giovedì 6 ottobre 2016

SS Angeli Custodi

Di Alba


Passa il tempo inesorabile! Me ne sto accorgendo molto bene negli ultimi mesi; si sono affacciati tutti insieme gli acciacchi della terza giovinezza; dolori diffusi, agilità quasi inesistente, difetto visivo peggiorato, denti da “riparare” e tutto con sfogo e malinconia anche se mitigata in consapevolezza e accettazione. Questa premessa perché, incredibile ma vero, sono trascorsi quasi due mesi dalla crociera organizzata dall’Associazione Mediterraneo di cinque giorni con la barca a vela: dal 10 al 14 agosto. Anche se con ritardo, mi fa comunque piacere ricordare e commentare la bella, unica ed esaltante esperienza. Dunque, era mercoledì 10 agosto, sono arrivata al porto per l’imbarco prima delle ore 9 insieme alla mia amica Cinzia. Al bar (ex) Cellini c’è stato l’incontro con gli altri alla gita: tre ragazze diciottenni Lisa, Lisa, Genni poi Duccio, Giada (che non conoscevo) poi Marco, Noemi, Flavio e il capitano Paolo Pini. Sono stata issata a bordo con l’aiuto di Paolo e Flavio e quando siamo saliti tutti a bordo è iniziata la preparazione per il viaggio! Ero emozionata e contenta, l’unico pensiero che mi “tormentava” un po’ era la condivisione di spazi ristretti in promiscuità con persone che vedevo per la prima volta e con differenze notevoli di età. Paolo mi ha assegnata la prima “cabina” a destra, con accesso dopo il servizio, scendendo dalla scaletta di poppa. Ho avuto il privilegio di avere la suite tutta per me, forse perché avevo detto a Paolo che dormivo nuda (non è vero!), che dormendo russavo, urlavo, parlavo, che mi giravo molte volte e che mi alzavo per andare in bagno a bere (vero, anche se in quei cinque giorni non è mai successo). Ho comunque molto apprezzato!
La camera era grande, con un ampio giaciglio, i piedi rivolti alla porta, a destra una catasta di salvagenti arancioni maleodoranti di muffa (ma sono ahimè abituata a tale odore che mi perseguita a casa da ben sette anni), alla mia sinistra una “parete” a scomparti di legno, tipo libreria, ai piedi la porta, per accesso al servizio, che dovevo ancorare ogni volta che aprivo e chiudevo onde evitare che sbattesse, anche perché oltre il servizio (w.c. e mini lavandino angolare) altra porta (idem da ancorare) dove un maxi-letto ospitava le tre fanciulle, Lisa 1, Lisa 2 e Genni con i rispettivi sacchi a pelo (sempre in disordine fra le altre varie cose). Dalla parte opposta  al “lettone” il lato c’era il lato cottura con frigo a pozzo, poi fornelli basculanti e un piano d’appoggio. Vicino si apriva la porta di un’altra cabina confinante con la mia, divisa dalla scaletta. Quella era lo studio e camera di Capitan Paolo, condivisa con Flavio e in fondo il loro servizio. Tornando in cucina-dormitorio per fanciulle e proseguendo verso prua, disimpegno con camere e servizi (che non ho visitato) dove dormivano Noemi, Duccio, Marco e Giada. Sistemati i bagagli e preso ognuno possesso del proprio alloggio siamo “riemersi” tutti dislocati sul ponte, Paolo al timone ha avviato il motore ed è iniziata l’avventura! Direzione Portoferraio, Isola d’Elba. Ero emozionata, non avevo alcun timore, solo un po’ il pensiero che potesse suonare l’allarme di casa, ma è bastato poco per non pensarci più, osservare il porto che si allontanava sempre più, conversare con nuove persone e presto eravamo già in mare aperto lontani dalla riva. Il mare era lungo poi increspato e mosso e dopo non molto Lisa 2 ha iniziato ad accusare un malessere che si è prolungato per una buona parte della traversata: