giovedì 25 febbraio 2016

Diario di un Viaggio in Egitto: Terza Parte

Di Franca Izzo

Il luogo era un elegante palazzo d’epoca con mobili in legno intarsiato e dorati. Siamo entrati in un enorme salone rettangolare con un lunghissimo tavolo, molto imbarazzo a scegliere il posto ma alla fine abbiamo trovato posto tutti. Ad ognuno dei quattro lati un grande ventilatore da terra rinfrescava l’aria. Ci sono stati serviti dei cestini col pranzo e quando ognuno ha avuto il suo ha trovato pasta pasticciata al forno, pollo speziato al forno, verdurine miste al vapore, sottaceti piccantissimi che facevano bruciare la bocca anche a bere il succo di mela e per finire un dolcetto di pan di spagna e crema di burro e caffè.
Dopo il pranzo una nuova riunione con i medici e i responsabili per un nuovo scambio di punti di vista. Quindi stanchissimi di parlare siamo tornati in albergo dove ho potuto dormire un po’, mentre Paolo con gli altri responsabili continuavano a lavorare alla preparazione del convegno.
Successivamente nella hall ci siamo riuniti per la cena, ma non avevo fame perché il pranzo era stato abbondante. 
Dopo una lunga passeggiata in mezzo al caos della città e le strade sconquassate, osservando le ricche vetrine dalla strada, perché gli altri marciapiedi erano pieni di tutta quella immondizia siamo giunti al luogo prestabilito, una specie di fast- food dove ci hanno servito una gustosa zuppa di ceci, falafel e patatine fritte a volontà, svariati stuzzichini e salsine in cui inzuppare il pane azimo, bibite e caffè al modico prezzo di  3€ a testa, così abbiamo lasciato ben dieci pound  di mancia. Dopo abbiamo fatto un po’ di shopping per i souvenir e siamo tornati in albergo. I vetri rotti erano stati tolti da terra e la finestra era stata coperta da un mega poster. Qualcuno era uscito per altri due passi notturni, le città sono molto animate di notte con tutti i loro ricchi negozi ben illuminati, carrettini ambulanti che vendono di tutto, tanta gente in strada e le donne sottobraccio al proprio accompagnatore, come da noi nel 1800 e le auto che strombazzavano a destra e a manca perché nessuno camminava sui marciapiedi. Non esistendo semafori o strisce pedonali, attraversare le strade era molto difficoltoso e pericoloso poiché nessun pedone veniva rispettato. Comunque io ho preferito stare in camera a farmi tutte le mie cose con calma, dalla doccia ai conti per le spese.  Il giorno seguente alle 9:00 abbiamo dovuto lasciare libera la stanza così Noemi ha rimesso la sveglia alle 7:00. Lasciati fuori i nostri abiti più eleganti, coordinati degli accessori più adatti all’occasione abbiamo chiuso a forza le valigie e siamo scese per la colazione, ma all’uscita della sala da pranzo una nuova sgradita sorpresa: il pavimento era tutto un lago di acqua e sapone della rigovernatura che esce da un bocchettone del pavimento, guadato il fiume con molta attenzione per non cadere ci siamo entrati nella hall per riunirci con gli altri. Quando Paolo ci ha raggiunti ci ha portato la brutta notizia che in Francia c’erano stati vari attentati da parte dell’ISIS e che c’erano stati centinaia di morti e feriti. La mia ansia è aumentata da allora e non era del tutto infondata; saremmo stati più al sicuro in Egitto o in Europa? Io comunque avrei preferito trovarmi a casa anche se quello era il nostro grande giorno. Così tra un commento e l’altro abbiamo raggiunto la sede del nostro convegno. Un nuovo giro sul lungomare che oggi era più blu e calmo e siamo giunti nella sala teatro di una grande villa con un vegeto giardino. Sul palco ben illuminato dai riflettori c’erano un tavolo ed un leggio con meravigliose composizioni di fiori freschi e dai colori tenui. La lingua concordata è l’inglese, ma il traduttore simultaneo traduceva solo in egiziano; così io non riuscivo a capire niente e mi guardavo attorno cercando di acchiappare qualche termine inglese ma purtroppo invano, così mi sono limitata ad applaudire quando lo facevano tutti. Sono riuscita a capire soltanto che venivano osservati alcuni minuti di silenzio per i morti degli attentati in Francia e così ci siamo alzati tutti in piedi incrociando le braccia e abbassando la testa al suolo; per il resto mi sono sentita abbastanza isolata.

Finalmente Ilario Volpi, dopo un breve saluto in inglese ha iniziato a parlare in italiano e Sherina ha tradotto in egiziano; ora potevo capire qualcosa anch’io!
“Il progetto in Italia di non tenere il malato di mente come in un carcere è bello. L’Italia ha sempre buoni consigli che stiamo sforzandoci d’imparare e seguire. Grazie.”
Ilario Volpi si è presentato in modo molto semplice e con la stessa semplicità ha spiegato: “ Il lavoro è importante per tutti, ma per il malato lo è di più. Il lavoro e la persona sono la stessa cosa, perciò il lavoro non è una merce di scambio; il lavoro aumenta le capacità di una persona sana, ancor più di una persona ammalata, ma se il lavoro è stressante o non piace perché non adatto può far aumentare la malattia perché diventa una cosa pesante che non da alcuna soddisfazione. Il lavoro è un punto importantissimo quando viene per un malato, e quanto prima arriva meglio è; dovrebbe, arrivare insieme alla terapia il vero empowerment.”

