di Paolo Pini
Ieri, grazie a Benedetta e Valentino, ho partecipato al convegno
sul maestro Luciano.
Gori viene ricordato per la particolarità del suo metodo di insegnamento che si
basava sulla partecipazione, la solidarietà
e la conoscenza diretta del mondo circostante alla scuola. Sono stato
allievo del maestro dal 1974 al 78. I miei ricordi relativi a quel periodo di
scuola elementare sono intensi e nitidi. Andare a scuola non significava
seguire un programma di studio o prendere dei voti ma scoprire il concetto di
società a
partire dalla conoscenza dei fatti che accadevano nel nostro Quartiere. Il
maestro usava molto spesso la parola società,
quasi mai parlava di comunità.
Come se i modi dello stare insieme delle persone fossero più condizionati dagli
assetti strutturali dei poteri più
che dalla condivisione dei valori. Allenava il nostro spirito critico
spingendoci a capire e valutare le ragioni che spingono le persone ad agire e a
costruire strutture sociali talvolta profondamente inique, talvolta al servizio
dei cittadini. La conoscenza della realtà circostante
avveniva attraverso il giornalino di classe "Il Sole",
l'intervento sulla nostra società
si realizzava mediante la nostra stessa classe, o almeno questo è quanto noi bambini
percepivamo. Comprendere e modificare il mondo circostante appariva non solo
possibile ma anche come il primo dovere dei cittadini, a partire dai più piccoli. Così la conoscenza del
fenomeno della cassa integrazione, alla quale alcuni dei genitori dei nostri
compagni erano costretti, avveniva attraverso interviste e discussioni con gli
operai che venivano sintetizzate sul giornalino di classe e così il tentativo di
cambiare la situazione di sfruttamento dei lavoratori avveniva attraverso la
partecipazione di tutta la classe allo sciopero dei dipendenti della fabbrica
"Fiaba". Molti altri esempi potrebbero essere portati. Praticamente
la quotidianità del
nostro stare a scuola non era scandita dallo svolgimento di un programma di
studio ma da una miriade di discussioni, condivisioni di significati e
progettazioni di azioni che variavano su tutte le tematiche che avevano a che
fare con la vita sociale e con le emozioni degli individui. La grammatica, la
geografia ed il resto dei saperi elementari veniva appreso mediante la
produzione di significati che potessero essere immediatamente utili alla
comprensione della realtà
e all'azione su di essa.
Credo proprio che Luciano Gori sia stato il primo a farmi
comprendere non solo il concetto di società
ma anche quello di pragmatismo. Il pensiero è significativo solo se è premessa
dell'azione. L'azione deve essere degna, ed è
degna solo se è
al servizio dei cittadini, a partire dai più deboli. Il maestro era esempio di
pragmatismo. Anche i concetti più
astratti potevano essere legati ad un fare e tutti noi dovevamo imparare
a saper fare.
Quando penso a me bambino, lego l'attuale me sociologo proprio a quelle esperienze di partecipazione collettiva e alla percezione che, comunque, soprattutto sei quello che gli altri ti riconoscono di essere. Sono diventato sociologo non dopo la laurea ma dopo che gli utenti del servizio di salute mentale di Livorno mi hanno spiegato chi fossi e cosa stavo facendo. La rivista Nuovo Abitare viene costruita come veniva redatto il giornalino "Tutti Uniti" del maestro Luciano Gori. E' uno strumento per conoscere e farsi conoscere, è frutto di un lavoro collettivo, permette di documentare quello che si fa e progettare l'azione futura. Nuovo Abitare da spazio espressivo e parola ai più fragili, ai meno ascoltati, ai più ricchi di sofferenza e spesso anche di sapienza emotiva. Nuovo Abitare è un canale istituzionale di innovazione gestito da un'associazione di persone che hanno o hanno avuto un disagio mentale, l'associazione Mediterraneo. La testata è di proprietà della USL di Livorno e grazie all'opera di promozione del dott. Mario Serrano è diventata uno strumento di partecipazione dal basso al processo di costruzione delle informazioni a partire dal 1998.
Praticamente ogni giorno nelle nostre riunioni di associazione
parliamo di sofferenza emotiva, di problemi concreti e talvolta di voglia di
morire. Nei servizi di salute mentale la voglia di morire è avvertita come quella manifestazione della malattia mentale a cui
si deve rispondere prontamente per evitare il peggio. A me ha dato sempre un
po' fastidio legare la voglia di morire ad una malattia mentale ... Alcuni miei
amici, negli anni, sono morti perché
hanno scelto di morire. Chi si da la morte va via senza salutare. Pure
io, spesso, vado via senza salutare ma sono convinto che sia chi decide di
morire, sia chi decide di andare via senza salutare non sia una persona malata,
almeno proprio in quel momento in cui decide l'azione. Il nostro maestro ci
spiegava la storia partigiana enfatizzando le vittime delle rappresaglie
naziste. Ci raccontava che la lotta per affermare la democrazia e combattere
il fascismo era stata svolta talvolta a costo della vita di alcune persone che
si erano sacrificate all'estremo ritenendo di non aver scelta di fare
altrimenti. A volte le persone non hanno veramente scelta di fare altrimenti
sia si tratti di decidere di fare un salto verso il cambiamento radicale della
propria vita sia si tratti di scegliere la morte invece che la vita. Certo
tutto questo può essere
mancanza di consapevolezza della malattia ma sono convinto che spesso è, invece, eccessiva
consapevolezza dei vincoli del vivere. In un modo o nell'altro il superamento
romantico dei vincoli mi piace pensarlo come affermazione individuale e sociale
di libertà democratica.
Durante il convegno mi sono commosso nel rivedere un vecchio
filmato in cui si documentava una visita di classe in cima al Duomo di Firenze.
Il maestro si divertiva a riprendere lo spavento di alcuni bambini che avevano
le vertigini, io ero uno di quelli. Mi ricordo che il maestro mi esortava a
vincere la paura del vuoto e a superare il senso di attrazione verso la terra
per ammirare invece gli affreschi
dipinti all'interno della Cupola. Mi sorrideva e mi incoraggiava. Ho da
tempo vinto la paura del vuoto sia emotivo che spaziale anche grazie al nostro
Maestro Luciano Gori.
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