La sessualità è una dimensione che appartiene all'essere uomo, comprende alcune estensioni di noi stessi che ci compongono come Persona, queste estensioni ci permettono di svolgere la nostra quotidianità più o meno in armonia e in autonomia. Un’estensione della sessualità è il nostro corpo, che usiamo per esprimere ed esprimerci attraverso il suo movimento. Con il corpo comunichiamo il nostro modo e il nostro senso di sessualità, dimostrandolo con gesti più o meno intensi quello che proviamo, come: un abbraccio al proprio fratello o alla propria sorella, regalare una carezza ad un amico, amica od il bacio al fidanzato o alla fidanzata. La sessualità è un’estensione della nostra modalità di creare relazioni, ci permette di formarle e di coltivarle, attraverso il continuo scambio tra emozioni interne ed esterno dove ognuno matura e vive a proprio modo l’interazione coltivando la relazione, esternando se stessi, attraverso la propria modalità comunicata. Un’altra componente della sessualità è l’emozione, sia la sessualità che l’affettività ci permettono di emozionarci quindi di attivare la nostra parte emotiva più istintiva, le nostre emozioni sono espresse in rituali e gesti affettivi verso chi ha stimolato il nostro senso di cura, il nostro modo di provare e dimostrare affetto e attenzione. La nostra mente è il motore di tutto questo, che ci permette, di attivare, elaborare e rielaborare la nostra parte emotiva e corporea più intima; è anch’essa un’estensione della nostra sessualità. Tutte queste componenti sono intrinseche fra di loro ed in continuo sviluppo.La sessualità è parte integrante del nostro essere, si insinua nelle nostre emozioni, fa parte del nostro istinto, compone i nostri sentimenti e ci permette di instaurare relazioni, coltivando noi stessi con l’esterno; ci permette di vivere ed essere ciò che siamo, in ogni età della vita, esprimendo il nostro “dentro” più profondo.
Ogni persona, diversabile o non, ha una dimensione sessuale.
Gli studi e la letteratura, sulla sfera emotiva e sessuale rivolta ai diversabili, sono molto recenti. Prima del 1977, in Italia erano presenti, a livello scolastico nazionale, le classi differenziali che non permettevano hai diversabili di esprimersi e/o sperimentarsi con l’altro sul lato affettivo, relazionale, emotivo, corporeo, mentale e/o di interagire sul lato affettivo-sessuale; per avere un inizio di tutto questo dobbiamo aspettare il 1977, con la nascita dell’insegnante di sostegno e la chiusura delle classi differenziali e, fino al 1990, per la produzione di materiale letterario sul tema “Sessualità, affettività e diversabilità”.
Matteo Schianchi, una persona diversabile, sostiene che agli “handicappati veri” non viene riconosciuta una sessualità ma solo la propria disabilita, spesso nemmeno un sesso, neanche un’identità di persona ma sono solo il marchio dell'handicap. La società fa fatica ad attribuire un ruolo e un identità alle persone diversabili che comprenda le mille sfaccettature che compongono l’essere persona, persona intesa nella sua totalità; all’uomo o alla donna, che possiede una difficoltà visibile di un handicap, ne viene messa in discussione, insieme alla sua identità, anche la sua sfera emotiva, spesso confusa e consolidata come prerequisito di disabilità, paragonando e trattando una persona matura come un eterno bambino, che necessita di tutela, prevenzione e accudimento costante, considerato con l’incapacità di provare e esprimere il suo lato emotivo, affettivo e sessuale, anche in età adulta. Questa eccessiva forma di tutela può essere generata o dalla rete del soggetto a lui molto vicina, come la famiglia con atteggiamenti espressi in una eccessiva forma di protezione, o dallo stereotipo sociale di cui il diversabile non ha bisogno di esprimere il suo lato affettivo – sessuale e, forse, neanche lo possiede. Il rischio nella persona che subisce un’attenzione sbagliata da parte dell’esterno (famiglia, società, istituzioni, barriere architettoniche…) va in contro ad un impoverimento delle competenze che sono racchiuse nella dimensione sessuale del soggetto, può generare una serie di fattori come: una carenza nella gestione delle relazioni oppure un’incomprensione del proprio mondo emotivo e/o corporeo, privando la persona di crescere ed essere persona, in primis, lui stesso.Cosa bisogna fare?
Scoprire ed esplorare, con le persone diversabili, queste micro aree della sessualità compreso il mondo affettivo ed emotivo, lasciando da parte gli stereotipi della società e i nostri pregiudizi, riflettendo insieme verso una reciproca consapevolezza di sé, del proprio corpo e del proprio mondo interiore promuovendo nella persona diversabile la progressiva autonomia nella sfera sessuale – affettiva, compreso ciò che ne comporta, anche una possibile perdita, riconoscendogli l'identità di persona. Bisogna costruire insieme riuscendo noi stessi a capire la loro visione del mondo per poterli affiancare e rendere la società meno “diversabile” rispetto alle persone che la compongono e la vivono. Avvicinarsi al mondo emotivo, che non è il nostro, implica accettare e riconoscere, l’identità di persona alle persone, anch’essa fosse diversabile, nel quale è compresa la sfera emotiva e sessuale, che va pensata e sviluppata come una competenza fondamentale dell’individuo, in base alle sue potenzialità e alle sue esigenze, rispettando i tempi e i modi di crescita nelle varie fasi di sviluppo tenendo sempre presente che la sfera sessuale è parte integrante della vita della persona.
Noemi Mariani
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