Partire da un concetto basilare come la conoscenza di noi
stessi che si fonda sul principio di esperienza la quale basata esclusivamente
sulla propria percezione; quindi ogni elemento appartenente alla propria sfera
psichica è conseguenza di quello che si è. Conseguito ciò noi trasmettiamo noi
stessi all’esterno a ciò che ci cironda,
quindi a cio che ci appartiene, e ci rende quel che si è. Come poter essere e
appartenere ad una propria esistenza concettualmente “sana”?
Be… semplice! Creare
e modellare, nel tempo, il proprio percepito per poter trasmettere,
comunicando, l’esperienza all’esterno. Tale gioco tra input e output è
maestosamente interessante. Essere e appartenere sono la medesima cosa, ciò che
si concatena non ha né un inizio né una fine, solo un unico reciproco sostegno.
La conclusione è semplice e automatica: creiamo per crearci….è cosi mediocre al
tal punto da tramutare il concetto realistico in un ipotetico e lunatico sogno.
L’animo confuso, l’animo debole hanno travisato i fedeli sensi: la vista ormai sciatta, il tatto troppo
tremante, il gusto confuso, l’udito lontano e quasi ormai perso, l’olfatto
troppo troppo condizionato…. La condivisione è il mezzo di sopravvivenza
pratico e fattibile per una adeguata esistenza.
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