La Redazione
Tra discussioni, spunti e contrasti produttivi le menti, i cuori e gli individui della Redazione dell’Associazione Mediterraneo hanno dato vita ad un’unione di pensieri qui sotto riportati.
Che l'uomo
rappresenti l'essere sociale per eccellenza è risaputo e numerosi studi in
passato hanno abbondantemente affrontato e sviscerato il tema. Ognuno di essi
possedeva una propria chiave di lettura, ma sebbene vi siano tutt'ora delle
differenze inconciliabili, ogni pensiero ed ogni riflessione maturata nei
confronti di quella che potremmo definire "psicologia della
socialità" dell'uomo si basa su di un principio comune: quello della
comunicazione. Essa rappresenta un bisogno primordiale dell'essere umano ed è
soggetta ad un flusso costante di cambiamenti e mutazioni, tali infatti sono le
necessità dell'uomo che, tramite essa, partecipa e trae benefici da questo
infinito processo di conoscenza e arricchimento del sé. La comunicazione tra
gli individui naturalmente è condizionata dal contesto socio-culturale, di
conseguenza potrà essere alterata dai mezzi di comunicazione, dalla cultura e
dagli usi di quella data società, ma qualunque sia il contesto a cui ci
riferiamo sarà impossibile non poter sostenere come essa contribuisca a
modellare il rapporto tra gli individui e di conseguenza le loro stesse
identità. Ogni giorno ed in ogni momento della nostra vita riceviamo stimoli
dalla comunicazione e dai messaggi che, consciamente o inconsciamente,
trasmettiamo e riceviamo. Non esiste la non comunicazione, lo scambio
comunicativo tra due o più individui avviene costantemente. Comunicare
significa dare e ricevere sensazioni, emozioni, informazioni e rappresentazioni
di sé che influenzano la realtà del destinatario e del mittente. Per quanto
possa essere alterata, soggetta a pregiudizi o ad altri filtri, e quindi non
equilibrata (condizione che si verifica nel momento in cui il mittente ed il
destinatario del messaggio arrivano a percepire un feedback differente), vi
sarà sempre un'interazione prodotta dalla reciprocità.
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Fonte: Corriere della Sera |
Erroneamente siamo
tenuti a pensare ai cosiddetti "legami forti", quelli con amici,
parenti e partner, come unici veicoli di senso di una comunicazione equilibrata
e completa, ma così facendo rischiamo di trascurare quel ruolo di rilevanza che
rivestono le relazioni con i conoscenti o perfino con gli sconosciuti. Infatti
esistono numerosi studi che sostengono quanto spesso sia più semplice
confidarsi con un estraneo e i motivi che possono spingerci ad agire in questo
modo sono molteplici; lo sconosciuto non ci conosce, non sa chi siamo, possiamo
scegliere di presentargli solo una parte di noi e qualora sentissimo il bisogno
di aprirci, a differenza di come potrebbe comportarsi un nostro caro amico, non
ci aspetteremmo di ricevere un consiglio sul problema che magari ci angustia
(al quale probabilmente non saremmo neppure interessati), perché in questi casi
ciò che cerchiamo non è tanto un confidente quanto uno sfogo o un riflesso di
sé. Chi non ci conosce non ci espone il suo giudizio critico, ma si rivela un
destinatario di confidenze che altrimenti probabilmente non avremmo espresso.
Certo,
questo non significa che non vi possa essere una comunicazione finalizzata o
una reciprocità nella relazione con uno sconosciuto, bensì quanto essa,
talvolta, possa rivelarsi più spontanea.
Tale spontaneità nasce proprio dalla libertà che avvertiamo
nel rapporto con l'altro; possiamo scegliere cosa mostrare di noi e come
presentarlo, avendo così una più ampia libertà di scelta nella definizione
della nostra identità con chi ci sta di fronte. A seconda di come egli reagisce
possiamo imparare, sviluppare una nuova visione o arrivare persino a
metabolizzare un nostro disagio. Accade sovente infatti che durante una
conversazione con un estraneo pronunciamo più parole di quelle che normalmente
siamo abituati a sentirci esprimere, niente di più frequente. Che cosa avviene
in noi? Potremmo forse sviluppare una fisiologica necessità di prendere consapevolezza
di noi stessi e degli altri e sentirci meno estranei nei confronti di una parte
del mondo e della nostra realtà? Purtroppo tali interrogativi si prestano a
così svariate interpretazioni ed approfondimenti che sarebbe impossibile per
noi dare una risposta in questa sede, perciò ci auguriamo che le nostre
riflessioni permettano a coloro che intenderanno far luce sul complesso tema
delle relazioni umane di trovare validi spunti all'interno del nostro articolo,
senza però distoglierli da una piacevole conversazione con il passeggero seduto
di fronte.
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