di Nabil 'Allassane
a cura di Enrico Longarini
Sono Nabil, ho 33 anni e vengo da Sokodé, nel Togo. Sono venuto qua in
Italia circa un anno fa per fuggire dalla guerra civile che imperversava nel
mio paese. Mio padre è stato una delle innumerevoli e innocenti vittime dei continui scontri e
combattimenti così, data la criticità della situazione, sono stato costretto a
fuggire e ad abbandonare mia moglie e le mie due figlie per assicurare loro una
fonte di rendita. Quando infatti le condizioni lavorative me lo permettono
provvedo al loro sostentamento inviando del denaro. Naturalmente all’inizio,
come in ogni nuova esperienza, ero piuttosto spaventato e intimorito all'idea del viaggio che stavo per intraprendere, ma allo stesso tempo ero consapevole del fatto che il mio sacrificio sarebbe stato necessario per assicurare loro un futuro, così fattomi coraggio ho
intrapreso il mio cammino. Per un mese ho attraversato l'Africa in macchina e in autobus e alla fine il mio lungo e faticoso viaggio mi ha condotto presso l'ultimo avamposto che mi separava dalla mia meta, le coste della Libia dalle quali mi sono poi imbarcato per
raggiungere l’Italia. Subito dopo essere sbarcato in Sicilia iniziai il mio viaggio verso Livorno e appena arrivato, dato che naturalmente non avevo alcun tipo di conoscenza, mi rivolsi all’associazione della Caritas di Livorno la quale mi aiutò a trovare
una casa nella quale tuttora abito. Al momento vivo con diverse persone
provenienti da tutto il mondo, alcuni sono africani come me mentre altri
vengono addirittura dal Bangladesh. Una delle maggiori difficoltà che ho
riscontrato quaggiù in Italia è rappresentata dalla lingua, completamente
diversa dal francese al quale sono abituato, perciò al momento sto frequentando
una scuola di italiano affinché, approfondendo le mie competenze, mi sia
possibile stringere rapporti e allargare la mia rete di conoscenze. Per quanto riguarda le mie esperienze lavorative posso dire di come tempo fa lavorassi contemporaneamente come
piastrellatore e come meccanico e di come, nonostante la grande fatica, questo doppio
lavoro mi permettesse allo stesso tempo di mantenermi e provvedere al sostentamento
della mia famiglia in Togo. Sfortunatamente però adesso, non possedendo un
lavoro e non svolgendo alcun tipo di occupazione, trovo molto difficile inviare
dei soldi alla mia famiglia ma nonostante ciò la Caritas di Livorno sta
continuando ad aiutarmi e per questo la ritengo una buona ed efficiente
associazione. Tutto sommato mi sento bene qua in Italia, è un bel posto dove poter
vivere e spero con tutto il cuore che in futuro la mia famiglia possa
raggiungermi quaggiù.
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