Di Michael Perini
Quando arrivarono gli anni delle
superiori iniziai a frequentare il liceo statale Francesco Cecioni e anche qua
feci delle nuove amicizie che ricordo tutt’ora con molto affetto: ci furono
Michele del socio pedagogico, Benedetta, una ragazza che aveva partecipato a
Miss Livorno ed infine il mitico Mata, un tipo, come diremmo a Livorno, “ganzo
abbestia” con il quale feci amicizia parlando dei ragazzi che a quell’epoca
frequentavano piazza Attias, luogo dove abitualmente si ritrovavano i giovani
livornesi. Naturalmente non persi i contatti con i miei vecchi amici delle
medie Antonio, Tito, Fidelis, Federico e Sara, anzi, tutti insieme (amici
vecchi e nuovi) riuscimmo a creare un gruppo ben coeso e spesso uscivamo tutti
assieme in città. Ogni volta era un risata e tutto ciò che ho condiviso con
loro mi fa sorridere ancora oggi, come quel giorno in cui Tito si ostinò a
voler provare ad andare sullo skateboard, ma tutto ciò che rimediò fu un sonoro
capitombolo (con conseguente presa di giro generale da parte di tutto il
gruppo). Ovviamente anche io non volevo
essere da meno e quando con i miei amici salimmo sul tettino di una scuola,
durante l’arrampicata caddi di faccia proprio come una pera cotta e in
quell’occasione il mio amico Alessio mi disse: “che patta da stoccafisso!”; io
non sapevo se ridere, piangere o arrabbiarmi, ma alla fine decisi soltanto di
ritentare la scalata e vi riuscii. Nelle mie vaste reti di amicizia conobbi
anche un certo Gabriele che ero certo di aver visto anni prima presso quella
comunità dove venivano trattati male i ragazzi. Io mi presentai ma lui inizialmente
non mi riconobbe, poco dopo però gli si illuminarono gli occhi e mi disse:
“accidenti come sei cresciuto!” Insieme ci siamo aperti l’uno all’altro e
abbiamo ricordato i brutti momenti che avevamo trascorso in quell’associazione;
la condivisione di questi ricordi è stata molto importante per entrambi e ci ha
resi più forti. Avevo quindici anni e gli anni
correvano spensierati tra uscite, nuove amicizie e risate: quando giocavamo a
nascondino io arrivavo sempre per ultimo e tutti i miei amici mi schernivano
cantando “Pera Pera conta Pera Pera conta". Nonostante ciò il mio continuava
ad essere un animo ribelle e una volta, mentre frequentavo la quarta superiore,
io e alcuni miei amici, per non essere scoperti dai nostri genitori, andammo a
Pisa a comprare degli alcolici. Tutto fu fatto in gran segreto ma quell’imbranato del Fradda (un altro mio
amico) fece cadere la busta all’interno della quale nascondevamo le bottiglie, fortunatamente
rompendo soltanto uno spumante e noi per la paura di essere scoperti mettemmo
tutto ciò che riuscimmo a recuperare in uno zaino e ce la demmo a gambe.
Tornati a Livorno organizzammo una “tendata” nel giardino della casa del Fradda
ed iniziammo a bere e a vedere alcuni film come La Strega di Blair e Boogeyman.
Sfortunatamente poco dopo ci colse un temporale e tra la pioggia e i fumi
dell’alcol combinammo svariati guai. Io feci un volo sul prato bagnato mentre
Michele si addormentò in una pozzanghera
e la mattina fu portato via dai genitori infuriati. Il padre del Fradda, Mauro,
ci proibì di tornare anche perché durante la nottata avevamo rotto un cancello
e distrutto un gazebo. Fortunatamente avevamo avuto il buon senso di gettare le
bottiglie di alcolici prima di essere scoperti. L’ultimo dell’anno non fu da meno,
botti e petardi furono fatti esplodere ovunque ma per fortuna nessuno si fece
male. Tra ragazzate varie al liceo tutta la nostra classe si trovò ad avere a
che fare con un professore terribile e talmente severo che noi soprannominammo “il
Muorte” con il detto il "Muorte te oserva te studia te mata". Una
volta, mentre stava interrogando, dato che in classe c’era un forte
chiacchiericcio, lui si alzò sbattendo la mano sulla cattedra e disse "Ora
faccio un rapporto a chi parla!" e dato che stavo per scoppiare in una
fragorosa risata il mio insegnante di sostegno Giuseppe mi disse: “Perini corri,
vieni fuori". Io uscii in frettai e mi rotolai a terra dal ridere e con me
Giuseppe! Gli anni della scuola non furono solo caratterizzati da divertimenti
e birbonerie, in terza superiore ad esempio mi sentii male ed ebbi una crisi
depressiva così fui ricoverato alla Stella Maris. Nonostante ciò conservo
numerosi altri ricordi felici, come quello di quando conobbi il mitico Paolo
Ruffini. Accadde nel giugno del 2006 durante lo spettacolo “Io doppio” al teatro
Goldoni. Ruffini, per prendere in giro il pubblico, disse "chi è pisano
salga sul palco" così io per scherzo salii sul palco. Lui rise perché si
era reso conto che lo stavo prendendo in giro così mi vestì da Alice nel Paese
delle Meraviglie e guardandomi dietro le quinte stette cinque minuti buoni a
ridere. Alla fine mi ha fatto anche applaudire dal pubblico e mi ha regalato il
costume del Nido del Cuculo e delle maglie di Io Doppio. Mi capitò di
rincontrare Paolo Ruffini alcuni anni dopo fuori dal teatro di Collinaia, poi
al Teatro delle Commedie vicino al mio vecchio liceo ed infine lo rincontrai
nel 2013 di fronte al teatro Verdi a Pisa e da lì siamo diventati amici del
cuore. Paolo mi regalò un suo doppiaggio intitolato “Un bell’applauso” e in
quell’occasione lo feci commuovere perché sentì verso di me un calorosissimo
affetto.
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