La Redazione
Tra discussioni, spunti e
contrasti produttivi le menti, i cuori e gli individui della Redazione
dell’Associazione Mediterraneo hanno dato vita ad un’unione di pensieri qui
sotto riportati.
Salute pubblica: è
diritto del cittadino di usufruire di ogni servizio sanitario presente sul
territorio ed è opportuno che le istituzioni locali cooperino fra di loro per
l’interesse comune, ovvero l’accesso libero per chiunque ad una sanità volta al
conseguimento di un benessere personale e/o collettivo.
Negli ultimi anni
tuttavia lo Stato “ha abdicato” il compito di tutelare la salute mentale del
cittadino a partire dai più fragili. I più recenti dati statistici nazionali
registrano infatti un forte incremento dei pazienti con patologie
psicotico-depressive, ma a quest’aumento non corrisponde un’adeguata spesa
sanitaria: ecco il paradosso che stiamo vivendo. Oltre ad intensificare e
rendere più produttiva e a misura d’uomo la comunicazione fra le varie
associazioni del terzo settore (che negli ultimi anni si è trovato ad
attraversare un periodo di crisi che tutt’ora persiste), uno dei molti
interventi che sarebbe opportuno e necessario applicare consisterebbe nel rinforzare
le competenze ed il numero degli “addetti ai lavori” come psichiatri ed
infermieri. Assumere più psichiatri significherebbe infatti ottenere sia un
minor carico sulle spalle dei medici stessi, sia un’attenzione maggiore nei
confronti dei pazienti che potrebbero essere così seguiti con più precisione e
dedizione. Insomma, un approccio più diretto e personale con il soggetto in
modo che il lavoro sia meno dispersivo. C’è inoltre un deficit nell’organizzazione
dove il medico non dovrebbe limitarsi a somministrare esclusivamente
medicinali, ma dovrebbe avere un rapporto più profondo e personale con l’utente
in modo che si possa dare uno scopo alla persona attraverso un percorso non
solo terapeutico ma anche colloquiale, di comprensione e disponibilità nonché
conoscenza dell’individuo da curare. Pertanto, i medicinali non sono
sufficienti visto il bisogno che c’è di essere ascoltati e compresi, quindi auspichiamo
che le istituzioni possano decidere di investire maggiori risorse da utilizzare
per assumere medici psichiatri e far sì che possano sviluppare le loro
competenze e capacità attraverso percorsi strutturati nel campo della
comunicazione, reperibilità e disponibilità verso la persona.
Oltre ad
intervenire sulla “quantità” e sulla “qualità” degli psichiatri alcuni di noi
ritengono opportuna l’introduzione di una nuova figura professionale come il
counselor filosofico; egli, oltre ad avere passione per il proprio lavoro e
fiducia nei principi umani e nell’individuo, possiede competenze filosofiche,
psicanalitiche a livello professionale ed una capacità di ascolto attivo nei
confronti degli altri tale da consentirgli di entrare in empatia con chi gli
sta di fronte, ponendolo sempre al centro come persona e individuo come unico
ed irripetibile. Lo scopo del counselor filosofico è infatti quello di comprendere
il paziente attraverso l’ascolto attivo e l’interpretazione filosofica dei suoi
bisogni, dei suoi limiti e delle sue capacità. Da analizzare vi è poi il
complesso rapporto tra utenti e personale sanitario; entrambi spesso
percepiscono e vivono questa relazione come due estremi opposti, ma nel nostro
sistema psichiatrico la cooperazione fra istituzioni, utenti e personale
sanitario riveste un ruolo di fondamentale importanza. Il confronto, i rapporti
alla pari e le collaborazioni possono infatti generare e sviluppare competenze
in grado di migliorare l’intero sistema ASL. L’Azienda Sanitaria e le
associazioni ad essa collegate ricevono sì dei fondi, ma purtroppo essi non
sono sufficienti a garantire una copertura efficiente e di conseguenza efficace
dei bisogni e delle esigenze dell’utenza, del personale e della relazione fra i
due. Più fondi, più cooperazione, più investimenti ed una maggiore attenzione
all’organizzazione serviranno a produrre una crescita collettiva, analizzata e diversificata
a seconda dei bisogni e delle capacità di ognuno. È necessario finanziare poi
degli spazi dove l’individuo possa aver modo di sviluppare le proprie
competenze individuali nelle relazioni con gli altri e nello svolgimento di
determinate attività o mansioni. L’isolamento e l’inattività infatti rischiano
di condurre la persona ad un’aridità sia nei rapporti che personale che
immancabilmente gli procurerà malessere. Il confronto con del personale esperto
o con individui che possono aver avuto esperienze simili è molto importante
proprio perché può contrastare attivamente il progressivo indebolimento nel
sentirsi un individuo attivo e presente nella società. Una comunità intesa in
termini religiosi/associativi o un gruppo di studio potrebbero in questo caso rivelarsi
una valida opportunità per far sì che chi soffre si senta meno solo e non
ghettizzato in uno spazio dove il confronto diviene attore e fine dell’intero
percorso di cura della persona.
Source: kryczka (iStopckphoto) |
Sitografia:
http://www.news-forumsalutementale.it/salute-mentale-per-tutti/
http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/aziende-e-regioni/2018-02-12/il-paradosso-salute-mentale-aumenta-disagio-ma-investimenti-sono-palo-125215.php?uuid=AEJCjiyD
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