giovedì 26 novembre 2015

Frediani

Di Federico Cipriani

Frediani covo di anime diverse ma tutte uguali qui ci si ripara dal vento e dalle intemperie dell’umanità. 
Tanti posti così in città quindi egoidamente me ne sento parte alla stregua di un puledro rampante portandovi due colori il giallo ed il blu omaggiando il mood della mia casata ormai decadutavi e porto o vi porto il sole ed il cielo come pegno.

lunedì 23 novembre 2015

Storie e Pensieri

Di Riccardo Favilla

Io e l’amore

L’unico amore vero l’ho vissuto nei confronti di Alessandra, una storia durata quindici anni. Ero cambiato, avevo smesso di bere, vivevo una vita normale, la mia mente si era stabilizzata e avevo imparato cosa significasse amare e condividere ogni momento. Poi mi lasciò solo e lì ricominciai a bere, ad essere facilmente irritabile, la mia vita non aveva più senso. Mi rinchiudevo in me stesso ricordando i momenti belli trascorsi insieme a lei. Mi lasciò soltanto un biglietto, un freddo addio. Da quel giorno non mi sono più veramente innamorato di una donna.

Mio padre

Mio padre è sempre stato presente nella mia vita, anche se non l’avevo capito, mi consigliava e nei momenti di caduta mi aiutava a rialzarmi. Eravamo due caratteri diversi, quanti litigi, quante porte sbattute, forse non volevo affrontare la vera vita. Ho commesso molti errori, quante volte ha saldato i miei debiti quando bevevo, vivevo una vita sbagliata che ritenevo la mia vita. Mi è stato acanto al club per quindici anni, sempre presente, tranne l’ultimo periodo per le malattie. Sento un vuoto dentro di me, ritornare a casa e non trovarlo seduto alla tele sulla poltrona che mi salutava mentre mia madre faceva le faccende di casa. Il mio cuore si è intristito nel vederlo in quel letto di ospedale, immobile. Era il fantasma dell’uomo che avevo conosciuto e amato. Mi sento triste solo guardando le sue foto delle feste passate insieme con i parenti. Ora non c’è più però è sempre nella mia mente e nel mio cuore 

C’era una volta

Non un re… ma un uomo che viveva una vita vuota in una casa grande piena di ricordi. Stava seduto su di una sedia vicino ad un tavolo dove sfogliava le foto di un passato ormai lontano. Quando usciva andava a bere nei bar rumorosi e fumosi per dimenticare un passato ormai morto. Mentre beveva pensava alla sua ex fidanzata che l’aveva lasciato perché beveva, ai lavori persi e alle occasioni mancate. Uscì da un bar barcollando e urtò una giovane donna che disse: <non vede dove va?> l’uomo rispose: < mi scusi, non l’avevo vista>  la giovane donna disse: <andiamo in un bar, vedo che ha bisogno di un caffè forte>. Dopo un po’ di tempo uscirono dal bar e mentre passeggiavano parlavano. L’uomo le raccontò la sua storia colma di poche gioie ma molti dolori e la donna lo ascoltava attentamente. Mentre parlava lei si mise a piangere e lo baciò sulla guancia. La giovane donna disse: <forse so come aiutarla> l’uomo disse: <come? Perché non ci diamo del tu?> la giovane donna disse: <una mia amica è la servitrice-insegnante di un club di alcolisti di Livorno, se vuoi posso chiamarla. Si chiama Ornella> l’uomo disse: <chiamala> la donna allora andò a telefonare e Ornella rispose subito. La giovane donna disse: <possiamo andare lunedì alla chiesa dei Salesiani alle 15:30.> l’uomo disse: <va bene>. L’uomo e la donna andarono al colloquio e da allora sono tre anni che frequentano il club. L’uomo ha smesso di bere. Robert e Angela, l’uomo e la giovane donna si sono fidanzati e vivono felici. C’era una volta un uomo triste e solo e adesso c’è un uomo felice con la sua donna. 

