Di Michael Perini
Ciao a tutti, mi chiamo Michael e
questa è la storia della mia vita. Nacqui il 7 agosto del 1990 con un parto
cesareo perché il cordone ombelicale mi si era attorcigliato attorno al collo.
Appena venuto al mondo mia madre Stefania disse a mio padre di volermi chiamare
Michael dato che all’epoca era un nome molto poco diffuso e, anche se inizialmente
contrario, alla fine accondiscese la decisione di mia madre. E così venni alla
luce con il nome Michael Perini. Anni dopo fui soprannominato “Pera Livorno” ma
a questo arriveremo successivamente. Andiamo per gradi; il 1991 fu un anno di
conflitti ed incomprensioni tra mio padre e mia madre, così, proprio insieme a
lei, venni portato a Venezia Mestre dove abitavano la mia nonna Francesca e il
suo secondo marito, nonno Gianni Vincenzo Scaglianti, che mi ha voluto bene
come un nipote vero. Come tutti i nonni che amano i propri nipoti anche i miei
presero l’abitudine di viziarmi un po’ e di darmele tutte vinte; mi facevano
guardare i cartoni animati come la Pantera Rosa, Wile E. Coyote e Topo Gigio e
mi preparavano sempre i piatti di cui ero ghiotto come la mia amata pasta e
fagioli, le creme veneziane, la cotoletta alla milanese, la crema di marroni o
il latte condensato. Quegli anni furono gioiosi e spensierati ed ogni ricordo
mi porta alla bocca un gran sorriso: un febbraio andammo tutti quanti al
carnevale di Venezia in Piazza San Marco ed io ero vestito da cucciolo di
dalmata. Conservo ancora le foto di quel giorno in cui stetti tutto il tempo in
collo a mia madre.
Qualche tempo dopo ci raggiunsero a
Venezia anche mio padre e la mia nonna Maria. Lei stravedeva per me e mi era
molto affezionata, così, quando tornai a Livorno, mi voleva sempre con sé. A
quel tempo quindi era presente anche mio padre e a tal proposito vorrei farvi
sorridere raccontandovi un episodio buffo il cui pensiero mi fa venire la
nausea ancora oggi: avevo due o tre anni e quando per la prima volta vidi mio
padre con una sigaretta pensai “se la fuma di certo sarà anche buona da
mangiare”, così non feci discorsi e non appena mio padre la lasciò nel posacenere
la afferrai e me la misi in bocca. Mio padre me la tolse immediatamente dalla
gola ed io vomitai tutto, che spavento feci prendere quel giorno a tutta la mia
famiglia! Nel 1994 iniziai ad andare all'asilo delle suore e con me c'era mio
cugino, nipote di mio padre. Una delle suore di chiamava Suor Bruna, ma io la
soprannominai “la malefica” perché era manesca e maltrattava i bambini. Quando
i nostri genitori si accorsero dei maltrattamenti non tardarono a portarci via
e fummo trasferiti: io andai all’asilo di Montenero mentre mio cugino in un
altro asilo. Dopo l’asilo iniziai a frequentare le
scuole elementari Gramsci e durante il carnevale del 1995 mi mascherai da
Michael Schumacher con tanto di macchina a pedali della Formula Uno! Quel
travestimento fece sì che per tutto l’anno successivo sia i miei compagni di
scuola che gli insegnanti mi chiamassero “Schumacher”; una volta addirittura
una delle maestre mi disse: “Schumacher, ripassa l’alfabeto, oh ciuo!”. Qui
alle scuole Gramsci però le maestre non mi consideravano un bambino come tutti
gli altri e consigliarono a mia madre di portarmi alla Stella Maris. Lì fui
visitato ma con molta scortesia ci fu detto che eravamo andati lì soltanto a
perdere tempo.
Finito l’anno io, mio padre e mia
madre ci trasferimmo nel quartiere Corea e così fui costretto nuovamente a
cambiare scuola. Iniziai ad andare alle Modigliani, ma lì se non altro
incontrai una ragazzina a cui scrissi alcune lettere d’amore che, aimè, furono
respinte. I guai arrivarono nel 1997, in quell’anno frequentavo una colonia per
bambini, un’associazione che dietro ad una facciata di bontà e compassione
nascondeva atti di maltrattamento nei confronti dei ragazzi. Un'estate questa
associazione ci portò in campagna e lì vissi vere e proprie esperienze da film
horror. Fortunatamente dopo quegli episodi le mie nonne riuscirono a portarmi
via da quel postaccio e in fretta avvisarono i carabinieri. Fui riportato a
casa ma non riuscivo a dire la verità perché tutti quei maltrattamenti mi
avevano davvero traumatizzato e spaventato. Ringrazio ancora la mia buona
stella che ha fatto sì che i miei parenti si accorgessero per tempo che
qualcosa non andava.
Nel 1998, mentre frequentavo la terza
elementare, io mi misi insieme ad una ragazzina di nome Sara ma questa
“relazione” durò solo poco tempo; non ricordo neanche chi sia stato a lasciare
chi. Un anno dopo il mio povero nonno Giovanni morì e mia nonna Maria visse un
periodo davvero difficile. In quello stesso anno i miei genitori si lasciarono
senza divorzio. Il 2000 fu un anno pesante anche per
me perché, finita la scuola, sia io che i miei compagni fummo costretti a
salutarci nonostante fossimo molto legati gli uni agli altri. Come se non
bastasse mia madre iniziò a frequentare un uomo di cinquant’anni di nome Giovanni.
Lui non solo si rivelò una persone cattiva, egoista, arrogante e prepotente, ma
si azzardò anche a picchiarmi. Una volta, di fronte a certi comportamenti, non
potei evitare di reagire e lo colpii con una pedata così scappai e mi rifugiai
da mia nonna. Giovanni minacciò con durezza me e mia nonna di chiamare i
carabinieri, ma alla fine mia nonna e mio padre furono più duri e tenaci di
lui. Mio padre cercò di tranquillizzarmi e mi portò con lui a guardare i
cartoni animati. In quel periodo mia madre non aveva molto la testa a posto e per
alcuni mesi non la vidi, dato che a lei non importava molto del fatto che
Giovanni mi potesse mettere le mani addosso. Quando però venne a sapere che lui
la tradiva lo lasciò definitivamente. Oggi nel 2016 è decisamente migliorata e
le voglio molto bene.
Nessun commento:
Posta un commento