Di Franca Izzo
Dopo una
rapida colazione gli egiziani ci sono venuti a prendere con un grande pullman
che ci ha fatto fare un giro turistico della città soprattutto sul lungomare. Vi
erano molti stabilimenti balneari, il mare un pochettino mosso ma incantevole
come sempre. Con lo sguardo all’orizzonte mi veniva fatto di cercare le isole
del nostro arcipelago toscano; ma non ci trovavamo a casa. Passando ho visto
una scultura con due colombi, il maschio era tutto impettito nel corteggiare la
femmina. Un’altra scultura con due cervi con le corna incrociate, forse una
sfida amorosa. E poi ponti, archi molto decorati, lussuosi ed eleganti palazzi,
moderni e d’epoca.
Giunti nei
pressi di un meraviglioso parco siamo scesi tutti; italiani ed egiziani, per
una passeggiata. Il parco era pieno di famiglie che facevano pic-nic, di
bambini che correvano dietro a un pallone o si sfidavano al tiro alla fune,
altri ragazzi più grandicelli ci giravano attorno ritmando con grossi
tamburelli e cantando; mi ha rallegrato molto vedere questi ragazzi gioiosi e
danzanti.
Tra gli
alberi del parco oltre alle palme, i pini e l’alloro ho creduto di riconoscere
anche la mimosa. Ho visto anche dei neri corvi in volo, ma anche una coppia di
strani uccelli bianchi che beccuzzavano sul prato erboso; dalla forma del
corpo, con quel lungo collo serpentino, potrebbero essere dei cormorani, ma so
che il cormorano è scuro e vive di pesca sul mare, non si trattava neanche
degli aironi perché sarebbero dovuti essere un po’ più grossi e con le zampe
più lunghe essendo uccelli di palude; chi lo sa, forse si trattava di ibis?
Continuando
la nostra passeggiata siamo arrivati sulla riva del mare. Sherina ci ha spiegato che quello che vedevamo in
lontananza, dall’altra parte del golfo era la regione di Maamoura nella quale
tuttora c’è il manicomio attivo con 700 pazienti psichiatrici, divisi in due
diverse categorie: i paganti, che sono seguiti un po’ meglio e i non paganti
che sono un po’ più abbandonati a se stessi.
Poco dopo
abbiamo raggiunto un luogo frequentato dai pescatori con lunghe canne, Sherina
ci ha detto che anche lei era un’appassionata di pesca. Ci spargiamo così seduti
a piccoli gruppi sugli scogli ed io ero proprio sdraiata su un muretto di
cemento con le braccia allargate e tutti mi chiedevano se ero in ‘croce’ ma io
rispondevo che stavo abbracciando il sole e che il sole abbracciava me e questo
era molto bello.
Ci siamo spostati
nuovamente nel parco e ci siamo seduti a terra in cerchio appoggiati ai tronchi
degli alberi per scambiarci delle opinioni riguardo al progetto che si era
concluso. Ognuno ha espresso qualcosa su come è stato vissuto questo percorso
di circa quattro anni tra Italia ed Egitto; Paolo ha registrato tutto così successivamente
io potrò trascrivere tutte le opinioni, nel frattempo ho annotato le opinioni
di ognuno dei nostri amici egiziani.
- · Io sono un’infermiera che ha lavorato nel progetto, sono felice di essere qui oggi e spero cominci presto il nuovo progetto con voi.
- · Anch’io sono stata felice, sono stata contenta nel gruppo ma non potrò più parteciparvi perché è cominciato per me un progetto lavorativo e non avrò più tempo per il gruppo.
- · Io sono contento perché tutti hanno notato i miei miglioramenti, i miei progressi nella vita.
- · Stare col gruppo fa molto bene e ho imparato tante nuove cose, tutti hanno visto i miei progressi, ora a fine percorso lascio il gruppo a malincuore.
- · Anch’io sono contento della mia esperienza di lavoro, ho imparato molte cose, sto meglio e ho diminuito i farmaci.
- · Sono contenta del progetto che per me sta finendo perché è il momento che io riprenda in mano la mia vita; pur mantenendo i rapporti col gruppo del centro “Franco Basaglia” ad Alessandria d’Egitto.
- · Mi sono trovata bene e continuo perché il mio percorso al “Franco Basaglia” che mi ha portato al lavoro non è ancora finito, infatti non vado ancora molto bene.
- · Io ho lavorato all’attività di mosaico, sto molto bene a lavorare lì ma sono triste perché il progetto è finito.
- · Anch’io sono triste, per me è stata un’esperienza totalmente nuova, è una cosa buona e importante il self-help non è curare solo la malattia, fa capire che occorre anche un impegno pratico.