lunedì 9 novembre 2015

Un’indimenticabile gita all’Expo di Milano

Di Liliana Fabbri
A cura di Enrico Longarini

Non capita di frequente che l’Italia abbia l’opportunità di ospitare un evento di importanza mondiale come l’esposizione universale, più comunemente conosciuta come Expo, perciò  in occasione di questo evento, giovedì 15 ottobre 2015 l’Associazione Mediterraneo ha organizzato una vera e propria gita. Il ritrovo era previsto per  le 7:00 alla stazione di Livorno così verso le 6:45 sono passati a prendermi il mio amico Paolo di Giuseppe insieme a suo padre e puntuali siamo arrivati all’appuntamento. Alla stazione ci attendevano, oltre ai membri dell’Associazione e Paolo Pini, responsabile dell’Associazione Mediterraneo, i due pulmini che ci avrebbero condotti a Milano. Così, caricati i furgoncini con tutti i nostri bagagli, zaini, macchine fotografiche e  la mia sedia a rotelle siamo partiti alla volta del capoluogo lombardo. Ci aspettava un viaggio lungo e stancante ma fortunatamente  il tragitto prevedeva alcune soste ristoratrici come quella che abbiamo effettuato presso un autogrill sull’autostrada per fare colazione e rifornire di gasolio i nostri mezzi. Dopo un rapido cappuccino e una brioche siamo ripartiti e abbiamo percorso molti chilometri superando Genova, la Cisa, e innumerevoli gallerie.
Finalmente verso le 13 siamo arrivati ad Expo, ma per circa trenta minuti siamo stati costretti a rimanere nei furgoncini a causa della forte pioggia che ci aveva colti impreparati. Una volta terminato l’acquazzone, guidati da Paolo Pini, siamo saliti su di una scala mobile e abbiamo percorso una lunga galleria vetrata fino ad arrivare all’ingresso vero e proprio dell’Expo. Mentre Paolo Pini pagava il biglietto (20 € per ognuno di noi) tutti quanti abbiamo dovuto attraversare dei metal detector perciò siamo stati costretti a svuotare completamente le nostre tasche di tutti gli oggetti in nostro possesso compresi quelli un po’ più personali come chiavi, borsellini e cellulari. Recuperate le nostre cose, sapevamo che ognuno di noi avrebbe preferito visitare l’Expo a proprio modo, così ci siamo separati, non prima però di esserci accordati per il ritrovo.
Dato che mi spostavo continuamente con la sedia a rotelle io ed il mio accompagnatore Antony abbiamo avuto diverse agevolazioni per quanto riguardava la visita dei diversi padiglioni provenienti da tutto il mondo e spesso siamo riusciti ad entrare evitandoci così ore di fila. I padiglioni che ho visitato sono stati quelli del Giappone, della Slovenia, dell’Estonia, della Russia, dell’Italia e molti altri. Per quanto mi riguarda il padiglione che ci ha sorpresi maggiormente e che ha attirato la mia attenzione e quella di Antony è stato quello della Slovenia. Esso era costituito da una grande sala ricoperta da piccole vetrate attraverso le quali potevano essere osservati, per mezzo di appositi cannocchiali, le diverse specie di uccelli che abitano il territorio sloveno. Accanto ad ogni vetrata vi era inoltre una panchina che come d’incanto riproduceva il verso di un particolare uccello ogni qual volta qualcuno vi si sedeva sopra. Poco prima delle 15 avevamo appuntamento con tutti gli altri così per quell’ora abbiamo pranzato tutti insieme mangiando i panini che ci eravamo portati da casa e, gentile come sempre, Paolo Pini mi ha offerto un caffè. In seguito ci siamo tutti separati nuovamente.
Durante il pomeriggio ho potuto ammirare altri padiglioni e altre opere come il celebre Albero della Vita, che, collocato all’esterno e un po’ distante dai padiglioni, si ergeva maestoso al centro di una grande fontana. L’Albero è un monumento molto caratteristico, la notte infatti si illumina di mille luci colorate e dalla sua base partono forti getti d’acqua a ritmo di musica. 
Il secondo padiglione che mi ha colpito molto è stato quello del Giappone. Dopo esservi entrati, io ed Antony ci siamo ritrovati in una grande sala circolare all’interno della quale gli addetti, dopo averci invitati a sederci a dei tavoli, ci hanno consegnato le tipiche bacchette giapponesi. Naturalmente il mio primo pensiero è stato “che bello, ora si mangia”, ma l’attrazione si limitava ad un’esposizione dei vari piatti tipici del Giappone e con mia grande delusione non ci è stato offerto alcun tipo di pietanza. Nonostante ciò ho apprezzato molto il padiglione di questo splendido paese e una volta uscita ho girovagato e visitato i padiglioni di molte altre nazioni fino alle 20:00. Per quell’ora infatti ci siamo nuovamente riuniti ai nostri compagni per cenare. La giornata volgeva al termine e con dispiacere siamo tornati ai furgoni. Dato che Paolo Pini è di Rosignano ed Antony di Cecina ci siamo subito separati e salutati i nostri accompagnatori siamo partiti in direzione Livorno. Siamo arrivati alle 2 di notte e mi sentivo davvero stanca, ma nonostante ciò posso dire di essere rimasta piacevolmente colpita da questa esperienza. Se qualcuno mi proponesse di tornare ad Expo accetterei immediatamente ma alla condizione di poter pernottare e restare più di un giorno per aver modo di visitare tutti gli altri padiglioni che in questa occasione non ho potuto vedere. Ringrazio Antony e Paolo Pini a cui restituirò al più presto 20 €. 

lunedì 2 novembre 2015

Piccola Passione Eterna

Di Noemi Mariani

Nata e concimata da piogge di follia e sciupata da venti
di parole volubili, scagliate con frecce da archi freddi, che trasudano con forza le mani tremanti la pura follia, avvinghiate con rabbia al rigido freddo legno; e cosi un unico sguardo diretto al concepire tali misteri, che si celano dietro un velo di illusioni, intraviste, illuminate da raggi di luci lontane che proiettano con garbo le ombre
dei passanti, in un fremito ticchettio di battiti di ciglia.

