lunedì 9 marzo 2015

A te dedico queste parole da poco (frammento 5)

di Stefano Scotti

Mettiamola così: una vita in comunità per superare un problema e quando esci ti si ripresenta o te lo fanno ricordare .
Va bhè si può sbagliare? Io penso di si visto che mi è capitato più di una volta ma in tutte le rare occasioni in cui ho potuto intraprendere una vita come ho già detto con il sole in fronte ci ha messo lo zampino qualcuno per farmeli ripresentare (i problemi).
Uscito di comunità per un errore commesso tornai a casa, cominciai a vedere gli amici ormai, da me ricordati solo la Domenica e cominciai a lavorare con mio padre. 
Dopo una settimana trascorsa a combattere con le persone che non avevano niente altro da farsi gli affari miei, mi presentavano il discorso della mia storia ormai dimenticata.
Qualcosa nella mia mente era cambiato.
La comunità e il tempo trascorso all’interno di essa mi avevano fatte le spalle larghe oltre a farmi dimenticare i miei guai. 
Sognavo una vita tranquilla ma ho dovuto combattere fino ad adesso che sono tornato la’ da dove uscii 2 mesi e mezzo fa .
“una piccola storia ignobile” la mia , cominciata per un problema alla bocca all’età di 14 anni e per la scarsa igiene personale, e terminata tentativo di suicidio. 
Si sa’ cosi va’ il mondo! 
“To night is the night in which the little questions became to other side”;
traduco per chi non conoscesse la lingua Inglese, quando un ragazzo si innamora di una ragazza e ci passa l’estate a “sfrivoleggiarci” un po’ senza perderci mai i contatti per tutto questo tempo. 
Ripensandoci conobbi Francesca, quando durante la pausa Domenicale che avevo il tempo trascorso in comunità nella villa Graziani ci ho trascorso un periodo di distacco durato non so quanto, dopo una degenza dopo un tentativo di suicido. 
La conobbi che facevo ancora le fotografie che ora faccio di rado, me le giravo da una spiaggia all’ altra raggranellando qualche spicciolo scattando stampe per lo più ritratti a persone che conoscevo o che ho conosciuto e onestamente mi pagavano per avere la propria immagine impressionata su carta fotografica.
Quel tempo nella  mia agenda ho segnato che Lunedì 29 Maggio 2002 ho registrato una cassetta di Vasco Rossi ma mi affezionai a lei durante i miei giri del fine settimana, seppi subito il suo numero di telefono dopo averglielo chiesto e nell’autunno del 2003 me ne innamorai. 
Grande amica di Martina e Ale che da poco hanno un bambino di nome Elia nato il primo Agosto di questo anno. 
Successivamente, quando la dottoressa Bianco primario di quella che è stata la mia casa per 4 anni, mi diede una settimana per ripensare ad un’altra cavolata da me commessa, avendo mancato di rispetto alla mia coinquilina, decisi di lasciare la comune dopo aver sentito dentro di me un forte desiderio di libertà.  
Questo però durò, vista la vicenda, da me dimenticata, ma non cancellata dalla memoria della gente che non si sa non si fa mai i cazzi suoi e non capisce i “grucci” degli altri che hanno un cuore grande come il mio. 
Venni dimesso nella primavera del 2003 e subito, visto che conoscevo le sue abitudini, cercai Francesca . 
Ci vedevamo di sera, ci incontravamo al moletto di Antignano ma per il fatto sopra citato e lo stress che questo mi comportava la storia durò poco. Le chiacchere, si sa se ne fanno continuamente e di questo mi importava poco, è tanto bello dar “fiato alle trombe” specialmente quando il diretto interessato soffre per questo e non riesce a liberarsi dai fantasmi di sempre…. 
Che bello, potevo fare ciò che volevo senza dover rispondere, di niente a nessuno …., ma la cattiveria per gli errori commessi non si sa dove può arrivare (così piace ricordare la mia vita così condizionata dalla malattia). 
Nella comune mi sono riuscito a dimenticare tutte le cose brutte di un esistenza passata scapestratamente, quando rientrai dovevo mettere un po’ di ordine nella mia testa. 
E con il tempo ci riuscii, ma appena fuori mi ripresentarono il problema dove l’avevo lasciato non potendo ritrovare gli amori e “i miti” di un tempo mi arrangiavo come potevo arrabattandomi per cercare di portare in porto qualcosa di importante per il mio futuro.
Lavorava alla festa de l’unità allo stand del rione porto. 
Faceva una vita un po’ sconclusionata e visto che non cercavo altro che rifarmi una vita al di fuori delle regole e poi ne avevo bisogno visto che era l’unica maniera da me conosciuta per superare problemi e  i casini che avevo, mi piaceva fare comunella con lei e con gli amici che avevamo in comune. 
Dal quel tempo non perdemmo più i contatti anche se non ci potevamo vedere a causa di un mio nuovo ricovero per esaurimento nervoso e stress, ci sentivamo tutti i giorni o quando potevo visto che  rientrai, per togliermi dai guai nella villa Graziani alla quale devo dire solo grazie per avermi trattenuto nuovamente fino a Pasqua del 2004 quando, avendone combinata un'altra delle mie, scelsi di lasciare nuovamente la struttura. 
Stasera l’ho rivista e mi ha fatto un piacere della madonna aver appreso dalle sue labbra che va tutto come deve andare che se la passa discretamente. 
Durante l’inverno lavorava all’ippodromo di S. Rossore ed io potendola solo sentire per telefono non riuscivo a capire i casini che stava passando, le potevo solo raccontare le mie giornate, spesso vuote.
A cominciare a ringraziare devo partire dall’alto la dott Paola, nostra psicologa che con la sua pazienza è riuscita ad indirizzarmi verso una vita onesta e equilibrata, quando la sua figura ci è venuta a mancare causa una gravidanza, io mi sono sentito sperso e ho mollato un po’ le regole, ma la dott. Bianco, Maurizio, sua moglie Natascia, Patrizia e via via tutti gli altri operatori me le hanno ricordate visto che mi volevano un monte di bene, e a loro vanno tutti i miei auguri e tanti saluti.

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