martedì 1 aprile 2014

Certi bambini, di Antonio e Andrea Frazzi (2004) Giovedì 3 aprile 2014



Il film dei fratelli Frazzi, del 2004, appartiene a buon diritto al nuovo post-neorealismo italiano. Essi, fin dal 1972 operavano nel campo della regia teatrale, collaborando poi con la Rai dal 1975 per una serie di fictions televisive.

Il loro primo lungometraggio è del 2000: Il cielo cade che riscosse notevole successo di pubblico e riconoscimenti ufficiali.

Il nostro film Certi bambini, tratto dal romanzo omonimo di Diego De Silva, si presenta con delle immagini di una periferia metropolitana, oscura, dolente, degradata, infame, in mille ignobili case sempre senza sole e cupe e con tanta, ….tanta sporcizia.

In fondo è solo la periferia di Napoli, ma potrebbe essere quella di una caotica città sudamericana. Il film, meraviglioso e tagliente come una lama, procede su di un doppio binario narrativo, quello materiale scandito dalle fermate metropolitane nell'incedere lento del treno e quello onirico che, nei ricordi di Rosario, bombo undicenne, compone e decompone le trame di una memoria violata di sogni dolci e incantati o ruvidamente aridi, nel bloccare ogni percorso, sogni stagnati e profanati nel loro candore, violentati mentre scende l'ascensore verso l'inferno, quasi mai provvisto di vie di fuga. E' vero, il bimbo accudisce amorevolmente una caramente bislacca nonna anziana che ha fatto indigestione di Roipnol, frequenta Santino con situazioni di coinvolgimento in azioni di libero volontariato.

Ma in questo inferno di disperazione e di orrore, la porta si spalanca anche all'angelo vischioso del male, Damiano, giovane viscidamente corrotto che lo introduce, in qualità di psicopompo, come novello iniziato ad antichi misteri, all'addestramento per diventare da figlio delle puttane e della strada, figlio della camorra e della 'ndrangheta organizzata e del crimine, un vero uomo.

Rosario già conosce le bravate sull'autostrada insieme agli amichetti, in prove di competizione, gesti estremi di bullismo e stalking, i ruoli paradisiaci ed artificiali in cui il bimbo rende culto all'uomo che ancora non è conducendo una vita disagiata tra adulti malfamati, in bande organizzate da marci e violenti pedofili ai fini di una rete operativa pronta a qualunque atto di sadismo, con perversioni che intrecciano il piccolo al grande crimine.

Ogni passo sulla strada di una infame dietrologia, ha un prezzo e Rosario cede poco a poco alla iniqua civiltà di chi si sente grande ed importante, i senza legge, veri demoni di un mondo capovolto, figlio e padre del male.

Non servirà anche l'innamoramento di una giovane baby-prostituta la cui maitresse è la madre stessa che prepara il caffè ai clienti giovani e non giovani in attesa, incinta, che morrà per un aborto mal concepito, e “curato” da non medici senza scrupoli. Dopo quest'ultimo schiaffo che il destino gli riserva, Rosario si allontana, spinto e per scelta obbligata nel deserto di coloro cui l'anima viene uccisa, misero deserto, povero deserto di morti, verso il suo primo omicidio condotto con efferatezza e senza sensi di colpa, con mano e mente ferma e spedita. La sua iniziazione alla meravigliosa civiltà degli adulti è ora completa e già in parte consumata.

Assistiamo così ad una ansimante corsa, senza redenzione, in cui il dolore è padre e figlio e nonno e nipote e madre di se stesso e in cui ci si vergogna di essere uomini civili.

Cosa possiamo dire ancora?

Il film illumina crudamente l'infanzia rubata, il furto immondo dell'innocenza, la profanazione di un piccolo tempo, dolce e fuggente, di una fantasia pulita e fatata, empiamente ribaltata nell'ebbrezza fredda e calcolata dell'omicidio consapevole e della criminalità organizzata e di stato.

La società, noi tutti, abbiamo miseramente fallito e vanno in culo le programmazioni sociali e gli impegni di Renzi, la lotta alla mafia ed il prossimo governo.

…Rosario può andare a giocare  pallone con i coetanei, lui figlio, come i nostri figli, senza illusioni, senza speranze, senza domani..., ma il pallone...

Nessun commento:

Posta un commento