Di Simona Vannozzi
A cura di Enrico Longarini
Erano
diversi mesi che non partecipavo alle uscite del fine settima insieme ai
ragazzi dell'Associazione Mediterraneo, ma questa volta mi sono unita anch’io e
siamo partiti in direzione di Artimino, una piccola frazione di Carmignano
(Prato) per visitarne il museo archeologico. Sono rimasta molto stupita di scoprire
con i miei occhi questo gioiello sperduto della campagna toscana. Il Museo
Archeologico mostra ai visitatori la storia del centro etrusco di Artimino ed
espone numerosi reperti restituiti dal territorio circostante. Ma torniamo alla
nostra gita: sebbene si tratti soltanto di un piccolo paese, appena arrivati ad
Artimino, ci siamo perduti tra i deliziosi vicoletti a cercare il museo e dopo aver fatto il giro
del paese lo abbiamo trovato nella piazza principale. Presentandoci come
Associazione Mediterraneo Onlus, i gestori del museo non solo ci hanno offerto
la possibilità di entrare gratuitamente, ma ci hanno anche fornito una guida che
ci accompagnasse durante la visita. Il percorso museale si snoda su due piani: quello
superiore è dedicato al “mondo dei vivi” e ai ritrovamenti effettuati negli
insediamenti di Artimino e di Pietramarina mentre quello inferiore “al mondo
dei morti” e a tutti i reperti ritrovati nella necropoli di Artimino.
La guida è
stata molto gentile e paziente e ha spiegato a tutti noi le origini della
civiltà etrusca del territorio circostante e di come essa si sia evoluta e
sviluppata nel corso degli anni. Tegole, vasi, anfore e pesi da telaio caratterizzano
la prima parte della visita, quella dedicata al “mondo dei vivi”, ma è nel “mondo
dei morti” che si scoprono le vere meraviglie del museo. La prima cosa che
salta all’occhio una volta discesi in questo “mondo dei morti” sono le tombe
della necropoli di Prato Rosello, in special modo la tomba del “Guerriero” della
fine del VIII secolo. a.C. Naturalmente si tratta di una ricostruzione, ma gli
oggetti al suo interno sono in tutto e per tutto autentici, dagli oggetti
ornamentali alla lancia, simbolo di forza e vigore che non può far altro che
farci tornare alla mente il celebre Achille e le sue eroiche gesta. La guida ci
ha spiegato come il culto dei morti avesse una grande rilevanza fra gli
etruschi ; essi infatti avevano una
forte credenza nell’aldilà e le veglie funebri in onore dei propri defunti si
trasformavano in vere e proprie celebrazioni sacre. Gli etruschi della zona di
Artimino erano soliti bruciare i corpi dei cari deceduti e le loro ceneri
venivano poste in urne di ceramica che poi venivano depositate all’interno
delle tombe. Le sepolture erano inoltre riempite con numerosi oggetti
ornamentali molto preziosi, il quale ritrovamento può darci importanti indizi
riguardo la condizione sociale del defunto (come la lancia e le armi di bronzo
e di ferro ritrovate nelle tombe dei guerrieri). Il museo ha allestito numerose
vetrine in cui esibisce questo tipo di reperti, perciò abbiamo potuto ammirare lo
splendore dei dettagli e la maestria con cui furono realizzate sculture di
ceramica, di terracotta e di bucchero (materiale molto popolare fra gli
etruschi), piccole brocche dove venivano conservati i profumi, gli oli e le
essenze, ferretti per capelli, fermagli per le tuniche indossate dagli uomini ed
infine orecchini e gioielli d’oro. Tra i numerosi reperti quelli che mi hanno
maggiormente colpito sono stati una straordinaria coppa di vetro turchese, il
cratere etrusco a figure rosse ed alcune placchette d’oro e d’avorio che
rappresentavano figure sacre femminili, maschili ed animali. Tuttavia il vero e
proprio “gioiello” di cui il museo va orgoglioso è il famoso incensiere di
bucchero. Si tratta di un oggetto unico e molto particolare composto da cinque
parti incastrate l’una con l’altra e decorato lungo tutti i suoi bordi.
Una volta
terminata la nostra visita al museo ci siamo rilassati e, immersi nel silenzio
e nella tranquillità del paese, abbiamo pranzato nella piazza principale dalla
quale potevamo godere di un fantastico panorama. Tutto intorno a noi infatti si
estendevano i verdi campi della campagna toscana illuminati da un caldo sole
che faceva capolino tra le nuvole. In lontananza potevamo anche vedere la
famosa Villa Medicea che, situata su un poggio poco distante dal paese, domina
e sovrasta l’intero territorio di Artimino così, prima di ripartire in
direzione di casa, abbiamo voluto avvicinarci per poterla osservare meglio. Un
lungo viale alberato ci ha condotto ai piedi dell’imponente villa (conosciuta
anche come la Ferdinanda o Villa dei cento camini, ma purtroppo abbiamo potuto
solo ammirarla dall’esterno in quanto sede di congressi ed eventi speciali. È stata una
domenica serena è molto divertente, ma soprattutto una giornata all'insegna
della cultura e dell’archeologia etrusca. Nelle prossime uscite mi piacerebbe
molto visitare la Villa Medicea e forse chissà scoprire tutte le storie curiose
ed interessanti che custodisce…
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