Intervista al gruppo di ragazzi di Kristiansand
A cura di Enrico Longarini
Quella che abbiamo vissuto è stata
l’inizio della nostra collaborazione con l’Associazione Mediterraneo e siamo
felici di aver avuto modo di condividere questa esperienza con voi: quello che
segue è un breve resoconto della nostra avventura. Tutti i componenti del
gruppo che hanno partecipato al progetto sono kayakers originari di Kristiansand
in Norvegia. Visto dall’esterno, il nostro paese appare forte a causa del
petrolio e una nazione di persone fortunate, purtroppo però l’apparenza inganna
e vivere qua non è così facile come sembra; dato che il successo individuale è
molto diffuso e facilmente raggiungibile chi ha dei problemi e non riesce a
raggiungerlo rischia seriamente di essere emarginato. All’interno del nostro gruppo ognuno
di noi ha alle spalle una propria ed unica esperienza personale, ma nonostante
tutte le differenze che possono separarci tutti noi siamo legati da uno scopo
comune: quello di riuscire a trovare noi stessi nel viaggio. Questa esperienza
si è rivelata una sfida a più livelli, ad esempio sotto l’aspetto delle
differenze culturali e dei modi di vivere: abbiamo potuto notare come gli italiani che abbiamo incontrato
fossero molto preoccupati delle condizioni atmosferiche quali vento e
pioggia, mentre dal canto nostro ci impensierivano di più alcune notizie che
attestavano la presenza di alcuni squali attorno all’isola e l’eventuale
mancanza di igiene a cui saremmo dovuti andare incontro. Vivere in un luogo
molto stretto come la barca e dormire all’aperto in tenda si sono rivelate
sfide del tutto nuove per il nostro piccolo gruppo, ciononostante queste
esperienze hanno avuto il grande merito di contribuire a rinsaldare i legami
che univano ciascuno di noi all’altro. Lo stare insieme e a così stretto
contatto ha inoltre favorito la comunicazione tra di noi, infatti le nostre
conversazioni non si limitavano solamente alla discussione dei percorsi che avremmo
effettuato, dei viveri o delle condizioni metereologiche, ma soprattutto ci
permettevano di affrontare, approfondire e di fare valutazioni sulla nostra
vita personale; il kayak, la nostra passione comune, era solo un mero pretesto
che ci permetteva di iper-comunicare, un mezzo attraverso il quale poter portare
all’essenziale e alla sua vera natura la nostra comunicazione. Purtroppo però i
problemi e i disagi, immancabili compagni che seguono ogni viaggiatore che si
rispetti, non sono mancati. Il nostro arrivo in Italia infatti non è certamente
stato uno dei migliori, non tanto a causa del cattivo tempo che abbiamo trovato
quaggiù, quanto perché i nostri bagagli, che contenevano tutte le attrezzature
essenziali per l’escursione in kayak, sono stati perduti durante il volo.
Fortunatamente però il giorno dopo sono stati ritrovati sei bagagli degli otto
totali. Malgrado queste ed altre difficoltà nei quali siamo incorsi, come
pioggia o freddo, il gruppo è rimasto unito e coeso e al suo interno non si è
mai accesa nessuna fiamma di tensione che potesse dare origine ad alcun
conflitto. L’essere riusciti a rimanere insieme nonostante certe avversità è il
risultato migliore che ci potessimo aspettare ed è stato un vero e proprio
successo per tutti noi. Tale aspetto trova conferma nelle dichiarazioni di
alcuni dei nostri membri più esperti i quali, in qualità di vere e proprie
guide ambientali ed essendo abituate a dover gestire situazioni estreme (come
una navigata in kayak dalla Danimarca alla Norvegia) pensano che allo stesso modo sia le
condizioni positive che quelle negative che ci troviamo davanti ricoprano un
ruolo di fondamentale importanza nella nostra vita, anzi sono proprio le
avversità che affrontiamo che ci fanno scoprire la forza che non sapevamo di
avere e sono i momenti in cui ci manca il respiro quelli che ci fanno sentire
realmente vivi. Uno dei molti scopi che ci eravamo prefissati era quello di
riuscire a mettersi nella condizione di riuscire a sentire ciò che il nostro
corpo continuamente ci comunica: volevamo scoprire di sentirci vivi e presenti
nel mondo. Crediamo che ognuno di noi sia nato per essere libero e vivere in
natura ed esperienze come quella che abbiamo avuto modo di sperimentare possono
rafforzare l’equilibrio e la condizione mentale di ogni individuo. Abituato
all’insopportabile caos della quotidianità urbana lo stare a stretto contatto
con la natura può far sì che il nostro corpo riesca a sentire se stesso
permettendoci di riflettere su ciò che veramente siamo e su quello che vogliamo
veramente: si tratta essenzialmente di scoprire quale sia la nostra vera natura
indagando approfonditamente la nostra stessa volontà e tale aspetto non può far
altro che essere un elemento determinante nella vita di chi soffre o ha sofferto
di un qualsiasi tipo di disagio. Detto questo ci auguriamo di ritrovare la
maggior parte di voi ad agosto quando torneremo in Italia al fine di replicare
questa bella esperienza e vi avvertiamo che dato che i nostri percorsi
occuperanno tutto il giorno, ricordiamo ad ognuno di coloro che vorrà unirsi a
noi di iniziare ad allenarsi fin da subito: ricordate che le cose belle della
vita non si ottengono mai senza fatica.
Bravo Enrico che aiuti a documentare le nostre pafticolari avventure
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