L'evoluzione del tutto è concepita dal trascorrere del tempo che muta in una maturità intravista, e avvolte affermata, esprimendosi attraverso un accenno di sorriso, il quale pone la forza al passo della propria gamba.

Un cammino lievemente atroce, sempre al confine dell'odio, oscilla con eleganza su di un filo inesistente ma vitale, mosso da sibili di venti provenienti da eternità lontane, di cui la percezione cosi vaga, trasmuta il reale all'irreale con maestria di inevitabile certezza, dove la distinzione tra caos e quiete ne diviene una convinzione trascendentale.

Un almanacco di sentimenti puerili si formano e si disformano nell'animo confuso, adagiandosi come macerie nel fondo oblio della negazione, simili ad uno spucinio sempre nascente di richieste e di domande, affermate e composte da negazioni risolute, a priori, mosse da convinzioni travestite da speranze con atteggiamenti di virtuosa provocazione.
Ci ritroviamo come vecchi, soli, nelle sere dell'esistenza già sbiaditi e lievi come i ricordi e titubanti di vergogna teniamo stretta questa misera e forzata passione, che ci trascina nel suo scomodo letto, e cosi, ignari di valori e virtù da comprendere evitiamo di renderci propri al mondo, voltando le spalle all'orizzonte camminiamo con un lieve cenno di sorriso sul volto, verso un infinito stagnante, dove il proprio passo sprofonda in acque putride di amara consolazione, e il respiro, nauseato dal fetido odore, inala aria di condanna...dove la sua soluzione, emessa da forti sprazzi di luce, risiede nel confronto con altri dannati, che come tutti vagano senza sosta nel mare della speranza, ingoiando a sorsi brevi                                                                                             questa piccola ed esilarante passione eterna.

La mia vita

Di Luca Fiorelli
A cura di Enrico Longarini

I miei genitori si conobbero a Roma molti anni fa e si trasferirono a Moncalieri dove mi diedero alla luce il 5 dicembre del 1993. Sfortunatamente, quando avevo solamente due anni, i miei si separarono e successivamente arrivarono al divorzio così io mi trasferii a Giardini Naxos con mia madre.
Sono passati molti anni da allora ed oggi ho ventuno anni e la vita mi ha visto affrontare innumerevoli difficoltà. I miei problemi ebbero inizio nel 2013 quando mi lasciai da quella che allora era la mia ragazza e venni allontanato da coloro che una volta ritenevo miei amici. Il mio malessere non fece altro che peggiorare e il 27 novembre di quello stesso anno ebbi il mio primo attacco di epilessia: quello fu l’inizio del mio calvario. Solo una settimana dopo, il giorno del mio compleanno, tentai il suicidio; inizialmente pensavo di gettarmi da un balcone, ma spaventato da questa stessa mia idea, presi la mia macchina, imboccai l’autostrada e mi diressi a 170 km/h verso un guard rail. La mia intenzione era di sfondarlo e piombare giù dal ponte, in quella maniera tutti i miei dolori avrebbero avuto fine. Quasi per miracolo rimasi illeso, perciò questo mio folle gesto non ebbe conseguenze. Da quel momento tentai più volte di porre fine alla mia vita e ad ogni tentativo seguiva un ricovero in psichiatria. Alla fine provai ad andare a vivere in una casa famiglia di Taormina dove vissi per circa sei mesi, ma sfortunatamente questa mia permanenza non mi aiutò a superare le difficoltà perché un giorno provai nuovamente a togliermi la vita. Tentai di nascondere il mio malessere a mio padre ma non ci riuscii. All’inizio del 2015, a causa della mia malattia e di quella di mia madre, che aveva un tumore ai polmoni, i miei genitori ed io ci riavvicinammo l’uno all’altro e tra maggio e aprile mi trasferii a casa di mio padre a Livorno con il quale avevo rinsaldato i rapporti in seguito alla morte di mia nonna.Sono ormai cinque mesi che vivo in piena tranquillità qua a Livorno e nonostante la morte di mia madre a giugno, ho ritrovato mio padre e posso dire in totale sincerità di star vivendo alcuni dei mesi più belli della mia vita. L’epilessia infatti ha totalmente condizionato la mia vita e spesso una dose troppo alta o troppo bassa di farmaci rischia di provocarmi un attacco, ma avendo accanto a me le persone che mi vogliono bene posso riuscire a superare le mie difficoltà e pensare al mio futuro.