lunedì 1 giugno 2015

La Prossima Spiaggia

Di Mykola Pokalyuk
A cura di Enrico Longarini


Quest’anno abbiamo avuto il piacere di trascorrere alcuni giorni all’insegna del kayak con dei ragazzi norvegesi provenienti da Kristiansand. Martedì 19 maggio siamo così andati a prendere i nostri ospiti all’aeroporto Galilei di Pisa poi subito dopo ci siamo tutti diretti a san Vincenzo dove abbiamo cenato insieme. Più tardi, a sera inoltrata, tutti quanti, quasi una decina di persone, siamo saliti sulla barca a vela che il giorno dopo avrebbe accompagnato all’isola d’Elba il gruppo di norvegesi; io e Nicola l’autista abbiamo invece preso il furgone con i kayak e lo abbiamo portato sull’isola d’Elba con il traghetto. Giunti sull’isola abbiamo provveduto a procuraci tutti gli alimenti di cui avremmo avuto bisogno durante i giorni seguenti e successivamente siamo andati a recuperare Carlo, la nostra guida ambientale, al suo laboratorio perché dovevamo trasportare i kayak alla spiaggia da cui saremmo partiti. Io e gli autisti abbiamo pranzato in un ristorante di Rio Marina mentre il gruppo di norvegesi a differenza nostra è sempre rimasto sulla barca a vela, persino per il pranzo. Siamo saliti per la prima volta sui kayak la mattina seguente e da lì è iniziata la nostra esperienza. I norvegesi abituati alle sfide che il kayak riserva hanno subito dimostrato la loro grande abilità mentre io, poco allenato e non avvezzo a remare per lungo tempo, mi sono stancato piuttosto in fretta e come se non bastasse dopo quasi un’ora di remate il mare ha cominciato a farsi sempre più mosso rendendo le pagaiate sempre più faticose. Ogni colpo di remo richiedeva al mio corpo una fatica immane portandomi quasi allo sfinimento e sfortunatamente nei momenti in cui riuscivo a distrarmi dalla fatica, in me si faceva sempre più viva la paura di quelle grosse onde che circondavano il mio piccolo kayak. Temevo seriamente che l’imbarcazione potesse ribaltarsi, speravo quindi che ogni promontorio che riuscivamo a raggiungere celasse dietro di sé la baia presso la quale saremmo dovuti approdare, ma purtroppo ogni volta che riuscivamo a “girare l’angolo” mi trovavo a intravedere in lontananza un nuovo promontorio che poteva a sua volta nascondere il luogo del nostro arrivo: mi sembrava di rincorrere qualcosa di infinitamente sfuggente e che il tragitto non dovesse finire mai. Al termine di questa impresa siamo finalmente riusciti ad approdare nella baia, ma purtroppo il terreno impervio ed il mare mosso rendevano il luogo difficilmente raggiungibile sia dai veicoli a terra sia dalle imbarcazioni a largo.
Di fronte a queste difficoltà e al nostro bisogno di nutrirci per il pranzo è intervenuto in nostro aiuto Paolo Pini che, raggiuntici con la sua barca a vela, ancorata la sua imbarcazione a largo, ha calato in mare dei contenitori stagni (con il nostro pranzo al loro interno) che sono stati recuperati da due ragazzi norvegesi che, sfidando le forti e continue correnti, li hanno raggiunti a nuoto. Successivamente mi sono reso conto di quanto fosse stato faticoso e sfiancante per me remare per due ore e mezza così, dato che le ventiquattro ore seguenti prevedevano un’intera giornata all’insegna del kayak, ho preferito rinunciare e tornare a Livorno. Nonostante ciò ho trovato molto piacevole la compagnia dei ragazzi norvegesi che ho trovato molto simpatici e con cui spero un giorno di poter replicare questa esperienza… magari quando sarò un po’ più allenato.

1 commento:

  1. Speriamo che le nostre onde ci portino verso i lidi dei nostri desideri...

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