è stato un connubio fra Lisa 2 e un grande secchio legato ad una corda! Pur dispiaciuta per la fanciulla ho spaziato con lo sguardo in lungo e in largo, compiaciuta e ho condiviso pensieri con gli altri, in particolare con Giada; purtroppo poi ha avuto anche lei un malore dopo aver fumato, ma per fortuna di breve durata. L’unica nota dolente per me, che trovandomi spesso sotto vento respiravo tutto il fumo dei viziosi. Ma il venticello fresco e il sole appagavano. Quando è stato possibile Paolo, con l’aiuto di Flavio, Noemi e Duccio ha issato le vele ed è stato messo a tacere il motore. Che bello! Finalmente! Ed è così che mi piace navigare: veleggiare, cioè scivolare sul mare solo con l’ausilio delle vele, spinta dal vento, ascoltare il “respiro del mare”, lo “sciacquio” delle onde che si infrangono sulle fiancate della barca e gli spruzzi che arrivano a tratti a rinfrescare. Il sole bruciava, ma il vento fresco della navigazione mitigava la calura. Mi ero ben spalmata crema solare sul poco che avevo scoperto: viso braccia, poi avevo un cappello di paglia calato fino sugli occhi, occhiali fotocromatici, una maglietta polo a mezza manica, dei pantaloni lunghi stretti alle caviglie, calzini e scarpe da ginnastica... eh sì, mi hanno presa in giro, specie al ritorno quando ho sfoggiato una discreta abbronzatura da “fiorentina”! Purtroppo però la mia salute non mi ha permesso di espormi oltre e forse è stato un bene anche per evitare “malori agli altri”.
R.Ridi/Visitelba.info
All’ora di pranzo, era già stato deciso il menù: pasta condita con tonno e insalata mista. Paolo con l’aiuto di Flavio ai fornelli hanno messo al fuoco il pentolone. Io sono vegetariana e lo sapevano, ma distrattamente Flavio a cottura ultimata aveva già condito tutta la pasta col sugo di tonno... NOO! No problem, rapido e attento Flavio ha rimesso la porzione di pasta destinata a me nel colapasta e l’ha sciacquata con l’acqua calda, poi è bastata una spolverata di formaggio e un po’ d’olio e il mio primo piatto era bello che servito... e buono per giunta, “da sposare” ho commentato. Ognuno col proprio piatto, seduti sul ponte al fresco, al sole, o all’ombra anche sotto la tenda che era stata distesa, abbiamo pranzato conversando e poi riordinato. Onestamente (e un po’ me ne vergogno) io ho dato sempre ben poco aiuto anche perché essendo gli spazi ristretti, non conoscendo o non ricordando dove riporre o prendere le cose, ero solo di intralcio e inoltre, data la poca agilità e la vista compromessa, rischiavo di farmi del male e non era proprio il caso. Nel pomeriggio siamo giunti in prossimità di Portoferraio. Non ricordo esattamente la sequenza degli ancoraggi, ero troppo intenta ad osservare e godere dei panorami.  Certo che dal mare tutto ha una prospettiva diversa. La costa frastagliata, dirupi che si tuffano nel mare cristallino o azzurro cupo, o turchese a seconda delle variazioni di luce o dei fondali. Qualcuno ha fatto il bagno, il gommone calato in mare per recuperare chi, magari, si stancava. Io sempre a bordo, porgevo gli asciugamani ai nuotatori. Arrivato per me il momento di andare a dormire mi sono ritirata nella mia suite perché avevo necessità di distendermi; gli altri sono rimasti sul ponte a parlare, oppure col gommone andavano in giro per i paesetti vicini. Io ho aspettato che rientrassero magari tardi, e poi continuavano a scherzare, a ridere, parlare, specialmente i più giovani. un po’ ascoltavo, ma poi mi addormentavo perché ero stanca. poche volte, per attimi, magari mentre mi rigiravo nel letto, ho