mercoledì 14 giugno 2017

La mia Liburnia (o Livorno)

Di Luana Baldacci

Quanto scrivi Luana, la tua mente non si ferma mai è sempre in subbuglio.

Ora guardo l’ orologio che ho sul tavolincino e vedo che sono le 4 pari pari. Non riesco a dormire e allora scrivo anche se sono stanca e con gli occhi dei miei pensieri vedo come è ridotta la mia bella città. Una volta nei Canali Medicei c’erano tanti barconi di legno che un tempo trasportavano la merce da un posto all’altro traversando tutta la città. Ora sono fermi attraccati lungo i fossi ormai inservibili e corrosi dal tempo. Io sono montata quasi su tutti assieme alle mie amichette. Quindici anni avevo e dentro i barconi ballavo anche senza musica ma spronata anche dal canto stonato delle mie amiche. Livorno, la mia città, il Voltone e i suoi misteri sotterranei, che rilevavano la vecchia Livorno e ricostruita sopra lei era rinata la nuova Liburnia nascondendo così tutto ciò  che conteneva. Ancora, là sotto, c’erano abitazioni e negozi e oreficerie con le etichette ancora inchiodate sui vecchi muri con tanto di nomi scritti sopra. Era bellissimo essere là sotto e poter capire la storia di Livorno ricostruita sopra la vecchia Liburnia distrutta da un maremoto molti anni prima, era bello vedere ancora l‘ impronta che il mare aveva lasciato sopra i muri ed era bello risalire e vedere quanto era bella la mia cara Livorno ricostruita a dovere, le sue Fortezze vecchie ma intatte, il vecchio ospedale che accoglieva le persone malate di polmoni(tisiche) e il padiglione del lebbrosario che poi è stato abbattuto per farne un ospedaletto per malati normali. Era bello camminare sotto la città nuova e arrivare sino al mare camminando con cautela e infastidire i grossi ratti che si tuffavano nell’acqua di mare contenuta nei lunghi canali che traversavano diverse parti della nuova Livorno per poi congiungersi al nostro meraviglioso mare. Quanta storia  ci sarebbe da raccontare della mia Livorno che un tempo era l‘attracco dei pirati che portavano lì tutto ciò che afferravano dall’ affondamento delle navi. Così nacquero le regate dei Risicatori che erano gestite allora dal Venezia, bellissimo quartiere con la bandiera biancorossa, dal  Pontino, dall’Ovosodo (mercato) e Borgo Cappuccini gestito allora dai signori Neri. Cominciarono così le gare in mare seguite da tutti i cittadini con allegria e contentezza perché sopra le barche, allora pesanti, c’ erano a remare forte per vincere la gara ,figli, mariti e parenti vari .Erano gare di potenza e di sfide tra i quattro Borghi e ognuno tifava per il suo, io ero per il quartiere la Venezia dove abitavo, che era solita vincere diverse volte il Palio e la Corsa Barontini. Quanto era bello festeggiare la vincita del mio quartiere. Giravamo per tutta la città sventolando con gioia la bandiera biancorossa cantando e urlando a squarciagola sino a rimanere con la voce fioca e la gola indolenzita brava Venezia! Forza Venezia!


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