giovedì 18 febbraio 2016

Diario di un viaggio in Egitto: Seconda Parte

Di Franca Izzo

Dopo una rapida colazione gli egiziani ci sono venuti a prendere con un grande pullman che ci ha fatto fare un giro turistico della città soprattutto sul lungomare. Vi erano molti stabilimenti balneari, il mare un pochettino mosso ma incantevole come sempre. Con lo sguardo all’orizzonte mi veniva fatto di cercare le isole del nostro arcipelago toscano; ma non ci trovavamo a casa. Passando ho visto una scultura con due colombi, il maschio era tutto impettito nel corteggiare la femmina. Un’altra scultura con due cervi con le corna incrociate, forse una sfida amorosa. E poi ponti, archi molto decorati, lussuosi ed eleganti palazzi, moderni e d’epoca.
Giunti nei pressi di un meraviglioso parco siamo scesi tutti; italiani ed egiziani, per una passeggiata. Il parco era pieno di famiglie che facevano pic-nic, di bambini che correvano dietro a un pallone o si sfidavano al tiro alla fune, altri ragazzi più grandicelli ci giravano attorno ritmando con grossi tamburelli e cantando; mi ha rallegrato molto vedere questi ragazzi gioiosi e danzanti. 
Tra gli alberi del parco oltre alle palme, i pini e l’alloro ho creduto di riconoscere anche la mimosa. Ho visto anche dei neri corvi in volo, ma anche una coppia di strani uccelli bianchi che beccuzzavano sul prato erboso; dalla forma del corpo, con quel lungo collo serpentino, potrebbero essere dei cormorani, ma so che il cormorano è scuro e vive di pesca sul mare, non si trattava neanche degli aironi perché sarebbero dovuti essere un po’ più grossi e con le zampe più lunghe essendo uccelli di palude; chi lo sa, forse si trattava di ibis?
Continuando la nostra passeggiata siamo arrivati sulla riva del mare. Sherina  ci ha spiegato che quello che vedevamo in lontananza, dall’altra parte del golfo era la regione di Maamoura nella quale tuttora c’è il manicomio attivo con 700 pazienti psichiatrici, divisi in due diverse categorie: i paganti, che sono seguiti un po’ meglio e i non paganti che sono un po’ più abbandonati a se stessi.
Poco dopo abbiamo raggiunto un luogo frequentato dai pescatori con lunghe canne, Sherina ci ha detto che anche lei era un’appassionata di pesca. Ci spargiamo così seduti a piccoli gruppi sugli scogli ed io ero proprio sdraiata su un muretto di cemento con le braccia allargate e tutti mi chiedevano se ero in ‘croce’ ma io rispondevo che stavo abbracciando il sole e che il sole abbracciava me e questo era molto bello.
Ci siamo spostati nuovamente nel parco e ci siamo seduti a terra in cerchio appoggiati ai tronchi degli alberi per scambiarci delle opinioni riguardo al progetto che si era concluso. Ognuno ha espresso qualcosa su come è stato vissuto questo percorso di circa quattro anni tra Italia ed Egitto; Paolo ha registrato tutto così successivamente io potrò trascrivere tutte le opinioni, nel frattempo ho annotato le opinioni di ognuno dei nostri amici egiziani.
  • ·   Io sono un’infermiera che ha lavorato nel progetto, sono felice di essere qui oggi e spero cominci presto il nuovo progetto con voi.
  • ·   Anch’io sono stata felice, sono stata contenta nel gruppo ma non potrò più parteciparvi perché è cominciato per me un progetto lavorativo e non avrò più tempo per il gruppo.
  • ·   Io sono contento perché tutti hanno notato i miei miglioramenti, i miei progressi nella vita.
  • ·   Stare col gruppo fa molto bene e ho imparato tante nuove cose, tutti hanno visto i miei progressi, ora a fine percorso lascio il gruppo a malincuore.
  • ·   Anch’io sono contento della mia esperienza di lavoro, ho imparato molte cose, sto meglio e ho diminuito i farmaci.
  • ·   Sono contenta del progetto che per me sta finendo perché è il momento che io riprenda in mano la mia vita; pur mantenendo i rapporti col gruppo del centro “Franco Basaglia” ad Alessandria d’Egitto.
  • ·   Mi sono trovata bene e continuo perché il mio percorso al “Franco Basaglia” che mi ha portato al lavoro non è ancora finito, infatti non vado ancora molto bene.
  • ·   Io ho lavorato all’attività di mosaico, sto molto bene a lavorare lì ma sono triste perché il progetto è finito.
  • ·   Anch’io sono triste, per me è stata un’esperienza totalmente nuova, è una cosa buona e importante il self-help non è curare solo la malattia, fa capire che occorre anche un impegno pratico.
  • ·   Sono contenta, è stata un’esperienza divertente, anche se per incontrarsi una volta al mese devo venire da molto lontano.
  • ·   Io sono contenta quando sono nel gruppo e aspetto con gioia il nuovo progetto, ma si deve continuare comunque a stare insieme.
  • ·   Io ho iniziato soltanto da due mesi e mi sono trovata da subito bene, perciò non vedo l’ora che inizi un nuovo progetto.
  • ·   Io sono la sorella di una paziente e l’ho seguita nel gruppo dove lei trova giovamento, ma devo stare anche a casa perché ci sono gli impegni familiari, però sono contenta di lei.




