Gli scritti di seguito riportati appartengono alla notte, dove i sogni
perduti nel tempo prendono vita: sono stati riportati nero su bianco al
risveglio, di getto, per il semplice e valido motivo che essi, al mattino, non fuggono
da soli ma tralasciano, come fosse materia, un frammento del loro passaggio nel
nostro animo più profondo.
Le gambe, sempre in movimento adesso ferme, senza spazio.
Le mani, fini e laboriose prive di energia, completamente
assenti.
La voce calda, dai detti pungenti, adesso è vuota.
L’assenza.
L’assenza incombe come neve d’agosto, intollerante e gelida.
Il vuoto.
Svegliati! Svegliami!
- Riesco a vedere, riesco a sentire non riesco a respirare.
Occhio vede e cuore piange, mano ferma nel gesto. Sangue. Pochi pensieri…è un
attimo; svuoto il corpo dalle fragili membra avvolto da altri dolori di
sollievo. Non piango. Parlo, sola, ad un mondo che non c’è. Notte permanente di
un mattino assente.
- Confusione, buio, gente…lo scenario di ciò che appare, non ho
tempo nel pensare che potesse essere luce nelle tenebre, il tempo rimane per farmi spazio e cercare qualcosa anzi qualcuno. L’ansia toglie respiro e
lucidità, tutto si fa sfumato e lentamente è nebbia. Sono le sei e tutto tace,
tace il silenzio, il vuoto e l’amarezza di una sensazione che il corpo non
trattiene. Mi alzo e il palcoscenico vissuto è la notte tramontata; la pace e
la calma pervade l’atmosfera circostante, dove la mia mente non riesce a
posarsi. Una notte al mattino di mille vissute.
Nessun commento:
Posta un commento