Caro figlio, tu non mi conosci e mai, forse, mi conoscerai;
si suole dire che “I figli sono di chi li cresce” e questo è il mio più grande
cruccio, il mio più grande rammarico, rimorso, rimpianto perché è la verità, la
nostra verità; la genetica corrisponde…per cause e situazioni, in quel momento,
né è valsa la tua tutela.
Chissà quale bellissimo senso avresti donato alla mia vita.
Non pensare che per te avrei voluto tutto questo e, se puoi,
concedimi almeno tu il beneficio del dubbio, considerato che, per molti, avrei
potuto gettarti nell’immondizia, giudicandomi per antonomasia; ti volevo figlio
e il sangue sarà l’unica cosa che non potrà separaci o rinnegare il fatto che
ti abbia amato.
Un figlio è tutto, siamo tutti figli.
Persuasa e condizionata dall’ inadeguata possibilità del
vivere, ho dovuto separarmi da te e solo col dolore.
Certe condizioni, considerazioni e situazioni non si
sarebbero fatte strada su di noi, convergendosi in altro, senza niente di tutto
questo e forse, tu, ora, saresti stato con me senza accedere ad un percorso di
tutela.
Il mondo è sempre più difficile e complicato, devi essere
forte.
Se hai un po’ di me, penso proprio di sì, sappi che il tuo
cuore non si deve mai arrendere. Ogni genitore, padre, madre, in quel fuggente
io, per un figlio è essenziale ed unica finalità donare, donarti, una vita
migliore a differenza di quella che io stavo vivendo, farti avere l’aspettativa
che meriti per diritto di nascita, in quanto vita nascente, e di dovere,
diritti rivolti alla tua crescita, ai tuoi ricordi, al tuo presente e al tuo
futuro, per me in quella vita, in quell’oblio, impossibile da assicurarti.
Ti ricordo nove mesi in grembo: i tuoi singhiozzi, e il tuo
piacere per la musica, qualche “gobbo” di piedino e manina...
Caro figlio, prendi tutto ciò che ti spetta di appartenenza,
vivi con intensità ogni cosa nel suo bene e nel suo male, riscatta sempre te
stesso, io sarò sempre con te, nel tuo sangue e questo nessuno potrà mai
dissolverlo.
Non giudicarmi, ho provato a non darti la sofferenza, solo
quello che tu, figlio mio, meritavi.
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