sabato 15 marzo 2014

Il cinema comunica emozioni

Era una pubblicità trasmessa nel multisala di Livorno qualche tempo fa. La lessi proprio mentre mi chiedevo perché le persone continuassero ad andare al cinema in una comunità in cui la libertà di fare zapping e di scegliere i canali che più interessano sembra più che diffusa. Mi resi conto che era molto tempo che non vedevo un film dall’inizio alla fine e riscoprii il piacere di condividere alcune suggestioni con i miei compagni di visione.  I miei film preferiti, usualmente,  li giro e li condivido all’interno del gruppo di auto aiuto dove la trasmissione delle emozioni è ad alta definizione. L’occasione di vedere due bei film come la Vita di PI e Cast Away insieme ai membri dei gruppi AMA è stata un’occasione ghiotta per individuare e riscoprire nella fiction gli archetipi emotivi del genere umano.
La lotta di PI è la sfida che ognuno di noi deve compiere per salvarsi. Salvarsi soprattutto da noi stessi. Molti di noi hanno riconosciuto nel coraggio di guardare la tigre negli occhi, il primo passo verso l’accettazione di noi stessi e quindi verso la strada del proprio perdono e della propria salvezza. La deriva tra i flutti è una bellissima metafora della lotta per la sopravvivenza nel mondo delle emozioni ancora di più che in quello della natura.
Alcuni di noi hanno riconosciuto nella capacità di navigazione tra gli elementi avversi di PI e di Chuck la realizzazione di uno stato di salute mentale, proprio delle persone che riescono a governare gli eventi circostanti in sintonia con il proprio volere e con le proprie emozioni: navigare invece di andare alla deriva. Simona ricorda il momento in cui ha “guardato la tigre negli occhi”. Vedere gli inferi, scoprire una parte di se stessa e accettarsi oggi per quello che si è stati e si vuole diventare.
Francois dice di essersi sentito come i protagonisti della Vita di Pi e di Cast Away durante il viaggio in Norvegia dello scorso settembre.  Tanti anni fa era finito in psichiatria perché si sentiva responsabile del conflitto in Iraq. Anche prima di partire per Kristiansand  stava maturando  la convinzione di essere ancora una volta responsabile dei recenti conflitti  in medio oriente. Il positivo stress del lungo viaggio lo ha centrato sul controllo degli eventi esterni a lui vicini che di km in km si propinavano. E come quando PI dopo aver sfidato il cielo per farsi sommergere dalla tempesta, ha  trovato una rinnovata lucidità di mettere se stesso e la scialuppa nuovamente in grado di navigare tra le onde: il passaggio dalla sfera metafisica al controllo del contingente.  Oggi Francois si “vanta” di dire che non c’entra niente con l’attuale conflitto in Ucraina e asserisce di essere solo uno spettatore degli eventi.

Meri ricorda un ricovero di molti anni fa. Vedeva gli insetti nel letto in cui dormiva. Era terrorizzata anche perché le persone accanto a lei non vedevano le stesse cose che lei vedeva e raccontava. Come PI nell’Isola acida scorgeva immagini di morte fino a quando, un bel giorno, decide di “risvegliarsi” e partire dal quel luogo che momentaneamente le dava sicurezza. Per Mery il risveglio è nato dalla volontà di ritrovare il suo io, se stessa e poi i suoi cari. Per Meri, come per PI,  si trattò poi di raccontare una nuova storia in cui lei stessa e i suoi vicini si potessero riconoscere e la potessero usare come punto di partenza per un nuovo sereno futuro.

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