mercoledì 15 novembre 2017

A lezione di recovery

Di Laura Libardo

Quello che seguirà è un concentrato di pensieri, emozioni e scambi avvenuti durante gli incontri organizzati dal dottor Serrano prima  di andare in pensione. Citerò una frase del dottor Serrano per descrivere al meglio i concetti chiave del corso: «il pessimismo vede come va a finire, l’ottimismo vede come si vuole che vada a finire».
Il corso sul fronteggiamento della malattia mentale, per meglio dire “coping”, è stato tenuto dal dottor Serrano, primario dell’Asl di Livorno e dal dottor Pini sociologo dell’Asl di Livorno presso l’associazione Mediterraneo di Livorno. È durato dieci lezioni di quattro ore ciascuna per un totale di una ventina di giorni. Il corso è piaciuto a tutti i partecipanti, tutti si sono interessati e sono rimasti soddisfatti perché è stato bello anche se, in effetti, è stato faticoso mantenere l’attenzione vigile per così tanto tempo. È stata un‘occasione, un’esperienza umana più che un corso nozionistico, infatti, è stato emozionante non solo conoscere gli argomenti trattati, che personalmente ritengo abbiano fornito a tutti gli strumenti per agire sul proprio disturbo, ma abbiamo anche condiviso esperienze e conosciuto meglio la storia professionale del dottor Serrano e del dottor Pini e tutte le cose positive messe in atto in anni di lavoro. Il corso è propedeutico a quello della recovery che terrà a breve il dottor Pini.
Il corso è stato focalizzato su come migliorare la capacità di fronteggiamento della malattia mentale e del proprio disturbo, concetti che possono servire a riconoscere i segni precoci della propria crisi e attuare strategie e tecniche (come l‘evitamento, il coping emotivo e il coping sul compito) per correre ai ripari e prevenire situazioni più gravi e faticose. 
Inoltre abbiamo trattato il concetto di recovery (in italiano ripresa), cioè quando una persona che ha subito un periodo di disturbo, sebbene non sia ancora guarita, riprende a costruire la vita secondo una sua volontà, non succube del suo disturbo. Partecipa, come avviene nei gruppi di autoaiuto. È importante per stare bene che la persona abbia una vita sociale, realizzi le sue potenzialità, ricoprendo un ruolo sociale, capendo le aspettative degli altri e rispondendo a tali aspettative prendendosi responsabilità. Questo può avvenire attraverso occasioni come un corso. Inoltre scopo del corso era di poter immaginare un futuro, concependo degli obiettivi di vita personali, partendo dal fatto che salute è bene comune, cioè la salute esiste non solo in relazione a sè ma anche in relazione agli altri.
È importante dire che abbiamo seguito gli argomenti secondo studi ed esperienze internazionali ma il dottor Serrano ha sottolineato più volte che gli argomenti devono subire una personalizzazione, cioè ognuno viene a patti in maniera diversa con la malattia e trova il suo modo di gestirla. Altro tema di cui abbiamo parlato è stato lo stigma cioè un etichettamento negativo che subisce chi ha un disagio legato alla salute mentale. Si tratta di un ulteriore fattore di stress per il malato perché ha paura di fare e di non farcela e essere così etichettato. Abbiamo quindi conosciuto i progetti che l’Associazione Mediterraneo da anni organizza con le scuole per l’integrazione fra persone con disturbi e studenti delle scuole superiori allo scopo di combattere lo stigma, chiamati Naturalmente Uguali. Una delle cose più belle è stata condividere le nostre esperienze, le nostre vulnerabilità e le nostre personali strategie, in un‘atmosfera empatica che il dottor Serrano e il dottor Pini hanno creato capendo le nostre esperienze, chiarendole e dandoci non solo suggerimenti ma anche feedback positivi su noi stessi e le nostre possibilità. Si è creata una situazione di condivisione con gli altri e fiducia in cui le persone hanno potuto parlare delle proprie ferite, un po’ come avviene nell’auto-aiuto.
Altra cosa positiva è stata lo sviluppo della capacità di essere in sintonia con il gruppo e il dottor Serrano; si è realizzata una cooperazione reciproca fra noi e il dottore.
L’altra esperienza positiva secondo me che il corso ha lasciato al gruppo è stata l’idea di trattare le proprie vulnerabilità e il proprio disturbo con positività; infatti quando una persona ha problemi è molto demoralizzata e passiva, invece il corso ha evidenziato le strategie in positivo per gestire il disturbo, ma anche per migliorare la propria vita e scommettere sul futuro, quindi avere obiettivi personali, non necessariamente legate a ciò che la società vuole, ma legata comunque alla relazione con gli altri.

mercoledì 8 novembre 2017

Scrivere

Di Luana Baldacci Lopez Callejon

Scrivo, scrivo...

Scrivo, così tanto per scrivere, per cercare disperatamente di far uscire l’amaro che è in me. Scrivo per poter l’anima mia placare. Per cercare di smaltire la sofferenza che è in me e che solo io sento. E scrivo. Scrivo tutto ciò che mi passa per la mente e vorrei che fossero bugie, ma è solo verità. Scrivo per non piangere, scrivo per non impazzire e scrivo perché leggere non mi riesce più. Quando gli altri parlano io li sto ad ascoltare e ci metto tutta me stessa, ci metto il cuore e cerco sempre di poter consolare o consigliare la persona che sto ad ascoltare. Ma quando parlo io perché dentro di me sto per scoppiare, perché il dolore che ho dentro mi sta straziando, mi fa soffrire, quando cerco qualcuno che mi possa ascoltare, che mi possa capire e consigliare, non lo trovo, non trovo mai nessuno con cui parlare. Allora, mi metto davanti allo specchio e parlo, parlo... Dico tutto di me, di ciò che mi è successo e chi ascolta lì c’è e sapete chi è? Ve lo dico in un soffio di voce pacata: è il mio cuore che ascolta senza darmi risposta e la mia invocazione rimane chiara, sospesa nell’aria fluttuando leggera. Poi ricade su di me, mi afferra la gola, mi stringe con la sua grande mano nera, io allontano la stretta quando dico in sordina: «stringi più forte che di morire non ho paura»