lunedì 14 settembre 2015

I miei demoni

Di Alessandro Lenzu
A cura di Enrico Longarini

Salve a tutti, mi chiamo Alessandro, ho 34 anni e mi trovo a scrivere qua per parlare a tutti voi delle esperienze che ho affrontato durante la mia vita; i miei problemi con la salute mentale iniziarono circa due anni fa mentre mi trovavo a Pontedera per lavoro insieme ad un mio collega. Improvvisamente fra di noi scattò una lite, una discussione talmente accesa che degenerò al punto tale che il mio compagno di lavoro se ne andò con la sua macchina lasciandomi solo e senza mezzi per poter tornare a Livorno. Mi trovai così costretto a dover trascorrere la notte presso la stazione di Pontedera e là, fra i binari deserti, ebbe inizio il mio incubo. Terrificanti visioni di diavoli e di creature demoniache cominciarono a prendere forma, mi circondavano e sembrava proprio che quegli esseri fossero emersi dalle più profonde gole dell’abisso per tormentarmi. La loro presenza mi accompagnò per tutta la notte così al mattino, terrorizzato e stordito dai miei incubi notturni e inconscio del pericolo che mi apprestavo a correre, mi diressi a piedi verso la superstrada. Durante il mio cammino il caso mi fece incontrare due miei colleghi di lavoro i quali, vedendomi sperduto e disorientato, si offrirono di accompagnarmi a prendere un caffè, tuttavia nonostante la loro cortese offerta, la loro stessa presenza mi faceva sentire braccato ed in trappola, perciò rifiutai e proseguii il mio cammino lungo la superstrada. Dopo alcuni chilometri mi imbattei in una pattuglia della polizia che non esitò ad ammanettarmi e ad arrestarmi. Da lì fui condotto al reparto Decimo di Livorno dove trascorsi circa sei mesi. Nonostante la monotonia della vita quotidiana, la mia permanenza al reparto Decimo interruppe le mie infernali visioni così, al termine del periodo di degenza, feci ritorno a casa mia dove vivevo con mio padre. Passai con lui otto mesi e in questo lasso di tempo, sebbene solamente di notte e in modo più discontinuo, i miei orrendi incubi tornarono a tormentarmi. La situazione per me era divenuta ingestibile, le visioni si erano impadronite della mia vita e in questo periodo raggiunsi l’apice del mio malessere.
Una mattina come tante scesi dal letto e anziché trovarmi di fronte mio padre al suo posto vidi il Diavolo, il male incarnato, così in preda al panico e al terrore afferrai un coltello e non esitai a pugnalarlo al ventre. Nonostante la ferocia dell’attacco per fortuna mio padre riportò solo qualche lieve danno, così, non appena il dolore della ferita glielo permise, chiamò la polizia. Appena arrivati gli agenti non solo si occuparono di mio padre, ma si accorsero anche del sangue che sgorgava dalla mia mano, di conseguenza non tardarono a condurmi in ospedale dove fui subito operato; durante l’aggressione infatti non solo avevo ferito mio padre ma mi ero anche tagliato il tendine della mano. Dopo questa vicenda fui nuovamente portato al reparto Decimo dove trascorsi all’incirca dieci mesi al termine dei quali fui trasferito all’istituto Graziani presso il quale abito tuttora. Qui mi trovo molto bene, il cibo è ottimo, le persone splendide e il personale è sempre disponibile. Riuscii a vedere di nuovo mio padre al processo, cinque mesi dopo l’aggressione, ma fra di noi ci fu solo un breve scambio di saluti. Per quanto riguarda la mia famiglia non ho mai intessuto legami profondi con i miei parenti e l’unico che mi è stato vicino fu mio fratello il quale spesso viene a farmi visita con un mio amico: insieme ci troviamo sovente a chiacchierare e dialogare del più e del meno. Ad oggi, oltre a lavorare come piastrellista (lavoro che mi porta molte soddisfazioni) due volte alla settima svolgo attività di ippoterapia: pulire, strigliare e accudire sia cavalli che pecore si è rivelata un’esperienza molto bella e rilassante che mi ha aiutato e che mi fa sentire bene. Vorrei concludere la mia storia con ciò che la mia esperienza mi ha insegnato e cioè che al mondo il male, nella sua essenza più pura, esiste veramente e si manifesta continuamente nel timore che qualcuno possa far del male a noi o a chi ci sta accanto, tuttavia se riflettiamo attentamente possiamo renderci conto di come il male non abbia una vita propria, ma si rivela solamente se siamo noi ad alimentarlo. Siamo noi che creiamo il male e siamo noi che possiamo distruggerlo.

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