purtroppo il pensiero che mi assale da anni è di avere un appartamento mio e di viverci da sola, ma sfortunatamente questo pensiero è ancora lontano. Non è giusto perché quando ti rendi conti che quando giungi alla soglia dei quarantaquattro anni vorresti forse qualcosa di più. Ti poni solo una domanda: perché gli altri hanno delle case proprie, possiedono dei lavori che gli forniscono indipendenza ed autonomia, hanno le proprie autovetture o motorini e spesso viaggiano e oltretutto vanno a cena fuori o a divertirsi in altri modi? Spesso io la sera sono a casa da sola perché non mi è rimasta nemmeno un’amica e la maggior parte di loro sono fidanzate o sposate. Io per il momento ho solo la mia bicicletta e spesso devo usare i mezzi di trasporto pubblici che non sempre arrivano puntuali, ma che il più delle volte ritardano. Devo camminare molto a piedi se voglio arrivare a destinazione e tutto questo mi stanca molto. Ma dov’è che ho sbagliato? È solo fortuna o qualcosa che probabilmente non ha funzionato. Sinceramente non lo so. Mi sono fatta diverse domande ma non ho mai trovato le risposte. Forse non sono riuscita ad arrivare dove quasi tutti gli altri sono arrivati ma magari è solo una mia sensazione e ci sono magari persone che ancora aspettano di arrivare ai propri obiettivi. Chi lo sa, chi può dirlo? Mi sembra di spaccare il mondo, ma credo che in fondo sarà il mondo che spaccherà me.
O forse no?


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