lunedì 23 marzo 2015

La mia vita

di Meri Taccini
A cura di Enrico Longarini

Salve mi chiamo Meri e vorrei raccontare la mia esperienza e la mia vita lavorativa. Sono nata l’8 dicembre  del 1956 e durante la mia giovinezza ho studiato e lavorato. Nel 1982, dopo un lungo periodo di disoccupazione, ricevetti una richiesta da parte dell’Ufficio del Lavoro per andare a lavorare presso la fabbrica Genepesca. Il lunedì successivo iniziai subito il mio periodo di tirocinio che sarebbe durato solo quindici giorni, dopo infatti, entrai a lavorare a contratto. Lavorai presso la fabbrica per circa sette/otto mesi al termine dei quali fui licenziata insieme a tutti i miei colleghi e colleghe, ma dopo qualche mese fummo nuovamente assunti sempre dalla Genepesca; la fabbrica in questa maniera evitava di assumere gli operai a tempo indeterminato. Scaduto il termine del contratto il datore di lavoro  ci offrì di andare a lavorare presso la Cooperativa all’interno della fabbrica stessa e dopo un iniziale momento di dubbio, derivato dal fatto che il lavoro all’interno della Cooperativa aveva fama di essere molto duro ,accettai poiché avevo paura di perdere il lavoro. Dopo dieci anni mi accorsi di avere un problema respiratorio così mi feci visitare da un medico il quale, accortosi della gravità della mia situazione, non tardò a chiamare un’ambulanza affinché fossi ricoverata il prima possibile. Trascorsi ben cinquanta giorni all’ospedale attaccata ad una macchina che forniva ossigeno, ma nonostante il lungo periodo di ricovero i dottori mi vietarono categoricamente di tornare a lavorare.

Nel 1995 mia madre morì ed io persi la voglia di vivere; fu il periodo più buio della mia vita così mi ammalai di nervi e fui ricoverata all’istituto Frediani presso il quale rimasi fino al giugno del 2001. Dopo la mia permanenza presso l’istituto Frediani i dottori decisero che sarebbe stato meglio per me alloggiare presso la casa di riposo di Quercianella gestita dalle suore Passioniste, ma la “compagnia” di persone molto più vecchie di me anziché guarirmi mi deprimeva, così nel 2008 andai a vivere con la suocera di mio fratello con la quale ho convissuto fino al gennaio del 2015. Attualmente vivo insieme a mio fratello Emiliano. È stato grazie a lui, mia cognata Laura e mia nipote Marieme, che mi sono accanto e mi offrono il loro sostegno, che ora posso dire con assoluta sincerità di essere riuscita a riprendere in mano la mia vita.


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