Uno squillo
da Paolo: “Siamo un po’ in anticipo” “Finisco di vestirmi e scendo, ci vediamo
all’incrocio”.
Esco di casa
e il cielo è di un blu profondo, tutto stellato, c’è un gran silenzio e l’aria
è frizzantina, sono circa le 5:20 del mattino, il quartiere è tutto al buio e
vi è solo una finestrella di un bagno illuminata. Intravedo un’anziana signora
che sta rientrando con il suo cagnolino e ad un tratto si illuminano tutte le
luce condominiali.
Uno
sfavillio di luci presso ad un incrocio; strano, non c’è nessuno! È la
pattuglia dei vigili urbani che svolge il suo giro di sorveglianza.
Mi avvicino
alla chiesa e un pensiero va al Signore affinché il viaggio vada tutto bene. Siamo
al limite del quartiere e già si vede il traffico mattutino: credo di
intravedere il furgone bianco dell’associazione, penso sia Paolo, anche perché
da lì a poco sento vibrare il telefonino ma non rispondo per non perdere altro
tempo a cercarlo nella borsa e allungo il passo con il mio trolley, tanto sono
quasi arrivata e vedo uscire Paolo dalla sua auto nera il quale si accerta che
abbia con me tutti i documenti necessari.
Quando siamo
tutti riuniti in auto chiedo: “e Benedetta dove la troviamo? Lei ha la sua
auto!” Paolo con voce cupa risponde “Benedetta non viene perché le è morto il
nonno”. Da allora non ho smesso di pensarla e appena ho potuto le ho mandato un
bacio tramite un messaggino. Cos’altro potevo fare?
Al posto di
Benedetta è venuto Giuseppe Galante. Il volo fino a Fiumicino è stato buono e
veloce, ma ci è toccata una lunga attesa per la coincidenza con Il Cairo e il
raduno dei gruppi che avrebbero partecipato al “Remedy Project”. Quindi 4+4+4
chiacchiere per socializzare meglio tra noi e poi di nuovo un lungo check-in,
l’ultima telefonata ai cari e partiamo alla volta del Cairo.
È una
giornata di sole, un decollo perfetto. Ci portano gli auricolari e mi metto ad
ascoltare musica egiziana trastullandomi con il sudoku da sopra le nuvole. Sbrigate
le pratiche per il permesso di soggiorno troviamo Sherina ad aspettarci con il
pulmino. Tutti ci mettiamo così in viaggio verso Alessandria d’Egitto. Fa
caldo, ci sono quasi 20 C° ma all’arrivo vi era un bel venticello serale.
Durante il viaggio tante chiacchiere, battute e canti. Un veloce spuntino
all’autogrill e si riparte con il boccone sempre in bocca; il viaggio era
ancora molto lungo, ma per fortuna eravamo usciti dal caotico traffico del
Cairo.
Siamo
arrivati stanchi sfiniti a notte fonda sognando un morbido letto per i nostri
poveri muscoli stremati dal lungo viaggio; e invece erano state prenotate
quattordici camere singole all’hotel Alessandro il Grande, ma purtroppo erano
già state date via. Sherina si è quindi arrabbiata e ha lottato come una tigre,
non capivo cosa stessero dicendo e temevo che da un momento all’altro lei si
potesse sentire male. Alla fine siamo comunque riusciti ad ottenere delle
camere doppie per la notte.
Ho dormito
in camera con Noemi e mentre la mia terapia stava facendo il suo effetto e stavo
dormendo, nel cuore del cuore della notte Noemi mi ha svegliata esponendomi il
suo disagio nel dormire, le ho proposto così un po’ delle mie goccioline rosa
ma lei ha rifiutato dicendomi che le avrebbero fatto soltanto l’effetto
contrario, così mi ha ringraziata ed è
tornata alla ricerca della camera di Marco a cercare delle medicine. Non l’ho più
sentita ma l’ho vista dormire nel letto quando ho avuto bisogno di andare in
bagno, si era tirata tutta la coperta a sé, così io ho preso l’altra coperta
dall’armadio e tutto è tornato sereno fino a quando Noemi non mi ha toccato:
“Franca sono le nove!” io ho fatto un gran sobbalzo per lo scossone e lei
insieme a me, poi siamo scoppiate a ridere come matte; e così comincia il
nostro primo giorno ad Alessandria d’Egitto.
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