di Simona Vannozzi
A fine Settembre con Paolo Pini, il
dottor Serrano e Matteo dell’associazione di Piombino siamo andati a Bielefeld
in Germania per visitare le loro strutture psichiatriche. Un viaggio
lunghissimo in macchina ma piacevolissimo e con ottima compagnia. Il primo
giorno a Bielefeld abbiamo incontrato gli studenti delle scuole superiori, a
cui il dottor Serrano ha spiegato la storia della psichiatria dal dopo guerra,
parlando della legge 180, con la chiusura dei manicomi in Italia, fino a
parlare delle nostre strutture di adesso.
Nel Quartiere di Bethel, tristemente passato alla storia per i primi esperimenti di eugenetica e di sterminio dei pazienti psichiatrici, i medici ci hanno illustrato, in una riunione, lo staff medico dei vari reparti psichiatrici i quali sono divisi per patologie. Il reparto di bipolarità e depressione, quello di borderline, il reparto di schizofrenia e psicosi acuta, e altro tipo il reparto di alcolisti e sostanze stupefacenti. I luoghi erano accoglienti puliti con una bella sala per mangiare, in cui cucinavano proprio dentro il reparto. Gli operatori erano servizievoli con i pazienti e sorridenti che veniva quasi voglia di essere ricoverato. In ogni reparto erano allestite due stanze riservate alla gestione dei pazienti a rischio di comportamento lesivo. Questi venivano sorvegliati h24 da due operatori presenti in una stanza comunicante. Questo grandissimo ospedale era immenso e aveva a parte anche un'altra mensa aperta a operatori e utenti e a tutti quelli che venivano in ospedale. In questa struttura vengono curati anche i pazienti di Bielefeld. Una delle cose che mi ha stupito è che avevano accesso ad avere qualsiasi cosa, come le posate di acciai, o i piatti i ceramica, bicchieri di vetro ed altri strumenti che potevano essere pericolosi. A Livorno nel reparto di diagnosi e cura ti tolgono persino il cellulare e le varie prese di corrente, in Germania no. Avevano dentro l’ospedale un laboratorio di pittura in cui nel momento del ricovero i pazienti potevano andare delle ore a dipingere, e un'altra stanza in cui maneggiavano degli oggetti di plastica per passare il tempo. Inoltre a Bethel c’erano i laboratori artigianali come il Blu Cammello di Livorno, il laboratorio di cucito, dove creavano pupazzetti vari, cuscini, grembiuli, presine per la casa, accessori per bambini come scarpine, bavaglini e tutine. Il laboratorio della rilegatura e incollatura dei libri vecchi e rovinati. Alcuni libri erano addirittura del settecento. Il laboratorio di restauro delle sedie, in cui gli utenti sistemano filo per filo ogni sedia. Infine il laboratorio di pittura, nel quale gli utenti si rilassavano a dipingere trascorrendo le loro giornate. Certi quadri erano particolari, me ne piaceva uno di extraterrestri, me lo sarei portato a casa. Gli utenti venivano pagati cinque euro al giorno e aiutati dal Comune e dai servizi sanitari. Il supporto del comune riguarda soprattutto l’abitare, contribuendo al pagamento di vitto e alloggio.
Nel Quartiere di Bethel, tristemente passato alla storia per i primi esperimenti di eugenetica e di sterminio dei pazienti psichiatrici, i medici ci hanno illustrato, in una riunione, lo staff medico dei vari reparti psichiatrici i quali sono divisi per patologie. Il reparto di bipolarità e depressione, quello di borderline, il reparto di schizofrenia e psicosi acuta, e altro tipo il reparto di alcolisti e sostanze stupefacenti. I luoghi erano accoglienti puliti con una bella sala per mangiare, in cui cucinavano proprio dentro il reparto. Gli operatori erano servizievoli con i pazienti e sorridenti che veniva quasi voglia di essere ricoverato. In ogni reparto erano allestite due stanze riservate alla gestione dei pazienti a rischio di comportamento lesivo. Questi venivano sorvegliati h24 da due operatori presenti in una stanza comunicante. Questo grandissimo ospedale era immenso e aveva a parte anche un'altra mensa aperta a operatori e utenti e a tutti quelli che venivano in ospedale. In questa struttura vengono curati anche i pazienti di Bielefeld. Una delle cose che mi ha stupito è che avevano accesso ad avere qualsiasi cosa, come le posate di acciai, o i piatti i ceramica, bicchieri di vetro ed altri strumenti che potevano essere pericolosi. A Livorno nel reparto di diagnosi e cura ti tolgono persino il cellulare e le varie prese di corrente, in Germania no. Avevano dentro l’ospedale un laboratorio di pittura in cui nel momento del ricovero i pazienti potevano andare delle ore a dipingere, e un'altra stanza in cui maneggiavano degli oggetti di plastica per passare il tempo. Inoltre a Bethel c’erano i laboratori artigianali come il Blu Cammello di Livorno, il laboratorio di cucito, dove creavano pupazzetti vari, cuscini, grembiuli, presine per la casa, accessori per bambini come scarpine, bavaglini e tutine. Il laboratorio della rilegatura e incollatura dei libri vecchi e rovinati. Alcuni libri erano addirittura del settecento. Il laboratorio di restauro delle sedie, in cui gli utenti sistemano filo per filo ogni sedia. Infine il laboratorio di pittura, nel quale gli utenti si rilassavano a dipingere trascorrendo le loro giornate. Certi quadri erano particolari, me ne piaceva uno di extraterrestri, me lo sarei portato a casa. Gli utenti venivano pagati cinque euro al giorno e aiutati dal Comune e dai servizi sanitari. Il supporto del comune riguarda soprattutto l’abitare, contribuendo al pagamento di vitto e alloggio.
Diversamente da noi hanno ancora qualche struttura di tipo “manicomiale”, e dopo il ricovero in psichiatria non hanno un percorso riabilitativo come il nostro in cui c’è una reintegrazione nel lavoro e nella società. Quindi se stanno di nuovo male ritornano in ospedale. Abbiamo incontrato l'associazione degli utenti di Bielefeld, in cui le persone si recano autonomamente con la propria cartella clinica e dove possono seguire attività secondo i propri interessi e partecipare agli incontri di auto aiuto. L’ultimo giorno c’è stato il convegno del Dottor Serrano con gli utenti e operatori in cui si è parlato della psichiatria italiana e a cui è seguito un animato dibattito. La sera abbiamo cenato insieme a loro in un ristorante dove lavorano gli utenti: molto carino e buona la cucina. Hanno anche una sala da discoteca. Sono contenta di avere fatto questo viaggio perché è importante capire come vivono gli altri paesi europei la salute mentale, e confrontarsi con loro per migliorare o capire cosa scambiare con la loro cultura.
che dire complimenti a Simona perchè sembra di essere li in germania e cmque i viaggi per conoscere altre realtà di salute mentale fa bene per spingerci ha migliorare di più GRANDE PINI E GRAZIE PINI da Simonetta ass. GABBIANO
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