giovedì 11 febbraio 2016

Diario di un viaggio in Egitto: Prima Parte

Di Franca Izzo

Uno squillo da Paolo: “Siamo un po’ in anticipo” “Finisco di vestirmi e scendo, ci vediamo all’incrocio”.
Esco di casa e il cielo è di un blu profondo, tutto stellato, c’è un gran silenzio e l’aria è frizzantina, sono circa le 5:20 del mattino, il quartiere è tutto al buio e vi è solo una finestrella di un bagno illuminata. Intravedo un’anziana signora che sta rientrando con il suo cagnolino e ad un tratto si illuminano tutte le luce condominiali.
Uno sfavillio di luci presso ad un incrocio; strano, non c’è nessuno! È la pattuglia dei vigili urbani che svolge il suo giro di sorveglianza.
Mi avvicino alla chiesa e un pensiero va al Signore affinché il viaggio vada tutto bene. Siamo al limite del quartiere e già si vede il traffico mattutino: credo di intravedere il furgone bianco dell’associazione, penso sia Paolo, anche perché da lì a poco sento vibrare il telefonino ma non rispondo per non perdere altro tempo a cercarlo nella borsa e allungo il passo con il mio trolley, tanto sono quasi arrivata e vedo uscire Paolo dalla sua auto nera il quale si accerta che abbia con me tutti i documenti necessari. 
Quando siamo tutti riuniti in auto chiedo: “e Benedetta dove la troviamo? Lei ha la sua auto!” Paolo con voce cupa risponde “Benedetta non viene perché le è morto il nonno”. Da allora non ho smesso di pensarla e appena ho potuto le ho mandato un bacio tramite un messaggino. Cos’altro potevo fare?
Al posto di Benedetta è venuto Giuseppe Galante. Il volo fino a Fiumicino è stato buono e veloce, ma ci è toccata una lunga attesa per la coincidenza con Il Cairo e il raduno dei gruppi che avrebbero partecipato al “Remedy Project”. Quindi 4+4+4 chiacchiere per socializzare meglio tra noi e poi di nuovo un lungo check-in, l’ultima telefonata ai cari e partiamo alla volta del Cairo.
È una giornata di sole, un decollo perfetto. Ci portano gli auricolari e mi metto ad ascoltare musica egiziana trastullandomi con il sudoku da sopra le nuvole. Sbrigate le pratiche per il permesso di soggiorno troviamo Sherina ad aspettarci con il pulmino. Tutti ci mettiamo così in viaggio verso Alessandria d’Egitto. Fa caldo, ci sono quasi 20 C° ma all’arrivo vi era un bel venticello serale. Durante il viaggio tante chiacchiere, battute e canti. Un veloce spuntino all’autogrill e si riparte con il boccone sempre in bocca; il viaggio era ancora molto lungo, ma per fortuna eravamo usciti dal caotico traffico del Cairo. 
Siamo arrivati stanchi sfiniti a notte fonda sognando un morbido letto per i nostri poveri muscoli stremati dal lungo viaggio; e invece erano state prenotate quattordici camere singole all’hotel Alessandro il Grande, ma purtroppo erano già state date via. Sherina si è quindi arrabbiata e ha lottato come una tigre, non capivo cosa stessero dicendo e temevo che da un momento all’altro lei si potesse sentire male. Alla fine siamo comunque riusciti ad ottenere delle camere doppie per la notte.
Ho dormito in camera con Noemi e mentre la mia terapia stava facendo il suo effetto e stavo dormendo, nel cuore del cuore della notte Noemi mi ha svegliata esponendomi il suo disagio nel dormire, le ho proposto così un po’ delle mie goccioline rosa ma lei ha rifiutato dicendomi che le avrebbero fatto soltanto l’effetto contrario, così mi  ha ringraziata ed è tornata alla ricerca della camera di Marco a cercare delle medicine. Non l’ho più sentita ma l’ho vista dormire nel letto quando ho avuto bisogno di andare in bagno, si era tirata tutta la coperta a sé, così io ho preso l’altra coperta dall’armadio e tutto è tornato sereno fino a quando Noemi non mi ha toccato: “Franca sono le nove!” io ho fatto un gran sobbalzo per lo scossone e lei insieme a me, poi siamo scoppiate a ridere come matte; e così comincia il nostro primo giorno ad Alessandria d’Egitto. 

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