- · Sono contenta, è stata un’esperienza divertente, anche se per incontrarsi una volta al mese devo venire da molto lontano.
- · Io sono contenta quando sono nel gruppo e aspetto con gioia il nuovo progetto, ma si deve continuare comunque a stare insieme.
- · Io ho iniziato soltanto da due mesi e mi sono trovata da subito bene, perciò non vedo l’ora che inizi un nuovo progetto.
- · Io sono la sorella di una paziente e l’ho seguita nel gruppo dove lei trova giovamento, ma devo stare anche a casa perché ci sono gli impegni familiari, però sono contenta di lei.
Gli italiani hanno inoltre descritto
con una parola chiave il senso del “Remedy
Project e queste sono le loro impressioni:
· SPERANZA: È sempre emozionante fare
questa esperienza in Egitto. Ci sono un po’ di ostacoli, paure, ma il fine di
questo progetto è più importante. È uguale anche per me, io non vedo una fine
di questo progetto, non c’è perché io porterò a casa qualcosa di voi. Questa è
la finalità di questo progetto che secondo me non finirà, avrà di certo un
seguito.
· CONSAPEVOLEZZA : perché venire qua è
viverla l’esperienza e non essere raccontata. Consapevolezza è anche alzarsi al
mattino con fatica per fare, e fare insieme fa comprendere bene le emozioni vissute.
· LUCE-SOLE-ARIA-MARE: perché dopo un
lungo periodo di nera assenza il mare della Norvegia e quello dell’Egitto hanno
portato di nuovo un colore sereno. Prima distesa sul cemento il vento e il sole
mi hanno abbracciata ed io ho riabbracciato loro. Sono anche molto contenta che
durante la mia assenza tutto sia continuato anche senza la mia collaborazione e
spero come voi e Davide che tutto possa continuare. La pace nel mondo si fa paragonando i popoli con rispetto e non sopraffacendoli!
Se la diversità è una ricchezza potrà esserlo soltanto con la condivisone.
·
RICONOSCIMENTO:
Riconoscimento perché per me questa è stata un'esperienza molto bella grazie al
progetto Remedy siamo stati in grado di avviare il centro Basaglia e di
riconoscere le nostre emozioni nelle emozioni degli altri. Io ho imparato che
la differenza tra uomini e donne e la differenza tra culture sono poco
importanti quando raccontiamo le nostre vite e le nostre emozioni quindi
concordo con tutto quello che è stato detto, ma per il futuro mi piacerebbe non
avere la tristezza del rimpianto; anche se non ci vedremo mai più questa
esperienza sarà qualcosa che ci rimarrà dentro e potrà essere qualcosa che
potremo riaccendere se sperimenteremo la condivisione come esseri umani. Mi
piacerebbe anche che il ponte continuasse attraverso i social network e
attraverso YouTube; io ho iniziato ad occuparmi di documentazione proprio
venendo in Egitto poiché mi rendevo conto che stava succedendo qualcosa di
grandioso e di incredibile perciò ho avuto questo stimolo di documentare questa
esperienza.
·
SICUREZZA:
Io qua ho conosciuto degli amici e mi
dispiace separarmi da tutti loro e per quanto riguarda il mio stato personale
posso affermare come l’autoaiuto con voi abbia aumentato la mia sicurezza nelle
relazioni di tutti i giorni perché sentendomi tra amici la mia timidezza è
svanita ed è aumentata la mia sicurezza nel fare le cose e nei rapporti.
L’autoaiuto mi ha reso più forte e più sicuro.
·
ASCOLTO: Io sono il meno indicato per
parlare perché è la prima volta che vengo qua a svolgere un’attività di
autoaiuto e la forma di rispetto che ho imparato nel gruppo è quella di non
dire e di riservare ogni giudizio e quantomeno di stare zitto quindi cedo la
parola a qualcun altro poiché non sono in grado di dare un giudizio.
L’autoaiuto mi ha insegnato che è più importante ascoltare che parlare.
·
PARTECIPAZIONE: Io sono qui per lo scambio, la
pluralità e la partecipazione. Io questo ho provato anche perché sono stato
coinvolto e quindi ho partecipato volentieri.
·
OTTIMISMO: Nel viaggio precedente ho scritto un
articolo in cui dicevo come l’Egitto fosse proprio un bel posto, infatti dalla
mia esperienza ho potuto notare come qua in Egitto vi sia molta tranquillità e
questa sensazione aiuta ad essere più elastici, a farci sentire più calmi, a
ragionare di più senza arrabbiarsi e a vedere le cose con più ottimismo.
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