Ilario Volpi inoltre ci ha mostrato delle slides che illustravano la situazione italiana.
“La riforma italiana ha due grandi caratteristiche:
  •     La chiusura dei manicomi, con il diritto della persona alla sua cittadinanza e l’integrazione     nel proprio luogo di origine.
  •     Il diritto al lavoro e alla casa, a una vita sociale libera

Le cooperative sociali e le imprese sociali in Italia sono tante, ma poche riguardano la Salute Mentale.
Io rappresento la cooperativa “Il Carro” che comprende vare attività, che non sono tutti a convenzione con la ASL.
Le  nostre attività sono:
  •     la gestione di una cucina per catering
  •     la gestione di un bar pubblico “Bar-Naut”
  •     la cura del verde
  •     la rilegatura e il restauro dei libri
  •     la gestione di una ciclo officina
  •     un laboratorio di falegnameria
  •     altri vari laboratori dell’artigianato.

La cooperativa è composta da 74 soci: 50 soggetti svantaggiati, 20 soci normodotati e 4 volontari.
In questi ultimi anni, crescendo il numero dei soci, è cresciuto anche il numero del fatturato in ugual misura agli inserimenti.”
Ilario Volpi ci illustra poi i punti forza  della cooperativa ‘Il Carro’:
  •      un forte legame con i servizi
  •      un rapporto con il mercato privato
  •      la capacità di mantenere gli impegni di lavoro anche con discontinuità
  •      una grande attenzione all’inserimento con un dovuto supporto
  •      il percorso d’inserimento lavorativo
  •      il grande sforzo di tenere insieme i diversi passaggi dell’inserimento
Conclude Ilario Volpi: “Occuparsi del lavoro per chi soffre di salute mentale è favorevole non solo per la persona malata, ma per l’intera umanità.”
Dopo prende la parola Paolo Pini che ci dice:
“Sono molto contento di essere qui con voi. Io parlo a nome delle Associazioni Italiane che hanno fatto con voi il percorso sull’Auto Mutuo Aiuto e l’Associazionismo degli utenti previsto nel Remedy Project.
Ho imparato e avuto la conferma che siamo uguali seppur lontani.
Il gruppo A.M.A. non è una tecnica, ma una comunicazione vecchia come il mondo, che c’insegna quanto siamo vicini agli altri.
Nella riunione di ieri pomeriggio ho sentito la consapevolezza degli egiziani e la forza del vostro gruppo di Auto Mutuo Aiuto. Adesso vi vorremmo presentare la video documentazione amatoriale che abbiamo raccolto, è la nostra storia, il nostro modo che abbiamo imparato per stare con gli altri. Ringrazio tutti gli attori protagonisti del progetto, soprattutto Mariella Genchi che questa volta non ah potuto essere con noi.”

Sono stati così proiettati video e foto di tutto quello che è stato fatto in questi quattro anni del Remedy Project e dopo ho provato una forte emozione, infatti sul palco, a partire dalle associazioni Mediterraneo e 180 Amici sono stati chiamati a salire tutti gli utenti, (io sono stata la seconda a salire sul palco vuoto, è stato imbarazzante sentire il mio nome e mi tremavano le gambe, cosi mi sono avvicinata al primo che era stato chiamato che stava al centro). Poi a seguire sono saliti anche tutti gli utenti egiziani. Era una fila lunghissima: alla destra del palco gli Italiani e alla sinistra gli Egiziani che sono molti di più e tutti imbarazzati sotto i riflettori; l’emozione era incredibile e la fila si scomponeva per saluti reciproci tra noi; ma non solo le gambe tremavano, anche la voce e soprattutto il cuore che sembrava avesse raddoppiato i battiti. Per non parlare delle lacrime. Quelle scendevano da sole e ho sperato che gli altri non le notassero, ma alla fine sono arrivati anche i singhiozzi e quelli erano davvero difficile da nascondere. Baciavo e abbracciavo chiunque mi fosse vicino nonostante conoscessi bene la rigidità del loro costume, comunque anche qualcuno di loro mi teneva sottobraccio come mio accompagnatore e sentivo arrivare anche tanti baci da parte di loro perché le emozioni sono erano forti della testa. Mi hanno chiesto un intervento del quale non ricordo neppure una parola se non di aver concluso dicendo “Abbraccio il mondo insieme a voi” e tremando ancora ho raggiunto il mio posto. Dopo ci hanno servito un elegante buffet in giardino, l’area apparecchiata era isolata dal resto del parco con ampi drappi colorati, i tavoli rotondi erano coperti da apie tovaglie di raso bianco e una più piccola dorata, al centro una composizione di fiori freschi, anche le sedie sono dorate. Di nuovo tanti saluti con la speranza di rivederci presto e abbiamo ripreso il pulmino per il lunghissimo viaggio verso il Cairo, ma eravamo tutti stanchi e c’era meno animazione.



























Video del convegno visibile al link: 
https://www.youtube.com/watch?v=ROvVdXrFxJY&feature=youtu.be

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