Questo che si è appena concluso sicuramente è stato un' anno atipico, strano e del tutto inaspettato. Un anno di difficoltà, dolore, ma anche di piccole conquiste, in cui tutti siamo stati messi alla prova e a trarne qualcosa di nuovo. Un' anno che ci ha privato di molte cose, ma che forse potremmo ricordare, anche per ciò che ci ha insegnato preservandolo. Nonostante tutti questi ostacoli, l'Associazione Mediterraneo ha fatto tutto il possibile per continuare a mantenere le sue attività. Siamo riusciti a coinvolgere più persone possibili con l'aiuto della tecnologia di piattaforme digitali come Zoom, organizzando ed alternando il lavoro da remoto dato che le regole imponevano un numero limitato di persone che potevano accedere in presenza alla struttura, continuando anche le nostre riunioni settimanali. Durante la nostra attività di redazione, ci siamo interrogati sugli effetti della pandemia riscontrata su noi stessi e riflettuto sui cambiamenti che questa situazione ha procurato sulla nostra quotidianità, analizzando non solo gli effetti negativi, ma anche cosa ha comportato di cambiamenti in noi, riflettendo anche sugli aspetti positivi e innovativi possibili da utilizzare come traccia per ripartire con ancora più risorse. Come prima cosa ci siamo interrogati se questo difficile anno abbia comportato un aggravamento di sintomi e peggioramento della nostra condizione psicopatologica.E' Lia a parlare sostenendo che questo periodo abbia accentuato in lei i sintomi di un disturbo paranoico: spesso si è sentita perseguitata e la sua mente si fissava su determinate situazioni, rendendo per lei molto difficile distogliere il pensiero da queste. Anche Laura prende la parola e afferma che purtroppo questa condizione ha peggiorato in lei i pensieri ossessivi, riguardanti in particolare modo il controllo sulla realtà. Alfredo dichiara invece che l'isolamento forzato ha avuto in lui l'effetto di aumentare drasticamente il suo senso di solitudine che già provava da tempo, tuttavia cercava di sopperire a ciò distraendosi attraverso l'esercizio fisico e andando a fare la spesa, comprava poche cose alla volta in modo di avere la scusa di uscire più volte possibile. Per ultima interviene Sara, che lamenta dei pensieri ossessivi, soprattutto poiché ha proposto diverse domande al servizio affinché migliorassero la vivibilità e la sicurezza del suo appartamento, senza mai ottenere risposte e ne fatti concreti che potessero renderla più serena e rassicurata.Successivamente ci siamo chiesti, quanto ci siamo sentiti supportati durante questo periodo anche dal Csm. Questa volta è Stefano il primo a prendere la parola, sostiene di essersi sentito molto isolato e di aver avuto difficoltà a passare così tanto tempo a casa, ma a col tempo è sereno di come il suo centro di salute mentale l'abbia supportato in questo periodo e che non l'abbia mai fatto provare alcun senso di abbandono, soprattutto dal punto di vista morale. Anche Alfredo è felice del supporto del suo Csm, e non ha riscontrato grandi mutamenti nella capacità dello stesso di seguirlo prima e dopo il Covid. E' di avviso diverso Sara che invece ha ravvisato maggior difficoltà ad organizzare incontri con i suoi operatori di riferimento per confrontarsi sul suo progetto terapeutico. Anche Laura conviene con Sara che, in particolare modo durante i primi mesi di lock down, abbia avuto una netta diminuzione degli incontri con il suo medico di riferimento; tuttavia descrive che anche la sua dottoressa si è attrezzata in un secondo momento, per organizzare dei colloqui in video call e grazie a questo escamotage si sono ripresi i colloqui con più frequenza generando in lei maggior serenità. A questo punto prende la parola Lia ed anche lei esprime il suo malumore, poiché pure lei ha costatato una netta diminuzione dei colloqui con i suoi operatori di riferimento. Interviene per ultimo Marco, il quale afferma che quando si sono presentate in lui maggiori criticità ed è stato necessario chiedere aiuto, ovvero in particolare modo durante gli ultimi mesi dell'anno, il Servizio è stato presente e si è assolutamente sentito accolto e preso in ascolto.Abbiamo infine fatto una riflessione generale su ciò che è di nuovo abbiamo imparato, cercando di concentraci in particolare sugli aspetti positivi che questo periodo drammatico ha comunque sviluppato in noi. Alfredo ad esempio afferma che durante il lock down ha approfittato della situazione per riprendere a correre, sfruttando così uno dei pochi motivi validi per uscire di casa per fare qualcosa di utile per il corpo e la mente. Raffaele, Stefano e Lia, quasi all'unisono dichiarano di aver sfruttato una grande quantità di tempo libero per leggere molto più rispetto a quanto non facessero prima, anche Laura sostiene di aver letto molto e in oltre riferisce di aver incrementato le sue capacità culinarie e sopratutto ad aver imparato ad usare Zoom per restare in contatto con le persone, se pur a distanza. Riccardo afferma di essere felice di aver imparato ad usare questa nuova piattaforma, che consente di poter partecipare a riunioni come questa, anche non essendo presente di persona. Virginia in fine riporta di aver fatto dei piccoli corsi online di inglese e di aver imparato a preparare la pizza in casa con l'aiuto della sua famiglia.
In conclusione possiamo affermare che durante questo complicatissimo anno il Servizio e tutte le componenti che gravitano attorno ad esso, si sono attrezzate al meglio per mantenere un contatto con tutti noi. E' stato un periodo molto complicato per tutti, ma comunque ognuno di noi, è riuscito a tirare e trarre fuori da questa situazione anche qualcosa di nuovo e positivo. Siamo stati messi severamente alla prova e provati da molti punti di vista, ma possiamo dire senza ombra di dubbio che nessuno si è abbattuto, scavando dentro di noi abbiamo trovato le risorse e la forza di volontà necessarie per reagire ed un momento tanto duro e a perseguire piccole conquiste quotidiane, restando tutti uniti.
La Redazione