vorrei uscire da dove sono adesso per andare a trovare i miei morti,
per respirare un pò d aria diversa...
per andare a comprarmi un gelato,
per andare a vedere una chiesa,
e lì pregare e confessarmi,
per andare a vedere la mia letteratura e la mia musica...
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sono l’indecisione,
sono incapace di muovermi,
a destra e a sinistra.
rendo gli uomini pigri
delle loro azioni,
e li rendo lenti
come ciuchi
o tartarughe.
mi guardo nello specchio
e mi dico...
sono io o un’altra persona...
l’uomo che conquisto,
lo rendo facile
ad andare avanti e indietro
senza poter decidere.
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io sono il tamburo,
e sono di pelle dura ,
tutto bianco in superficie,
appeso al collo mi suonano,
con mazza pesante.
mi fanno bum bum,
fino a farmi venire il mal di testa.
e mi battono, mi battono
per rendere solenni le musiche,
che produce la banda
per la via affollata,
di orecchi curiosi.
e io suono suono suono,
fino a farmi venire il mal di testa,
senza mai rompermi....
mi faccio male, è vero,
ma sono ligio al mio dovere,
di riprodurre musica cupa....
beh mi fanno martire,
del mio suonar dovere...
Pietro Di Vita
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