Di Alba
“Né di
Venere né di Marte, né si sposa né si parte, né si da principio all’arte”. Così
recita un proverbio imparato quando ero ragazzina; non sono mai stata
superstiziosa ma ho sempre tenuto fede a questa massima almeno fino al 5
febbraio scorso quando, dopo tanti anni, sono tornata in barca per la gita
organizzata dall’Associazione Mediterraneo. Inizialmente ero un po’ titubante
ma alla fine ho preso la decisione di prendere parte all’uscita e a me si è
unita Vanusia, una giovane di origine brasiliana anche lei alle prime
esperienze con le gite dell’Associazione. Più tardi ho così confermato a Paolo
Pini che sulla barca ci sarebbero stati due navigatori in più. L’idea di vedere
l’imbarcazione ma soprattutto il pensiero di poter salire e stare con gli altri
mi eccitava molto così ho atteso con trepidazione il giorno della partenza e nei
giorni precedenti sono letteralmente impazzita nello scegliere vestiti, borse e
oggetti che avrei potuto portare sulla barca. A dirla tutta ero un po’ preoccupata
per il mare mosso e il conseguente mal di mare: avrei fatto proprio una brutta
figura se mi fossi sentita male. Quando è arrivato il fatidico giorno della
partenza ho cambiato non so quanti capi d’abbigliamento, ho tirato fuori borse
più o meno grandi e la mia casa sembrava un vero e proprio campo di battaglia.
Ho provato moltissimi capi d’abbigliamento perché temevo di soffrire il freddo
e di bagnarmi con gli spruzzi del mare, invece per quanto riguarda le scarpe
non ho avuto nessun indugio, dato che potevo tranquillamente indossarle anche
sopra la barca (nel mio ricordo di tanti anni fa era vietato salire a bordo con
le scarpe e a causa dei postumi di un’emiparesi non riesco più a camminare
scalza!). Arrivata al porto ho trovato
Paolo Pini ad attendermi sulla banchina il quale poi mi ha scortata e sorretta
fino alla barca. Ero proprio emozionata come una bambina al suo primo giorno di
scuola. Salita sulla barca mi sono subito seduta su di una specie di panca di
legno sverniciato a stecche che si estendeva da poppa a prua. Mi trovavo seduta
vicino a Meri e Vanusia mentre Noemi si trovava di fronte a me.
Non appena
Paolo Pini si è messo al timone è iniziata l’avventura. Avevamo il vento a
favore, soffiava una leggera brezza così ho chiesto di navigare verso sud in
maniera da vedere e far vedere a tutti gli altri casa mia. I baldi giovani a
bordo hanno quindi alzato un’enorme vela triangolare bianca con una balza alla
base nera e ci siamo lasciati condurre dal vento. Il mare era mosso e le onde
lunghe facevano ondeggiare la barca ma il timoniere è riuscito abilmente ad
evitare grandi ondeggiamenti e oscillazioni. Io parlavo molto, ma non ero
agitata, anzi mi sentivo tranquilla, protetta, stavo bene e osservavo il
panorama della costa e il mare che si estendeva tutto attorno a noi. Al
ritorno, avendo il vento contrario, siamo stati costretti a fare uso del motore
così tutte le mie parole sono state soffocate dal rumore del motore. Tutto
attorno a me mi ha profondamente colpita, il panorama certo, il vento e il
mare, ma soprattutto sono rimasta meravigliata e affascinata dai movimenti
sicuri dei ragazzi, che si muovevano precisi agli ordini di capitan Paolo. Al
momento del rientro in porto il motore ha iniziato a fare i capricci e ci ha
abbandonati. Naturalmente non ci siamo lasciati intimorire da questo imprevisto
e abbiamo avvertito la Capitaneria di Porto. In nostro soccorso sono anche
venuti alcuni pescatori che ci hanno aiutato ad accostare la barca alla
banchina mentre a bordo i ragazzi e Noemi si davano un gran da fare con corde e
arnesi vari. In tutto questo trambusto il povero Paolo Pini, scendendo da poppa,
è disgraziatamente scivolato in acqua rimediando per fortuna solo una gamba
infradiciata. Prima di me sono scesi tutti i ragazzi poi è stata la volta di
Meri che ho ammirato per l’agilità e la sicurezza nello scendere, quando poi è
venuto il mio momento ho sentito ogni mia estremità congelata e indolenzita
così mi sono data una scossa e la circolazione ha ripreso a funzionare. Toccava
a me: Noemi, anche in questa occasione,
mi ha stupita ma soprattutto mi ha aiutata molto e mi ha sorretta. Un’affluenza
di pensieri, un vortice di emozioni, di gioia, di serenità mi ha invasa, avrei
voluto manifestare gratitudine, avrei voluto stringerli tutti in un forte
abbraccio, ma mi sono limitata ad un semplice “grazie”. Infine si è avvicinato
Paolo con la gamba gocciolante: non so se ho ringraziato anche lui. Mi sono
voltata ed ho visto il mio autista avvicinarsi, mi ha presa sottobraccio e mi
ha riportato con Vanusia all’auto. L’abbiamo accompagnata a casa e anche lei
era rimasta molto contenta della gita, poi sono tornata a casa mia. Questa è
stata un’esperienza bellissima e spero ci sia modo di farne altre in futuro.
Nel frattempo andrò alla ricerca di un libro per conoscere almeno in minima
parte i termini nautici ma venendo da Firenze, sono una donna di città, mica di
mare! Questo per me e Vanusia è stato una sorta di “battesimo del mare” e ringrazio
di cuore a tutti per tutto ciò che di meraviglioso mi avete offerto. Vi
abbraccio tutti caramente.
La
fiorentina che si avvia ad essere “navigata navigatora”.
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