sentito russare dei miei vicini, Paolo e Flavio. Ho sempre dormito a sufficienza, forse perché stare tutto il giorno all’aria aperta, l’aria pulita, il relazionarmi con gli altri mi stancava. Poche volte ho messo il collirio forse per l’aria pulita, a casa invece lo metto spesso. Sul ponte mi muovevo poco perché se stavo in piedi non riuscivo a mantenere l’equilibrio, evitavo di sostenermi a corde per non combinare guai, così pure temevo di scivolare se mettevo i piedi in terra nonostante le scarpe con suole di gomma. In pratica quando ero all’esterno mi muovevo “strisciando” da una parte all’altra, aiutandomi con le braccia per sollevare le gambe e spesso urtavo nei pezzi di metallo, quelle specie di “funghi” dove Paolo o gli altri avvolgevano o srotolavano le corde delle vele. Dopo l’Elba siamo giunti in Corsica e lì sono scesa a terra, ho fatto una lunga camminata con gli altri che andavano a fare il bagno, mentre io dalla spiaggia osservavo e facevo da guardia alle loro cose. Poi ci siamo fermati per bere e altri sono andati a farsi la doccia. Il viaggio è proseguito verso l’isola di Capraia, il tempo è stato sempre buono e tutti sempre bene. i pasti erano buoni e anche adatti a me, senza carne o pesce; per merenda ho gradito un fresco yogurt (che non mangiavo da tempo e non così buono). A colazione non ho perso la mia abitudine, spremuta d’arancia con fiocchi di cereali, avevo portato lo spremiagrumi a mano e Paolo aveva fatto scorta, dalla partenza, di 6 kg di arance (ovvio, non solo per me!). il mio pensiero alla partenza era anche quello legato alle necessità fisiologiche, ma ho superato anche quello che è per me un problema. Mi ero portato una scorta di salviette disinfettanti che usavo prima di usare il servizio e gettavo ogni volta in un sacchetto (per evitare di intasare il w.c.). Oltre alle salviette per l’igiene, per riservare acqua dolce per lavare i denti avevo portato tanti ricambi di biancheria perché non avevo certo voglia di fare bucato ma era simpatico vedere altri come Flavio che regolarmente lavava costume e maglietta e stendeva al cavo della barca con le pinze. una casa galleggiante ben attrezzata e organizzata anche perché ho constatato di avere ancora spirito di adattamento. Siamo giunti al termine della crociera. Che peccato! Alla partenza pensavo che cinque giorni sarebbero stati interminabili, invece sono volati in un attimo, mi hanno lasciato dei bei ricordi, tante meduse grandi e piccole a filo d’acqua, i colori, i profumi, le sensazioni: tutto mi ha ringiovanita, stimolata a vivere in barca come fanno alcune persone che conosco... chissà? Estate ok! Ma d’inverno? E con gli anni e gli acciacchi che incalzano? Sogno. Quando sono arrivata a casa ho avuto solo un grande bisogno di fare una lunga doccia di mezz’ora. E per qualche giorno, stando seduta o distesa, mi sembrava di ondeggiare come quando ero in barca. E sentire il tintinnio dei metalli che sorreggevano le vele e sbattevano fra di loro. Approfitti di questo ricordo di crociera per rinnovare il grazie a tutti i partecipanti. Grazie per avermi sopportata, supportata, aiutata, per avermi fatto ridere, divertire, per avermi fatto superare qualche fisima, per avermi fatto provare, dopo tantissimi anni, lo spirito dell’avventura, della condizione, della sopportazione e dell’aiuto reciproco: lo spiriti marinaresco. Grazie grazie grazie, grazie a tutti, in particolar modo al Capitan Paolo che mi ha invitata a vivere questa lunga esperienza indimenticabile. 

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