Di Paolo Di Giuseppe
A cura di Enrico Longarini
Come ogni domenica, l’Associazione
Mediterraneo aveva organizzato una gita fuori porto, così la giornata del 7
febbraio 2016 ci ha visti partire in direzione del Castello Malaspina di
Fosdinovo, in provincia di Massa e Carrara. Sfortunatamente non era una bella
giornata, la pioggia cadeva a scrosci e il vento sferzava con forza i furgoni,
ma piuttosto che rimanere a casa a non fare nulla avrei affrontato una bufera e
scalato una montagna. Fosdinovo, il borgo verso il quale eravamo diretti, si
trova nei pressi di Sarzana e la strada per raggiungerlo è davvero ripida; al
termine della faticosa salita però abbiamo trovato, quasi come se ci stesse
aspettando, il maestoso Castello Malaspina che si ergeva d’innanzi a noi.
Appena scesi dai furgoni siamo stati accolti dal gelido tocco del vento e dato
che la pioggia non accennava a fermarsi, siamo entrati nel castello per trovare
riparo come sperduti viandanti di un romanzo.
La visita è iniziata subito e la
guida che ci accompagnava ci ha spiegato come il castello risalisse al XII
secolo, nonostante i numerosi restauri e gli innumerevoli rifacimenti che erano
stati apportati durante il corso degli anni. I documenti e le varie fonti
storiografiche raccontano anche di come il castello sia stato un’importante
roccaforte caduta solamente una volta nelle mani dei giacobini.
Oltre a queste e a molte altre
informazioni generali, durante la visita delle numerose stanze del castello, la
guida ci ha raccontato la storia del fantasma di Bianca Maria Aloisia, figlia
di Giacomo Malaspina che, innamoratasi di uno stalliere, fu sepolta viva
insieme ad un cane e ad un cinghiale rispettivamente simboli di fedeltà e
ribellione. Secondo alcuni lo spirito indomito della ragazza continua ad
infestare le stanze e le camere del castello, infatti non è raro che alcuni
ignari visitatori si sentano costantemente osservati e a “dimostrazione” di ciò
la guida ci ha mostrato alcuni segni che la presenza del fantasma avrebbe
lasciato durante il suo passaggio, come le macchie sul soffitto della sala del
trono che raffigurerebbero la ragazza stessa in compagnia del volto del padre e
dei due animali che avevano assistito alla sua morte. Siamo stati poi condotti
in cima ad una delle torri più alte all’interno di quella che era la stanza del
marchese Ippolito Malaspina dove si trova il celebre “letto che respira”, una
delle più famose attrazioni del castello. Il letto si trova al centro di questa
piccola e buia camera e, come ci è stato spiegato, se si posizionano le mani al
di sopra delle lenzuola, in alcuni punti, è possibile percepire un leggero
soffio d’aria proveniente dal letto. Molti visitatori che erano insieme a noi
non hanno avuto alcun timore ed hanno prontamente avvicinato le loro mani al
letto, ma per quanto mi riguarda ho preferito non approfondire le mie
conoscenze sui fenomeni paranormali.
La visita è poi proseguita lungo
molte altre stanze e saloni del castello, dalla cucina della servitù al
salottino delle donne e si è conclusa con la temibile stanza delle torture
all’interno della quale ci sono stati mostrati gli spaventosi strumenti che i
carcerieri utilizzavano sui prigionieri per estorcere loro informazioni, vere o
false che fossero.
Terminata la visita al castello
abbiamo ringraziato la nostra competente guida che ci aveva accompagnati alla
scoperta del castello, poi ci siamo diretti all’unico bar aperto di Fosdinovo
per un caffè ed infine siamo ripartiti alla volta di Livorno. È stata un’esperienza davvero bella e
interessante che mi ha permesso di vedere, conoscere ed imparare molte cose
nuove, ma durante le prossime notti ventose forse dormirò con un occhio aperto…
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