Era una pubblicità trasmessa nel multisala di Livorno
qualche tempo fa. La lessi proprio mentre mi chiedevo perché le persone
continuassero ad andare al cinema in una comunità in cui la libertà di fare
zapping e di scegliere i canali che più interessano sembra più che diffusa. Mi
resi conto che era molto tempo che non vedevo un film dall’inizio alla fine e
riscoprii il piacere di condividere alcune suggestioni con i miei compagni di
visione. I miei film preferiti,
usualmente, li giro e li condivido all’interno
del gruppo di auto aiuto dove la trasmissione delle emozioni è ad alta
definizione. L’occasione di vedere due bei film come la Vita di PI e Cast Away
insieme ai membri dei gruppi AMA è stata un’occasione ghiotta per individuare e
riscoprire nella fiction gli archetipi emotivi del genere umano.
La lotta di PI è la sfida che ognuno di noi deve compiere
per salvarsi. Salvarsi soprattutto da noi stessi. Molti di noi hanno
riconosciuto nel coraggio di guardare la tigre negli occhi, il primo passo
verso l’accettazione di noi stessi e quindi verso la strada del proprio perdono
e della propria salvezza. La deriva tra i flutti è una bellissima metafora
della lotta per la sopravvivenza nel mondo delle emozioni ancora di più che in
quello della natura.
Alcuni di noi hanno riconosciuto nella capacità di
navigazione tra gli elementi avversi di PI e di Chuck la realizzazione di uno
stato di salute mentale, proprio delle persone che riescono a governare gli
eventi circostanti in sintonia con il proprio volere e con le proprie emozioni:
navigare invece di andare alla deriva. Simona ricorda il momento in cui ha
“guardato la tigre negli occhi”. Vedere gli inferi, scoprire una parte di se
stessa e accettarsi oggi per quello che si è stati e si vuole diventare.
Francois dice di essersi sentito come i protagonisti della
Vita di Pi e di Cast Away durante il viaggio in Norvegia dello scorso
settembre. Tanti anni fa era finito in
psichiatria perché si sentiva responsabile del conflitto in Iraq. Anche prima
di partire per Kristiansand stava
maturando la convinzione di essere
ancora una volta responsabile dei recenti conflitti in medio oriente. Il positivo stress del
lungo viaggio lo ha centrato sul controllo degli eventi esterni a lui vicini
che di km in km si propinavano. E come quando PI dopo aver sfidato il cielo per
farsi sommergere dalla tempesta, ha trovato una rinnovata lucidità di mettere se
stesso e la scialuppa nuovamente in grado di navigare tra le onde: il passaggio
dalla sfera metafisica al controllo del contingente. Oggi Francois si “vanta” di dire che non
c’entra niente con l’attuale conflitto in Ucraina e asserisce di essere solo
uno spettatore degli eventi.
Meri ricorda un ricovero di molti anni fa. Vedeva gli
insetti nel letto in cui dormiva. Era terrorizzata anche perché le persone accanto
a lei non vedevano le stesse cose che lei vedeva e raccontava. Come PI
nell’Isola acida scorgeva immagini di morte fino a quando, un bel giorno,
decide di “risvegliarsi” e partire dal quel luogo che momentaneamente le dava
sicurezza. Per Mery il risveglio è nato dalla volontà di ritrovare il suo io,
se stessa e poi i suoi cari. Per Meri, come per PI, si trattò poi di raccontare una nuova storia
in cui lei stessa e i suoi vicini si potessero riconoscere e la potessero usare
come punto di partenza per un nuovo sereno futuro.
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