Gli italiani hanno inoltre descritto con una parola chiave  il senso del “Remedy Project e queste sono le loro impressioni:

·       SPERANZA: È sempre emozionante fare questa esperienza in Egitto. Ci sono un po’ di ostacoli, paure, ma il fine di questo progetto è più importante. È uguale anche per me, io non vedo una fine di questo progetto, non c’è perché io porterò a casa qualcosa di voi. Questa è la finalità di questo progetto che secondo me non finirà, avrà di certo un seguito.

·       CONSAPEVOLEZZA : perché venire qua è viverla l’esperienza e non essere raccontata. Consapevolezza è anche alzarsi al mattino con fatica per fare, e fare insieme fa comprendere bene  le emozioni vissute.

·       LUCE-SOLE-ARIA-MARE: perché dopo un lungo periodo di nera assenza il mare della Norvegia e quello dell’Egitto hanno portato di nuovo un colore sereno. Prima distesa sul cemento il vento e il sole mi hanno abbracciata ed io ho riabbracciato loro. Sono anche molto contenta che durante la mia assenza tutto sia continuato anche senza la mia collaborazione e spero come voi e Davide che tutto possa continuare. La pace nel mondo si fa paragonando i popoli con rispetto e non sopraffacendoli! Se la diversità è una ricchezza potrà esserlo soltanto con la condivisone.

·        RICONOSCIMENTO: Riconoscimento perché per me questa è stata un'esperienza molto bella grazie al progetto Remedy siamo stati in grado di avviare il centro Basaglia e di riconoscere le nostre emozioni nelle emozioni degli altri. Io ho imparato che la differenza tra uomini e donne e la differenza tra culture sono poco importanti quando raccontiamo le nostre vite e le nostre emozioni quindi concordo con tutto quello che è stato detto, ma per il futuro mi piacerebbe non avere la tristezza del rimpianto; anche se non ci vedremo mai più questa esperienza sarà qualcosa che ci rimarrà dentro e potrà essere qualcosa che potremo riaccendere se sperimenteremo la condivisione come esseri umani. Mi piacerebbe anche che il ponte continuasse attraverso i social network e attraverso YouTube; io ho iniziato ad occuparmi di documentazione proprio venendo in Egitto poiché mi rendevo conto che stava succedendo qualcosa di grandioso e di incredibile perciò ho avuto questo stimolo di documentare questa esperienza.

·         SICUREZZA: Io qua ho conosciuto degli amici e  mi dispiace separarmi da tutti loro e per quanto riguarda il mio stato personale posso affermare come l’autoaiuto con voi abbia aumentato la mia sicurezza nelle relazioni di tutti i giorni perché sentendomi tra amici la mia timidezza è svanita ed è aumentata la mia sicurezza nel fare le cose e nei rapporti. L’autoaiuto mi ha reso più forte e più sicuro.

·       ASCOLTO: Io sono il meno indicato per parlare perché è la prima volta che vengo qua a svolgere un’attività di autoaiuto e la forma di rispetto che ho imparato nel gruppo è quella di non dire e di riservare ogni giudizio e quantomeno di stare zitto quindi cedo la parola a qualcun altro poiché non sono in grado di dare un giudizio. L’autoaiuto mi ha insegnato che è più importante ascoltare che parlare.

·       PARTECIPAZIONE: Io sono qui per lo scambio, la pluralità e la partecipazione. Io questo ho provato anche perché sono stato coinvolto e quindi ho partecipato volentieri.

·       OTTIMISMO: Nel viaggio precedente ho scritto un articolo in cui dicevo come l’Egitto fosse proprio un bel posto, infatti dalla mia esperienza ho potuto notare come qua in Egitto vi sia molta tranquillità e questa sensazione aiuta ad essere più elastici, a farci sentire più calmi, a ragionare di più senza arrabbiarsi e a vedere le cose con più ottimismo.


Quindi soddisfatti di noi siamo tornati gioiosi al pullman che ci ha portati al pranzo.

















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