La Redazione
La tecnologia e i suoi sistemi ci rendono sia pirati che prigionieri,
vittime e carnefici tra abuso e consumo nel mondo del web.
L’uomo
contemporaneo che si rivolge al mondo del web è un Pirata dei cervelli; i
rapporti sociali si sono snaturati e hanno perso i valori e la purezza, sono
divenuti meno diretti e distanti, facendoci smarrire la nostra identità. A
causa dei social network ci ritroviamo ad essere più freddi, distanti e sterili
nei rapporti sociali e interpersonali; essi isolano l’individuo come mezzo “usa
e getta” al fine di soddisfare solo se stesso, un ”abbandono incondizionato”.
Questo è il
concetto che principalmente ci ha catturato nell’articolo “I pirati del
cervello” (Le Monde, 2018), in cui viene descritto come la capacità di concentrazione
delle persone si sia ridotta a causa dell’universo di Internet, dietro al quale
i grandi portali social lavorano al fine di controllare e condizionare le
nostre menti, portandoci all’estrema
facilità d’accesso ai nostri più amati bisogni.
La nostra
volontà è così plasmata. Ci siamo chiesti il decorso di questo andamento, che è
sempre più incalzante nelle nostre vite e ciò che è emerso come punto apice del
disfacimento delle nostre decisioni è la Comunicazione: La comunicazione nell’uomo,
tra affetti e interazione e le sue conseguenze sociali ed interiori legati al
catturante mondo del web.
Be’... la
modalità di comunicazione è profondamente cambiata e le motivazioni possono
essere le più valide e svariate: la difficoltà nell’interagire, ad esempio,
rende il computer un mezzo più semplice ma molto meno diretto di una
chiacchierata al bar, oppure creare un lato di sè non veritiero ma volutamente
immaginato forse per essere accettato dagli amici, dai compagni di scuola, da
una società in cui è più difficile emergere e rimanere a galla, fa sì che
l’interazione diretta fra due persone venga sempre meno e sia sempre più
frequente vedere interagire attraverso emoticon di un telefono o di un tablet
piuttosto che comunicare direttamente con lo sguardo, la parola, un gesto o toni
di voci malmesse dall’emozione tendente all’empatia, che mantengono con
sostegno , almeno fino ad adesso, la relaziona vera, viva e vissuta... propria.
Teniamo a precisare viva e vissuta, perché il limite di essere inghiottiti nella
nostra quotidianità da questo sistema di controllo delle volontà che, incalzatamene
e subdolamente ci impone nel decidere per noi stessi su noi stessi, facendoci
credere di non essere continuamente condizionati dal vasto mondo della rete, è
fine e lieve, al tal punto che il nostro mondo vive bello e solo, attraverso l’illusione
di essere noi i veri protagonisti delle nostre volontà, delle nostre voglie,
delle nostre emozioni, illudendoci, causando un continuo respiro irreale e
spingendoci non più al benessere collettivo ma ad un bisogno personale sempre
più distante e vuoto che mira al soddisfacimento dei nostri pressanti
bombardamenti di desideri fasulli.
Siamo
manipolati: volontà, privacy non fanno più parte del nostro controllo. La qualità
della vita di un soggetto è scandita dall’utilizzo dello smartphone, ci
disperiamo se il telefono è scarico, se non arriva il giusto messaggio, se la
foto non carica in maniera adeguata sulla pagina Instagram e così il
condizionamento nel gesto e nel pensiero giornaliero prende il suo abuso nelle
nostre vite, creando forme di dipendenza, dipendenza da possedere e dipendenza
di ”essere”, arrivando ad avere dipendenza dal tempo di cui abbiamo perso
totalmente il controllo.
La fine
dell’articolo apre speranze a questo gioco di mercato delle emozioni mostrando
quanto gli studiosi si stiano operando per trovare un mezzo che argini questa problematica
contemporanea che coglie tutti o quasi tutti noi. Questa nuova morte porta alla
nostra semplice, ma ardua da attuare, conclusione: auto-educarsi a non cedere
alle manipolazioni apparentemente inconsce di un sistema che volge a catturare
attenzione a fini di lucro, credere e/o provare a ricredere fermamente nella
bellezza del contatto umano, e soprattutto capire, accettare e lottare per non
essere più oppressi, ma carnefici di una vita che abbiamo scelto con volontà e
naturalezza che è pura indole nell’uomo.
Nessun commento:
Posta un commento